Serracchiani e De Luca, procedura nomina irrituale, compromette autonomia
“Con la proposta di nomina del fedelissimo di Fitto a membro italiano per la Corte dei Conti europea l’amichettismo sbarca a Bruxelles”, così i democratici Debora Serracchiani e Piero De Luca commentano il parere positivo della commissione per la revisione dei bilanci del Parlamento europeo alla nomina di Manfredi Selvaggi come membro italiano della Corte dei Conti europea. “La procedura di nomina è stata irrituale - sottolineano - il governo ha scelto un fedelissimo del ministro Fitto invece di trasmettere i due nomi individuati, come da prassi, dalla Corte dei Conti italiana. Un atto molto grave, una vera e propria forzatura, che compromette l’indipendenza del componente italiano e che viola le regole istituzionali, come peraltro ingenuamente dichiarato da Fitto nella risposta alla nostra interrogazione parlamentare su caso”.
Serracchiani, De Luca: motivazioni insufficienti, è stata forzatura
“La risposta del ministro Fitto alla nostra interrogazione sulla procedura di nomina del membro italiano per la Corte dei Conti europea è del tutto insoddisfacente. Le motivazioni confermano, al contrario, che il governo ha scelto un fedelissimo invece di trasmettere i due nomi individuati, come da prassi, dalla Corte dei Conti italiana. Una vera e propria forzatura”. Così i democratici Debora Serracchiani e Piero De Luca commentano la risposta del ministro Fitto alla loro interrogazione parlamentare per fare luce sulla procedura che ha portato alla nomina alla Corte dei conti europea del Capo della struttura di missione del ministero per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. “Il ministro Fitto – rendono noto i deputati - ha risposto sottolineando che la scelta è ricaduta su Carlo Alberto Manfredi Selvaggi dal momento che i due nomi indicati dalla Corte dei conti italiana, ossia Giovanni Coppola e Maria Annunziata Rucireta, non avevano “un’età anagrafica compatibile con l’espletamento dell’interno mandato di sei anni”. Una risposta del tutto insoddisfacente – commentano - dal momento che l’ordinamento europeo prescinde dalla legislazione nazionale sui limiti di età (come peraltro dimostra l'età anagrafica del membro attuale). Inoltre, il nome indicato dal governo, la cui autonomia - che è requisito fondamentale - è del tutto discutibile, non avrebbe neanche partecipato alla procedura interna della Corte dei conti italian
“Una nuova perizia medico legale sarà eseguita sulla salma di Stefano Dal Corso, il detenuto romano di 42 anni deceduto nella sua cella del carcere Massama di Oristano nel 2022.” La notizia arriva dai deputati del Partito Democratico Debora Serracchiani e Silvio Lai che riferiscono quanto contenuto nella risposta del Ministro della Giustizia all’interrogazione presentata dal gruppo del PD, prima firmataria la stessa Debora Serracchiani.
Il caso era stato archiviato come suicidio dal GIP del Tribunale di Oristano senza che venisse effettuata l’autopsia. La sorella di Dal Corso aveva chiesto la riapertura del caso, sulla base anche di una testimonianza anonima di una persona che aveva detto di essere in possesso di filmati che proverebbero l’uccisione di Stefano Dal Corso. Ricordiamo che il detenuto, la cui pena era nella fase conclusiva, era arrivato da pochi giorni da Rebibbia nel carcere di Oristano per presenziare ad un’udienza di un processo nel quale era coinvolto.
“Abbiamo chiesto al Ministro – afferma Debora Serracchiani – di adottare iniziative immediate per verificare quanto accaduto nel carcere di Oristano. Se dovessero emergere responsabilità di terzi il fatto rappresenterebbe un vulnus di incredibile gravità al sistema di gestione dell’esecuzione della pena da parte dello Stato. La notizia dell’incarico ad un collegio peritale composto da cinque esperti del settore è sicuramente molto positiva. Speriamo che a questo punto si arrivi ad una verità definitiva sulla morte di Stefano Dal Corso. Ma ci sono altri elementi che devono essere approfonditi e che riguardano i sistemi di sicurezza del carcere di Oristano.”
