A.C. 2643-A
Grazie, Presidente. Io vorrei iniziare con un ringraziamento. Io vorrei ringraziare l'onorevole Iezzi per avere detto in maniera chiara quello che pensa dei migranti: lui, e probabilmente i suoi amici della Lega, vogliono schiavi che vengano qua a lavorare, stiano zitti, non abbiano nessun diritto e gli portino anche i voti con le orecchie. Questo vogliono!
All'inizio del suo intervento, il collega Iezzi, anzi, Iezzi, ha detto: ci sono due cose che vogliamo noi per l'immigrazione, chi lavora e viene qua per fare le cose perbene e poi, invece, l'altro, cioè il rigore contro gli stranieri. Non è vero! La Lega ha solamente un'idea in testa, ed è la seconda: provare a lucrare qualche voto sulla pelle delle persone, sulla pelle di donne, uomini e, aggiungiamo, bambini. Questo dicono e fanno quotidianamente.
Questo hanno fatto, per esempio, quando hanno fatto passare, certo, con la complicità di tutta la maggioranza, evidentemente, il fatto che dei minori non dovessero andare nei centri per minori, nei CAS, ma potessero andare anche nei CAS per adulti, dove, evidentemente, c'è una convivenza che non può essere regolata, dove ci sono dei meccanismi che possono essere un pericolo per i bambini e per i ragazzi - qua stiamo parlando di ragazzi di 16-18 anni -, ma a loro non gliene frega assolutamente niente, perché quello che conta per loro non è il fatto che le persone abbiano una propria identità e debbano essere rispettate.
A loro interessa solo quello che esce sul giornale, esce sul comunicato, e l'idea del “cattivismo”: accusano la sinistra e il PD di essere dei buonisti, che a casa mia non può essere un'offesa. Loro cercano di fare esattamente il contrario, di essere quelli più contro, quelli più cattivi, quelli che rappresentano gli stranieri non per la risorsa che sono, ma, perché no, anche con le problematicità che l'immigrazione porta, ci mancherebbe anche altro.
No, loro hanno una visione unidimensionale, quella che è funzionale esclusivamente ai propri interessi. Io questa la ritengo una cosa inaccettabile, la ritengo una cosa inaccettabile dal punto di vista etico, dal punto di vista morale, dal punto di vista umano, e, di conseguenza, anche dal punto di vista politico. Ma il punto di vista politico è l'ultimo di quelli che cito, perché credo che questo debba essere un atteggiamento che viene rigettato da tutti, da tutta la maggioranza, anche dai colleghi degli altri partiti. Perché, guardate, si può fare anche una politica sul tema migratorio, anche molto diversa da quella che ha in testa il PD, è legittimo, ma non questo.
Perché questa non è politica migratoria, questo è usare la logica del nemico alle porte per provare a costruirsi il consenso. E poi ci chiediamo cos'è il linguaggio d'odio? Poi ci chiediamo come si possa costruire una convivenza pacifica? Poi ci chiediamo come l'Italia possa essere vista da quei ragazzi adolescenti di seconda e terza generazione, che è vero, a volte sono problematici, ma a cui noi che messaggio stiamo dando come Stato? Non vi vogliamo, voi siete la feccia, voi dovete sparire. Voi dovete venire qua solamente a lavorare, a mettere la vostra forza lavoro e basta.
È questo il messaggio che stiamo dando. Noi stiamo creando dei solchi profondissimi tra comunità in questo Paese. Noi stiamo facendo in questo modo esattamente il contrario di quello che dobbiamo fare. La politica dovrebbe costruire ponti, dovrebbe unire, non quello che alcuni della politica stanno facendo. Mi fa piacere che rida, Presidente, perché, in effetti, il tema si presta al suo riso, visto che lei rimbrotta sempre tutti…
Stavo raccontando un aneddoto, che secondo me è importante anche per capire i danni che produce un certo atteggiamento e anche una norma che è qui ricompresa, o meglio, il fatto che non si sia voluto accettare un emendamento da parte del PD. Faccio riferimento a quello che già stavo dicendo prima nella discussione degli emendamenti, cioè il fatto che una persona che è arrivata in Italia legalmente, perché a seguito di una richiesta di un datore di lavoro, che è stata autorizzata dallo Stato e poi si trova nelle condizioni di non poter avere quel contratto di lavoro, perché quella persona che l'ha chiamata in realtà è un truffatore - è accaduto molte volte - oppure perché non ci sono più i motivi di quella chiamata.
