“Ancora una volta, sul caso Almasri, il Governo ha mentito. La ricostruzione secondo cui il rilascio sarebbe stato deciso per favorirne l’arresto in Libia è stata smentita dai fatti, mentre da Palazzo Chigi e Fdi è stata orchestrata una serie di comunicati identici per accreditarla come verità. Bugie istituzionali con versioni sempre diverse e contrastanti, iniziate nei giorni dell’arresto del tagliagole libico a gennaio, rilanciate in parlamento, procedute per mesi e rilanciate anche nei giorni scorsi quando la Libia ha deciso di arrestare Almasri. Ora basta, il Paese non può subire ulteriori umiliazioni su un caso di tale gravità. Le istituzioni meritano trasparenza, non propaganda” così una nota del capogruppo del PD nella commissione giustizia della camera, Federico Gianassi.
"È davvero squallido e ridicolo il post X sulla borseggiatrice pubblicato oggi da Salvini. Contento di donne incinte o con bimbi piccoli detenute in carcere. Questo è il vicepremier di un governo che, di fronte a un mandato di arresto internazionale nei confronti di un assassino e torturatore, invece di consegnarlo alla Corte Penale internazionale, lo ha rimandato in Libia con volo di Stato. Libia dove poi è stato arrestato. Di quale sicurezza parliamo? Questo è un governo che dopo tre anni di operato vede i reati e la criminalità crescere pericolosamente nei quartieri delle città. E mentre cresce la criminalità, il Governo ha tagliato fondi fondamentali per le politiche di prevenzione nelle comunità sui territori. È evidente che siamo di fronte a un Governo che fa propaganda sulla sicurezza, ma non è in grado di dare risposta ai problemi reali del Paese". Lo ha detto Piero De Luca, deputato del Pd e segretario regionale del Pd Campania, a Tagadà su La7.
“Dal Governo ci spiegano che sapevano tutto. Riaccompagnarono Almasri in aereo di Stato per favorire il corso della giustizia libica. Il rischio è che credano persino alle frottole che raccontano. Un’autodifesa goffa di chi non sa che pesci pigliare. Basterebbe chiedere scusa”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Dopo aver votato alla Camera nel 2010 per dire che Ruby era la nipote di Mubarak, oggi la Meloni vuole farci credere che Almasri è stato arrestato perché l’Italia lo ha liberato. Siamo davvero al ridicolo” Così la deputata democratica, responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani.
«Il governo si arrampica sugli specchi. È ridicola la versione di Palazzo Chigi secondo cui Almasri sarebbe stato rilasciato dall’Italia solo per favorirne l’arresto in Libia: se davvero questa fosse stata la strategia, perché non è stato fermato al suo rientro nel proprio Paese?
E soprattutto, se l’intenzione era quella di consegnarlo alla giustizia, perché non è stato consegnato direttamente alla Corte penale internazionale, come previsto dal diritto internazionale? Questa vicenda si fa di volta in volta più grave e confusa. Ed è disdicevole constatare un livello crescente di disinformazione da parte di chi, al governo, dovrebbe servire con serietà e trasparenza le istituzioni italiane. Meloni aveva promesso di assicurare alla giustizia i mercanti di esseri umani in tutto il globo terracqueo. Il risultato, per ora, è una figura imbarazzante per l’Italia e per il suo stesso governo” così il capogruppo democratico in commissione affari europei, Piero De Luca commenta la ricostruzione dell'accaduto fatta filtrare alla stampa da Palazzo Chigi.
