10/11/2025
Braga
Simiani, Pandolfo, Curti, Evi, Ferrari, De Micheli, Di Sanzo, Gnassi, Peluffo
1-00523

La Camera,

   premesso che:

    ogni anno la conferenza delle parti (Cop) della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) si riunisce per determinare ambizioni e responsabilità in materia di clima, nonché per individuare e valutare le misure in materia di clima;

    la Cop30 si svolgerà dal 10 al 21 novembre 2025 nella città di Belém, in Brasile, in un contesto internazionale segnato da crescenti tensioni geopolitiche ed economiche e rappresenta un appuntamento determinante per la diplomazia climatica globale;

    i Paesi saranno chiamati a presentare i Piani nazionali di riduzione delle emissioni (Ndc) aggiornati per il 2035, valutando i progressi compiuti e definendo le linee d'azione necessarie per rispettare gli obiettivi di contenimento del riscaldamento globale entro 1,5 °C. La conferenza offrirà l'opportunità di rafforzare gli impegni presi a livello internazionale e di adottare nuove misure per accelerare la transizione energetica mondiale;

    un altro tema centrale dei negoziati sarà l'adattamento ai cambiamenti climatici, con particolare attenzione al monitoraggio dei progressi verso il Global goal on adaptation (Gga). I Paesi presenteranno i loro Piani nazionali di adattamento (Naps), che conterranno le strategie per aumentare la resilienza climatica e proteggere le popolazioni vulnerabili, contribuendo a un approccio globale che rafforzi la capacità di affrontare gli impatti climatici;

    un punto cruciale della prossima Cop sarà la finanza per il clima che sarà al centro dei negoziati, con l'intenzione di incrementare significativamente il supporto ai Paesi in via di sviluppo. L'obiettivo, concordato alla Cop29, prevede un aumento delle risorse annuali destinate al clima da 100 miliardi di dollari a 300 miliardi. La roadmap Baku-Belém fornirà una direzione chiara per raggiungere l'ambizioso obiettivo di 1.300 miliardi di dollari annui entro il 2035. La Cop30 dovrà quindi avviare una fase «post-negoziale», identificando meccanismi concreti per aumentare i flussi di capitale pubblico e privato a sostegno della transizione climatica globale;

    per l'Italia e l'Unione europea, la Cop30 si configura come un'opportunità fondamentale per riaffermare la propria leadership climatica. Il Paese, insieme ai partner europei, dovrà promuovere un approccio integrato che unisca mitigazione, adattamento e finanza climatica, con un focus su politiche concrete per una transizione giusta ed equa;

    a seguito di un travagliato negoziato diplomatico, i ministri dell'ambiente dell'Unione europea hanno raggiunto, il 5 novembre 2025, un accordo sugli obiettivi climatici del 2040. Il compromesso introduce elementi di flessibilità, pur mantenendo fermo l'obiettivo principale di una riduzione delle emissioni pari al 90 per cento rispetto ai livelli del 1990, che secondo le previsioni scientifiche è lo sforzo minimo che l'Unione europea deve fare per dare il suo contributo per limitare l'aumento della temperatura a 1,5 gradi centigradi;

    nessun grande blocco di Paesi emettitori ha obiettivi così ambiziosi per i prossimi 15 anni, al netto delle flessibilità. Risulta però fondamentale che questi impegni si concretizzino in politiche e investimenti a favore dell'elettrificazione dell'economia e dell'efficienza energetica, senza ritardi o de-regolamentazioni;

    formalmente, infatti, l'Unione europea va avanti sulla strada che si è fissata con la legge sul clima per arrivare alla neutralità carbonio nel 2050, ma nella sostanza la flessibilità prevista rischia di rendere il 90 per cento un obiettivo difficile da raggiungere;

    in tale contesto, l'Italia ha assunto una posizione controversa, sostenendo l'introduzione di una clausola di revisione biennale dell'obiettivo e del relativo pacchetto attuativo, in aggiunta al normale ciclo di revisione quinquennale previsto a livello europeo;

    se da un lato una maggiore flessibilità del quadro di implementazione può risultare utile per accompagnare la transizione, dall'altro la possibilità di rimettere in discussione l'obiettivo ogni due anni rischia di indebolirne la credibilità e di creare incertezza per gli investimenti, elemento cruciale per orientare imprese e finanza verso la decarbonizzazione;

    l'obiettivo climatico del 2040 non è infatti semplicemente un parametro di riferimento ambientale, ma un segnale di direzione industriale, che indica alle aziende e agli investitori europei che il futuro della produzione competitiva è a basse emissioni di carbonio e che l'Europa intende essere un produttore, non un semplice acquirente, delle tecnologie che definiranno la crescita globale. Inserire una revisione dell'obiettivo direttamente nella clausola di attuazione rischia però di indebolire questo segnale, creando incertezza e disincentivando gli investimenti necessari alla transizione;

