Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 27 Settembre, 2018
Nome: 
Maria Elena Boschi

 Presidente, onorevoli colleghi, in queste ultime settimane si sono rincorse le voci a mezzo stampa di un'accelerazione da parte del Governo austriaco sulla concessione della cittadinanza austriaca ai nostri concittadini dell'Alto Adige di lingua tedesca e ladina. Un'accelerazione poi smentita dallo stesso Governo austriaco, che però ha ribadito tramite il Presidente Kurz la volontà di procedere sul rilascio della doppio passaporto; come del resto negli ultimi mesi, fin dall'insediamento del Governo austriaco, più esponenti della maggioranza austriaca hanno continuato ad affermare.

È vero che ad oggi non esistono documenti ufficiali, è vero che ad oggi non ci sono proposte legislative all'attenzione del Parlamento austriaco, ma un effetto preoccupante, grave la proposta austriaca l'ha già prodotto: quello di suscitare un dibattito così acceso, non solo ovviamente in quest'Aula, ma soprattutto nella comunità dell'Alto Adige-Südtirol. Un dibattito che rischia di aumentare le divisioni, di creare delle lacerazioni in quella comunità tra la parte, una parte della popolazione di lingua tedesca e ladina, che vede magari in questa proposta un'opportunità, e l'altra parte della popolazione che si sente minacciata, è preoccupata; a maggior ragione in una fase in cui in campagna elettorale, avvicinandosi la scadenza per le elezioni della provincia di Bolzano, i toni si fanno ancora più accesi.

Lo abbiamo sentito anche questa mattina nelle dichiarazioni di voto, e martedì in discussione generale: i toni sono stati particolarmente accesi nei confronti di questa proposta, e in alcuni casi anche in qualche modo preoccupanti rispetto all'atteggiamento di alcuni esponenti di altre forze politiche, che hanno espresso frasi come: le minoranze devono stare a casa loro. Io credo che se oggi riusciamo ad avere un modello di convivenza di successo grazie all'autonomia speciale in un Paese, in uno Stato che è unitario e indivisibile, è proprio perché siamo stati capaci, e sono stati capaci coloro che ci hanno preceduto in queste Aule, di mettere da parte questi toni, di ascoltarsi di più anziché di accusarsi reciprocamente. Siamo riusciti a superare fratture importanti, lacerazioni, anche lutti che sicuramente ci sono stati in molte famiglie dell'Alto Adige nei decenni passati, proprio grazie a questa capacità di ascolto, alla capacità di mettere al primo posto l'equilibrio e la ragionevolezza. E chi rappresenta le istituzioni, anche in quest'Aula, non può non tener conto che una parte dei nostri concittadini in Alto Adige ha comunque, per ragioni storiche o anche per ragioni che oggi potremmo definire più emotive, sentimentali, una sensibilità, un'attenzione per la proposta austriaca.

Ecco perché la posizione del Partito Democratico, espressa attraverso la nostra mozione, è quella di insistere sulla strada che ha caratterizzato negli ultimi decenni la costruzione di un percorso di convivenza serena, di una convivenza veramente basata sull'integrazione e il dialogo in Alto Adige. Quindi una mozione che, a differenza delle altre presentate dalle opposizioni, cerca di ricucire queste lacerazioni, di unire anziché dividere, di puntare sui punti che ci accomunano anziché su quelli che ci dividono anche nella comunità in Alto Adige.

Certo la responsabilità maggiore nel suscitare aspettative che non potranno essere mantenute, aspettative per una parte della popolazione, è dello stesso Governo austriaco: il Presidente Kurz è ben consapevole che quasi sicuramente questa propaganda sul doppio passaporto non si trasformerà in atti concreti, perché non avrà i numeri in Parlamento per approvare una legge sulla doppia cittadinanza che oggi non è prevista in Austria, a maggior ragione i numeri - perché serve una maggioranza qualificata, che il Governo non ha - per modificare la Costituzione. Sappiamo che la proposta del doppio passaporto contrasta con i principi di diritto internazionale che, proprio per la convivenza pacifica, contrastano l'ipotesi di un rilascio della cittadinanza per comunità che vivono in Stati confinanti basata sull'origine etnica o linguistica.

