Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 24 Settembre, 2014
Nome: 
Paolo Cova

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Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Unione europea ha posto grande attenzione al tema del benessere animale in tutti questi anni, sia per gli animali detenuti a fini economici sia per la popolazione di cani e gatti appartenenti principalmente a privati sia per gli animali usati negli stabulari sia per gli animali selvatici oggetto di caccia.
  Infatti, l'articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, più volte citato, riconosce gli animali in quanto esseri senzienti e stabilisce che nella formulazione e nell'attuazione di alcune politiche dell'Unione europea si tenga pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali.
  La stessa Commissione europea ha comunicato le strategie dell'Unione europea per la protezione e il benessere degli animali dal 2012 al 2015, che ora vanno aggiornate, ampliate e rese più concrete e attuabili nelle parti ancora di difficile applicazione.
  Questo è il nostro compito oggi ed è il nostro contributo perché cresca questa attenzione e questa sensibilità.
  Io devo ringraziare il Governo, che oggi ha fatto un lavoro certosino per cercare di recuperare tutte le parti positive delle varie mozioni, che ha cercato di valorizzare tutte le proposte che sono uscite da quest'aula.
  Noi poniamo attenzione a tre aspetti degli animali: il primo agli animali da reddito, quelli che poi sono gli animali d'affetto, di compagnia e gli animali che vivono negli stabulari.
  Sicuramente serve promuovere un quadro legislativo chiaro sul benessere animale negli allevamenti da reddito e che fornisca informazioni trasparenti ai consumatori.
  In questi anni, gli allevamenti zootecnici hanno investito molto per migliorare le condizioni degli animali, ma è necessario avere dati tecnici coerenti, scientificamente sopportati ed uniformi sulle modalità di attuazione della legislazione dell'Unione europea, sopratutto nel contesto degli indicatori di benessere degli animali, basati su dei risultati certi.
  Inoltre, che sia verificata la piena attuabilità, in ogni singolo Stato membro, in ordine alle caratteristiche dei sistemi di allevamento, del clima e del suolo di ogni nazione della nostra Unione europea.
  Diventa importante indicare le buone pratiche, che poi si traducono in reale benessere per gli animali, le buone pratiche e la buona gestione di questi animali.
  Chi alleva ed ottiene un reddito dagli animali ha la necessità di avere indicazioni chiare ed attuabili su delle buone pratiche da realizzare, perché solo con gli animali che stanno bene potranno vedere che non si vanificano i propri sforzi.
  Allora – è già stato detto ma lo ribadiamo – è prioritario e diventa prioritario avere dei centri di referenza sul benessere animale dei singoli Paesi dell'Unione europea, che forniscano dati tecnici certi e coerenti per ogni territorio e per ogni Paese membro.
  Servono anche indicazioni di buone pratiche e di buone gestioni che producano poi veramente del benessere agli animali.
  E voglio fare un esempio che ho già fatto altre volte, ma è un esempio esplicativo per chiarire questo concetto: spesso la parola welfare viene tradotta con «benessere» e non, invece, con il termine «buone pratiche, buona gestione».
  Allora succede questo: se una persona si rompe una gamba viene trasportata in ospedale perché deve essere ridotta la frattura ed è per il suo benessere.
  Se penso ad un cane o ad un gatto avviene la stessa identica cosa: viene portato dal proprietario da un veterinario, perché per il suo benessere deve essere ridotta la frattura.
  Se questo avviene per un bovino, cioè se un bovino si rompe una gamba, invece, no: questo non è il suo benessere.
  La direttiva n. 1/2005 della UE dice che per il suo benessere deve essere abbattuto direttamente in azienda.
  Ma come può essere che animali o anche le persone hanno degli atteggiamenti diversi rispetto, ad esempio, ai bovini ? Allora quello che conta è quali sono le buone pratiche che devono essere attuate.
  Basterebbe dare indicazioni chiare di buone pratiche nel trasporto per risolvere questi problemi. Allora vediamo la carenza della nostra legislazione, carenza dei dati tecnici e scientifici che vengono offerti.
