"La giustizia italiana ha tanti problemi: la mancanza di organico, la lentezza dei processi, il sovraffollamento delle carceri. Ma la riforma sulla separazione delle carriere che stiamo discutendo alla Camera non ne affronta neanche uno. Anzi, ne aggiunge altri e, per di più, è una punizione, un vero e proprio attacco all'indipendenza della magistratura e, dunque, alla Costituzione. Il tentativo è quello di trasformare i pubblici ministeri in una sorta di superpoliziotti che, quindi, saranno più legati al governo e meno indipendenti.
In più, si sdoppia il CSM creandone uno per i magistrati giudicanti e uno per i pubblici ministeri i cui membri verranno estratti a sorte. Un meccanismo che niente ha a che fare con il merito, di cui questo governo si riempie tanto la bocca, e che penalizza anche la rappresentanza di genere. Oggi, infatti, la maggioranza della magistratura è composta da donne, ma non nei suoi vertici. Un sorteggio di nomi non sanerà certo questa disparità.
Per questo abbiamo presentato emendamenti per garantire un'uguale rappresentanza tra uomini e donne. Ma la maggioranza e il governo della prima donna premier non sono interessatati alla questione. Su questo tema della parità di genere, principio costituzionale, così come su tutti gli altri aspetti della riforma non c'è stata alcuna possibilità di discutere per migliorare il testo. La maggioranza è rimasta quasi muta per tutto il dibattito, mera esecutrice degli ordini del governo. È così che si svilisce il Parlamento". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.