Cultura

Scuola: serve investire in educazione sessuo-affettiva ma la destra preferisce l'analfabetismo relazionale

03/12/2025

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COLPO ALLA PREVENZIONE PER COMPIACERE MINORANZA IDEOLOGICA. UN ALTRO PASSO INDIETRO SUL FRONTE DEI DIRITTI E DELLE OPPORTUNITÀ

 

La scuola non è censura ma sempre educazione, confronto e crescita. Esattamente quello che manca al provvedimento del Ministro Valditara sull’educazione sessuo-affettiva. Per tenere corsi nelle scuole servirà il consenso dei genitori e comunque solo a partire dalle medie. Un colpo durissimo alla possibilità di costruire strumenti reali per prevenire e contrastare la violenza contro le donne. Una ferita che continua a lacerare il Paese: oltre cento femminicidi ogni anno, e un sommerso enorme di violenza che riguarda anche le ragazze e i ragazzi più giovani. Lo raccontano l’età sempre più bassa delle vittime e degli autori e i tragici fatti di cronaca di questi giorni. L’Italia va in direzione opposta rispetto ai Paesi più avanzati dell’Unione Europea, dove venti Stati hanno già introdotto l’educazione affettiva e sessuale obbligatoria. Un altro passo indietro sul fronte dei diritti e delle opportunità”.

Così Chiara Braga, Capogruppo Pd alla Camera dei Deputati. 

 

Il 3 dicembre 2025, infatti, è  stato approvato in prima lettura dalla Camera dei deputati il cosiddetto ddl Valditara, ossia il disegno di legge contenente disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico.

Il Partito Democratico ha votato contro, ritenendo profondamente sbagliato un provvedimento che – in estrema sintesi – prevede la necessità del consenso preventivo dei genitori per l’educazione sessuo-affettiva nella scuola secondaria di primo grado e in quella secondaria di secondo grado, e la vieta totalmente per la scuola dell’infanzia e la scuola primaria.

Con un emendamento in Commissione la maggioranza di centrodestra aveva addirittura previsto di estendere il divieto anche alla scuola secondaria di primo grado, poi, dopo una forte battaglia delle opposizioni e delle tante associazioni che si occupano di questo tema, insieme a studenti, docenti, dirigenti scolastici e semplici cittadini, il Governo è stato costretto a una precipitosa retromarcia. E almeno quel divieto è caduto.

Il disegno di legge sul consenso informato per l'educazione sessuale va nella direzione opposta rispetto ai principi della nostra Costituzione. È un meccanismo burocratico, profondamente ideologico, che limita la libertà di insegnamento, svuota l'autonomia delle scuole e nega alla scuola pubblica la sua funzione di luogo laico, aperto e democratico.

Il meccanismo del consenso informato rischia di negare l’educazione sentimentale proprio ai minori che ne hanno più bisogno. Chi vive in un contesto familiare violento e oppressivo potrebbe non riuscire mai ad avere accesso a un percorso educativo. Con questo disegno di legge si vanifica il principio di superiore interesse del minore, sancito da tutte le convenzioni internazionali, e che dovrebbe orientare la politica pubblica riguardante i minori. Il rischio è quello di rendere la scuola un luogo neutro, silenzioso, incapace di affrontare la complessità della crescita.

Con questo provvedimento si contrae il diritto delle ragazze e dei ragazzi ad avere una formazione affettiva e sessuale, libera e consapevole, che possa consentire loro di vivere al meglio una vita basata sul rispetto e sulla conoscenza dell'altro. Il Governo, infatti, stabilisce che parlare a scuola di corpo, emozioni, consenso è una minaccia.

È un grande arretramento culturale che rivela la paura profonda di una scuola che emancipa, che fa pensare, che mette in discussione gli stereotipi. Con questo provvedimento si condanna il Paese ad un analfabetismo relazionale.

 

 

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