04/09/2014
Paolo Cova
Sbrollini, Lenzi, Oliverio, Casati, Piccione, Capone, Beni, Zanin, Tentori, Carra
1-00581

La Camera, 
premesso che: 
la Commissione europea ha comunicato al Parlamento europeo la strategia dell'Unione europea per la protezione e il benessere degli animali 2012-2015 dove viene definito che: «l'articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea riconosce gli animali in quanto esseri senzienti e stabilisce che, nella formulazione e nell'attuazione di alcune politiche dell'Unione europea, si tenga pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali»; 
nel 2006 il Programma d'azione comunitario per la protezione ed il benessere degli animali 2006-2010, adottato dalla Commissione europea, ha per la prima volta riunito i vari aspetti della politica dell'Unione europea in materia di benessere degli animali che si applicano ad animali detenuti a fini economici nell'Unione europea e alla popolazione di cani e gatti appartenenti principalmente a privati; 
il benessere degli animali è un tema rilevante per la società e interessa un vasto pubblico. Il trattamento degli animali è collegabile all'etica e rientra nei valori dell'Unione europea. Occorre, quindi, comunicare con i bambini, i giovani o il grande pubblico per sensibilizzarli sulle corrette esigenze e il rispetto degli animali per promuovere il concetto di proprietà responsabile degli animali; 
in questi ultimi anni la circolazione di cani e gatti tra nazioni europee in forma sia di commercio, sia di traffico, sia in forma di adozioni ha raggiunto una dimensione notevole. Inoltre, la legislazione italiana è intervenuta con la legge n. 281 del 1991 sul tema degli animali d'affezione e sul fenomeno del randagismo. La prevenzione del randagismo presenta ancora forti lacune nel numero dei cani identificati in anagrafe e con microchip, inoltre le difficoltà economiche dei comuni impediscono di affrontare in modo radicale questo argomento; 
la valutazione della politica dell'Unione europea in materia di benessere degli animali ha concluso che le norme sul benessere hanno imposto costi aggiuntivi ai settori dell'allevamento e della sperimentazione, stimati a circa il 2 per cento del loro valore complessivo. Benché manchino prove del fatto che finora questo abbia messo a rischio la sostenibilità economica di tali settori, occorre sfruttare ogni occasione di esprimere in termini economici il valore aggiunto della politica in materia di corretta gestione degli animali allo scopo di rafforzare la competitività dell'agricoltura dell'Unione europea, anche per quanto riguarda i piccoli agricoltori. Le norme sulle «buone pratiche» da attuare per ottenere il benessere animale, uguali per tutte le nazioni europee, si scontrano con la diversità dei sistemi di allevamento, delle condizioni climatiche, della natura del suolo nei vari Stati membri. Ciò ha creato notevoli difficoltà all'atto di stabilire norme unitarie e difficoltà ancora maggiori per garantirne la corretta applicazione. Ne consegue che le condizioni inerenti al benessere degli animali nell'Unione europea non creano le condizioni di parità necessarie per sostenere l'enorme attività economica che determina il trattamento degli animali nell'Unione europea; 
la disponibilità di metodi alternativi all'uso di animali per la sperimentazione scientifica dipende fortemente dal progresso della ricerca per lo sviluppo di alternative. I programmi quadro comunitari per la ricerca e lo sviluppo tecnologico hanno previsto stanziamenti crescenti per progetti volti a sostituire, ridurre e perfezionare l'uso di animali nelle procedure,

impegna il Governo:

a predisporre tutte le misure volte a far sì che l'Unione europea si doti di un quadro normativo riveduto in materia di buone pratiche e benessere degli animali e miri a fornire uno strumento trasparente nei confronti dei consumatori; 
ad assumere iniziative per istituire una rete di centri di riferimento sul benessere animale nei Paesi europei che forniscano informazioni, supporto e sostegno con dati tecnici coerenti, scientificamente supportati e uniformi sulle modalità di attuazione della legislazione dell'Unione europea, soprattutto nel contesto degli indicatori di benessere degli animali basati sui risultati, verificando la piena attuabilità in ogni singolo Stato membro in ordine alle caratteristiche dei sistemi di allevamento, del clima e del suolo; 
a predisporre tutte le misure volte a far sì che le forme di commercio di animali di affezione tra Stati europei siano garantite dalla vigilanza dei servizi veterinari degli Stati membri prima del trasporto e siano a garanzia per tutti gli Stati membri, onde evitare continui blocchi alle frontiere degli animali, assumendo iniziative affinché siano impedite le adozioni internazionali di cani e gatti sia con evidenti segni clinici di malattie sia in buono stato di salute, onde evitare ogni possibile commercio e traffico illegale di animali e la diffusione di zoonosi; 
ad assumere iniziative per introdurre misure volte a far sì che i proprietari di cani che non accompagnino con opportuna sistemazione le cucciolate del proprio animale, contribuendo così ad aumentare il fenomeno del randagismo, debbano contribuire economicamente al sostegno degli enti locali per la lotta al randagismo stesso attraverso il versamento di contributi locali; 
a predisporre un'adeguata strategia di educazione dei ragazzi, dei giovani e dei consumatori che possa costituire uno strumento efficace per creare una cultura di rispetto delle norme sul trattamento degli animali fra gli operatori economici, i singoli proprietari di animali di affezione e fra gli stessi cittadini europei; 
a predisporre tutte le misure volte ad aumentare la competitività nella ricerca e nell'industria dell'Unione europea, nonché a sostituire, ridurre e perfezionare l'uso di animali nelle procedure scientifiche; 
ad intervenire affinché la Commissione europea e gli Stati membri dell'Unione europea contribuiscano con la ricerca e altri mezzi all'elaborazione e alla convalida di approcci alternativi come previsto dalla Direttiva UE 2010/63 del 22 settembre 2010.

Seduta del 24 settembre 2014

Dichiarazione di voto di Paolo Cova