Data: 
Giovedì, 18 Dicembre, 2025
Nome: 
Toni Ricciardi

Grazie, Presidente. Era il giugno del 1955, eravamo a Messina, e, per la prima volta, la Germania capì che aveva bisogno di forza-lavoro. Immaginava di poter supplire con il rientro dei profughi da Est 12,13 milioni ma si capì che per rilanciare l'economia tedesca, che usciva massacrata dal secondo conflitto mondiale, aveva bisogno di braccia, di donne e di uomini. Il 20 dicembre esattamente di settant'anni fa verrà siglato il 1° Accordo per la Germania, il 16° dell'era repubblicana per l'Italia, il 183° per l'Italia in generale tra Italia e Germania per lo scambio e la collaborazione in materia di lavoro.

Guardate, quell'accordo segnò probabilmente la chiusura della stagione d'oro degli accordi di emigrazione, inaugurata nel 1946, con il famoso Accordo con il Belgio, proseguita con gli accordi con con l'Argentina, la Svizzera, la Francia, con mezzo mondo, che erano lì a testimoniare come l'emigrazione rappresentasse una leva economica per la neonata Repubblica. Non a caso noi siamo una delle poche Costituzioni che all'articolo 35, nel Titolo III rubricato “Rapporti economici”, sancisce la libertà di emigrazione.

Quell'accordo aprì le maglie: fu inaugurato nel 1956 il Centro immigrazione di Verona, al quale fu affiancato nel 1960, per sei anni, quello di Napoli, la Germania diventava la grande direttrice. Oggi, in Germania, vive la seconda comunità più numerosa al mondo - un milione di italiani e italiane - seconda solo all'Argentina. Poi, questa storia e questo percorso si lega anche a una stagione, quella dei Gastarbeiter, che seguirà quella dei magliari. E la domanda che, per tanti decenni, molti si sono posti è: quanto valeva un Gastarbeiter? Nasce nel 1961 il muro di Berlino e, allora, le porte delle fabbriche verranno aperte anche agli italiani e, se c'è stata una traiettoria di successo dell'automotive a Stoccarda, a Monaco, a Volksbühne, lo si deve al sacrificio e al lavoro di centinaia di migliaia di italiani, che sono partiti con le valigie di cartone e che hanno contribuito alla grandezza e alla rinascita della Germania e con le rimesse alla ripresa dell'Italia. Ed è per questa ragione che, a distanza di settant'anni, nel luogo massimo d'espressione della democrazia italiana, noi riconosciamo quel sacrificio di milioni di italiane e di italiani che, in un momento molto particolare della storia, attraverso il loro sacrificio, hanno riunito due Paesi, due Nazioni e due popoli affinché non si assistesse più, e mai più, alle tragedie che abbiamo vissuto nello spazio europeo.

Quindi, per questa ragione che ci siano altri settant'anni di collaborazione tra Italia e Germania e che venga riconosciuto definitivamente il sacrificio di milioni di italiani.