“Come può chiamarsi 'spettacolo' una vomitata di insulti, bodyshaming e atti sessuali simulati su un cartonato che raffigura una donna? Con un monologo di tre ore dal titolo 'Gurulandia', Fabrizio Corona pochi giorni fa al Teatro Nazionale di Milano e al Teatro Alfieri di Torino ha dato il peggio di sé, dimostrando, ancora una volta quale sia la sua insulsa e disgustosa opinione che ha nei confronti delle donne”. Così si legge nell'interrogazione fatta dalle deputate PD, a prima firma Eleonora Evi, al ministro della Cultura, Alessandro Giuli, con cui si chiede al governo se e come intenda intervenire per contrastare la diffusione di messaggi intrisi di violenza e bodyshaming.
“Tra gli insulti a diverse figure pubbliche – spiegano le parlamentari PD - Corona ha preso di mira soprattutto Selvaggia Lucarelli, rivolgendole offese sull’aspetto fisico e mimando atti sessuali su di un cartonato raffigurante la giornalista”.
Per le deputate PD “non si tratta solo di un fatto grave e disgustoso nei confronti di una singola donna a cui va tutta la nostra solidarietà. Qui c’è in ballo molto di più, ha a che fare con quello che accade a tutte le donne, ha a che fare con quello che consideriamo 'normale' che accada alle donne, Non è satira, non è comicità, non è spettacolo, non è intrattenimento. È solo ed esclusivamente cultura dello stupro, è solo violenza verbale, è becera volgarità, è, ancora una volta, la tossicità del patriarcato”, concludono le deputate dem. L'interrogazione è stata firmata da Evi, Ascani, Braga, Prestipino, Gribaudo, Ghio, Serracchiani, Ferrari, De Biase, Forattini, Iacono, Madia, Manzi, Malavasi, Marino e Roggiani.
“Giuli, Borgonzoni e Mollicone continuano a far finta di non vedere la crisi che, per colpa loro, sta colpendo il settore cinematografico. Ignorano il grido d’allarme lanciato dalle associazioni di categoria, che anche oggi hanno descritto con chiarezza la drammatica situazione dell’industria cinematografica sotto il governo Meloni. Tentare di scaricare le responsabilità sui governi precedenti è non solo ridicolo, ma anche contraddittorio, considerando che la stessa Borgonzoni ne faceva parte. O forse si tratta di un’ammissione della propria irrilevanza? Nel frattempo, il presidente Mollicone, invece di limitarsi a rispondere a colpi di agenzie di stampa, calendarizzi la nostra risoluzione e permetta al Parlamento di discutere su questo tema. O forse teme che la verità emerga in tutta la sua forza anche nelle sedi istituzionali?”
Così le deputate e i deputati della Commissione Cultura della Camera replicano alla sottosegretaria Lucia Borgonzoni e al presidente della Commissione Cultura di Montecitorio, Federico Mollicone.
“Il governo può anche scegliere di ignorare le opposizioni, ma non può continuare a voltare le spalle ai migliaia di lavoratori e lavoratrici fermi a causa di scelte sbagliate e di un’inerzia che appare del tutto punitiva nei confronti di un settore ingiustificatamente considerato ostile da questa maggioranza. Quanto al numero di produzioni attualmente in corso in Italia, meglio stendere un velo pietoso. Gli studi cinematografici di Cinecittà sono ormai il simbolo di questa crisi: una landa desolata, soffocata da uno spoil system strisciante che speravamo di aver definitivamente superato” concludono i deputati del Partito Democratico.
“La scelta del Ministro Giuli di nominare Marco Corsini presidente della Fondazione museo Ginori appare oggettivamente incomprensibile, sia nel metodo che nel merito: si tratta di una assegnazione non concertata e che di fatto sostituisce una figura di indubbia competenza nel settore, con una persona che, pur avendo assunto incarichi prestigiosi in altri comparti della pubblica amministrazione e nel settore privato, non ha però alcun titolo, formazione, esperienza e conoscenza in ambito culturale ed artistico. Queste non sono minuzie ma componenti essenziali per guidare una istituzione dalla rilevanza internazionale e dall’eccezionale interesse storico-artistico e archivistico. Per fare chiarezza ho quindi depositato una interrogazione parlamentare con la quale chiedo formalmente al ministro per quali giustificati motivi non sia stato confermato Tomaso Montanari e grazie a quali esperienze pregresse in ambito culturale e museale venga nominato Marco Corsini, peraltro in aperto contrasto con le indicazioni degli altri soci istituzionali come Regione Toscana e Comune di Sesto Fiorentino”. E’ quanto dichiara il deputato Pd e segretario Dem della Toscana Emiliano Fossi.
