• 14/01/2025

“Non è accettabile in una democrazia che sia previsto uno scudo giudiziario ad hoc per chi detiene il diritto all'uso legittimo della forza” così il deputato democratico, responsabile nazionale sicurezza del Pd, Matteo Mauri che sottolinea: “Inserire nel registro degli indagati chi ha usato un'arma da fuoco è semplicemente un atto dovuto, e non significa assolutamente essere considerati colpevoli. Ogni cittadino, compresi i lavoratori delle forze dell'ordine, è considerato non colpevole fino a prova contraria”.

“Noi - aggiunge Mauri - rispettiamo sempre il lavoro e il sacrificio delle forze dell’ordine, che operano spesso in condizioni estremamente difficili e rischiano la propria vita per garantire la sicurezza di tutti. Nella stragrande maggioranza dei casi gli agenti di polizia usano le armi solo se costretti, lo fanno in modo adeguato, proporzionato e nel pieno rispetto delle procedure. Ma per appurarlo, anche nel loro interesse, serve un soggetto terzo, e cioè la Magistratura. Che può tranquillamente archiviare in poco tempo la posizione dell'agente. Inserendo nel codice anche la semplice possibilità di escludere qualcuno da questa procedura si correrebbe il rischio di applicare interpretazioni diverse per casi del tutto simili. Quello sì che potrebbe essere letto come un indizio di probabile colpevolezza. E non sarebbe un vantaggio per nessuno. Pensare che ci possano essere delle scorciatoie per alcune categorie o che qualcuno possa essere considerato al di sopra della legge in caso di conflitti a fuoco è un errore da evitare, nell'interesse di tutti. Il governo faccia marcia indietro. La smetta di sfruttare ogni occasione per fare propaganda e alimentare irresponsabilmente il conflitto”, conclude Mauri.