“Fare chiarezza sulle esatte motivazioni che hanno portato l’Ufficio centrale interforze per la sicurezza del personale (Ucis) a revocare la tutela del giudice Emanuela Attura”. Lo chiedono in una interrogazione ai ministri Piantedosi e Nordio i deputati democratici Debora Serracchiani (responsabile Sicurezza Pd), Andrea Orlando e Silvio Lai.
“La tutela - ricordano gli esponenti Pd - era stata concessa per le gravissime minacce subite dalla magistrata da parte di un’associazione criminale come quella dei Casamonica. ‘Questa giudice la porto con me nella tomba’, disse Raffaele Casamonica in colloquio intercettato in carcere”. I deputati chiedono quindi ai ministri l’opportunità dell’annullamento della revoca.
Il nome di Emanuela Atturi - si legge inoltre nell’atto parlamentare - è diventato ulteriormente noto in seguito alla firma da parte sua dell’ imputazione coatta nei confronti del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro per la fuga di notizie nell’inchiesta per la detenzione dell’anarchico Alfredo Cospito.
“La cortina fumogena alzata con la vicenda del giornalista di Rinews24, Massimiliano Melilli, rappresenta solo un’arma di distrazione di massa per nascondere l’esito dell’assemblea di redazione della testata Rai chiesta dal Cdr al direttore, Paolo Petrecca, per ripresentare il piano editoriale. Occorre fare chiarezza: da un lato, riteniamo sia necessario che l’azienda non permetta più che un giornalista Rai, come denunciato anche dal Cdr, tramuti la rassegna stampa in uno strapuntino in favore del governo; dall’altro, l’azienda fa un pessimo servizio se lascia intendere ai suoi ascoltatori che l’obbligatorietà dell’azione penale nei confronti di Delmastro, Santanché o del figlio di La Russa sia una reazione della magistratura contro la riforma della giustizia voluta dall’esecutivo. Petrecca venga a riferire in commissione di Vigilanza sulle affermazioni di Melilli in rassegna stampa. La Rai al tempo della Meloni, con tagli alle risorse, fuga dei principali conduttori e crollo dell’audience, sembra ormai un simulacro di ciò che dovrebbe invece incarnare il servizio pubblico radio-televisivo”.
Lo dichiarano i deputati e senatori del Partito democratico della commissione di Vigilanza Rai.
"Basta attacchi ai giudici da parte del governo. Oggi sotto attacco del governo è finito il tribunale di Firenze. Secondo il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro il giudice di Firenze, che ha bocciato il rimpatrio in Tunisia del richiedente asilo in Italia, “esonda” dalle proprie prerogative e non potrebbe verificare se il paese di provenienza è sicuro o meno. Ognuno pensi a fare bene il proprio mestiere. Il governo faccia il governo e lasci invece ai giudici il compito di scrivere ordinanze e sentenze. Basta a delegittimazioni, interferenze, attacchi contro giudici che stanno svolgendo il loro lavoro" dichiarano in una nota congiunta Federico Gianassi, capogruppo Pd in Commissione Giustizia della Camera, e Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd.
“Nemmeno sull’ufficio per il processo il Governo riesce a mantenere la parola data. Solo qualche settimana fa il Sottosegretario Delmastro, in risposta a un’interrogazione parlamentare, aveva assicurato la stabilizzazione del personale assunto nell’ufficio per il processo. Qualche giorno dopo è stato addirittura il Ministro Nordio a fargli eco, dichiarando espressamente la stessa intenzione. Oggi lo stesso Governo smentisce entrambi, rifiutandosi di dare un parere favorevole al mio ordine del giorno che chiedeva proprio il rispetto di quest’impegno”.
Così Marco Lacarra, componente della Commissione Giustizia a Montecitorio.
“Questo improvviso ripensamento, come tanti altri ce ne sono stati finora, non ci stupisce affatto ma di certo ci indigna. Innanzitutto perché certifica la superficialità con cui il Governo Meloni usa riferirsi al Parlamento. E poi perché a causa di questa insensata indecisione, migliaia di altri giovani precari continueranno a fuggire da un impiego mal retribuito e senza prospettive, portandoci sempre più lontano dagli obiettivi di smaltimento dei processi che l’UPP sta contribuendo a raggiungere”.
"Solo due settimane fa il sottosegretario Delmastro aveva dichiarato nella risposta ad un question time in commissione che il governo era disponibile alla stabilizzazione, almeno di una parte significativa dei dipendenti dell’ufficio del processo. Ma oggi in commissione il nostro emendamento al DL PA2 per la stabilizzazione ha avuto parere contrario dello stesso governo che aveva promesso di lavorare alla stabilizzazione ed è stato bocciato dalla maggioranza. Presenteremo nuovamente questo testo e confidiamo che il governo faccia chiarezza con sé stesso e voti a favore della nostra proposta": è quanto dichiara una nota congiunta dei deputati Pd Federico Gianassi, capogruppo in Commissione Giustizia di Montecitorio e Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Partito Democratico.