Giuli, Borgonzoni e Sangiuliano sono i responsabili di questo disastro
“Il governo è direttamente responsabile del tracollo dell’industria cinematografica e audiovisiva italiana. Ed è gravissimo che, di fronte a una situazione confermata oggi dai dati diffusi dagli operatori del settore, l’esecutivo continui a negare l’evidenza. Sempre più professionisti stanno abbandonando il comparto audiovisivo per migrare in altri settori economici, segno di un declino che il governo si ostina a ignorare. Serve un drastico cambio di rotta. Giuli, Borgonzoni e Sangiuliano sono i responsabili di questo disastro: davanti ai loro fallimenti servono adesso misure urgenti che restituiscano fiducia e rilancio delle produzioni” così una nota dei componenti democratici della commissione cultura della Camera commentano l’allarme lanciato dalle associazioni del settore che chiedono al governo di "fare presto" e di varare tempestivamente i decreti correttivi del tax credit e la documentazione richiesta dai giudici del Tar del Lazio sempre sulla relativa normativa.
“Le produzioni italiane – aggiungono i democratici - sono ferme, come certificato persino dal sito del Ministero della Cultura, mentre quelle internazionali hanno abbandonato il nostro Paese, preferendo investire altrove. Il settore è ormai in ginocchio: oltre il 70% delle maestranze, attori e autori è senza lavoro, molti da più di un anno, senza alcuna prospettiva occupazionale stanno migrando in altri settori. Serve un immediato cambio di rotta, non c’è più tempo da perdere: il settore ha bisogno di risposte efficaci per superare l'emergenza e evitare il collasso definitivo”.
Dichiarazione on. Emiliano Fossi, deputato Pd
“I ritardi del Ministro Giuli sulla nomina del rappresentante del dicastero della Cultura nel Cda di Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia stanno di fatto impedendo tutte la attività di un ente prestigioso e che rappresenta da sempre un vanto del territorio ed un simbolo del Made in Italy”. E’ quanto dichiara il segretario Dem della Toscana e deputato Pd Emiliano Fossi sull’impasse che sta coinvolgendo la struttura di Sesto Fiorentino.
“La situazione è divenuta insostenibile e paradossale: gli spazi aperti al pubblico sono infatti chiusi, le collaborazioni con le altre istituzioni bloccate, le iniziative didattiche interrotte. L’allestimento poi del nuovo museo rischia quindi ulteriori ritardi. Sono quasi 5 mesi che attendiamo il nominativo dal Ministero che temporeggia senza una motivazione esplicita. La collega di Avs Elisabetta Piccolotti ha presentato una interrogazione parlamentare su questa vicenda ed in particolare per chiarire le cause sui ritardi: si tratta di un atto che condivido pienamente e che ho sottoscritto”: conclude Emiliano Fossi.
“Il ministro Giuli annuncia che i criteri di finanziamento del cinema saranno ridefiniti. Lo racconta come un fatto ordinario, ma in realtà è la dimostrazione di un fallimento. Sono mesi che spieghiamo al governo che le loro scelte andavano riviste perché avevano prodotto un disastro. Fino a pochi giorni fa il governo ha negato l'evidenza. Oggi ci pensano i fatti a dimostrare che avevamo ragione noi. Purtroppo il prezzo altissimo di tutto questo lo pagano migliaia di lavoratori ridotti alla fame e tante imprese che rischiano di saltare in aria. Ci saremmo aspettati almeno le scuse non tanto all'opposizione, ma a quei lavoratori. E magari anche la richiesta di un passo indietro alla sottosegretaria Borgonzoni, vera artefice di questa catastrofe”.
Così il deputato democratico, Matteo Orfini.