“Dalla risposta del Ministro – dichiara il deputato sardo del PD Silvio Lai – emerge che dal 2017 non viene effettuata la manutenzione dell’impianto di video sorveglianza. E sempre nel 2017 risultavano funzionanti solo 45 telecamere su 295. Nessuna telecamera funzionante è presente nelle celle, e anche quella dalla quale si intravede la cella nella quale è avvenuto il decesso di Dal Corso risulterebbe malfunzionante.”
“Tutto questo è gravissimo – concludono i due deputati dem – chiediamo che vengano avviate immediatamente tutte le procedure per eseguire la manutenzione del sistema di video sorveglianza ed il ripristino di tutte le telecamere non funzionanti per garantire la più totale sicurezza a tutte le persone che operano nel carcere e a tutti i detenuti.”
“La separazione delle carriere è sbagliata perché compromette l’obbligatorietà dell’azione penale con pubblici ministeri che finiranno sotto l’esecutivo. Una riforma che, nei fatti, minerà l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge”, così la responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani interviene nel merito della riforma costituzionale in materia di separazione delle carriere giudicante e requirente della magistratura all’esame del parlamento.
Dichiarazione di Debora Serracchiani, responsabile Giustizia Pd e Federico Gianassi, capogruppo Pd commissione Giustizia
"Il sottosegretario Delmastro oggi ad un convegno ha dichiarato che il governo assicurerà 7.300 posti in più nelle carceri per colmare i 9.100 attualmente mancanti. I posti disponibili, in base ai dati del Garante dei detenuti, sono 47000 e i reclusi più di 60.000. Inoltre, sul sovraffollamento è stato proprio il capo del Dap in Commissione Giustizia della Camera ad affermare, pochi giorni fa, che l'obiettivo del governo, utilizzando anche le risorse del Pnrr, è realizzare circa 3.800 nuovi posti. Quanti sono in realtà quindi, 7300 come dice Delmastro o 3800 come dice il Dap?
In ogni caso come si può realmente affrontare con efficacia il sovraffollamento se la popolazione carceraria aumenta di oltre 400 unità a mese, sempre secondo le dichiarazioni del capo del Dap, e che dunque nei prossimi due anni aumenterà in previsione di quasi 10.000 unita? Sicuramente non come fa Delmastro con numeri a casaccio". È quanto dichiarano Debora Serracchiani, responsabile giustizia del Pd, e il capogruppo Pd in Commissione Giustizia di Montecitorio Federico Gianassi.
“L’aumento dei minori detenuti è preoccupante. Ne scrive oggi Il Foglio rivelando che i ragazzi detenuti sono arrivati ad essere 516 a fine gennaio, 131 in più rispetto allo scorso anno. Fino al 2022 si era registrato un costante calo degli ingressi dei minori in carcere, questa inversione di tendenza rappresenta un pericolo per i rischi connessi al sovraffollamento e alle condizioni di detenzione". Lo affermano in una nota le deputate Pd della commissione Giustizia Michela Di Biase e Debora Serracchiani. "C’è un nesso evidente - spiegano le deputate - tra l’aumento dei giovani che entrano in carcere ed il populismo penale di questo Governo, che ha aumentato il numero di reati che riguarda i minori. Il più evidente è legato all'espansione dell'azione punitiva proposta nel decreto Caivano a scapito dell'approccio educativo verso i giovani. Un duro colpo al modello penale minorile che in Italia ha sempre privilegiato misure alternative alla detenzione”. “Chiederemo l'audizione del direttore dell'esecuzione esterna della pena - aggiungono Di Biase e Serracchiani - e un’indagine conoscitiva in commissione Giustizia per conoscere le ragioni degli aumenti degli ingressi nelle carceri minorili, i reati commessi e le pene comminate. Serve rimettere al centro il paradigma educativo - concludono - contro l’ossessione repressiva che rischia di compromettere il reinserimento dei minori che commettono reati”.
