Data: 
Lunedì, 8 Giugno, 2015
Nome: 
Sergio Boccadutri

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 Signor Presidente, mi ricollego a quanto hanno riportato alcuni colleghi, e da qui partirei, circa il costo del contante per rilevare che quello è un dato riportato in alcuni dossier di Banca d'Italia: tuttavia, la Banca d'Italia stessa ci dice che avere una dimensione effettiva del costo del contante non è facile. Ciò perché non è considerato quello che noi possiamo perdere, il rischio che c’è di furti, di rapine e via dicendo, ossia quel costo di otto miliardi, citato, che attiene all'industria delle banche, di gestioni, movimentazione, distribuzione e delle imprese. Pensiamo semplicemente a cosa significa gestire il contante, gestire la carta moneta per la grande distribuzione organizzata, ma non sappiamo invece quanto impatta singolarmente per ciascuno di noi, spingendo anche alcuni a valutare addirittura in un altro 0,50 del PIL, ossia altri otto miliardi di euro, il costo del contante. 
  Si tratta però di un costo occulto perché il piccolo commerciante ed il consumatore non si rendono conto di quanto possono perdere quotidianamente o di quanto questi rischi si possano ribaltare. 
  Questa è una prima questione che, secondo me, dovremmo considerare quando parliamo di un tema così delicato ed importante ed io ritengo che l'occasione della mozione sia utile per aprire di nuovo una discussione non soltanto sul contante, ma anche sul valore dei nuovi strumenti di pagamento digitale che ci danno dei limiti. Alcuni di questi sono stati e sono oggetto di alcune misure della Commissione e del Parlamento europeo. 
  Vorrei ricordare a questo proposito l'ultima seduta del precedente Parlamento europeo che diede proprio l'avvio al regolamento che è stato pubblicato appena qualche giorno fa e che entra oggi in vigore, sulla riduzione delle commissioni interbancarie, ma che ci dà anche tante altre opportunità. Intanto altri elementi di chiarezza. 
  Il primo elemento di chiarezza è che c’è questo nuovo regolamento che da oggi è vigente, ma che lascia spazio agli Stati membri di effettuare alcune scelte. Questo ovviamente perché possa essere applicato in alcuni ambiti contestualizzandolo con la situazione in essere. Abbiamo infatti paesi come il nostro dove l'ottanta per cento delle transazioni avviene per contanti e paesi invece dove sostanzialmente il numero delle transazioni per contanti è inferiore anche al trenta per cento. Quindi a situazioni diverse bisogna anche adattare bene l'applicazione del regolamento. La nostra mozione coglie esattamente questo punto e sollecita il Governo ad attuare e a dirimere le questioni che il regolamento lascia alla facoltà dello Stato membro. 
  La seconda questione riguarda il tema delle commissioni che è stato sempre portato all'attenzione quando si parla di costi del contante. È vero anche che ci sono due componenti di costo di cui una è quella delle apparecchiature hardware, il POS. 
  Da questo punto di vista il comunicato del MISE del 28 luglio 2014, a seguito di una analisi dei costi, ha evidenziato sostanzialmente che la riduzione dei costi di nuova generazione si è ridotta nel tempo, cioè costano di più quelli vecchi piuttosto che quelli nuovi, perché ovviamente le nuove tecnologie stanno producendo anche una trasformazione nel mondo dei pagamenti e che, sostanzialmente, il livello dei costi dei POS negli ultimi anni, in verità, perché per molto tempo sono stati molto cari, si è ridotto. 
  Sulle commissioni occorre dire che, in molti casi, hanno effettivamente impedito la diffusione della moneta elettronica, tuttavia vi è da valutare anche come l'industria della moneta elettronica, è uno schema economico complesso (si parla di schema a due parti e non mi riferisco alle due parti delle carte, ma allo schema economico a due versanti con i consumatori, l'industria ma ci sono anche i merchant), deve essere remunerata, perché dobbiamo ricordarci che le commissioni, oltre a remunerare il sistema, servono anche a tenere in piedi l'industria dei pagamenti digitali, che ha naturalmente dei costi, come ad esempio quello della sicurezza. In Italia, le frodi rispetto al transato sono dello 0,019 per cento nel 2013, un dato che ci consegna il Ministero dell'economia e delle finanze. Tale dato ci dice che il sistema di sicurezza sostanzialmente funziona. Ovviamente, noi possiamo anche decidere di abbattere del tutto i costi delle commissioni (il regolamento europeo interviene su una parte delle commissioni, quelle interbancarie); potremmo anche deciderlo da soli, ma a questo punto i sistemi di sicurezza sarebbero pagati dalla fiscalità generale, perché mantenere dei server in sicurezza, mantenere la gestione e lo scambio dei dati costa e noi non possiamo pensare di essere esposti a dei rischi, anche di intrusione. Sappiamo bene cosa accade quando viene catturata una carta di credito. Vi sono anche altri costi riconosciuti relativi ad altri rischi. Il regolamento è intervenuto su questa componente di costo mettendo un gap, da questo punto di vista è stata una scelta illusoria pensare sia gratis, esattamente come è illusorio pensare che il contante non costa, tanto è vero che esso costa soltanto a banche e imprese circa 8 miliardi di euro l'anno e probabilmente altrettanto anche come costo occulto che non vediamo. 
  Questo per dire che le operazioni di transazione costano, quelle in contanti e anche quelle non in contanti, si tratta di capire qual è il giusto prezzo. Ovviamente, aumentando il numero delle transazioni elettroniche probabilmente i loro costi si ridurranno. 
