“Sulla tassa di soggiorno e sul turismo, il governo dell’autonomia differenziata dimostra ancora una volta di essere autonomo solo nel togliere. Toglie risorse proprie dei Comuni per tenersene la differenza a Roma”. Lo dichiara in una nota Andrea Gnassi, deputato del Partito Democratico ed ex sindaco di Rimini.
“L’imposta di soggiorno – spiega l’esponente dem – è nata per finanziare i costi diretti generati dai flussi turistici: dalla mobilità al decoro urbano, dai rifiuti alla tutela ambientale e alla depurazione delle acque. Invece il governo, con un’operazione surreale e mirata, priva proprio le città turistiche di risorse ormai vitali. È una strategia chiara: mentre il centrodestra, sia con la ministra Santanchè che con proposte di legge parlamentari di pura facciata, sbandierano l’importanza del turismo e delle città turistiche, di fatto poi, toglie concretante ai territori ciò che serve per sostenere i servizi e progetti essenziali. Come Partito Democratico presenteremo una proposta di legge strutturata che definisca fondi e criteri per garantire risorse stabili alle città a vocazione turistica. Siamo pronti a lavorare con tutte le forze parlamentari per soluzioni condivise".
“La tassa di soggiorno – conclude Gnassi - è l’unico brandello di autonomia fiscale rimasto ai Comuni e il governo non la può usare per finanziare spese statali previste per legge come il Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità. Serve semmai dare ai Comuni più libertà di utilizzo, anche per la sicurezza o l’alloggio delle forze dell’ordine. Daremo battaglia in Parlamento e nel Paese perché le città turistiche non siano penalizzate e perché lo Stato garantisca i servizi essenziali come previsto dalla legge”.
“Come chiarito dal CDR del TG3, le parole del giornalista Jacopo Cecconi sono state estrapolate e usate in modo strumentale, completamente fuori dal contesto sportivo in cui erano state pronunciate. Esprimiamo quindi piena solidarietà a Cecconi, vittima di un attacco costruito ad arte da una maggioranza che continua ad alzare polveroni e ad infuocare il dibattito politico in modo irresponsabile. Del resto, solo pochi giorni fa la presidente del Consiglio in persona ha definito le opposizioni alla stregua di ‘Hamas’ e non ha ancora sentito il dovere di scusarsi: difficile attendersi toni diversi se ai vertici del governo siede chi ha fatto della provocazione il proprio metodo e agire politico. La libertà e la dignità del lavoro giornalistico vanno difese. Usare le parole di un cronista per alimentare lo scontro politico è segno di debolezza e di profonda mancanza di rispetto per l’informazione e per le istituzioni". Così una nota dei componenti del Partito Democratico nella Commissione di Vigilanza Rai.
Istituzioni difendano famiglie giocatori ludopatici
“La Conferenza delle Regioni ha chiesto, attraverso la legge di Bilancio 2026, la compartecipazione a tutte le entrate dello Stato, comprese quelle del gioco d’azzardo, ma a differenza del tentativo di oltre un anno e mezzo fa, questa volta senza che vi sia alcun vincolo di destinazione. Siamo all’assurdo. Se era già inaccettabile pensare di usare i soldi derivanti dallo sfruttamento della ludopatia per curare la ludopatia stessa, è assolutamente irricevibile l’idea di destinare a regioni ed enti locali una quota di quelle entrate ‘senza nessun vincolo di destinazione’. Come possiamo stare dalla parte dei cittadini e delle famiglie dei giocatori ludopatici se le istituzioni che dovrebbero difenderli si prendono una quota sulla causa del loro dolore? Mi attenderei una netta smentita su queste voci, ma sono certo che non arriverà”.Così il deputato dem, Stefano Vaccari, segretario di Presidenza della Camera e primo firmatario della proposta di legge sul riordino del settore gioco d’azzardo.
“Quello che servirebbe - aggiunge - è ripristinare l’Osservatorio nazionale, cancellato e accorpato con la metà delle risorse a quello sulle dipendenze in generale, con campagne informative strutturate, chiare e accessibili a tutti. E’ necessario impedire in via definitiva la pubblicità del gioco d’azzardo e dei siti di scommesse alle società sportive e alle piattaforme di streaming di eventi sportivi sulle maglie delle società e, soprattutto, è fondamentale e imperativo oltre che aumentare i fondi per la prevenzione per l'azzardo patologico, cambiare approccio e ridurre l’offerta di gioco anche per tutelare le imprese del settore che operano nella legalità e con responsabilità”.
