Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 26 Novembre, 2025
Nome: 
Andrea Casu

A.C. 2655

Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, dopo oltre 200 voti in Aula su questo disegno di legge, ne manca solamente uno. Non avete ascoltato le opposizioni, i richiami dell'ANCI, le preoccupazioni delle lavoratrici e dei lavoratori, dei professionisti, delle imprese. Non avete rispettato il Parlamento, umiliandolo ancora una volta con una lunga seduta di ratifica di un testo che è arrivato qui blindato, dopo essere stato trasformato in Senato, raddoppiato, da 33 articoli a 74, senza concederci nemmeno la possibilità di fare le audizioni, che avrebbero svelato tutta la gravità di quello che state facendo.

La semplificazione vera, quella delle linee guida della Comunità europea, quella di cui parlate anche voi nei convegni, serve a rendere più semplice la vita dei cittadini, non dei Ministri. È l'arte del Governo del terzo millennio, come ci ha indicato Cass Sunstein, non uno specchietto per le allodole nelle mani di potenti che vogliono nascondere le tracce del proprio operato. Avete scelto, infatti, di travestire da semplificazioni piccoli e grandi favori che non avreste potuto spiegare o collocare diversamente, in questo macchiando anche alcuni interventi utili che, però, avete strumentalmente inserito e agitato solo come foglie di fico.

Penso alla Ministra Santanche' e alla scelta incomprensibile di prendere a schiaffi i sindaci italiani con norme scritte male sul carico e scarico di fronte alle strutture alberghiere, che non ci consentiranno certo, come dovremmo, di rendere più moderna la nostra offerta turistica, ma serviranno solo ad aprire una nuova stagione di contenziosi e ricorsi. Grazie a un nostro ordine del giorno, il Governo si è impegnato adesso, per lo meno, a coinvolgere tutti gli enti locali interessati al fine di assicurare il pieno rispetto delle loro competenze. Ma non avrebbe avuto più senso farlo prima di intervenire per legge? L'impatto delle norme nella semplificazione non deve essere valutato prima e non dopo le votazioni? E se lo stesso Comitato per la legislazione della Camera vi ha chiesto di spiegare meglio cosa intendete fare con l'articolo 13 in materia di servizi di trasporto pubblico di linea non soggetti ad obbligo di servizio, perché non l'avete fatto? Non solo per spiegarlo a noi, ma per dirlo alle persone che saranno chiamate a vivere, ad applicare queste nuove misure, che perfino i nostri uffici, che ringrazio, non riescono a interpretare. Infatti, le norme non sono vestiti che devono essere confezionati al buio per le necessità di uno solo o di una sola categoria di persone, ma spazi che devono consentire a tutte e a tutti di muoversi, che riguardano tutti, non solo i portatori di interesse che vi chiedono di inserire un nuovo emendamento. Per questo, non devono essere scritte come avete fatto, ma insieme, in un percorso aperto, trasparente, alla luce del sole. È per questo che esiste il Parlamento.

Lo abbiamo visto anche oggi durante i voti sugli emendamenti: nemmeno una parola da parte di nessun parlamentare di maggioranza, a riprova della debolezza di un Governo che ormai vive tutto - si tratti di una legge di semplificazione o di una manovra di bilancio - come un assalto alla dirigenza con cui pesarsi internamente, da cui ciascuno cerca di strappare qualcosa da poter vendere come proprio risultato, ma poi quando è qui non può nemmeno dirlo per non rischiare di perdere il voto dell'altro, che magari vuole l'esatto contrario. Questa diligenza, però, mentre l'assaltate la guidate e in questa folle corsa in cui state trascinando le istituzioni non fate saltare solo gli accordi nella maggioranza, state facendo saltare quelli con il Paese, perché quando con un voto in quest'Aula vi siete impegnati a dire che ogni rapporto sessuale senza consenso libero e attuale verrà considerato stupro, non potete rimangiarvi la parola poche ore dopo, appena varcate la soglia di palazzo Madama. Non ci rimettete la faccia solo voi, ce la rimette la Presidente del Consiglio e, con lei, tutte le istituzioni, perché quando dite che con l'aumento delle accise, che avevate promesso di abolire in campagna elettorale, pagherete il rinnovo del contratto delle lavoratrici e dei lavoratori del trasporto pubblico locale e il 20 marzo il Governo firma un'intesa con tutti i sindacati e con tutte le imprese, non potete dimenticarvene a dicembre quando votate la riforma finanziaria.

Poi, per non parlare dei dehors. Prorogate le norme COVID per difendere i tavolini e lo fate non per difendere i tavolini, ma per difendere il fatto che siete voi qui, e non i sindaci sul territorio, a decidere quanti e dove metterne, ma dimenticate di inserire, anche stavolta, le semplificazioni che servirebbero per fare scorrere le graduatorie, per rinnovare e rafforzare la pubblica amministrazione e le Forze dell'ordine, per garantire migliori servizi per tutti i cittadini.