«Apprendiamo con sollievo che, secondo il ministro Tajani, “non se ne sta occupando” e che, come conferma il portavoce di Forza Italia, “il governo non c’entra nulla” con l’arresto in Libia del generale Almasri. Visto il risultato, forse è il caso che il governo cominci a non occuparsi di molte altre questioni: giustizia, economia, sanità, scuola, ambiente. Potremmo finalmente assistere a qualche miglioramento. La maggioranza si limiti a lasciare che la giustizia faccia il proprio corso, invece di tentare continuamente di mettere i bastoni tra le ruote ai regolari procedimenti . Dopo la carcerazione del criminale Almasri in Libia, sarebbe un’onta gravissima per la Camera sollevare il caso davanti alla Corte costituzionale per estendere lo scudo giudiziario a Bartolozzi. La maggioranza ci ripensi e fermi questa squallida forzatura istituzionale” così il deputato democratico, componente della giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, Matteo Orfini
Il governo italiano ha trattato con guanti di velluto un torturatore che oggi il suo paese, la Libia, ha arrestato. Uno schiaffo al ministro Nordio e agli altri ministri coinvolti che mai risponderanno di una decisione che ha ostacolato la Corte Penale internazionale e impedito che si facesse giustizia delle sofferenze inflitte a centinaia di persone finite nelle mani di Almasri accusato di torture e crimini contro l’umanità. Così hanno gettato discredito sulle istituzioni coinvolgendo anche il parlamento per crearsi uno scudo e non rispondere del loro operato.
Così in una nota Chiara Braga, Capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
“La decisione della Procura generale libica di disporre la custodia cautelare del generale Almasri per omicidio e violazioni dei diritti umani rappresenta una pietra tombale su un caso che ha mostrato una gestione torbida e inqualificabile da parte del governo. A questo punto non ci sono più alibi: chi ha coperto e giustificato deve fermarsi.
Continuare su questa strada, arrivando perfino a forzare il parlamento o a sollevare conflitti costituzionali per difendere l’indifendibile, metterebbe in imbarazzo l’Italia e le sue istituzioni più di quanto già non sia avvenuto. Alla maggioranza chiediamo di fermarsi, per rispetto della giustizia e della dignità delle nostre istituzioni”.
Così la deputata Democratica Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Partito Democratico
“La Libia, con la decisione della sua Procura generale di disporre la custodia cautelare del generale Almasri, accusato di omicidio e violazioni dei diritti umani, dimostra di essere oggi più avanti del nostro Paese nella difesa della giustizia e della legalità.
Mentre a Tripoli si perseguono i responsabili di gravi crimini, in Italia si liberano e si tenta di giustificare l’ingiustificabile, arrivando persino a sollevare un conflitto di attribuzioni davanti alla Corte costituzionale per coprire scelte politiche e morali indifendibili. Un simile gesto rappresenterebbe un’onta difficilmente cancellabile per le nostre istituzioni e per l’immagine dell’Italia nel mondo. A questo punto, sarebbe bene che la maggioranza si fermasse. La giustizia non può essere piegata al potere politico” così la capogruppo democratica nella giunta per le autorizzazioni a procedere della camera, Antonella Forattini.
Mentre il governo italiano ha fatto liberare e fuggire un criminale responsabile di omicidi, stupri e torture, persino la Libia dimostra di essere più avanti dell’Italia nella difesa della legalità. La Procura generale della Libia ha infatti ordinato la custodia cautelare in carcere del generale Almasri, ex capo della sicurezza delle carceri di Tripoli, accusato di omicidio e violazioni dei diritti umani nei confronti di dieci detenuti.
L’ex funzionario, già ricercato dalla Corte penale internazionale, è stato deferito al giudizio del tribunale libico.
Mentre la Procura libica agisce contro chi si è macchiato di crimini contro l’umanità, il governo italiano — che si proclama “difensore dei valori occidentali” — ha invece scelto di non consegnare alla corte penale internazionale un pericoloso criminale, tradendo le vittime e offendendo la memoria di chi ha sofferto sotto la violenza e l’abuso di potere.
È un paradosso che oggi sia la Libia a dare lezioni di giustizia all’Italia. Il Governo Meloni deve vergognarsi”. Così una nota del capogruppo del Pd in commissione e giustizia della camera, Federico Gianassi.
“La maggioranza continua a ostacolare il regolare corso della giustizia.
