• 02/04/2015

"Il rapporto Cottarelli sugli enti locali compie l'eterno errore dei tecnici che vogliono fare politica.
Dopo il fragoroso fallimento del governo degli ottimati, che doveva risollevare le sorti del mondo sotto la guida di Super Mario Monti e che si è risolto a tassare e tagliare, i tecnici tornano alla carica nel rapporto Cottarelli infarcito di pressapochismi e pregiudizi ideologici.
Manifesto pubblicamente tutte le mie riserve per la parte che conosco e che ho letto di questo rapporto, e cioè quella relativa alle autonomie locali.  Se il criterio è estensibile a tutto il resto del lavoro, lo si può tranquillamente buttare nel cestino.
L'eterno errore dei tecnici è semplice: le autonomie locali, e dentro a esse i Comuni, non sono solo centri di spesa. Sono centri di democrazia, autonomia, sussidiarietà. E quindi è sbagliato, oltre che offensivo, immaginare ad esempio di imporre la fusione dei comuni alla voce "costi della politica". Risibili poi le stime sui costi del funzionamento delle istituzioni locali (con intervalli di oscillazione così ampi che se venissero applicati ai criteri di calcolo del deficit l'UE ci commissarierebbe domani!!) e ridicola l'affermazione finale che stima tra 360 e 983 milioni i risparmi derivanti dalla fusione dei Comuni fino a 10.000 abitanti. A parte che tra 360 e 983 c'è una bella differenza, ma, lo ripeto, non è questo il tema, ed è troppo facile sparare cifre a casaccio per rafforzare una impalcatura ideologica. E' una questione che abbiamo affrontato legislativamente con la legge Delrio (che qualcuno vuole boicottare) e risolta con l'Unione obbligatoria dei Comuni per trovare in questo contesto un ambito efficace di contenimento della spesa e di rappresentanza democratica. Quella logica va perfezionata non buttata dalla finestra per rimettere sul tavolo ipotesi errate tecnicamente e istituzionalmente. Per questo il Pd, dopo aver promosso la riforma degli enti locali, spinge nella direzione di una legge specifica per i piccoli comuni, con particolare attenzione per quelli rurali, montani e isolani chiamati a presidiare territori complessi in un'epoca di diminuzione di risorse e che non possono essere lasciati da soli di fronte a tali difficoltà.
Tutto questo però deve valere come ennesimo monito anche per gli irriducibili ultimi giapponesi del mondo delle autonomie locali comunali, che quando si ergono a difesa dello status quo o del ritorno al passato, in realtà non fanno altro che armare queste posizioni liquidatorie.
In mezzo tra il nostalgismo e il furore tecnicistico-ideologico c'è il riformismo. Sentiero stretto e difficile, ma da battere se vogliamo dare un futuro ai territori italiani in questi tempi complessi". Lo dichiara in una nota il deputato Pd Enrico Borghi, capogruppo in commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici.