"Quella proposta dal Ministro Tajani è una riorganizzazione profonda e radicale del MAECI, che solleva interrogativi di sostanza. Anche il Consiglio di Stato ha espresso gravi perplessità, chiedendo il coinvolgimento formale dei Ministeri della Pubblica Amministrazione e dell’Economia prima dell’approvazione definitiva dello schema di regolamento.
Domani, in occasione dell’audizione alla Camera del Segretario generale della Farnesina, Riccardo Guariglia, verificheremo quali effetti concreti questa riforma potrebbe avere sulla funzionalità della nostra rete diplomatica e sulla coerenza dell’azione estera dell’Italia.
Preoccupano, in particolare, l’assenza di strumenti di monitoraggio periodico, il rischio di frammentazione dell’azione all’estero, e la possibile sovrapposizione di competenze, a partire dalla nuova Direzione per la cybersicurezza, la cui istituzione rischia di entrare in conflitto con le competenze già attribuite alla Presidenza del Consiglio e alla specifica agenzia nazionale.
È inoltre incomprensibile e grave la scomparsa della Direzione per la diplomazia culturale, proprio in un momento storico in cui la promozione del nostro patrimonio culturale all’estero è più che mai centrale nella proiezione internazionale dell’Italia.
È spiacevole constatare che, a fronte della richiesta di audizioni rivolta a tutti i soggetti coinvolti — MAECI, Presidenza del Consiglio, Consiglio di Stato e Ministero della Funzione Pubblica — solo il Ministero degli Esteri abbia accettato di intervenire. Una scelta che lascia intendere una mancanza di trasparenza e confronto su un tema che riguarda direttamente la rappresentanza e la credibilità del sistema-Paese nel mondo."
Così in una nota i capigruppo del Pd nelle Commissioni Esteri e Affari costituzionali della Camera, Enzo Amendola e Simona Bonafè.
“Non è una vittoria e non si è evitata una guerra commerciale: era di fatto già in atto e iniziata da Donald Trump”.
Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, in diretta su Agorà su Rai3 in merito ai dazi al 15% decisi ieri.
“C’è stata un’imposizione che costerà carissimo al nostro Paese e ciò dimostra la poca efficacia nonostante i rapporti cosiddetti privilegiati tra il nostro Governo e quello americano - ha detto la deputata dem - Siamo in una fase storica in cui Trump si permette di dare patenti a chiunque, mostrandosi impositivo nei confronti dell’Europa e degli Stati europei, con modi imbarazzanti”.
“Ora vedremo come proseguirà, questa è stata solo la prima puntata: gli Stati Uniti hanno già dimostrato con il Giappone che dopo il primo punto la discussione prosegue. Per ora si conclude con il 15%, ma Trump ci ha abituato a svolte quotidiane per cui potrebbe non essere il punto definitivo. L’unica certezza è che farà male al nostro Paese” ha concluso Gribaudo.
“La decisione del Governo Meloni di rigettare formalmente gli emendamenti al Regolamento Sanitario Internazionale proposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è grave e irresponsabile. Un passo indietro che mina la cooperazione globale nella lotta alle pandemie e contraddice in modo palese i proclami sulla centralità della prevenzione nel Servizio Sanitario Nazionale.” Lo afferma Silvio Lai, deputato del Pd in Commissione Bilancio della Camera, commentando la lettera ufficiale inviata dal Ministro Schillaci all’OMS.
“La posizione italiana – sottolinea Lai – ricalca quella degli Stati Uniti di Donald Trump, ma è in aperto contrasto con l’appello di oltre 75 Società scientifiche cliniche italiane, riunite nel FoSSC, che hanno definito questa scelta miope e pericolosa. L’Italia è stato uno dei Paesi più colpiti dal Covid: rifiutare oggi regole comuni per prevenire le pandemie significa dimenticare in fretta i sacrifici, i morti, la pressione sugli ospedali, la paralisi del Paese. In questi giorni, durante il Forum Politico di Alto Livello delle Nazioni Unite (HLPF) e la sessione dell’ECOSOC dedicata alla salute globale, esperti come il prof. Ibrahim Abubakar hanno ribadito che “la prossima pandemia non accadrà tra 100 anni, ma molto prima”, invitando i governi a rafforzare la cooperazione e a dotarsi di sistemi flessibili e transnazionali per anticipare le crisi sanitarie.
“Il paradosso – prosegue Lai – è che, mentre esponenti della maggioranza parlano pubblicamente della necessità di rafforzare la prevenzione e di costruire un nuovo equilibrio tra spesa sanitaria e salute pubblica, il Governo che essi sostengono rifiuta proprio quegli strumenti internazionali che renderebbero possibile questo cambiamento. Anzi, il loro partito arriva perfino a vantarsi sui social del rifiuto delle procedure con lo slogan ‘mai più limitazioni delle libertà personali’. Il Governo ascolti l’appello delle 75 Società scientifiche italiane e torni sui propri passi, accettando il nuovo Regolamento sanitario internazionale e aprendo un confronto serio con la comunità scientifica e con il Parlamento. Non si può parlare di prevenzione nei convegni – conclude Lai – e poi boicottare le uniche vere regole globali che ci preparano alla prossima emergenza sanitaria. Il Governo smetta di cedere alla propaganda sovranista e scelga la scienza, la responsabilità e la cooperazione.”
Mauri (Pd), governo e maggioranza sottovalutano grave rischio nazionale
“L’attacco ransomware che ha colpito la Biennale di Venezia – una delle istituzioni culturali più prestigiose del nostro Paese – rappresenta l’ennesimo campanello d’allarme. Ma il rischio è che stiamo diventando sordi. In Italia siamo ormai al Far West digitale. E mentre il Regno Unito vara nuove misure coraggiose e mirate contro i ransomware, qui da noi tutto resta fermo”. Così Matteo Mauri, deputato del Partito Democratico e responsabile sicurezza del partito, commenta la notizia dell’esfiltrazione di oltre 800 GB di dati da parte della gang INC Ransom, che sono già stati in parte pubblicati sul dark web.
“Non possiamo più permetterci di affrontare queste minacce con strumenti vecchi e insufficienti. A marzo ho depositato una proposta di legge per dotare il nostro Paese di un’architettura normativa solida e moderna contro gli attacchi informatici a scopo estorsivo. Da allora, però, tutto tace. Nessuna calendarizzazione, nessuna discussione. Come se il problema non esistesse: governo e maggioranza sottovalutano un grave rischio nazionale”.
I punti chiave della proposta di legge presentata da Mauri sono:
1. Divieto di pagamento dei riscatti per i soggetti pubblici e privati inclusi nel Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica, e per quelli definiti “essenziali” e “importanti” ai sensi del d.lgs. 138/2024, salvo deroghe solo in caso di minaccia grave e imminente per la sicurezza nazionale.
2. Istituzione di un nucleo nazionale anti-ransomware, incardinato nel CSIRT Italia, con funzioni operative nelle fasi di gestione, contenimento e recupero degli attacchi, e supporto decisionale per le vittime.
3. Creazione di un Fondo nazionale per sostenere enti pubblici e privati colpiti, accessibile solo a chi rispetti le procedure di notifica e le indicazioni operative dell’ACN.
4. Rafforzamento del ruolo dell’ACN e possibilità per le Forze dell’Ordine di operare sotto copertura anche su reti e sistemi esteri.
“La legge che abbiamo proposto – conclude Mauri – è immediatamente applicabile e non ha un grammo di propaganda. È pura concretezza. L’abbiamo costruita insieme a chi quotidianamente è in prima linea per combattere questo fenomeno e introduce strumenti chiari. Sarebbe di grande aiuto anche per le Forze dell’Ordine, che oggi provano a contrastare il fenomeno Ransomware a mani nude. È ora che il Governo si rimbocchi le maniche”.
“Ringraziamo il Prefetto di Roma per l'impegno che sta mettendo nella lotta contro gli atti di vandalismo e lo sforzo delle forze dell'ordine per garantire l'incolumità delle persone e la sicurezza di tutti i cittadini, ma serve decisamente qualcosa in più. Serve intervenire direttamente per sciogliere le organizzazioni di matrice neofascista e neonazista che alimentano azioni e retorica di violenza sul territorio e fare in modo che vengano sciolte al più presto. Sono organizzazioni che si pongono fuori dall'agire del terreno democratico, agendo spesso al fianco delle organizzazioni criminali, indipendentemente dalla presenza o meno di firme per rivendicare le loro azioni rappresentano minacce costanti le cui violenze non possiamo continuare a condannare sempre o solo il giorno dopo”.
Lo dichiarano i deputati Roberto Morassut e Andrea Casu che oggi hanno presentato in aula un’interpellanza urgente al Governo dopo che a Roma nel quartiere Montespaccato la storica sezione locale del Pd è stata vandalizzata da ignoti che hanno imbrattato le pareti esterne e le serrande con svastiche e simboli nazifascisti.
“Non sono in gioco solo le sedi dei partiti considerati 'nemici' come il Partito Democratico – sottolineano gli esponenti dem – ma tutto il territorio e la sicurezza dei cittadini, il riscatto sociale di quelle che potevamo definire 'borgate' che avanza grazie all’impegno e alla partecipazione democratica. Inoltre per difendere le sedi sotto attacco da organizzazioni che per la nostra Costituzione non devono nemmeno esistere, si sottraggono energie e risorse alle forze dell'ordine per garantire la sicurezza e contrastare la criminalità”. “Solo pochi giorni fa è stata vandalizzata ancora una volta la targa dedicata a Giacomo Matteotti, per non parlare degli attacchi quotidiani alle sedi dei sindacati o dei partiti, è necessaria un''assunzione di responsabilità chiara e netta da parte di tutto il Governo e della Presidente del Consiglio Meloni”, concludono Roberto Morassut e Andrea Casu.
“Il potenziamento della terza corsia dell’autostrada A1 tra Incisa e Valdarno è un’infrastruttura strategica non solo per il traffico lungo la dorsale Nord-Sud del Paese, ma anche per la vivibilità e lo sviluppo del territorio del Valdarno. È inaccettabile che il progetto definitivo, depositato da mesi, sia ancora fermo al ministero delle Infrastrutture. Chiediamo al governo di fare chiarezza sui ritardi accumulati e di garantire tempi certi per la realizzazione dell’opera”.
Lo dichiarano i deputati Dem Marco Simiani, Emiliano Fossi, Simona Bonafè e Laura Boldrini, che hanno presentato un’interrogazione per sollecitare il completamento del tratto autostradale e delle opere complementari, tra cui la bretella Valvigna–casello Valdarno e il ponte sull’Arno.
“Dalle notizie riportate dalla stampa - aggiungono - emergono forti preoccupazioni rispetto alla possibilità che le risorse inizialmente stanziate per questo intervento siano state dirottate sul progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Se ciò fosse confermato, sarebbe un fatto gravissimo, che penalizzerebbe un’area già congestionata dal traffico e fortemente penalizzata da una viabilità inadeguata. E' necessario che il governo ed il ministro Salvini assumano un impegno chiaro per tutelare il Valdarno, avviando immediatamente le procedure per l’approvazione definitiva del progetto e garantendo le risorse originariamente previste".
"La furia ideologica di questa destra condita con un pressappochismo sconcertante, è tale da sconfinare nell'autolesionismo. Come definire in un altro modo un governo che impugna la Legge Toscana sulla Laguna di Orbetello che aveva come unico obiettivo quello di garantire una gestione transitoria in attesa del Consorzio (definito dalla legge nazionale a prima firma Pd) ma che stanziava subito 1,5 milioni di euro? Perché bloccare queste risorse che erano immediatamente spendibili, mentre quelle statali sono ferme a caduta dei ritardi dello stesso governo? La Laguna è un territorio fragile e con l'estate i problemi si manifestano con maggiore intensità, ma la destra non solo è incapace di intervenire ma impedisce agli altri di farlo". Lo dichiarano in una nota congiunta Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio e Leonardo Marras, assessore regionale della Toscana.
“Il decreto sport discusso oggi in Aula in realtà, con lo sport ha poco a che fare. È meglio definirlo per ciò che è: una rappresentazione plastica della voracità insaziabile di questo Governo rispetto all’occupazione di poltrone, spazi, potere nel mondo dello sport”. Lo dichiara il deputato Pd Mauro Berruto, responsabile per le politiche sportive del Partito Democratico, sul dl Sport.
“Ne sono esempi lampanti – sottolinea l'esponente dem - l’aumento dei componenti nella governance della fondazione Milano-Cortina arrivato nottetempo, l’America’s Cup ma senza la rappresentanza della Regione Campania e l’attacco frontale alle ATP finals che metteva a rischio l’assegnazione del torneo stesso all’Italia, fortunatamente scampato in base alla possibilità di mantenere l’attuale governance rinunciando al contributo pubblico, insieme alla soglia di 5 milioni al di sotto della quale si manterrà autonomia gestionale a tutele delle federazioni medio-piccole, frutto di un nostro emendamento. E ancora sub-emendamenti dell’ultimo minuto sulle figure di ipotetici commissari, la vergogna del contributo per la doverosa sicurezza dei Giochi Olimpici, stornato però dai risparmi del fondo di rotazione per le vittime di mafia, usura, racket e orfani di femminicidio nonostante tre diverse proposte delle opposizioni per trovare quel denaro da fondi diversi”.
“Tutto in un balletto di interruzioni, rinvii, emendamenti difesi e ritirati al punto di non permettere oggi la conclusione del provvedimento, come doveva essere. Siamo felici delle correzioni che siamo riusciti ad apportare al testo: in particolare quella orientata a promuovere l’equilibrio di genere all’interno delle governance dei grandi eventi sportivi, promossa, difesa e ottenuto grazie a un emendato che ho firmato insieme alla collega Sara Ferrari”, conclude Berruto.
“Accogliamo con favore l’attenzione che il Governo ha voluto riservare al settore agricolo con il ddl 'Coltivaitalia' e con l’annuncio di nuove risorse destinate alla sovranità alimentare, alla filiera del frumento, al ricambio generazionale e alla digitalizzazione. Tuttavia, ancora una volta si tratta di interventi frammentati e non strutturali, privi di una visione strategica di lungo periodo che servirebbe per accompagnare davvero la transizione ecologica, sostenere la qualità delle produzioni e rafforzare la competitività del nostro sistema agricolo”. Lo dichiara la deputata Pd Antonella Forattini commentando le misure del governo sul settore agricolo definite dall'ultimo Consiglio dei ministri.
“È sul piano europeo – sottolinea l'esponente dem - dove è mancato un segnale politico forte. Mentre la Commissione UE porta avanti l’ipotesi di un fondo unico che rischia di depotenziare la Politica Agricola Comune, non abbiamo registrato alcun impegno concreto da parte del Governo italiano per difendere le prerogative nazionali e garantire risorse stabili e certe ai nostri agricoltori”.
“Serve una strategia coerente che tenga insieme politiche nazionali e azione europea, con l’obiettivo di tutelare il reddito agricolo, promuovere il ricambio generazionale e valorizzare la qualità che contraddistingue il Made in Italy”, conclude Forattini.
“L'art. 15 del testo del dl sport approvato oggi in aula trae origine da un mio odg approvato all’unanimità lo scorso anno e volto ad impegnare il governo ad intraprendere iniziative concrete a tutela dei direttori di gara.