Dopo aver impedito l’autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Nordio e Piantedosi e del sottosegretario Mantovano nel caso Almasri, oggi tenta, in modo del tutto improprio, di estendere lo ‘scudo giudiziario’ anche al capo di gabinetto del Ministero della Giustizia, Bartolozzi.
Questo nuovo intervento rappresenta l’ennesimo tentativo di interferire con il lavoro della magistratura e conferma la gravità di quanto accaduto nei giorni in cui il Governo si è adoperato per liberare un criminale acclarato, responsabile di crimini e violenze gravissime.
Un comportamento che offende la giustizia e mina la credibilità delle istituzioni.
Siamo di fronte a una responsabilità politica enorme: la maggioranza vuole impedire che emerga la verità.
Ma la verità deve venire alla luce, perché nessuno — nemmeno il Governo — può considerarsi al di sopra della legge.”
Così Antonella Forattini e Federico Gianassi, rispettivamente capogruppo del Partito Democratico in Giunta per le autorizzazioni e Commissione Giustizia della Camera, commentano il voto di oggi della Giunta, con cui la maggioranza - con il voto contrario delle opposizioni - ha chiesto alla Camera di sollevare un conflitto di attribuzioni per estendere a Bartolozzi lo scudo giudiziario.
In un Paese serio non possono esserci due ministri della Giustizia.
“Le rivelazioni del quotidiano Domani sul viaggio a Capri della Capa di gabinetto del ministro Nordio, Giusi Bartolozzi, sono troppo gravi per consentire ancora alla Presidente Meloni e al Ministro Nordio di fare finta che non ci sia un problema al ministero della Giustizia”. Lo afferma il deputato Andrea Casu, componente della presidenza del Gruppo Pd. “L’utilizzo, se confermato, di una motovedetta riservata esclusivamente alle missioni speciali e ufficiali dei ministri, per raggiungere l’isola insieme al marito rappresenterebbe un fatto di estrema gravità, incompatibile con il ruolo che Bartolozzi ricopre”.
Casu ricorda che “la stessa Bartolozzi risulta indagata per false dichiarazioni nell’ambito del caso Almasri, e che già la scorsa settimana la collega Serracchiani aveva denunciato in Aula, durante il Question Time, l’anomalia di una “ministra ombra” con una propria segreteria e un potere crescente dentro via Arenula. A questo punto – sottolinea – non basta più il silenzio imbarazzato o le mezze verità: serve fare piena chiarezza”.
"In attesa che venga fatta piena luce su tutti gli aspetti di questa vicenda il ministro Nordio e la presidente Meloni – conclude Casu - devono assumersi le proprie responsabilità politiche. Non possono più far finta di nulla: in un Paese serio, non possono esserci due ministri della giustizia, le dimissioni della Bartolozzi sono un atto dovuto non più rinviabile”.
"Ho depositato oggi la proposta di legge che introduce il codice sui crimini internazionali nel nostro ordinamento. Un testo che, se approvato, permetterà di perseguire anche in Italia, senza intralci, le persone indagate per aver commesso reati codificati dal diritto internazionale ovunque li abbiano commessi e a prescindere dalla loro nazionalità. Parliamo di crimini come genocidio, apartheid, crimini di guerra e contro l'umanità.
Una legge che riprende quanto elaborato dalla Commissione Palazzo-Pocar istituita dalla ministra Cartabia e che ci avrebbe permesso di processare Almasri in Italia e che permetterebbe di farlo con Netanyahu e Putin, tutti raggiunti da mandati di cattura emessi dalla Corte penale internazionale. Uno strumento per rendere giustizia alle vittime di tutto il mondo.
Ringrazio le tante colleghe e colleghi del Pd che hanno firmato questa proposta di legge tra cui la capogruppo Chiara Braga, il responsabile esteri della segreteria Peppe Provenzano e la responsabile giustizia Debora Serracchiani e i capogruppo in Commissione esteri Enzo Amendola e in Commissione giustizia Federico Gianassi.