    l'Italia ha inoltre scelto di concentrare il negoziato sugli aspetti tecnici, come l'utilizzo delle flessibilità e dei crediti di carbonio internazionali, accettando in questa fase anche la riduzione delle risorse derivanti dal sistema Ets2, fondamentali per sostenere cittadini e imprese nel processo di transizione. L'accesso a finanziamenti europei adeguati, infatti, rappresenta una leva indispensabile per mobilitare capitali privati e garantire che i benefici economici della transizione siano effettivamente distribuiti;

    nella sua decisione finale, il Consiglio ha introdotto una disposizione che posticipa di un anno, dal 2027 al 2028, l'entrata in vigore del sistema di scambio delle quote di emissione dell'Unione europea per gli edifici e il trasporto stradale (Ets2);

    tale rinvio, rivendicato dal Ministro Pichetto come recepimento di una proposta italiana, avrà però un impatto diretto e significativo sull'operatività del Fondo sociale per il clima e sulle risorse a disposizione degli Stati membri per sostenere famiglie e imprese vulnerabili nella transizione energetica. Per l'Italia, ciò si traduce in una riduzione dei fondi disponibili da 7 miliardi a 5,9 miliardi;

    il Governo ha, inoltre, comunicato di stare elaborando due versioni del Piano sociale per il clima: una basata sulla dotazione piena e una alternativa, legata al rinvio dell'Ets2 al 2028, con risorse ridotte e conseguente rimodulazione, sia in termini temporali sia in termini di intensità, delle misure previste;

    tuttavia, delle misure incluse nel Piano sociale per il clima – la cui trasmissione alla Commissione europea per l'approvazione, condizione necessaria per renderle operative e ottenere i fondi, sarebbe dovuta avvenire entro il 30 giugno 2025 – non risulta alcun documento ufficiale. L'unica informazione disponibile è contenuta in un comunicato stampa del Mase dello scorso 5 agosto, nel quale si indicava che le risorse del Piano, pari a circa 9,3 miliardi di euro, sarebbero state destinate a quattro linee di intervento, e si assicurava che «il Piano sarà trasmesso alla Commissione europea secondo le scadenze previste, per consentire l'attivazione delle misure nei tempi utili e garantire la piena operatività dal 2026 al 2032». Ad oggi, però, tale trasmissione ufficiale non risulta ancora effettuata;

    si segnala, inoltre, che l'articolo 133 del disegno di legge di bilancio prevede già la destinazione di una parte delle risorse del Fondo sociale per il clima, individuando specifici utilizzi per il Piano «Casa Italia», per interventi di contrasto al disagio abitativo e per il Piano strategico della mobilità sostenibile, pur in assenza della pubblicazione del Piano sociale per il clima, senza che esso sia stato formalmente trasmesso alla Commissione per l'approvazione e senza avere certezza dell'entità finale dei fondi a disposizione;

    su impulso dell'Italia e di altri Paesi alleati, il Consiglio ha inoltre previsto la possibilità di utilizzare crediti internazionali fino al 5 per cento, con l'avvio di progetti pilota già dal 2031. Una scelta che, nel breve termine, potrebbe spostare attenzione e risorse dalle politiche nazionali di riduzione delle emissioni, rallentando gli interventi strutturali necessari;

    il Green deal europeo, il piano per fare dell'Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, è insieme sia la risposta ai cambiamenti climatici, sia l'occasione per ricostruire su nuove basi la nostra capacità economica e industriale;

    la transizione ecologica è infatti la via migliore per rilanciare la nostra economia attraverso un cambiamento del nostro modello produttivo. Il Green deal è una sfida dell'oggi che guarda al futuro e per questo va sostenuta, senza lasciare indietro nessuno;

    l'Italia ha quindi la responsabilità di allineare le proprie politiche nazionali con gli impegni europei e internazionali, anche al fine di dare certezza giuridica per gli investimenti, fondamentali per il successo della transizione,

impegna il Governo:

1) in sede di negoziati della Cop30:

  a) a riaffermare i risultati del Global Stocktake e gli obiettivi di abbandono dei combustibili fossili, triplicazione della capacità rinnovabile e raddoppio dell'efficienza energetica;

  b) a rispettare gli impegni assunti alla Cop28 di Dubai, assicurando l'erogazione dei 100 milioni di euro destinati al Fondo per le perdite e i danni (Frld), attuando i meccanismi di erogazione dei finanziamenti, comprese le erogazioni anticipate dal Fondo per perdite e danni, in linea con l'impegno assunto alla Cop28;

  c) a confermare e onorare l'impegno assunto alla Cop28 di Dubai in riferimento al contributo nazionale al secondo ciclo di rifinanziamento del Green climate fund (Gcf-2), pari a 300 milioni di euro, attraverso la firma tempestiva dell'accordo di contribuzione;

  d) a promuovere attivamente un contributo nazionale al Nuovo obiettivo collettivo quantificato (Ncqg) sulla finanza climatica che:

