13/10/2014
Stefania Covello
Famiglietti, Tartaglione, Magorno, Raciti, Palma, Manfredi, Bonavitacola, Giorgio Piccolo, Oliverio, Tino Iannuzzi, Ragosta, Valeria Valente, Valiante, Salvatore Piccolo, Rostan, Bossa, Sgambato, Stumpo, Venittelli, Cardinale, Capone, Grassi, Schirò, Taranto, Mongiello, Albanella, Iacono, Massa, Antezza, Capodicasa, Mariano
1-00612

La Camera,
   premesso che:
    con lettera della Commissione europea al Governo italiano, del 20 dicembre 2013, le risorse comunitarie assegnate all'Italia per i Fondi strutturali ammontano, per la politica di coesione relativa al periodo 2014-2020, a circa 32, 2 miliardi di euro, di cui oltre il 95 per cento dell'intero ammontare sono destinati in favore dell'obiettivo crescita e occupazione;
    quasi il 73 per cento di queste risorse è destinato alle regioni del Mezzogiorno anche se con modulazione differente;
    i fondi strutturali rappresentano quasi il 20 per cento di tutti gli investimenti pubblici, considerato il ridimensionamento della quota degli investimenti che le politiche di contenimento della spesa pubblica hanno determinato nel corso di questi anni;
    nel Mezzogiorno vive circa il 30 per cento dell'intera popolazione italiana e nella stessa area vive oltre il 50 per cento dell'intera platea dei disoccupati di questo Paese e, in tale grave contesto, alcune realtà territoriali, quali la Campania e la Calabria, rivestono i tratti di una vera e propria emergenza sociale;
    dal 2008 il prodotto interno lordo del Sud è calato di quasi 14 punti percentuali, contro un 5 per cento del resto del Paese;
    il prodotto interno lordo pro capite meridionale rappresenta appena il 56 per cento di quello del resto del Paese, riportando l'Italia ad una condizione quale quella degli anni Cinquanta;
    gli investimenti fissi lordi meridionali sono caduti, da inizio crisi, di oltre trenta punti percentuali, con punte di quasi il 50 per cento, in particolare, nel settore industriale con una forbice che è tornata ad allargarsi con tutto ciò che ne consegue in termini di coesione;
    attualmente, la spesa in conto capitale nel Mezzogiorno è tornata indietro di ben diciotto anni ed è allo stesso livello del 1996;
    secondo dati Svimez, il volume di risorse teoricamente disponibili con riferimento ai fondi strutturali per i prossimi due anni (13,5 miliardi di euro nel 2014 e 17,5 miliardi di euro nel 2015) potrebbe garantire un impatto macroeconomico che sarebbe molto significativo; l'impatto aggiuntivo sul prodotto interno lordo meridionale sarebbe di oltre un punto percentuale (1,3 per cento); nel 2015, l'incremento addizionale di prodotto interno lordo sarebbe pari a otto decimi di punto percentuale;
    tali investimenti, sempre secondo Svimez, potrebbero attivare nel Mezzogiorno un incremento occupazionale pari a 34 mila unità nel 2014 e ad oltre 82 mila unità nel 2015;
    fino ad oggi, come richiamato anche dalla stessa Commissione europea, la dispersione delle risorse in un numero eccessivo di progetti, la mancanza delle condizionalità ex ante, che mirano a garantire efficacia ed efficienza, la scarsa capacità amministrativa e l'assenza di piani specifici settoriali sono state le criticità che hanno caratterizzato la gestione dei fondi europei nel nostro Paese;
    nei prossimi sette anni, come ha avuto modo di esplicitare il Governo per voce del Sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio, nel corso dell'informativa urgente svolta alla Camera dei deputati in data 7 ottobre 2014, la gestione dei fondi poggerà su tre pilastri: il Fondo per lo sviluppo e la coesione, il Piano di azione per la coesione e i fondi strutturali veri e propri;
    circa il 65 per cento dei comuni meridionali ha realizzato almeno un progetto finanziato dai fondi strutturali. Infatti, i fondi strutturali sono andati sempre più sostituendosi a quelli ordinari (spesso bloccati dal Patto di stabilità interno o da altre esigenze di finanza pubblica) e si sono dispersi in mille rivoli perdendo la loro caratteristica di risorse aggiuntive in grado di imprimere una spinta al processo di sviluppo;
    come ricordato dalla stessa Commissione europea, anche per superare i precedenti limiti programmatori, appare fondamentale rafforzare una struttura centrale di coordinamento in tema di audit e controllo (con personale tecnicamente adeguato nelle autorità di gestione e negli organismi intermedi) e che, più in generale, costituisca un «presidio» forte capace di rimuovere le inefficienze della pubblica amministrazione;
    un contributo molto importante al superamento del passato può e deve arrivare dall'Agenzia per la coesione territoriale che deve essere chiamata a svolgere la sua funzione di semplificazione e deve avere anche un ruolo di coordinamento e di pungolo all'impiego di tutte le risorse a disposizione;
    occorre un rilancio delle politiche industriali nel Mezzogiorno partendo dal monitoraggio delle risorse già stanziate e non ancora impiegate legate a strumenti della programmazione negoziata, ivi compresi i contratti d'area e i contratti di localizzazione;
    è indispensabile un rilancio delle politiche di infrastrutturazione, partendo dalle importanti opere inserite nell'ambito del decreto-legge n. 133 del 2014, non trascurando le potenzialità della macroregione adriatico-jonica;
    prioritario deve essere il contrasto alle marginalità e alla povertà diffusa che al Sud riguarda un quarto della popolazione; in alcune regioni come Calabria, Basilicata e Sicilia, il 30 per cento della popolazione è al di sotto della soglia di povertà;
    va affrontata definitivamente la questione relativa agli effetti negativi della «spesa storica» che in materia di welfare incidono in maniera penalizzante sul Mezzogiorno,