  La cosa interessante è che gli strumenti di pagamento digitali stanno avendo una evoluzione molto forte, che ne sta riducendo i costi, grazie soprattutto a strumenti di pagamento legati al telefono, agli smartphone, alla possibilità di utilizzare new digital payments, cioè pagamenti tramite anche portali, mi riferisco all’e-commerce, a strumenti contactless. Sono tutti strumenti di pagamento dove il POS si assottiglia via via, quindi sparisce anche quella parte di componente hardware e rimane sostanzialmente la transazione. 
  Vi sono dei dati che ci raccontano come questi tipi di pagamento aumentano in misura maggiore, sopravanzano, rispetto a quelli più classici. Ad esempio, nel 2014 i pagamenti classici con carte di credito e carte di debito sono cresciuti dell'1,6 per cento, mentre questi nuovi tipi di pagamento sono cresciuti invece del 20 per cento e valgono ormai il 12 per cento delle transazioni con carta. In sostanza, i pagamenti, soprattutto sui piccoli importi, si stanno spostando sempre più su strumenti diversi dalla plastica che abbiamo in tasca. Anche qui, ovviamente, con riduzione di costi rispetto a livelli di infrastruttura fisica, in termini di hardware come ho detto, ma con maggiore attenzione a livello di infrastruttura software, perché bisogna poi garantire che nella trasmissione di queste transazioni qualcuno non si infili, perché altrimenti il sistema crolla. Questo per dire che si tratta di un argomento molto complicato e ciò che mi interessa infine rilevare caro Presidente, riguarda il tema di che cosa sia sostanzialmente il denaro. 
  McLuhan, al di là delle valutazioni di carattere economico, lo definiva un medium sociale. 
  Un medium sostanzialmente sociale nasce nelle società non alfabetizzate anche con un che di magico, era incorporato sostanzialmente in una merce. Soltanto successivamente con la carta moneta perde questa componente magica, diventa trasportabile e sostanzialmente diventa una sorta di traduttore del lavoro; se ci pensiamo il denaro funge e traduce il tempo del lavoro, questo ovviamente nel tempo. Oggi probabilmente con la moneta elettronica si recupera questa dimensione magica, ma perché ? Perché la moneta elettronica rende evidente lo scambio della merce ma soprattutto incorpora in sé il movimento di informazione. Quello che dobbiamo valutare io credo appunto nella discussione che facciamo, al di là della possibilità di rivedere anche i limiti di utilizzo del contante nell'ambito di un'incentivazione degli strumenti di pagamento digitali, è la possibilità che i pagamenti digitali ci danno. In che senso ? Nel senso di poter incorporare nel pagamento – pensiamo semplicemente alla pubblica amministrazione – tantissimi servizi, incorporare già nell'avvio del pagamento digitale una serie di informazioni relative ad esempio a quello che ha consumato e mangiato mia figlia nella mensa dell'asilo o piuttosto la conservazione in maniera automatica di tantissime ricevute, che poi a questo punto la pubblica amministrazione ha già, e quindi non deve venire a richiederle. Il valore aggiunto quindi dell'incentivazione degli strumenti di pagamento digitali sta in questo, ossia nella possibilità di innestare altri dati e altre informazioni e a rendere più efficiente appunto la relazione tra pubblica amministrazione e cittadino, e non soltanto più efficiente ma anche più trasparente, perché, anche da questo punto di vista, il controllo anche delle risorse, essendo immediato ed essendo in real time, sostanzialmente ci consente di avere trasparenza da parte del cittadino nei confronti della pubblica amministrazione rispetto ai pagamenti che lui ha fatto verso la pubblica amministrazione. Questo per dire, infine, che noi chiediamo al Governo di incentivare e continuare il lavoro che ha svolto sulla delega fiscale relativamente appunto all'incentivazione di strumenti alternativi al contante e che ovviamente i limiti si possano rivedere in un ambito appunto a valle di un'incentivazione, anche considerando l'incentivazione di carattere culturale, perché questo dato che vi ho citato delle frodi probabilmente è poco conosciuto ma sostanzialmente è una delle questioni che molto spesso blocca i cittadini a utilizzare strumenti di questo tipo per la paura di perdere il controllo o comunque perdere proprio il denaro, e che qualcuno lo rubi sostanzialmente; nonché di applicare e dare attuazione veloce al Regolamento europeo che ha posto dei tetti (lo 0,3 per cento per le carte di credito e lo 0,2 per cento per le carte di debito) in Italia, rispetto anche alle questioni che vanno opzionate, e darne immediatamente attuazione anche all'estero perché anche in questo mercato sostanzialmente tutto il sistema possa avvantaggiarsi del suddetto Regolamento. Chiudo anche raccontando in quest'Aula che il trilogo ha concluso la valutazione sulla nuova direttiva dei pagamenti digitali, l'ultima appunto è stata recepita nel 2010, cinque anni fa, con un decreto legislativo, ma per i pagamenti cinque anni sono un'era, tantissimi anni addietro. C’è una nuova direttiva che accederà al trilogo, farà dei passaggi ancora formali e probabilmente verrà pubblicata in Gazzetta europea ad agosto. Da questo punto di vista si aprirà un mercato dei pagamenti digitali per i quali l'Italia è già messa bene, perché ovviamente ha una fortissima infrastrutturazione e a livello anche di studi e ricerche è molto avanti rispetto ad altri Paesi. Quello che manca probabilmente è appunto un'incentivazione anche culturale dei cittadini. Ecco io penso che un lavoro per introdurre dentro la PA una forte incentivazione dei pagamenti digitali anche da parte dei cittadini potrebbe aiutare.