"La Corte Costituzionale con la sentenza di oggi ha fatto definitiva chiarezza sciogliendo qualsiasi dubbio sull'ipotesi di decadenza da Presidente della Regione Sardegna di Alessandra Todde. Insieme alla sentenza vengono archiviate anche le speranze di quei partiti che, a destra, avevano utilizzato la vicenda come un tentativo di rivincita nei tribunali, dopo aver perso la partita in campo. Ora la sfida per tutti diventa quella del confronto di merito, sulle scelte da fare, in qualche caso dopo anni di vuoto". Lo dichiara il deputato sardo del Pd, Silvio Lai, che esprime "da parte dei democratici della Sardegna le congratulazioni alla Presidente per l’esito del ricorso, con la certezza di poter proseguire serenamente nel lavoro di rilancio nella nostra Regione affrontando con decisione quelle criticità che pesano su famiglie e imprese in Sardegna".
“Questo è il governo più avverso nei confronti degli italiani all’estero nella storia repubblicana, e la legge approvata oggi ne è un’ulteriore conferma. Siamo di fronte al secondo atto di un percorso che abbiamo già fortemente contrastato nell’ambito della legge sulla cittadinanza.” Lo ha detto in Aula alla Camera Toni Ricciardi, vicepresidente del Gruppo PD durante le dichiarazioni di voto finali sulla revisione dei servizi per i cittadini e le imprese all'estero. “In questa legislatura - ha aggiunto l'esponente dem - l’esecutivo ha operato tagli ai finanziamenti, sospeso l’adeguamento degli assegni pensionistici esteri, annullato le agevolazioni per chi decide di rientrare in patria e approvato una normativa sulla cittadinanza che rischia di recidere i legami con le nostre comunità sparse nel mondo. Riteniamo sconcertante che questo governo neghi diritti a chi ha profonde radici italiane, per poi concederli facilmente a soggetti vicini politicamente. In commissione ci siamo impegnati a fondo per migliorare il testo attraverso una serie di proposte emendative, alcune delle quali sono state accolte, come la riduzione dei tempi per la definizione delle pratiche da 48 a 36 mesi, l’obbligo di confronto sindacale per la ridefinizione dei contratti del personale e l’emissione della CIE nei comuni italiani a partire dal 1° giugno 2026, mentre molte altre sono state purtroppo respinte". "La legge sulla revisione dei servizi per i cittadini e le imprese all'estero - ha concluso Ricciardi - non solo non risolve le criticità esistenti, ma finisce per esasperarle e amplificarle, come spesso accade, con i provvedimenti votati da questa maggioranza. Il ritorno alla modulistica cartacea, le difficoltà operative riscontrate nei consolati e la volontà di affidare ai privati la gestione dei servizi consolari sono scelte che hanno il solo scopo di danneggiare i cittadini, non di aiutarli. Il Partito Democratico continuerà a battersi per la tutela dei diritti degli italiani nel mondo, un patrimonio umano prezioso da difendere e valorizzare, e non da penalizzare."
“Le dichiarazioni di Incoronata Boccia, direttrice dell’ufficio stampa Rai, durante la tavola rotonda ‘La storia stravolta e il futuro da costruire’, sono inaccettabili e pericolose. Mettere in dubbio la responsabilità del governo israeliano per lo sterminio a Gaza e definire ‘il suicidio del giornalismo’ il lavoro dei reporter di tutto il mondo equivale a negazionismo e banalizzazione della violenza. La Rai, come servizio pubblico, ha il dovere inderogabile di garantire un’informazione accurata, equilibrata e rispettosa dei cittadini. Per questo è necessario un chiarimento immediato e una presa di distanza netta”, così commentano i componenti democratici della commissione di vigilanza Rai il video che sta circolando in rete, nel quale vengono riportate le parole della direttrice dell’ufficio stampa Rai durante l’incontro organizzato il 7 ottobre.
"In un paese normale, mai una ministra si permetterebbe di definire "gite" i viaggi della memoria ad Auschwitz, mai denigrerebbe l'educazione all'antifascismo su cui si basa la nostra Costituzione, mai tenterebbe di riscrivere la storia.
Le espressioni più atroci e violente dell'antisemitismo, in Europa, sono figlie delle ideologie nazifasciste: è un dato di fatto incontrovertibile e che nessuna propaganda di Roccella né di nessun altro potrà cambiare.
Ho partecipato personalmente nel 2016 ad un viaggio della memoria ad Auschwitz con Sami Modiano e le sorelle Andra e Tatiana Bucci. Ho visto direttamente l'enorme impatto che questa visita ha avuto sugli oltre cento ragazzi e ragazze che erano con noi, l'importanza che ha avuto parlarne, capire le origini del male assoluto e fin dove si possa spingere l'essere umano quando arriva a disumanizzare i propri simili. Sminuire quell'esperienza e ridurla a "gita" è vergognoso, soprattutto se a farlo è una ministra.