Il fenomeno dell’aggressione agli arbitri purtroppo e' in continua crescita in base ai dati dell'osservatorio: 342 casi nella stagione 22/23, 528 nella stagione 23/24 e ben 662 casi nella stagione 24/25 appena conclusa. Circa un terzo dei casi avviene addirittura nei settori giovanili.
Il Pd ritiene che inasprire le sanzioni non basta. Serve avviare anche iniziative rieducative e formative per questi energumeni che aggrediscono gli arbitri.
Per questo siamo soddisfatti per l'odg approvato poco fa che impegna il governo a definire modelli di giustizia riparativa in ambito sportivo, prevedendo l’obbligo, per chi commette atti di violenza fisica o verbale verso arbitri o ufficiali di gara, di partecipare a moduli formativi sul fair play, il rispetto delle regole e l’etica sportiva”. Lo dichiara Anthony Barbagallo, sul Dl Sport.
“Mentre le due principali economie europee si muovono per gestire la minaccia dei dazi americani, l’Italia viene tenuta fuori. Macron e Merz si incontrano a Berlino per definire la linea comune sul fronte UE-USA. Il tavolo è ristretto, le strategie si affinano, le scelte si fanno. Ma l’Italia non c’è. Non invitata. Non ascoltata. Non rilevante. Il governo Meloni è assente dai luoghi in cui si decide il futuro economico del continente. E non per caso. Sarà scetticismo o forse vera e propria sfiducia, ma la realtà è che l’Italia oggi non è considerata un interlocutore credibile in Europa. Troppo schiacciata sulle posizioni di Donald Trump, troppo allineata a logiche nazionaliste per essere ritenuta in grado di difendere davvero l’economia europea.
Un atto di sfiducia politico, concreto, che pesa come un macigno. Il prezzo di questo isolamento lo pagheranno le imprese italiane, i lavoratori, il Made in Italy già sotto pressione” così il vicepresidente del gruppo del Pd alla Camera, Toni Ricciardi.
“Da mesi denunciamo l’assenza totale di una strategia del governo Meloni sui dazi. L’esecutivo ha prima sottovalutato e poi minimizzato l’impatto delle misure commerciali statunitensi, arrivando persino a definirle ‘un’opportunità’. Oggi i numeri parlano chiaro: con dazi al 10%, sono a rischio 118 mila posti di lavoro, che potrebbero salire a 180 mila con dazi al 30%. In pericolo ci sono fino a 38 mila imprese, in particolare nei settori più esposti all’export verso gli USA.” Lo ha detto Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione politiche europee, a SkyTg24 Economia
“A fronte di questo scenario drammatico, prosegue De Luca, il governo spagnolo ha stanziato 9 miliardi di euro per sostenere aziende e lavoratori. In Italia, invece, nessun intervento concreto. L’unica proposta ascoltata finora? L’assurda ‘operazione Bresaola’ del ministro Lollobrigida.”
“Serve una strategia europea unitaria e forte. L’Italia deve spingere per un negoziato ragionevole in sede UE, così come per una diversificazione dei mercati, a partire dalla ratifica del trattato Mercosur. Al contempo bisogna mettere in campo un piano nazionale di sostegno all’internazionalizzazione e alla riduzione del costo dell’energia. Il governo Meloni deve smetterla con la propaganda e agire subito. Ogni giorno perso mette a rischio migliaia di imprese e posti di lavoro.”
"Le parole di La Russa nell’intervista al Corriere della Sera sono inaccettabili. Nel contenuto e nella forma. Non accettiamo lezioni da esponenti di quella destra che ha avuto come amministratori chi ha saccheggiato città, distrutto reti sociali, emarginato intere generazioni in territori dove ha fatto strame di piani regolatori e ha edificato su coste incontaminate e colline fragili. Ma soprattutto non accettiamo che la seconda carica dello Stato entri a gamba tesa in una vicenda ancora indefinita. Non stanno sullo stesso piano chi lavora per una trasformazione di una città e chi usa i fondi pubblici per aiutare i lavoratori per ripianare i conti di società fallimentari. Questo il Presidente del Senato dovrebbe saperlo". Così in una nota Chiara Braga, Capogruppo PD alla Camera dei Deputati.