"Da inizio Legislatura sosteniamo la necessità di valorizzare migliaia di dipendenti molto qualificati che ogni giorno lavorano, a supporto dei magistrati, per aiutare il sistema della giustizia a velocizzare i processi. Governo e maggioranza hanno sempre respinto le nostre proposte ma a parole si dichiarano pronti a lavorare per la stabilizzazione. Passino allora dalle parole ai fatti": concludono.
“Dopo aver ritrattato le sue affermazioni davanti al giurì della Camera dei Deputati, Donzelli ritorna al precedente spartito sfascia tutto affermando che rifarebbe tutto ovvero usare segreti d’ufficio, per i quali sta sotto indagine il suo collega sottosegretario alla giustizia con delega alle carceri Delmastro, per ‘manganellare’ i deputati dell’opposizione, per attribuire vicinanze alla mafia e al mondo anarchico. Vediamo se Meloni lo richiamerà al silenzio o preferirà guardare altrove, come ormai avviene spesso”.
Lo dichiara il deputato del Partito Democratico, Silvio Lai.
"La premier Meloni dice di non voler aprire uno scontro con le toghe dopo che per giorni fonti di Palazzo Chigi e del Ministero della Giustizia, insieme a numerosi esponenti della destra, hanno attaccato a testa bassa la magistratura che indaga sui casi Santanchè e Delmastro. Il governo, invece di attaccare la Magistratura e sprecare il tempo prospettando assurdi teoremi complottistici, pretenda dai suoi membri comportamenti rispettosi della legge, irreprensibili e al di sopra di ogni sospetto. E soprattutto si preoccupi, se ne è capace di risolvere i problemi degli italiani, che sono moltissimi e sui quali non sta facendo nulla": è quanto dichiara Federico Gianassi, capogruppo Pd in Commissione Giustizia della Camera.
Anche oggi i componenti della commissione Giustizia sono usciti dall’aula e così continueranno a fare in assenza delle scuse del sottosegretario Delmastro, presente durante i lavori. Non è accettabile che un esponente del governo accusi rappresentanti dell’opposizione di “fare inchini ai mafiosi” pensando che non ci debba essere una reazione istituzionale. Solo dopo le scuse di Delmastro si potrà ripristinare una normale dialettica fra noi e il governo.
Così i componenti democratici della commissione Giustizia della Camera
Giornalisti e magistrati svolgono le loro funzioni. Informare ed indagare. Se però sotto osservazione sono Santanché e Delmastro allora destra e governo, con Meloni silente, mettono gli stivali e gridano allo scandalo e al complotto. Pensassero a governare, se ci riescono.
Così il deputato del Pd Silvio Lai.
"La notizia dell'imputazione coatta del sottosegretario alla Giustizia Delmastro per rivelazione di segreto d'ufficio non è un fulmine a ciel sereno. Abbiamo sostenuto sempre, in sedi politiche e istituzionali, come l'utilizzo da parte del sottosegretario alla Giustizia, esponente di spicco del partito della Presidente Meloni, di informazioni riservate fosse rivolto come unico obiettivo a colpire l'opposizione. E ben prima che la Procura di Roma aprisse un fascicolo, peraltro non su nostra richiesta. Tesi smentita improvvidamente più volte dalla stessa Presidente Meloni e dal Ministro Nordio, il quale in Parlamento in diverse occasioni ha confermato come per gli uffici non fossero riservate quelle intercettazioni di conversazioni in carcere di Cospito, veicolate da Delmastro a Donzelli e utilizzate contro il Pd in aula alla Camera. Non resta che attendersi un chiarimento politico e istituzionale da parte della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del Ministro della Giustizia Nordio su un affare che si configurare come un gravissimo e illecito utilizzo delle prerogative istituzionali per colpire un avversario politico, un grave precedente. Non si tratta ancora di una sentenza e tuttavia la pronuncia di un giudice terzo, ma anche la stessa richiesta di archiviazione che aveva riconosciuto la riservatezza degli atti, dimostra che le parole degli esponenti della maggioranza e del governo sono state clamorosamente avventate. Mentre attendiamo ormai da mesi le scuse, ne traggano le dovute conseguenze, tutte politiche prima ancora che giudiziarie, sia il ministro che la presidente del consiglio, e magari lo stesso sottosegretario”. Lo dichiarano la deputata democratica Debora Serracchiani, responsabile Giustizia Pd, i deputati dem Silvio Lai e Andrea Orlando e il senatore dem Walter Verini.