Serracchiani e Gianassi (Pd): maggioranza divisa, uniti solo nella delegittimazione dei magistrati
“Stiamo assistendo ormai da settimane alla fuga della maggioranza di destra rispetto all’espressione di pareri sui decreti di attuazione della riforma Cartabia, in particolare sui magistrati fuori ruolo e sulle modifiche dell’ordinamento giudiziario che attengono anche al fascicolo di valutazione del magistrato. Questa destra, che a parole si mostra sempre molto muscolare e che in questo primo anno e mezzo di legislatura non ha mai perso l’occasione di fare della giustizia una bandiera ideologica, alla prova dei fatti finisce per scappare. Da settimane abbiamo presentato il nostro parere sui magistrati fuori ruolo, ma dalla maggioranza nessun segno. Ciò che il governo prospetta è una riduzione minimale che non utilizza gli spazi concessi dalla riforma Cartabia che consentivano la riduzione ben più significativa dei magistrati fuori ruolo. Noi, a differenza della maggioranza di destra, non abbiamo mai pensato che la funzione del magistrato fuori ruolo debba essere contrastata in sé perché quelle competenze sono estremamente utili. Ciò che va evitato è un numero eccessivo che finisce per determinare due conseguenze negative: una maggiore scopertura di organico della magistratura e una relazione troppo stretta tra politica e magistratura che invece meritano di essere distinte. Questa maggioranza, che - sbagliando - non perde occasione di attaccare e delegittimare la magistratura, continua poi a procedere con la tecnica del rinvio, un atteggiamento politico ipocrita e debole frutto delle clamorose differenze, distinzioni e incoerenze che la caratterizzano” così i deputati Federico Gianassi e Debora Serracchiani, rispettivamente capogruppo dem in Commissione Giustizia e responsabile Giustizia del Partito democratico.
Domani alle ore 11.30 i parlamentari reggiani democratici il senatore Graziano Delrio e l’onorevole Andrea Rossi, con la presenza del sindaco Luca Vecchi, accompagneranno la responsabile nazionale giustizia del Partito Democratico Debora Serracchiani in un sopralluogo presso il carcere di Reggio Emilia.
L’iniziativa si inserisce all’interno delle visite e degli approfondimenti organizzati dalla deputata Serracchiani in merito alla situazione delle carceri italiane e dopo il pestaggio reso noto la scorsa settimana avvenuto proprio presso la casa circondariale reggiana.
In merito al gravissimo episodio i gruppi del Partito Democratico di Camera e Senato hanno presentato interrogazioni urgenti al ministro della giustzia Nordio, chiedendo di riferire con urgenza al Parlamento e quali iniziative intenda adottare per ricostruire i fatti e individuare le responsabilità.
Al termine della visita, alle ore 14.00, la stampa è invitata per una conferenza stampa presso la federazione del Partito Democratico di Reggio Emilia in via Gandhi 22.
“Il conferenziere Nordio non solo è rimasto muto e fermo per un anno ma adesso che si è deciso a parlare del caso Salis oltre al danno ci aggiunge le beffe. Non so se si renda conto della gravità delle sue parole, quando attribuisce la responsabilità della detenzione di Ilaria Salis ai suoi familiari, spero quasi non ne sia consapevole perché altrimenti saremmo di fronte a un caso di cinismo senza precedenti. Fa il paio con il ministro Tajani che dopo un anno di carcere, dopo l’esplosione mediatica di un caso di diritti violati, si vanta dei risultati del Governo Meloni. Siamo al paradosso ma a quanto pare questa è l’Italia della premier”. La responsabile Giustizia del Pd Debora Serracchiani replica alle dichiarazioni del ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Serracchiani: Governo intervenga per riportarla in Italia
“Quanto accaduto oggi a Budapest conferma i timori della famiglia e di ilaria. Le immagini della donna impiccata alla
manifestazione neofascista sono eloquenti e scioccanti. Per questo è inaccettabile che il governo non agisca e non intervenga per sottrarre Ilaria a queste minacce ed a questi pericoli. È dovere del ministro Nordio agire e non limitarsi ad annuire durante la surreale informativa alla camera del ministro Tajani e lavorare per farla tornare in Italia”. Così la deputata democratica, Debora Serracchiani
Serracchiani, governo intervenga su emergenza umanitaria negli istituti penitenziari
“Il governo riferisca alle camere sul caso di torture in carcere a Reggio Emilia”. Cosi la deputata Democratica, responsabile nazionale giustizia del Pd, Debora Serracchiani, dopo aver visto le immagini del pestaggio a un detenuto dell’’Istituto carcerario di Reggio Emilia che è stato incappucciato con una federa, messo pancia a terra con uno sgambetto e poi preso a pugni sul volto e sul costato, calpestato con gli scarponi, trattenuto alcuni minuti per braccia e gambe dagli agenti della polizia penitenziaria. Le immagini documentate dalle telecamere interne dell’Istituto sono agli atti dell'inchiesta chiusa dalla Procura reggiana a carico di 10 agenti, otto accusati di tortura. “L’emergenza umanitaria che si sta vivendo nelle carceri italiane merita attenzione da parte del governo - conclude - il ministro Nordio riferisca. E ci dica se intende eliminare il reato di tortura. Ci spieghi anche che fine hanno fatto i reati ipotizzati nel cd pacchetto sicurezza che hanno tutta l’aria di voler superare nei fatti proprio il reato di tortura”.