Sappiamo a maggior ragione che questa proposta contrasta con quello che è l'Accordo di Parigi, quindi, con le intese tra l'Austria e l'Italia. che hanno consentito in questi decenni, responsabilmente, di istaurare e poi affermare, sempre più, un modello di autonomia solidale e responsabile.

Ecco perché il Partito Democratico guarda con preoccupazione alla proposta tedesca e chiede, attraverso la mozione, un impegno puntuale del Governo italiano, per prevenire ogni ipotesi d'iniziativa unilaterale da parte del Governo austriaco e contrastare un'ipotesi unilaterale da parte del Governo austriaco sul tema della cittadinanza.

Pare, quindi, alquanto incomprensibile la scelta del Governo di esprimere parere contrario rispetto alla mozione presentata dal PD. Sembra addirittura contrastare, con questo parere contrario, la stessa linea del Ministro degli esteri, Moavero Milanesi, che ha ribadito la contrarietà a ipotesi unilaterali e che non ha partecipato a incontri bilaterali a Vienna per questa ragione. Certo, va in contraddizione con le aperture, date invece dal Ministro dell'interno Salvini, alla possibilità del doppio passaporto all'ultimo vertice di Salisburgo.

Forse da questo deriva l'imbarazzo della maggioranza. Lega e MoVimento 5 Stelle non hanno preso la parola in discussione generale, mi auguro che lo facciano oggi. Il Governo ha dato parere favorevole solo alla mozione di maggioranza, che è molto blanda, che non si capisce bene che cosa impegni a fare il Governo e che sicuramente attenua quella che è sempre stata la linea del nostro Paese, ribadita anche dal Governo Gentiloni che si è sempre opposto a iniziative unilaterali da parte dell'Austria sul tema della cittadinanza.

Noi crediamo di dovere riaffermare un modello di autonomia, che è guardato con interesse anche da altre realtà straniere, che vivono tensioni, in alcuni casi addirittura conflittualità, come un modello di convivenza, che ha portato a prosperità economica, certo, ma soprattutto a integrazione, sviluppo sociale e culturale, nel rispetto del multilinguismo e del multiculturalismo. Ma dobbiamo ribadire anche l'esigenza di non creare fratture, di non creare divisioni, di non creare lacerazioni nella comunità dell'Alto Adige, con iniziative che ci farebbero tornare indietro nel tempo e, certo, non consentirebbero diritti e opportunità in più, a scapito di una parte della popolazione.

Tutti noi sappiamo perfettamente che ci riconosciamo, innanzitutto, in un unico passaporto e che italiani e austriaci oggi sono accomunati dal passaporto europeo. Provare a tornare a particolarismi, a chiusure tra singoli Stati con venature anche nazionaliste, significa mettere in discussione lo stesso progetto europeo. Molti di noi, soprattutto le generazioni più giovani, sono abituati a viaggiare dentro i confini europei senza passaporto, senza controlli alle frontiere, utilizzando la stessa moneta, avendo la possibilità di studiare, viaggiare e lavorare nei diversi Paesi europei. Tornare a rivendicazioni di tipo particolarista sicuramente non aiuta il processo di integrazione europea.

Ed è alquanto singolare che, in quest'Aula, proprio quelle forze politiche che a livello europeo appoggiano iniziative di Kurz, si riconoscono nei movimenti sovrani e sono a loro volta di carattere sovranista, contrastino poi iniziative di questo tipo, perché altro non ci si può aspettare da chi, in qualche modo, rivendica il nazionalismo e la sovranità del proprio Paese. E poi non ci si può lamentare quando, a farne i conti, sono i nostri stessi concittadini in Alto Adige.

Quindi, noi ci auguriamo che il Governo possa assumere iniziative più decise e soprattutto unitarie, superando la frammentazione attuale e rivendicando la necessità di ribadire un modello di autonomia, sancito anche dalla nostra Costituzione, tutelando le minoranze linguistiche, ma salvaguardando ovviamente l'unità del nostro Paese.