"Il commercio ambulante rappresenta un settore fondamentale del tessuto economico e sociale del nostro paese, con oltre 183.000 operatori attivi in più di 6.200 comuni italiani. Eppure, il governo continua a ignorare la situazione di paralisi normativa che da oltre due anni blocca molte amministrazioni comunali e penalizza gravemente l'intero comparto": così i deputati del Pd Marco Simiani, Alberto Pandolfo e Vinicio Peluffo, annunciando il deposito di un’interrogazione in Commissione rivolta al Ministro delle Imprese e del Made in Italy
"La Legge annuale per la concorrenza del 2022 prevedeva chiaramente che il Ministero adottasse, entro tre mesi, le linee guida necessarie per consentire ai Comuni di bandire i posteggi per il commercio su aree pubbliche. Siamo a luglio 2025 e quelle linee guida non sono ancora state approvate in via definitiva. Si tratta di un ritardo inaccettabile che sta causando danni concreti al funzionamento dei mercati locali e alla sopravvivenza economica di migliaia di lavoratori. Questo stallo normativo impedisce non solo l'assegnazione dei nuovi posteggi, ma anche la riassegnazione di quelli vacanti, bloccando di fatto l'intero comparto. Le Regioni, anche quelle guidate dalla stessa maggioranza di governo, hanno più volte evidenziato la gravità della situazione e sollecitato risposte concrete, ma senza esito. Con la nostra interrogazione chiediamo quindi al Ministro Urso di spiegare le ragioni di questo ritardo e di assumere con urgenza ogni misura necessaria per sbloccare una situazione ormai insostenibile".
Si è tenuto oggi alla Camera dei Deputati, presso la Sala Berlinguer, il tavolo tecnico convocato dalle forze di opposizione per avviare i lavori sulla riforma della governance della RAI, alla vigilia dell’entrata in vigore dell’European Media Freedom Act.
L’incontro, promosso con il coinvolgimento delle principali associazioni impegnate per la libertà e la trasparenza dell’informazione, rappresenta l’apertura ufficiale del “cantiere delle opposizioni” per costruire un nuovo modello di servizio pubblico radiotelevisivo, finalmente autonomo dalla politica e all’altezza degli standard europei.
L’obiettivo dichiarato è giungere in tempi rapidi alla definizione di un testo unitario che faccia sintesi delle diverse proposte già presentate autonomamente dai gruppi parlamentari, da sottoporre al Parlamento per aprire una vera sfida di merito alla maggioranza – che, come dimostra il perdurante stallo sulla nomina del presidente di garanzia della RAI, appare ancora priva di una linea comune e di una visione riformatrice condivisa.
La riforma si pone anche come strumento per evitare che agli italiani venga imposta, per via indiretta, una nuova “TeleMeloni Tax”, ovvero un uso opaco e politicizzato della RAI finanziata con risorse pubbliche. La proposta delle opposizioni intende invece rafforzare il ruolo della RAI come servizio pubblico indipendente, trasparente e pluralista, nel pieno rispetto del diritto dei cittadini a un’informazione libera e corretta, così come sancito dalle nuove direttive europee.
Hanno partecipato all’incontro:
* Stefano Graziano (Partito Democratico)
* Dario Carotenuto (Movimento 5 Stelle)
* Vincenzo Vita (Alleanza Verdi e Sinistra)
* Maria Elena Boschi (Italia Viva)
* Niccolò Scibelli (+Europa)
* Valentina Grippo (Azione)
Associazioni presenti: Articolo 21, MoveOn, NoBavaglio, Libera Informazione, Articolo 5, Giovani Democratici – Unione degli Studenti.
Nei prossimi giorni il gruppo di lavoro proseguirà le consultazioni tecniche e politiche per arrivare alla stesura di una proposta legislativa condivisa.