Nome trasmesso è diverso da quelli indicati dalla Corte dei Conti
"Vorremmo sapere dal Ministro per gli Affari europei come mai per la prima volta nella storia del nostro Paese il Governo italiano non abbia inteso seguire le indicazioni della Corte dei conti in merito all'individuazione del nome come membro italiano per la Corte dei conti UE.
La Corte dei Conti UE è composta da 27 magistrati contabili, uno per ogni stato membro; per prassi la Corte dei Conti Italiana ha sempre indicato il componente italiano e i governi hanno proceduto alla presentazione formale del nome. Questa volta invece abbiamo assistito ad una scelta piuttosto insolita: il ministro Fitto invece di trasmettere i due nomi individuati cosi come da prassi dalla Corte dei Conti, ossia Giovanni Coppola e Maria Annunziata Rucireta, ha scelto il nome di Carlo Alberto Manfredi Selvaggi, magistrato contabile che nel maggio 2023 era stato scelto proprio dallo stesso Ministro come capo della nuova Struttura di Missione PNRR. Ci sembra una scelta al di fuori della prassi, rispetto alla quale chiediamo se vi siano questioni di incompatibilità con il ruolo ricoperto dal dott. Selvaggi e per questo vorremmo dei chiarimenti urgenti in merito". Lo ha detto la deputata e responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, che ha presentato una interrogazione al ministro Fitto.
no a nuove tentazioni Lega su “emendamento Bandecchi”
“Il dietrofront sulle università online è una notizia positiva, ci auguriamo che questo argomento sia definitivamente accantonato e che nella maggioranza non vi siano nuove tentazioni a presentare una norma che, come denunciato dalla Conferenza dei rettori, dall’Anvur e dell’Anac, favorisce le università telematiche in termini economici, impoverisce la qualità dei percorsi accademici e crea problemi in termini di legalità” così le deputate e i deputati democratici, Simona Bonafè, Debora Serracchiani, Gianni Cuperlo, Federico Fornaro, Andrea Orlando e Matteo Mauri che hanno da subito denunciato in commissione l’attenzione “sospetta” della Lega sulla norma giornalisticamente ribattezzata “emendamento Bandecchi”.
Serracchiani e Gianassi, passare dalle parole ai fatti e abbandonare approccio securitario
“La tragedia dei suicidi in carcere e l’emergenza umanitaria che si vive in molti istituti penitenziari devono essere al centro dei lavori parlamentari” così la responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani, e il capogruppo in commissione alla Camera, Federico Gianassi che hanno ottenuto, per domani alle ore 15, l’audizione di Giovanni Russo, Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria sulle tematiche relative alla situazione delle carceri con particolare riferimento alla gestione della salute mentale e al fenomeno dei suicidi.
“Un’audizione molto importante - sottolineano i deputati - perché si possa finalmente passare dalle parole ai fatti e discutere sulle reali condizioni di vita e di lavoro nelle carceri, abbandonando l’approccio securitario e sanzionatorio del governo che è inutile e dannoso”.
È grave la scelta del Dap di annullare senza alcuna motivazione la presentazione del libro di Giuliano Amato nel carcere di San Vittore. Chiederemo al ministro Nordio e al direttore del Dap, visto che abbiamo chiesto di sentirlo mercoledì in audizione sulle condizioni generali delle carceri, di spiegare al Parlamento per quali oscure ragioni sia stata cancellata l’iniziativa dedicata al tema dei diritti e della democrazia, che si sarebbe dovuta tenere domani presso l'istituto di Milano.
Così la deputata dem Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Partito democratico.