• 16/03/2022

“Questa non è una “guerra tra potenze”. Questa è stata - e rimane - una aggressione a tradimento, mossa da una superpotenza nucleare contro uno Stato sovrano, enormemente meno attrezzato dal punto di vista militare ed economico.
Mi permetto di invitare tutti a lasciar perdere il deprimente teatrino a cui a volte assistiamo in televisione, con opinionisti in cerca di facile visibilità che dai loro salotti comodi e riscaldati invitano gli ucraini ad arrendersi. Non so francamente se questi stessi opinionisti sarebbero pronti a ripetere l’invito alla resa se si trovassero sotto le bombe russe a Leopoli, costretti alla fame e al freddo come gli abitanti di Marjupol, in fila per il pane a Kiev.
Comunque la si voglia chiamare, la resistenza che la popolazione e l’esercito dell’Ucraina hanno opposto all’aggressione del regime di Putin è stata ed è un atto di straordinario coraggio. Ed è stata anche il modo più efficace per opporsi alla guerra, per fermare la strage.
Perché se il regime del Cremlino si orienterà verso il compromesso (come forse sta avvenendo proprio in queste ore), se la strage si fermerà come noi tutti speriamo e come stiamo lavorando perché avvenga, non sarà per la benevolenza di un criminale di guerra come Putin. Ma sarà per la risposta della comunità internazionale e per la resistenza eroica e impari che gli ucraini hanno messo in campo contro l’aggressione russa e a difesa della propria nazione, della vita dei propri cittadini, del proprio futuro. Anche per questo noi oggi, in parlamento, dobbiamo dire con forza "Slava Ukraini!: "Gloria all'Ucraina", perché difendendo se stessa l'Ucraina sta difendendo tutti noi.
E’ da qui che viene la scelta largamente condivisa di questo Parlamento di sostenere la resistenza ucraina, accanto alle molte altre iniziative che l’Italia ha messo in campo per rispondere all’aggressione di Putin.
Tra le conseguenze più gravi della violenta aggressione alla democrazia ucraina non possiamo non citare i danni - materiali, politici e culturali - che la guerra di Putin sta portando al popolo russo. Perché la Russia non è Putin, e il futuro della Russia non può essere confuso con il futuro di Putin e del suo regime dittatoriale. Un regime che ha condannato la Russia all’isolamento e alla vergogna, come non accadeva dai tempi più bui della guerra fredda.
Ce lo stanno dicendo le decine di migliaia di coraggiosi manifestanti russi che proprio in questi giorni sfidano la repressione scendendo in piazza contro la guerra, nonostante gli arresti e i pestaggi della polizia. Ce lo dice la cultura di quel grande paese, che siamo sicuri troverà il suo posto nella comunità internazionale in una chiave di collaborazione multilaterale una volta superata la spietata dittatura di Putin e della sua cerchia. Ce lo dicono, infine, le parole di tante personalità della storia russa che hanno sempre cercato un rapporto positivo e costruttivo con l’Europa”. Lo ha detto in Aula il deputato del Pd, Andrea Romano, intervenendo sull’informativa del ministro degli Esteri Luigi Di Maio sull’Ucraina.