“La decisione della Rai di procedere con la vendita di Palazzo Labia, storico simbolo dell’informazione e della cultura veneziana, è inaccettabile e rappresenta un ulteriore passo verso lo svuotamento della nostra città di presidi culturali fondamentali. Lo spostamento della redazione a Mestre significherebbe privare Venezia di un punto di riferimento giornalistico di primaria importanza e sradicare un’istituzione che per decenni ha raccontato il nostro territorio”.
Lo dichiara Rachele Scarpa, deputata del Partito Democratico.
“Già un anno fa - aggiunge - il ministero della Cultura, per voce dell’allora ministro Gennaro Sangiuliano, si era detto pronto a esercitare il diritto di prelazione per acquisire l’immobile e destinarlo a funzioni museali. Ora chiederò al governo di confermare questa volontà e di agire rapidamente affinché Palazzo Labia rimanga patrimonio pubblico e culturale. Venezia non può permettersi di perdere un luogo di tale valore storico e artistico, né di vedere ulteriormente impoverita la propria presenza istituzionale. La Rai non può ragionare solo in termini di bilancio, ignorando il valore storico e culturale di Palazzo Labia. Se davvero vuole vendere - conclude - il governo deve farsi avanti e acquisire questo gioiello per restituirlo alla collettività”.
La deputata dem si unisce alle proteste di sindacati e lavoratori Rai, che da mesi denunciano il rischio di una svendita, ed annuncia la presentazione di un’interrogazione per chiedere chiarimenti urgenti all’esecutivo e sollecitare il ministero della Cultura a intervenire prima che la cessione diventi definitiva.
"A Sassari questa mattina è arrivato il Treno del Ricordo, ultima tappa di un viaggio partito il 10 febbraio scorso. Altre cerimonie ufficiali hanno accompagnato l'evento di commemorazione delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. Una tragedia che trova le sue premesse nella brutale responsabilità nazifascista ma che di certo non posso in alcun modo giustificare il drammatico eccidio e le violenze subite da parte di tante donne e tanti uomini. Così come non deve essere concesso a nessuno strumentalizzare per ragioni di propaganda politica, raccontando solo una parte della verità.
Rinnovare la memoria è un dovere morale da consegnare alle future generazioni ma è anche un impegno per noi italiani per rafforzare in una Europa, portatrice di solidarietà e pace, i valori della democrazia e della libertà". Cosí il deputato del PD Silvio Lai.
“Report e i servizi di Giulia Innocenzi continuano a segnalare fatti inquietanti che riguardano l'intreccio tra l'attività politica e quella imprenditoriale della deputata Vittoria Brambilla, che pubblicamente si copre dietro la Presidenza di una associazione animalista. Inquietanti sono pure le rivelazioni sull'Enci che dallo Stato ha ricevuto la delega alla tenuta dei libri genealogici delle razze canine. Un filo rosso lega il rapporto tra l'on. Brambilla e l'Enci che ha elargito alla deputata circa 500 mila euro per non precisate attività di collaborazione. Ora Report segnala ulteriori elementi su come vengono spesi i soldi all'Enci e sulle inadeguate operazioni di controllo agli allevamenti. Nella puntata di Report di ieri sono emerse ulteriori notizie in merito al comportamento di alcuni giudici dell'Enci in aperto conflitto di interesse che avrebbero assunto comportamenti discrezionali in occasioni di competizioni e di certificazioni di alcune razze canine”.
Così il capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari
“Nella stessa puntata - aggiunge - è inoltre emersa una disponibilità di bilancio dell'Enci pari a 11, 5 milioni di euro, ingenti risorse che non risulta siamo state reinvestite dall'Ente per i suoi scopi istituzionali. Mentre sono aumentate le tariffe a carico degli allevatori a fronte degli stessi servizi e al tempo stesso sono aumentati i costi dei rimborsi spese a favore dei vertici dello stesso ente. Il Masaf ha una partecipazione diretta, nonché di controllo sulla gestione organizzativa ed economica dell'Enci, visto che ha la maggioranza nel collegio sindacale. Di fronte a questi fatti c'è bisogno di ulteriori informazioni e di assoluta trasparenza. Per questo - conclude - con una specifica interrogazione che ho firmato insieme ai colleghi del gruppo PD, Forattini, Marino, Romeo e Rossi, della Commissione Agricoltura, ho proposto al Ministro Lollobrigida di nominare un commissario ad acta al fine di verificare la conformità delle attività gestionali dell’Enci in coerenza con la normativa vigente”.
