• 17/11/2017

“Questa mattina ho partecipato insieme ai lavoratori degli Ispettorati del lavoro di Torino, Vercelli e Cuneo, al presidio organizzato da CGIL, CISL e UIL davanti alla Prefettura di Torino. Analoga manifestazione è stata organizzata in tutte le province italiane. Nel nostro Paese sono occupati oltre 2 milioni di lavoratrici e lavoratori in nero, senza tutele e senza diritti, con nuove forme di catene non visibili ma certamente lesive di libertà e dignità. Il fenomeno del caporalato, seppur affrontato con una serie di norme che hanno irrigidito le sanzioni nei confronti dei trasgressori, continua ad essere un modo per recepire manodopera a basso costo approfittando della disperazione di uomini e donne che antepongono la necessità di lavorare anche solo per mettere insieme il pranzo con la cena, a discapito della loro incolumità. Nel 2016 sono state 642mila le denunce di infortunio e 618 gli infortuni accertati sul lavoro, considerando solo i dati forniti dall’INAIL che come è noto sono parziali escludendo una larga platea di lavoratori. L’evasione fiscale produce un ammanco di bilancio pubblico di 130 miliardi di euro.

Numeri che dovrebbero scatenare un’attenzione nuova e meno distratta rispetto a quanto avvenuto in questi anni. Abbiamo creduto in questa parte del Jobs act in cui la creazione della Agenzia Unica per le ispezioni, oggi INL, avrebbe dovuto ottimizzare le situazioni esistenti, prendendo il meglio da ciascun ente. Complice la scelta di portare a compimento una riforma così importante a costo zero, oggi i risultati negativi sono evidenti e qualcuno vorrebbe far fallire questo tentativo. L’approdo all’Ispettorato Nazionale del lavoro, peraltro, si muove in una logica che supera i confini del nostro Paese, indirizzato dal Parlamento Europeo che ne ha promosso la creazione come perno per lo sviluppo di un’economia occupazionale più moderna e sicura, sulla sponda di quanto realizzato già da altri Paesi. Una riforma che qualcuno aveva provato a definire epocale e che oggi non trova neppure le risorse per il cambio delle targhette sulle 83 sedi esistenti. Le rivendicazioni ascoltate nei presidi di questa mattina e riportate ai Prefetti di tutto il Paese mirano a migliorare il nuovo soggetto nato ormai da oltre due anni. Un progetto in cui il ministro Poletti ed il governo hanno creduto molto, una parte del jobs act che richiede evidentemente un intervento perché altrimenti un’idea condivisibile rischia di tramutarsi in un fallimento. Nel passaggio della legge di stabilità alla Camera trasformerò queste richieste in emendamenti puntuali che possano dare attuazione finalmente ad un’Agenzia funzionante attraverso lo sblocco di risorse e non al taglio come previsto dall’attuale testo. Chi non paga il dovuto fa concorrenza sleale a chi cerca di sviluppare la propria attività in modo onesto.

Ogni infortunio sul lavoro oltre che essere una sconfitta per un Paese civile, si trasforma in spesa sanitaria e contribuisce al buco di bilancio. I soldi investiti nella lotta all’evasione generano in modo esponenziale risparmi. Queste ragioni dovrebbero essere sufficienti ad accendere quell’attenzione che fino ad oggi è mancata su un provvedimento virtuoso che rischia di trasformarsi in un vero e proprio disastro a cui è necessario porre rimedio prima che sia troppo tardi”.

Lo afferma Antonio Boccuzzi, deputato del Pd in commissione Lavoro della Camera.