Ma la cosa più grave è il tentativo, continuo e costante, che esponenti della destra fanno di ribaltare la storia. Perché il loro problema non è l'antisemitismo, che usano strumentalmente: è l'antifascismo. Cioè, le fondamenta della Repubblica e della Costituzione". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"L’accordo di pace rappresenta una notizia positiva, che fa tirare un sospiro di sollievo all’intera comunità internazionale. È uno spiraglio di luce nel buio dell’apocalisse umanitaria provocata dal governo Netanyahu a Gaza, dove oltre sessantamila persone, tra cui ventimila bambini, hanno perso la vita; un risposta sproporzionata al barbaro attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre. I primi punti dell’accordo, il cessate il fuoco, il ritiro graduale delle truppe israeliane, la riapertura dei corridoi umanitari, rappresentano passi concreti che potranno finalmente ridare respiro a una popolazione martoriata. È giusto riconoscere il ruolo decisivo del presidente degli Stati Uniti, del Qatar, dell’Egitto, della Turchia e dell’Arabia Saudita in questo risultato". Lo ha detto Piero De Luca, deputato Pd e capogruppo in commissione politiche europee a 4 di sera su Rete4.
"È inopportuno e persino provinciale che alcuni esponenti della maggioranza rivendichino come proprio il risultato dell’accordo di pace. Il governo italiano -ha aggiunto il dem- non ha compiuto nessun passo in questa direzione: non ha interrotto la fornitura di armi a Israele, non ha promosso in sede europea sanzioni economiche o politiche contro il governo Netanyahu. Oggi auspichiamo che l’Italia accompagni il processo di pace con due azioni decisive: il pieno invio degli aiuti umanitari, circa trecento tonnellate sono ancora ferme nel nostro Paese, e il riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina, unica via per una pace stabile e definitiva fondata sulla soluzione dei due popoli e dei due Stati. Difendere la pace, i diritti umani e la democrazia deve essere la bussola della nostra politica estera. Se il governo andrà in questa direzione, noi ci saremo. Se continuerà a voltarsi dall’altra parte di fronte a crimini e violazioni dei diritti umani, il Partito Democratico continuerà a far sentire la propria voce". Così ha concluso il dem.
"Il fumo dalla ciminiera della Venator è un segnale significativo, atteso da tutta la comunità di Scarlino e della provincia di Grosseto, che testimonia dopo tempo la ripresa delle attività del sito industriale. Non possiamo però accontentarci di una accensione temporanea: serve adesso una prospettiva industriale chiara, investimenti concreti e la garanzia della continuità produttiva e occupazionale".
Lo dichiara Marco Simiani, deputato e capogruppo Pd in commissione Ambiente della Camera.
"Il territorio e la sua comunità - aggiunge - hanno dimostrato in questi anni grande pazienza e senso di responsabilità e oggi più che mai hanno bisogno di risposte certe e rapide. La riattivazione parziale è la prova che la fabbrica è viva, che gli impianti sono funzionanti e che i lavoratori hanno le competenze necessarie per far ripartire davvero lo stabilimento. Ora è indispensabile che il governo e la proprietà definiscano tempi e obiettivi precisi per il rilancio. Martedì prossimo vi sarà un passaggio decisivo per capire se questa nuova ‘fumata’ potrà trasformarsi in una vera ripartenza industriale. La Venator - conclude - non può restare sospesa: da questa vicenda dipendono non solo centinaia di posti di lavoro, ma anche il futuro produttivo e ambientale dell’intera area di Scarlino".
“Il Documento programmatico di finanza pubblica 2025 non è un piano economico: è una dichiarazione di sopravvivenza. Un bilancio costruito sull’inflazione e non sulla crescita, dove i conti tornano solo perché i prezzi restano alti, mentre il potere d’acquisto delle famiglie continua a cadere”. Lo dichiara il deputato del Partito Democratico Silvio Lai nel suo intervento in Aula sul Dpfp 2025.
“Oggi - continua il parlamentare dem - il Governo si vanta dei conti in ordine, dello spread in discesa e del giudizio positivo delle agenzie di rating, come se fossero loro a dover certificare la giustizia sociale di un Paese. Ma non era questo il tono delle promesse elettorali quando si gridava contro l’austerità e oggi si rifugia nella prudenza. Una prudenza che non è responsabilità, ma assenza di coraggio, paura di scegliere, paura di cambiare. Quella che il governo definisce stabilità è solo conservazione di interessi consolidati, difesa di chi ha già vinto. Non si toccano le rendite, non si tocca chi ha di più senza merito, non si tocca chi si è arricchito nelle crisi, durante la pandemia e con la guerra". "Il governo che si è presentato come quello della discontinuità è diventato il governo dell’immobilismo che rinvia e si limita a galleggiare mentre il Paese arretra", conclude Lai.