impegna il Governo:

   a velocizzare l’iter per rendere pienamente operativa l'Agenzia per la coesione territoriale con adeguata dotazione di personale, al fine di migliorare la capacità di impiego dei fondi strutturali sia per quanto riguarda la parte rimanente della programmazione 2010-2013, sia in relazione alla prossima programmazione;
   a proporre al Cipe, entro 30 giorni dall'approvazione della presente mozione, l'adozione di un'apposita delibera per la formalizzazione delle questioni legate al cofinanziamento, assicurando che tutte le risorse nazionali destinate al cofinanziamento rimangano comunque a disposizione delle regioni a cui erano originariamente destinate;
   a relazionare al Parlamento semestralmente circa l'impiego delle citate risorse;
   ad attivare una procedura concertativa con le regioni volta ad individuare i meccanismi correttivi e perequativi che consentano al Mezzogiorno di superare le criticità della «spesa storica» in materia di welfare;
   a procedere rapidamente ad un censimento delle risorse ancora disponibili e non ancora utilizzate nell'ambito degli strumenti della programmazione negoziata, finalizzato alla predisposizione di un piano di rilancio industriale, improntato sulle specificità e le eccellenze produttive presenti nel Mezzogiorno, avviando una nuova stagione di utilizzo degli strumenti della programmazione negoziata, ivi compresi i contratti d'area, i patti territoriali, i contratti di programma e i contratti di localizzazione, sulla base delle migliori pratiche e delle esperienze di successo del passato;
   a rafforzare, ulteriormente, i progetti in materia di sicurezza e legalità per contrastare la presenza dei fenomeni criminali, prima vera condizione per il rilancio delle politiche di sviluppo;
   a creare un apposito osservatorio sulle infrastrutture del Mezzogiorno con l'obiettivo di velocizzare gli investimenti in atto e individuare le priorità per la connessione del Sud ai principali corridoi di comunicazione europei;
   a potenziare i progetti concernenti il contrasto alla povertà come previsto dall'Obiettivo Tematico n. 9, mettendoli in relazione agli strumenti per la realizzazione di politiche attive di lavoro ed inserimento professionale per la creazione di un nuovo welfare;
   a concentrare la dovuta attenzione, nell'ambito della prossima programmazione, nei confronti di progetti legati alla messa in sicurezza del territorio e al contrasto dei fenomeni di dissesto idrogeologico che caratterizzano il Mezzogiorno;
   a valorizzare il patrimonio culturale e paesaggistico del Sud, riservando parte della dotazione disponibile a partire dal residuo della programmazione 2007-2013 per le politiche di recupero e promozione, mettendo in rete i grandi poli di attrazione e i siti Unesco;
   a riservare alle regioni del Sud parte della dotazione disponibile per quanto riguarda la programmazione 2014-2020 per le politiche ambientali nonché per il prosieguo dei processi di bonifica e messa in sicurezza dei siti di interesse nazionale e dei siti caratterizzati da particolari lavorazioni.

Seduta del 13 ottobre 2014

Seduta dell'11 novembre 2014