Ambiente
L'ITALIA DOVREBBE DOTARSI DI UN CODICE RICOSTRUZIONE
Il decreto, quanto meno nelle intenzioni del governo, cerca di rispondere da una parte alla necessità di disporre misure urgenti per garantire la continuità, la tempestività, la semplificazione e l'efficacia dell’attività mirata alla ricostruzione nelle zone dell'Italia centrale colpite dagli eventi sismici verificatisi nel 2009 e nel 2016, e dall’altra all’esigenza di rifinanziare il “Fondo regionale di Protezione civile”, per contribuire al potenziamento del sistema di Protezione civile delle Regioni e degli enti locali e per consentire l’impiego delle risorse finanziarie disponibili in relazione agli eventi alluvionali verificatisi nelle Marche a settembre del 2022.
Il problema, però, anche questo provvedimento si inserisce nel solco di un modo di procedere del governo che ormai è chiaro e consolidato: si insegue l'emergenza con provvedimenti assunti senza una visione organica e trascurando ogni forma di prevenzione.
Governo e maggioranza danno l’impressione di non avere un orizzonte, anche su temi delicatissimi come quelli che riguardano il riassetto e il rammendo del territorio, fondamentali per il futuro del Paese e per la prevenzione di tragedie e calamità.
Ancora una volta, peraltro, non si può fare a meno di sottolineare la sordità di fronte a diverse proposte del Pd-Idp che avrebbero migliorato il provvedimento, con l’eccezione del fatto che si è finalmente concretizzata una proposta sostenuta da tempo dal Pd, per cui tutti i Comuni a rischio di dissesto idrogeografico dovranno avere un piano di Protezione civile.
L’Italia deve dotarsi di un codice della ricostruzione. Non è possibile continuare a normativizzare l'amministrazione o ad amministrativizzare la normazione.
Il codice della ricostruzione darebbe certezza, eguaglianza di trattamento, equità nella reazione per quantità e qualità.