“Quella approvata oggi non è una riforma dello Statuto speciale del Trentino-Alto Adige/Südtirol, ma un intervento di mera manutenzione, un aggiornamento linguistico e formale che non realizza quel ‘terzo statuto’ annunciato a inizio legislatura dal governo”. Lo dichiara Sara Ferrari, deputata e componente della presidenza del Gruppo Pd alla Camera, intervenendo in dichiarazione di voto.
“Il testo – spiega l’esponente dem – si limita a riscrivere con linguaggio moderno competenze già riconosciute, senza affrontare l’adeguamento previsto dalla riforma costituzionale del 2001. È il classico topolino partorito dalla montagna, quello che i costituzionalisti del nostro territorio hanno definito un mero lifting, pur sperabilmente utile a superare il contenzioso degli anni passati con lo Stato. Sottolineo il deficit di metodo con cui si è arrivati a questo risultato: un accordo ai vertici tra governo e presidenti delle due province, senza alcuna partecipazione della collettività regionale, degli enti territoriali e delle assemblee provinciali e regionale. Una scelta che nega lo spirito partecipativo che è la forza della nostra autonomia”.
“La nostra autonomia – conclude Ferrari – è nata da un patto costituzionale e internazionale, fondato sulla tutela delle minoranze linguistiche e sulla coesione territoriale. Nulla a che vedere con l’autonomia differenziata delle regioni ordinarie, che invece rischia di spezzare l’unità nazionale e di creare disuguaglianze tra cittadini. Per queste ragioni il voto del Partito Democratico è favorevole, ma consapevole e condizionato. Restiamo fedeli a un’idea di autonomia come strumento di solidarietà e convivenza, non di divisione. Come ricordava De Gasperi, l’autonomia è un’opera di pazienza e di precisione, mai un atto di fede. Resta, purtroppo, senza motivazione la bocciatura delle mie proposte di miglioramento del testo che prevedeva l’inserimento in Statuto della parità di genere nella rappresentanza, dell’articolo 117 della Costituzione per le Regioni, così come quella relativa al riconoscimento dell’Euregio quale entità transnazionale”.
“Nell’ottica degli obiettivi posti dalla transizione energetica, il Pnrr richiede un rafforzamento strutturale delle reti di distribuzione elettrica anche al fine di sostenere lo sviluppo dei nuovi carichi e la domanda sempre crescente. Come conferma la Corte dei conti europea, le reti elettriche europee dovranno essere potenziate fino a raddoppiare la loro capacità attuale. È dunque necessario che la gestione della rete di distribuzione, e in primis Enel, adotti un modello industriale di più ampio respiro rispetto al passato, che preveda organici adeguati e competenze interne solide”. Così si legge nell’interrogazione presentata dai deputati Pd, Vinicio Peluffo, primo firmatario, e Maria Cecilia Guerra ai ministri delle Imprese e dell’Ambiente.
“Negli ultimi dieci anni – continuano i parlamentari dem - gli organici di Enel risulterebbero sostanzialmente stabili o in diminuzione, nonostante l’aumento delle esigenze operative e regolatorie, con il personale spesso chiamato a turni straordinari e reperibilità frequenti. Le nuove assunzioni annunciate non si sono realizzate o sono state finora conseguenti a vertenze sindacali. È dunque urgente che il governo intervenga per assicurare che Enel definisca un piano industriale coerente con gli obiettivi del PNRR e attui l’adeguamento degli organici e la reinternalizzazione delle attività strategiche”, concludono Peluffo e Guerra.
Forza Italia calpesta le regole democratiche
“Invitare un rappresentante delle istituzioni, garante dello Stato sul territorio, a partecipare a un’iniziativa di campagna elettorale nella speranza di attrarre facile consenso è una scelta profondamente inopportuna, che svilisce la corretta dialettica politica e le regole della democrazia. Il Prefetto di Livorno avrà certamente modo di chiarire la propria buona fede, ma l’iniziativa di Forza Italia, che vedrà la partecipazione del vicepremier Antonio Tajani e di numerose personalità istituzionali della città e della provincia di Livorno, rappresenta non solo un grave scivolone istituzionale, ma anche un tentativo maldestro di alterare le regole democratiche, da parte di chi si definisce da sempre ‘moderato’.