E ringrazio Amnesty International Italia per avere ispirato la proposta di legge, la professoressa Alessandra Annoni e i professori Triestino Mariniello e Antonio Marchesi le cui competenze giuridiche in tema di diritto internazionale sono state fondamentali per la finalizzazione del testo.
Questa legge è un segnale chiaro in difesa del diritto internazionale e dell’impianto multilaterale che dalla fine della seconda guerra mondiale ha consentito che non prevalesse la legge della giungla ma il diritto. Adesso discutiamola e approviamola". Lo dichiara Laura Boldrini deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Mi dispiace che nella risoluzione di maggioranza, non sia spesa una sola parola per affermare che si tratta di una tragedia umanitaria che produce migliaia di morti nel Mar Mediterraneo diventato un cimitero. Il piano del 2017 del memorandum con la Libia, l'esternalizzazione delle frontiere, è fallito. Di fatto si trattava di violare i diritti per procura, chiedere ad altri quello che sarebbe illegale se lo facessimo noi”. Lo dichiara il deputato Pd, Matteo Orfini intervenendo in Aula per ribadire il no dei democratici al rinnovo del Memorandum d'intesa del 2017 con la Libia.
“Rivendicare i numeri, come fa la maggioranza dei cosiddetti salvataggi in mare – continua il parlamentare dem - significa rivendicare delle deportazioni. Le persone non vengono rimpatriate in 'centri' come la risoluzione sostiene, ma in lager dove vengono uccise, torturate e stuprate. Addestrare e finanziare la guardia costiera libica, a anni di distanza, non ha funzionato e anche oggi la Libia non è un Paese stabile o sicuro. Anzi la situazione è peggiorata: chi dovrebbe salvare i migranti, spara alla testa delle persone o alle navi delle Ong”.
“Le migrazioni vanno gestite strutturalmente, con la cooperazione internazionale, con missioni europee e redistribuzione in Europa dei flussi migratori. Lo si fa aprendo canali legali di migrazione e accoglienza diffusa. Lo si fa superando l'orribile legge Bossi-Fini e non liberando il capo dei trafficanti, Almasri, rimandandolo in Libia”, conclude Orfini.
Il caso Almasri non è solo una vicenda giudiziaria, ma un banco di prova per la credibilità delle nostre istituzioni e per il rispetto della legalità internazionale”. Lo dichiara Antonella Forattini, deputata del Partito Democratico, intervenendo in Aula durante la discussione sulla relazione della Giunta per le autorizzazioni che ha proposto di negare l’autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Nordio e Piantedosi e del sottosegretario Mantovano per la vicenda del rilascio del generale libico Almasri.
“La decisione del governo di espellere Almasri in Libia, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità e crimini di guerra, ha impedito la sua consegna alla giustizia internazionale. Non si è trattato di un errore tecnico – ha spiegato l’esponente dem – ma di una scelta politica consapevole, maturata ai massimi livelli dell’esecutivo, in violazione degli obblighi internazionali dell’Italia. La Costituzione prevede che l’autorizzazione a procedere sia negata solo se il ministro ha agito per tutelare un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o un preminente interesse pubblico. In questo caso, nessuna di queste condizioni sussiste. Non vi era alcun pericolo concreto per la sicurezza nazionale, né un’urgenza che giustificasse la mancata cooperazione con la Corte penale internazionale”.
“Ancora una volta – ha concluso Forattini – il Parlamento è stato esautorato e sfregiato. Non si può invocare la sicurezza nazionale per coprire una violazione del diritto internazionale. Concedere l’autorizzazione a procedere non significa emettere una condanna, ma riaffermare un principio fondamentale: nessun ministro è al di sopra della legge. La giustizia internazionale non è un optional, ma un dovere morale e giuridico. In democrazia, la forza dello Stato non risiede nella paura, ma nella fedeltà alla legge e alla Costituzione”.