Dichiarazione di Silvio Lai, deputato Pd
Sul caso Cospito la Procura di Roma conferma quanto avevamo fin dall'inizio sottolineato. Le informazioni che il sottosegretario Delmastro ha fornito al deputato Donzelli per attaccare l’opposizione non erano a disposizione dei parlamentari, erano coperte dal segreto amministrativo e pertanto non divulgabili. Smentiti su tutta la linea.
Una vicenda per la quale ci si aspetterebbero normalmente scuse soprattutto da parte di uomini delle istituzioni che, tuttavia, siamo certi che non ci saranno, presi come sono a vivere il loro mandato per ragioni di parte e non certo nell'interesse superiore del Paese. È ancora più grave che il ministro Nordio abbia assecondato, con un atteggiamento camaleontico, una palese violazione delle regole e delle leggi avvenuta nel suo dicastero e sotto la sua responsabilità. Ma non è la stessa persona delle dichiarazioni precedenti la sua nomina... Sic transit gloria mundi.
“Abbiamo sempre posto due questioni politiche sulla vicenda Donzelli-Delmastro: che le informazioni erano segrete e pertanto non potevano essere rivelate al collega di partito che poi le ha usate in aula per colpire l’opposizione; e che il sottosegretario Delmastro avrebbe dovuto scusarsi per le gravissime accuse rivolte ai parlamentari Dem di “inchino ai mafiosi”.
Oggi sappiamo che la Procura di Roma ritiene, come noi abbiamo sempre detto, che via sia stata violazione del segreto, posizione che smentisce l’autodifesa del sottosegretario e la difesa di ufficio del Ministro Nordio.
La giustizia farà il suo corso e noi non entriamo nel merito del procedimento e delle eventuali responsabilità penali, ma abbiamo posto e poniamo questioni politiche.
Pertanto, a maggior ragione giudichiamo grave e incomprensibile il rifiuto del sottosegretario di scusarsi con il Pd per le gravi parole rivolte ai nostri esponenti”.
Lo dichiarano i capigruppo democratico nelle commissioni Giustizia di Camera Senato Federico Gianassi e Alfredo Bazoli
Apprendiamo che, nel chiedere l’archiviazione nei confronti del sottosegretario Delmastro delle Vedove, la Procura di Roma “riconosce l’esistenza oggettiva della violazione del segreto amministrativo” e “‘l’assenza dell’elemento soggettivo del reato, determinata da errore su legge extrapenale”. Quindi: avevamo ragione noi quando dicevamo che le informazioni date da Delmastro all’onorevole Donzelli erano coperte da segreto ed erano riservate e torto il Ministro Nordio che ha sostenuto invece non esserlo. Delmastro però, laureato in legge, avvocato penalista e sottosegretario alla Giustizia con deleghe al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, non conosce la legge, oppure la conosce ma non è consapevole dell’uso che può farne. Apprendiamo altresì che il sottosegretario rifarebbe tutto e non ritiene di scusarsi con il Pd per le gravi e intollerabili accuse che ci ha rivolto. Forse è il caso che il sottosegretario, e con lui il Ministro riflettano, visto che oggi la Procura di Roma conferma la totale inadeguatezza del sottosegretario allo svolgimento dei compiti affidatigli.
Così Debora Serracchiani, deputata, responsabile Giustizia del Pd.
“Dopo la giornata nera della maggioranza alla Camera, segnata dal vergognoso scivolone sullo scostamento di bilancio e dalle forzature per porvi rimedio, ci mancava la provocazione di mandare in commissione Giustizia per il governo il sottosegretario Delmastro. Naturalmente una presenza che oggi non potevamo di certo accettare e per questo siamo usciti dall’aula”. Lo dichiarano la responsabile Giustizia Pd Debora Serracchiani e il capogruppo in commissione Federico Gianassi.
“L’uscita maldestra del sottosegretario, Giovanbattista Fazzolari, su ‘l’omino della Cia’ e la presunta affidabilità atlantica del governo Meloni, viste poi anche le ultime dichiarazioni di Berlusconi, dimostra quanto sia del tutto inadeguata la classe dirigente portata alla guida dell’Italia dalla destra. Questo ennesimo scivolone, per usare un eufemismo, si aggiunge al poco istituzionale comportamento del duo Donzelli-Delmastro. Meloni dovrebbe sapere bene, e se non lo sa glielo ricordiamo noi, che su queste materie così delicate non si scherza”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Difesa alla Camera, Stefano Graziano.
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