Tipo, siccome i tempi sono molto lunghi per tutte queste procedure, un imprenditore, anche in buona fede, può chiamare una persona per una raccolta di frutta, per esempio, e quella persona arriva in ritardo, non c'è più quell'esigenza, l'imprenditore a quel punto non ha più motivo di prenderla, piuttosto che, caso forse più straordinario e con una sua drammaticità, chi viene chiamato per badare a un anziano che purtroppo nel frattempo, passando del tempo, non è più tra noi.
Anche questa è una cosa che succede. Noi diciamo che queste persone che sono venute o sono state truffate o, come dire, non hanno più trovato il lavoro mettiamole nelle condizioni di poter lavorare, cioè, se trovano un impiego, gli si può riconoscere un permesso di soggiorno oppure gli si riconosce un permesso di soggiorno che, per un certo lasso di tempo, 6 mesi, gli può permettere di cercare lavoro.
Il fatto di non fare questa cosa produce un danno e cioè quelle persone che sono qui rischiano o, sicuramente, finiscono nell'irregolarità, non sono nelle condizioni di tornare nel loro Paese. E questo rappresenta un problema anche per le comunità ospitanti. Faccio un esempio: alcune settimane fa presso l'Arci nazionale c'è stato un incontro, a cui ho partecipato insieme ad altri parlamentari, con 800, dicasi 800, cittadini del Bangladesh, tutti venuti in Italia sulla scorta di promesse di lavoro, autorizzati dallo Stato, i quali - tutti -, nel giro di poco tempo, non hanno trovato più nessuno che desse loro un lavoro. Sostanzialmente era una truffa organizzata ai loro danni da loro concittadini in Bangladesh e da italiani qui in Italia. Per poter venire in Italia, attraverso un lungo viaggio molto costoso, hanno dovuto pagare fino a 15.000 euro quegli intermediari truffatori a casa loro. Il che vuol dire che hanno contratto dei debiti che gli impediscono di tornare nel loro Paese, se non hanno i soldi per ripianarli, altrimenti si prospetta un futuro gramo. Quelle persone sono costrette a stare nel nostro Paese, sono costrette a starci in maniera irregolare e, invece, di agevolare la regolarità, facciamo esattamente il contrario.
Guardi, è ancora il ragionamento che stavo facendo all'inizio, cioè è inutile che ci vengano a dire: no, noi siamo per l'immigrazione regolare contro quella irregolare. Perfetto, anche noi. Ma questi qui sono venuti regolarmente; sei tu che li stai spingendo nell'irregolarità. È questo che vuoi fare? Questo è utile?
La stessa questione è legata al tema dei ricongiungimenti. Per quanto riguarda i ricongiungimenti non è che stiano, come dire, arrivando persone che sono irregolari. Arrivano persone regolarmente, molte di queste sono giovani e qualcuno dovrebbe informare, diciamo così, il Governo o i proponenti di certi emendamenti o chi dice di “no” a certi emendamenti che avremmo qualche piccolo problema, diciamo così, demografico. Di conseguenza, se non mettiamo in campo iniziative che vanno anche nella direzione, come si diceva oggi molto bene, di un'immigrazione regolare, regolata che, tra l'altro, costruisce comunità… perché i ricongiungimenti stabilizzano il quadro, stabilizzano anche il comportamento delle persone; ecco, se non facciamo queste scelte, andiamo esattamente nella direzione opposta; opposta anche al nostro interesse, all'interesse delle italiane e degli italiani, posto che dovrebbe sempre valere il tema prima umanitario e, poi, di interesse. Ma c'è anche quell'aspetto.
Allora, un Governo che fa scelte diverse, una politica che oggi abbiamo visto orientata da quei comportamenti, fa tutto quello che non si dovrebbe fare. Noi ci proviamo a suggerire la direzione giusta, ma è del tutto evidente che, se la risposta è quella che abbiamo sentito, cioè profondamente sbagliata demagogica e strumentale, è difficile che qualcuno possa dare un aiuto come, invece, vorrebbe.