Data: 
Martedì, 26 Ottobre, 2021
Nome: 
Vito De Filippo

Presidente, sottosegretario, colleghi, le mozioni che stiamo per approvare pongono un problema molto serio nel nostro Sistema sanitario nazionale. Lo ripeto con grande convinzione: un problema molto serio, lo dico soprattutto al rappresentante del Governo, che ha fatto anche un lavoro diligente di valutazione delle stesse mozioni. E, per quanto possa apparire, molte volte, un rituale formale questo nostro dibattito sulle mozioni, io suggerisco ai colleghi di fare una valutazione molto importante di questo lavoro, perché si arriva quasi sempre al dibattito sulle mozioni - come avete notato, alcune sono molto simili e pongono problemi, sicuramente, simili - dopo aver ascoltato associazioni di pazienti, organizzazioni di operatori del nostro Sistema sanitario. Sono approfondimenti rilevanti, sono, mi sentirei di dire, saggi monografici su singole patologie che offrono al Parlamento e al Governo rilevanti elementi per poter decidere meglio nei prossimi anni. In questi anni, le mozioni che hanno riguardato la sanità, il più delle volte, sono state positivamente unitarie, hanno trovato un'ampia condivisione dei gruppi parlamentari e, quindi, le dovremmo considerare come tessere, come pezzi di un mosaico che, guardandolo, poi, nella sua interezza, offre un quadro complessivo di come dovrebbe essere ancora meglio il nostro Sistema sanitario italiano. E l'anno e mezzo pandemico che abbiamo alle nostre spalle spinge vieppiù a fare questo approfondimento proprio sulle mozioni, perché c'è quasi un filo conduttore nelle mozioni che riguardano la sanità che noi abbiamo approvato, compresa quella che riguarda le cerebrolesioni gravi o le cerebrolesioni acquisite, come vengono indicate dalla letteratura scientifica. E quale è questo filo conduttore che trovate, ancora una volta, in questo dibattito? Sicuramente le grandi differenze che ci sono nel nostro Sistema sanitario nazionale, sulle quali differenze ritornerò fra breve. Questo anno e mezzo pandemico ha messo a disposizione per la prima volta, nel dibattito politico e istituzionale del nostro Paese, a tutti gli stakeholder che si occupano di sanità e che sono il management delle strutture sanitarie locali, alle amministrazioni regionali, al Governo e al Parlamento, elementi inconfutabili verso un ragionevole percorso di una nuova governance del Sistema sanitario italiano, che questo anno e mezzo ci ha posto anche in maniera drammatica.

Stessa cosa dicasi sull'organizzazione dei servizi per acuti, dei servizi socioassistenziali territoriali, riabilitativi e di lungodegenza che riguardano le patologie rapportate alle cerebrolesioni acquisite o alle cerebrolesioni gravi.

C'è quindi questo sfondo comune e, se noi guardiamo con attenzione, ci renderemo conto che, sui servizi che riguardano la fase acuta di questa patologia, con riferimento agli interventi, abbiamo dati a disposizione che offrono una geografia disarmonica, difforme, iniqua, differenziata, una disunità che, purtroppo, è sempre alla ribalta nel nostro Sistema sanitario nazionale.

E se guardiamo, poi, ai servizi che interessano la riabilitazione, la fase cosiddetta post-acuta, la riabilitazione e la lungodegenza, la situazione è addirittura peggiore, perché quasi sempre, su questo tipo di questioni - la lungodegenza, la riabilitazione, l'assistenza domiciliare integrata, l'assistenza alle famiglie, la formulazione di politiche più strutturate che riguardano i caregiver, eccetera -, queste differenze, al di là di qualche virtuosa sperimentazione che c'è nel nostro Paese, in alcune parti nel territorio del nostro Paese e in alcune regioni specificamente, sono addirittura peggiori. E, come capite, questa parte che è addirittura peggiore è quella che grava ancora di più sulle famiglie, perché queste differenze sono assolutamente, molte volte, ingestibili. Immaginatevi quello che succede, per esempio, dopo patologie di questo tipo, sui disturbi comportamentali, come codificarli, quali sono i problemi di un sistema sociale territoriale, di un sistema scolastico, di un sistema anche che riguarda il mercato del lavoro, attinenti a disturbi comportamentali che, molte volte, non sono codificati e che, se non sono supportati da diagnosi approfondite e da ragionevoli servizi conseguenti a queste diagnosi, producono effetti distorsivi di emarginazione e di esclusione di parti importanti, anche di parti che hanno disabilità nel nostro Paese, che è un fatto assolutamente doloso, grave e, per molti aspetti, irresponsabile. Differenze regionali straordinarie, disomogeneità assolutamente da superare. Queste mozioni hanno il pregio di avere un'analisi profonda, come dicevo all'inizio del mio intervento, un'analisi ricavata proprio da questo incontro che c'è stato.

Il gruppo che io rappresento ha presentato una mozione a firma della collega Carnevali, che è il frutto di una relazione, noi speriamo, sempre attenta, paziente, interessata verso chi queste questioni le conosce, come associazioni che si sono in qualche modo incaricate di segnalare e organizzazioni, come dicevo prima, di operatori della sanità che segnalano la gravità di queste differenze e le difficoltà nelle quali intendono agire. Il sottosegretario qui presente saprà meglio di me che, qualche mese fa, è arrivata dopo un lunghissimo lavoro nella Conferenza Stato-regioni l'approvazione delle linee guida su questa materia, in ragione di un famoso decreto, che riguarda proprio esattamente questa materia. Quelle linee guide sono ben scritte e ben formulate e danno un supporto culturale, metodologico, diagnostico e anche di altro genere a chi deve decidere ed organizzare. È scritta, sottosegretario, la solita dizione, sempre il solito articolo in quel decreto, che accompagna quelle linee guida: la valutazione e il monitoraggio, che il comitato LEA a livello nazionale si deve incaricare di fare, affinché questi servizi territoriali - ma non solo, anche quelli per acuti - vengano organizzati in ragione del bisogno, che sono anche bisogni non misurabili molte volte, come hanno spiegato i colleghi, perché ci sono valutazioni anche tecnico-scientifiche su alcuni problemi, che riguardano soprattutto i disturbi comportamentali derivanti da lesioni, che trovano anche una labile definizione. Immaginatevi già i numeri importanti, che sono stati citati, in termini epidemiologici che ci sono per le cerebrolesioni gravi o per le cerebrolesioni acquisite nel nostro Paese. Ebbene, quel decreto prevede che il comitato LEA monitori sostanzialmente le regioni. Io credo, spero e formulo, dalla mia modesta esperienza, che sia quanto più invasivo: al Parlamento e al Governo si deve consentire di fare incursioni debite nel sistema sanitario, anche dentro le competenze regionali, perché non è sempre un problema finanziario. Questa sfida certe volte è un po' strana; sulle risorse alla sanità è una sfida oziosa. Ci sono territori e regioni che possono decidere in ragione dei loro dati epidemiologici, per dare, a queste persone che hanno bisogno e alle famiglie, il supporto che meritano. Concludo, Presidente. Quindi, ci sono le linee guida e c'è il decreto. Facciamolo attuare in maniera stringente, facciamo in modo - e concludo veramente - che strumenti che abbiamo a disposizione, come il Fondo per la non autosufficienza, quello per i caregiver e quello per il “dopo di noi”, diventino ancora di più robusti e consistenti, perché nella fase post acuta, quella della riabilitazione e della lunga degenza, sono normative che consentono di fare un grande lavoro, che sicuramente con più risorse si potrà fare meglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).