  Altro punto importante da affrontare è il benessere dei nostri animali, che vivono con noi, che vivono nelle nostre case. Il benessere degli animali è un tema rilevante per la società ed interessa un vasto pubblico. Il trattamento degli animali è collegabile all'etica e rientra nei valori dell'Unione. Allora occorre, quindi, comunicare con i bambini, con i giovani, con il grande pubblico per sensibilizzarli sulle corrette esigenze che hanno gli animali e per il rispetto di questi animali, per promuovere il concetto di proprietà responsabile degli animali.
  Sono aspetti di formazione che sono importanti.
  E allora questa formazione, questa sensibilizzazione è propedeutica per avere degli adulti che, nel futuro, non abbandoneranno e non maltratteranno gli animali.
  Questo è un aspetto su cui la Ue deve investire.
  Ma serve anche che non si rincorra il desiderio di avere cuccioli sempre più piccoli e più giovani, che produce poi un commercio illegale degli animali tra i vari Stati membri. Questo commercio degli animali attualmente sta causando dei gravi problemi di mortalità e causa veramente mortalità di questi piccoli cuccioli. Allora, bisogna provvedere e prestare attenzione perché questo non avvenga. Serve, allora, predisporre tutte le misure volte a far sì che le forme di commercio di animali di affezione tra Stati europei siano garantite dalla vigilanza dei servizi veterinari e degli Stati membri prima del trasporto. Questo serve anche perché bisogna arrivare a bloccare e impedire quelle continue adozioni internazionali che avvengono di cani e di gatti. Sono adozioni che avvengono anche con animali che presentano delle patologie, delle zoonosi, con evidenti segni clinici di malattie. Questo perché bisogna continuare a impedire il commercio e il traffico illegale di animali e la diffusione di zoonosi. Inoltre, l'Italia si è dotata di una legge contro il randagismo, la legge n. 281 del 1991. La prevenzione del randagismo presenta ancora forti lacune nel numero dei cani identificati in anagrafe e con microchip. Inoltre, le difficoltà economiche dei comuni in Italia impediscono di affrontare in modo radicale questo argomento. Infatti, il problema dell'abbattimento e dell'uccisione dei cani randagi deve essere affrontato partendo proprio da questa necessità: cercare di aumentare l'identificazione degli animali, aumentare il numero degli animali che presentano dei chip, proprio per evitare che poi vengano abbandonati. Serve anche predisporre un'adeguata strategia di educazione dei ragazzi, dei giovani, che possa costruire uno strumento efficace per creare una cultura di rispetto delle norme sul trattamento degli animali fra gli operatori economici, i singoli proprietari di animali di affezione, gli Stati membri e i cittadini degli Stati membri. Il maltrattamento animale è ancora un evento che succede, per cui bisogna anche investire su questo.
  Un altro aspetto ci siamo permessi di affrontare proprio perché la cosa fondamentale è poi arrivare a svuotare i canili, a far sì che i canili siano vuoti. In altre nazioni questo sta avvenendo. In Germania l'affidamento dei cani e il numero dei cani abbandonati e randagi è molto ridotto. Allora, dobbiamo far sì che i proprietari di cani accompagnino in modo corretto le cucciolate dei propri animali. Dobbiamo far sì che i canili vengano veramente svuotati, anche con una seria azione di profilassi e di prevenzione, attuando pure delle sterilizzazioni.
  Infine, vorrei affrontare il tema del benessere degli animali negli stabulari. In questi anni sono state proposte diverse direttive su questo tema. È opportuno, allora, predisporre tutte le misure volte ad aumentare la competitività nella ricerca e nell'industria dell'Unione perché si vada a sostituire, a ridurre e a perfezionare l'uso di animali nelle procedure scientifiche. Ciò deve essere ridotto proprio perché con la ricerca si può arrivare a questo. La Commissione e gli Stati membri dell'Unione europea contribuiscano con la ricerca e con altri mezzi all'elaborazione e alla convalida di approcci alternativi, come previsto già attualmente dalla direttiva dell'Unione europea 2010/63/UE.
  Accetto le riformulazioni che sono state presentate dal Governo. Per quanto esposto, esprimo il parere favorevole del Partito Democratico sulla mozione Cova, Sbrollini, Lenzi ed altri.