• 07/03/2023

“Questo decreto legge ha dei limiti e la nostra astensione esprime attenzione sui risultati conseguiti e delusione per la distrazione e disattenzione che pure abbiamo misurato. È arrivato il tempo affinché l'Italia si doti di un codice della ricostruzione. Non è possibile continuare a normativizzare l'amministrazione o ad amministrativizzare la normazione. Facciamo un codice ma non perché abbiamo simpatia per le tipografie che cambiano. Il codice della ricostruzione dà certezza, eguaglianza di trattamento equità nella reazione per quantità e qualità”. Lo ha detto in Aula il deputato dem Luciano D’Alfonso, della commissione Finanze, esprimendo il voto di astensione del Gruppo del Partito Democratico nel corso delle dichiarazioni di voto finale al decreto Ricostruzioni.

“Ascoltarsi – ha aggiunto l’esponente dem - è la ragione del Parlamento che non è parlatoio. Ci si ragiona, ci si compone con l'intelligenza di tutti e poi siamo arrivati ad avere sempre di più l'ambizione di leggi quadro. Leggi che per esempio oltre a ricostruire le mura, potessero ricostruire anche l'economia, la cultura, la vitalità. Ma le mura ricostruite, senza la vita, sono cimiteri. Noi abbiamo bisogno di ricostruire, le città, le comunità e i territori. Avendo a mente l'immagine di Pavese, sono i comuni che creano appartenenza, identificazione significato, bellezza, Allora non bastano le mura”.


“Uno – ha concluso D’Alfonso - non sceglie di essere terremotato. Il limite di questo decreto è scritto zigzagando: per alcuni tutto, per altri un po' meno di tutto e per altri ancora troppo poco. Lo stato deve essere rilevante, adeguato, appropriato, coerente, equo. Noi abbiamo qui il rischio di uno stato zigzagante, un po' Arlecchino, distratto, che soppesa e non qualifica tutto allo stesso modo, qui parliamo di dolore. Il Partito Democratico la sua parte l'ha fatta. Vediamo se attorno a questo contributo si organizza serietà, convergenza istituzionale in ragione delle quote di dolore che tutti abbiamo vissuto”.