Economia

Decreto fiscale: solo condoni e guerra agli onesti

13/12/2018

UN DECRETO FISCALE “OMNIBUS” CHE FA SOLO DANNI

 

UN ALTRO PASTICCIO IN SALSA “GIALLO-VERDE”.

Il problema è che non si tratta solo dell’ennesimo provvedimento confuso e pasticciato ma purtroppo fa anche molti danni in un campo delicato come quello fiscale.

Nessun riordino. Nessuna certezza.

Si continua a giocare con le parole, con improbabili e fasulle invenzioni lessicali. Così come il “decreto dignità” non era altro che un “decreto disoccupazione”, ora il governo definisce “pace fiscale” ciò che invece non è altro che un composito “condono fiscale”.

Ne beneficeranno coloro che non pagano le tasse, mentre lavoratori dipendenti, pensionati, lavoratori autonomi e imprenditori onesti continueranno a sostenere il carico fiscale di tutto il Paese.

Questo decreto è purtroppo un insieme di condoni e sanatorie.

Con grave danno per la lotta all’evasione e all’elusione che nel 2017 aveva portato al recupero di 20 miliardi di euro.

 

UN PROVVEDIMENTO NON URGENTE ED ETEROGENEO

Innanzitutto, perplessità sotto il profilo della legittimità costituzionale. Proprio l’eterogeneità delle misure contenute si pone in contrasto con il necessario legame tra il provvedimento legislativo urgente e il “caso straordinario” che lo avrebbe reso necessario, a norma della Costituzione.

Il decreto fiscale è in realtà un “omnibus” e si occupa delle più disparate materie: oltre alle numerose misure di condono e sanatoria ci sono misure riguardanti le Ferrovie dello Stato, la proroga del “bonus bebè”, il potenziamento degli investimenti in reti a banda ultralarga, la creazione di un fondo per il maltempo, le autorità portuali, la cassa integrazione per riorganizzazione o crisi aziendale e l’incremento del fondo per la partecipazione italiana alle missioni internazionali previsto nella legge quadro n. 145 del 2016, il cui finanziamento ordinario certo non può essere considerato un caso straordinario di impellente necessità e urgenza.

 

LA PACE FISCALE: UNA FERITA AL NOSTRO SISTEMA TRIBUTARIO

Le diverse misure di definizione agevolata contenute nel decreto mettono in discussione, come detto, la complessiva tenuta del sistema tributario, riconoscendo forti e ingiustificate agevolazioni in favore di chi non ha adempiuto correttamente alle proprie obbligazioni tributarie, penalizzando i cittadini che regolarmente lo hanno fatto, depotenziando l’efficacia degli istituti di definizione e dialogo con i contribuenti introdotti nel corso della scorsa legislatura. Tali misure recano inoltre un palese danno a carico del bilancio statale producendo minori entrate per l’erario nei prossimi anni, nonché – come vedremo – sui bilanci degli enti territoriali, andando conseguentemente a ledere il principio della loro autonomia.

 

COLPITI I BILANCI DEGLI ENTI LOCALI

Anche l’intervento previsto all’articolo 4, riguardante lo stralcio dei debiti fino a 1.000 euro affidati agli agenti della riscossione e relativo in gran parte ai crediti dei Comuni per Tarsu, Ici, contravvenzioni stradali, rette scolastiche, oltre a quelli delle Regioni per il bollo auto, colpisce il principio di autonomia degli Enti locali e più concretamente provocherà per loro un inatteso deficit di bilancio.

Secondo le stime dell’Anci, si tratta di una misura che andrà a gravare sui carichi comunali per quasi 4 miliardi e che avrà “effetti dirompenti sugli equilibri di bilancio che andranno valutati con precisione e di conseguenza compensati”.

 

LA FATTURAZIONE ELETTRONICA: INVECE DI INCENTIVARLA, SI DEPOTENZIA

Nel corso delle audizioni al Senato, i rappresentanti della Corte dei conti, dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza sono stati concordi nel sottolineare come la fatturazione elettronica concorra alla riuscita del nostro sistema tributario. Nel decreto, invece, c’è tutto tranne l’obiettivo di far funzionare di più e meglio questo strumento. Ci sono invece indebolimenti, annacquamenti e tentativi di sviare la sua capacità di insediamento e il suo potenziamento.

 

SANATORIA PER CHI PRODUCE E COMMERCIALIZZA SIGARETTE ELETTRONICHE

L’articolo 8 del decreto consente la definizione agevolata di debiti tributari maturati fino al 31 dicembre 2018 – per i quali non sia intervenuta sentenza passata in giudicato – relativi alle imposte di consumo su prodotti contenenti nicotina o altre sostanze idonei a sostituire il consumo dei tabacchi lavorati e sui prodotti liquidi da inalazione senza combustione costituiti da sostanze diverse dal tabacco, non destinati ad essere usati come medicinali, contenenti o meno nicotina.

Si tratta di misure che si configurano oggettivamente come una vera e propria sanatoria fiscale con un maxisconto: la definizione agevolata è ammessa con il versamento pari al 5 per cento degli importi dovuti e non sono previsti né interessi né sanzioni.

 

MONEY TRANSFER: DISCRIMINATI I MIGRANTI REGOLARI

L'articolo 25-novies, introdotto al Senato, istituisce a partire dal 1o gennaio 2019 un’imposta sui trasferimenti di denaro effettuati verso Paesi non appartenenti all'Unione Europea dai cosiddetti money transfer.

Anche in questo campo, quindi, si sceglie di colpire in maniera discriminatoria le rimesse dei migranti regolari, vale a dire persone che da anni lavorano, vivono e pagano le tasse in Italia. Per non parlare, poi, del rischio che aggiungendo una tassa a un contesto già caratterizzato da alte commissioni, si finisca col favorire il ricorso a canali di trasferimento illegali.

 

 

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