   1) dia priorità ai finanziamenti pubblici in forma di sussidi, in particolare per l'adattamento e per rispondere alle esigenze dei paesi maggiormente vulnerabili ai cambiamenti climatici (Ldcs e Sids);

   2) sostenga un aumento progressivo dei contributi nazionali verso i fondi multilaterali per il clima, per triplicare i flussi annuali entro il 2030, rispetto ai livelli del 2022, in linea con la decisione Ncqg;

   3) preveda un piano chiaro e attuabile per mobilitare 1.300 miliardi di dollari l'anno entro il 2035, includendo sia fondi pubblici che privati;

2) ad adottare iniziative volte a rendere effettivo l'impegno assunto alla Cop26 di Glasgow con la Clean energy transition partnership (Cetp) per porre fine ai finanziamenti pubblici internazionali ai combustibili fossili, adottando misure che assicurino che le istituzioni finanziarie pubbliche nazionali, in particolare Sace e Cdp indirizzino il proprio sostegno finanziario verso investimenti coerenti con la transizione energetica e la decarbonizzazione;

3) a favorire la finalizzazione dell'Obiettivo globale sull'adattamento (Gga), comprensivo di indicatori adeguati e mezzi di attuazione che permettano di valutare i progressi rispetto agli obiettivi concordati alla Cop28;

4) ad aderire all'iniziativa promossa dal Governo brasiliano del Tropical forest forever facility (Tfff) – un meccanismo di finanziamento misto per incentivare i paesi a prevenire la deforestazione e il degrado delle foreste pluviali utilizzando i profitti degli investimenti sul mercato dei capitali;

5) a promuovere la presentazione di un contributo determinato a livello nazionale (Ndc) europeo ambizioso e in linea con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi e dell'obiettivo europeo di riduzione delle emissioni del 90 per cento entro il 2040 come proposto dalla Commissione europea, con obiettivi settoriali per l'energia;

6) a garantire che il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima preveda azioni e risorse adeguate al raggiungimento degli obiettivi sottoscritti dal Governo alla Cop28 di Dubai, inclusi quelli di triplicare la capacità rinnovabile, raddoppiare l'efficienza energetica e pianificare l'uscita dai combustibili fossili;

7) ad adottare iniziative volte a definire una gerarchia d'uso della biomassa in quanto risorsa scarsa, dando priorità ai materiali rispetto agli usi energetici, e limitando questi ultimi ai settori hard-to-abate e nel trasporto aereo e marittimo, escludendo materie prime ad alto rischio, garantendo piena tracciabilità delle importazioni e allineando incentivi e fondi pubblici in coerenza con la prossima strategia europea sulla bioeconomia, con obiettivi misurabili e monitoraggio annuale;

8) a sostenere e promuovere iniziative regionali come TeraMed, prima suddivisione regionale dell'obiettivo globale di triplicare le rinnovabili, valorizzando la regione mediterranea come hotspot della transizione energetica e climatica;

9) a sostenere il Programma di lavoro sulla transizione giusta (Jtwp), attuando azioni concrete per ridurre le disuguaglianze a livello internazionale e nazionale;

10) a sostenere le proposte della Global Solidarity Levies Task Force, co-presieduta da Barbados, Francia e Kenya, di tassazione di settori ad alta intensità di carbonio e di soggetti con elevata capacità contributiva, come un'imposta sui profitti straordinari delle compagnie petrolifere e del gas, una tassa globale sui biglietti aerei per classi premium e jet privati, e una tassa sulle emissioni del trasporto marittimo internazionale;

11) a valorizzare le sinergie tra azioni per il clima e per la biodiversità, sostenendo l'allineamento dei nuovi Ndc con il Quadro globale sulla biodiversità di Kunming-Montreal;

12) ad adottare iniziative volte ad aderire al Trattato sull'Alto Mare (Bbnj) e a proseguire i lavori sul Dialogo oceano-clima;

13) a promuovere iniziative diplomatiche affinché l'agenda Clima, pace e sicurezza sia discussa e inclusa nei negoziati ufficiali della Cop30, integrando l'azione climatica nelle strategie diplomatiche per la promozione della pace, della stabilità e della sicurezza delle aree più colpite;

14) ad adottare iniziative volte a implementare il registro dei crediti di carbonio generati su base volontaria dal settore agroforestale nazionale, al fine di agevolare e incoraggiare la realizzazione di assorbimenti permanenti del carbonio, della carboniocoltura e dello stoccaggio del carbonio nei prodotti da parte di gestori o gruppi di gestori, a integrazione di riduzioni durature delle emissioni in tutti i settori;

15) a rendere pubblico il Piano sociale per il clima, indicando in modo trasparente le misure che si intende attuare e i relativi livelli di finanziamento, sulla base dello scenario con dotazione finanziaria piena e quello alternativo, con risorse ridotte a seguito del rinvio dell'Ets2 al 2028, indicando, in quest'ultimo caso, la necessaria rimodulazione temporale e quantitativa degli interventi.