Ecco: la coperta è corta, non si può fare tutto ed è colpa di quelli che c'erano prima; questo è ciò che ripetete dentro e fuori da quest'Aula. Conosciamo il disco rotto con cui cercate di correggere i vostri voltafaccia, dimenticandovi, però, che il partito che ha governato più di tutti l'Italia negli ultimi dieci anni si chiama Lega, che la Presidente del Consiglio si chiama Meloni e che ormai siete voi a decidere quanto è lunga questa coperta. Se resta così corta è perché preferite risparmiarvi per la prossima manovra elettorale, per proteggere gli sprechi della vostra propaganda, per difendere la cultura del condono che invia un messaggio devastante alle persone anche con questa legge.

Ma come? Abbiamo visto che in passato avete tagliato i fondi per prevenire il dissesto idrogeologico e oggi semplificate le costruzioni proprio nei terreni a rischio sismico e alluvionale. Ma vi rendete conto di quello che state facendo? Voi così la coperta non la state solo accorciando, state decidendo di strapparla ogni giorno di più, un pezzo alla volta, promettendo a ciascuno un brandello in più a costi insostenibili per l'intera comunità. Lo fate per affermare l'unico principio che questo disegno di legge rivela plasticamente e non è la semplificazione. Volete dire agli italiani: adesso il potere ce l'abbiamo noi sul tuo lavoro e sulle scelte che condizionano la tua esistenza, che tu sia uno studente o un insegnante, che tu sia un pescatore, il proprietario di un albergo o un ristoratore, che si tratti di un erede che ha ricevuto una donazione o di un erede che rischia di perdere i propri diritti successori, che tu sia dipendente di ACI, di ACI Informatica o di Sara Assicurazioni, che tu sia una persona che vuole costruire un immobile o un lavoratore occasionale dell'agricoltura o un farmacista. Ci sarà un messaggio diverso per ciascuno, ma il sottotitolo è sempre unico: bada bene, stai attento, la tua vita la decide e dipende dal Governo guidato da Giorgia Meloni.

Una cosa è certa: Giorgia Meloni ha sicuramente letto Il Signore degli Anelli, ma quello che temo è che non l'abbia capito (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché adesso che ha in mano l'anello del potere, l'anello per domarli, per trovarli, per ghermirli e nel buio incatenarli, ha scelto di usarlo sempre, in ogni occasione, cioè l'esatto contrario di quello che insegna La Compagnia dell'Anello, perché l'equilibrio dei poteri, scritto nella nostra Costituzione, tiene in piedi il Paese e anche voi, che siete al Governo, ne fate parte, perché mettere tutti i poteri nella stessa mano è sempre un errore. Questo è quello che ci insegna Tolkien.

Attaccando un nemico al giorno - le opposizioni, i giudici, i giornalisti - fate un danno prima di tutto a voi stessi. Gli enti locali, che calpestate, sono la colonna portante delle nostre comunità e voi, non ascoltandoli nemmeno nello scrivere un disegno di legge sulla semplificazione, rivelate solo la vostra debolezza, insieme al vero obiettivo dell'autonomia differenziata, che non è l'autonomia e non c'entra niente con l'autonomia. È, invece, un grande progetto di differenziazione, che con il vostro Governo è già cominciato e sta spaccando ogni giorno di più il Paese, dividendolo sempre più, non solo tra Nord e Sud, ma tra centro e periferia di ogni città, di ogni regione e di ogni territorio.

Intanto, aumenta in 4 anni del 25 per cento il costo della vita, 6 milioni di persone rinunciano a curarsi, i trasporti peggiorano giorno dopo giorno, cresce il caro bolletta, la vita diventa sempre più complicata e l'Italia non cresce più. Gli unici risultati positivi che potete rivendicare sono grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza e lo voglio ricordare a chi in quest'Aula ha votato contro il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non riguarda solo le risorse, quelle risorse che, purtroppo, finiranno presto, perché non vi battete al nostro fianco con sufficiente forza per far sì che diventi un metodo anche per il futuro nelle sedi europee, ma anche le riforme e proprio le semplificazioni, che sono il volano per attrarre investimenti e aumentare la nostra competitività.

Per questo l'occasione che state sprecando anche oggi è un errore che ci spinge sempre di più verso la recessione. Non possiamo sprecare l'occasione della semplificazione, non possiamo sporcare in questo modo una parola così importante. Vedete, non siamo soli: sempre più persone stanno vedendo con chiarezza la differenza tra chi lavora per difendere i diritti delle persone e chi li usa come moneta di scambio. Lo hanno dimostrato le elettrici della Puglia, della Campania e anche del Veneto, dove i nostri consensi sono cresciuti come non mai. L'Italia che non si arrende a questa deriva, alla vostra deriva, sta crescendo e sta combattendo, e noi con lei. Oggi non solo voteremo contro questo disegno di legge, ma ribadiamo il nostro impegno a fermare il vostro disegno di Paese, di politica e di futuro.