Gli elettori e i cittadini, tuttavia, non sono ingenui e sapranno riconoscere e respingere con fermezza simili prevaricazioni: è quanto dichiara Marco Simiani, deputato del Partito Democratico sull'evento in programma domani, martedì 7 ottobre, a Livorno.
“Anche oggi spicca l’assenza in Parlamento della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per una discussione che arriva in grave ritardo di fronte alla più grande tragedia del nostro secolo. Mentre a Gaza continua un assedio disumano che brucia vite, speranze e futuro, Meloni, dopo mesi di complice silenzio, trova solo il tempo di fare dichiarazioni irresponsabili sulla pelle dei volontari della Global Flotilla. Una missione umanitaria, pacifica, disarmata, nella legalità internazionale, illegittimamente fermata dall'esercito israeliano, alla quale rivolgiamo il nostro abbraccio colmo di gratitudine. Anche quando la Commissione Ue, dopo mesi di immobilismo, ha presentato una proposta seppur parziale di sanzioni ad Israele, il governo italiano si è sottratto a questa assunzione di responsabilità. Nonostante l'Onu, attraverso una commissione d'inchiesta, abbia riconosciuto che a Gaza è in corso un genocidio”.
Così la vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera, Valentina Ghio, intervenendo in Aula in occasione delle comunicazioni del ministro Tajani su Gaza, in cui ha toccato anche il tema del blocco degli aiuti umanitari.
“Da settimane le associazioni italiane, tra cui Music for peace, - ha aggiunto - denunciano il blocco degli aiuti umanitari nel canale di terra. Il governo ha detto in quest’aula che bastavano poche ore per sbloccarli, invece è ancora tutto fermo. Il ministro Tajani mi ha risposto che 'è incontrovertibile che si sono mossi', ma io osservo che è incontrovertibile che gli aiuti portati da Music for Peace sono ancora lì bloccati. Il governo passi dalle parole ai fatti e si impegni a garantire la consegna diretta e integrale degli aiuti alle organizzazioni palestinesi riconosciute. Solo le mobilitazioni cresciute nelle ultime settimane hanno portato ad una reazione forte e a definire che la misura è ormai colma. Noi pensiamo che non sia più rinviabile che anche l'Italia riconosca ufficialmente lo Stato di Palestina, scelta che hanno compiuto già oltre 150 Paesi del mondo. Mentre Meloni, a differenza di Francia, Spagna, Gran Bretagna, ha condizionato in modo tale il Sì da renderlo solo una prospettiva irrealistica. Adesso si è aperto uno spiraglio di pace - ha concluso - abbiamo la consapevolezza dei suoi limiti, ma dobbiamo compiere ogni tentativo perché si arrivi ad un accordo che blocchi la carneficina dei palestinesi”.
"Il popolo palestinese subisce da due anni un vero e proprio genocidio, un martirio senza precedenti. Quindi la prospettiva di una tregua che almeno allevi le sofferenze degli abitanti di Gaza, che apra agli aiuti umanitari, che ripristini almeno le condizioni essenziali di vita, va accolta con favore". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, in un'intervista rilasciata oggi a "L'Unità"
"Quel piano è una base di partenza su cui ragionare, ma non possiamo non evidenziare come sia sbilanciato verso Israele e non coinvolga i palestinesi nella fase di transizione, come hanno fatto notare alcuni esponenti politici palestinesi - sottolinea -. Il che è abbastanza significativo: come si può decidere del futuro dei palestinesi senza includerli a pieno titolo? Inoltre non è lungimirante imporre a Gaza il controllo di un organismo presieduto da Trump e Blair senza includere a pieno titolo i palestinesi. E’ un approccio da più parti definito coloniale".
Secondo Boldrini "ha ragione Mustafa Barghouti che alla CNN, pur restando molto critico sul piano, ha dichiarato che l’urgenza in questo momento è fermare il genocidio e se il piano, come sembrerebbe, sancisce il fallimento del piano di Netanyahu della pulizia etnica della Striscia, è un fatto positivo. Il punto vero sono tutte le insidie che si nascondono in questo piano, come la possibilità lasciata a Netanyahu di ricominciare la guerra per qualsiasi ragione. Ad esempio, chi garantisce che, una volta rilasciati gli ostaggi, l’Idf non riprenda con la sua opera di distruzione"? "Dopo il vertice con Trump, Netanyahu ha dichiarato che il ritiro delle truppe sarà molto lento e graduale - conclude Boldrini -. Il giorno dopo aveva già cambiato idea: l’Idf controllerà la maggior parte della Striscia. Capisce che è un equilibrio molto precario e che può saltare con qualsiasi pretesto".