I deputati democratici Peppe Provenzano, Anthony Barbagallo, Giovanna Iacono, Stefania Marino e Fabio Porta hanno presentato un'interrogazione parlamentare al Ministro della Cultura in merito alla decisione dell'amministrazione comunale di Piana degli Albanesi di chiudere la sezione dedicata alla strage di Portella della Ginestra, situata all'interno del palazzo Filippo Neri, sede istituzionale del Comune.
“Oltre ad aver eliminato questa importante sezione storica, motivandola con il pretesto di adeguarsi agli «standard imposti dalla moderna museologia», l’amministrazione comunale ha anche soppresso la mostra documentaria “Portella della Ginestra 1947-1997: tra storia e memoria”, allestita dalla Biblioteca comunale di Palermo in occasione del cinquantesimo anniversario della strage. L’associazione dei familiari e dei sopravvissuti alla strage del 1° maggio 1947 - sottolineano i democratici - ha manifestato il proprio dissenso, inviando una nota alle più alte cariche dello Stato affinché intervengano per scongiurare quello che viene percepito come un grave sfregio alla memoria della prima strage politico-mafiosa della Repubblica Italiana.
Con la nostra interrogazione parlamentare - aggiunge Provenzano - chiediamo al Ministro Giuli se sia a conoscenza della vicenda e quali iniziative intenda assumere nei confronti del Comune di Piana degli Albanesi e della Regione Siciliana per garantire la tutela e la valorizzazione della memoria storica di Portella della Ginestra.
«La memoria di Portella della Ginestra appartiene all’intero Paese e non può essere cancellata con decisioni che non tengono conto del valore storico e simbolico di quei luoghi e di quelle testimonianze. Il Ministero deve intervenire per evitare questo sfregio e che un pezzo della nostra storia venga dimenticato» conclude Provenzano.
Manzi: governo sta affossando il settore, situazione grave
“Dopo il commissariamento di fatto da parte del suo partito, che gli impone ogni singola mossa nel ministero, e della Lega, che con Giorgetti usa il bilancio del Mic a proprio piacimento, arriva ora anche il commissariamento da parte del terzo partito di maggioranza. Tajani, riconoscendo il fallimento dell’azione finora messa in campo per l’industria cinematografica e audiovisiva, sembra voler sottrarre il settore dalle competenze del Ministero della Cultura sposando l’idea di Pupi Avati. La situazione è grave, il governo sta affossando un settore che rappresenta un’eccellenza italiana” Così la capogruppo democratica Irene Manzi nella commissione cultura della camera commenta le dichiarazioni di Antonio Tajani di sostegno all’idea di Pupi Avati.
“Cosa ne pensa Giuli di questa proposta e di quella che sembra essere un atto di totale sfiducia della maggioranza nei confronti del suo operato?” Conclude la democratica.
Giuli assente, fa discutere interventismo Borgonzoni
"Negli ultimi anni, gli stabilimenti cinematografici di Cinecittà sono stati al centro dell’attenzione per il numero e la qualità delle produzioni nazionali e internazionali che vi hanno lavorato. Si è parlato di un profondo rilancio industriale, grazie a una gestione virtuosa e all’efficace attuazione del PNRR, che porterà a un sostanziale raddoppio della capacità produttiva.
Oggi, però, Cinecittà torna a far parlare di sé in un contesto ben diverso: è diventata il simbolo della crisi in cui il governo ha gettato l’industria cinematografica e audiovisiva italiana. La situazione è estremamente grave, i teatri sono sostanzialmente vuoti e
non ci sono produzioni, ed è ulteriormente compromessa da scelte discutibili, che hanno tutto il sapore di uno spoil system scandaloso, colpendo l’intera dirigenza di Cinecittà.
Il ministro Giuli è totalmente assente di fronte a questa situazione, mentre la gestione – ormai politicizzata – di Cinecittà sembra essere nelle mani della sottosegretaria Borgonzoni, il cui interventismo su decisioni che non le competono sta suscitando forti polemiche"
Così il deputato democratico e componente della Commissione Cultura della Camera, Matteo Orfini, commenta la notizia dei nuovi licenziamenti tra i dirigenti di Cinecittà da parte della nuova governance guidata da Manuela Cacciamani e Chiara Sbarigia.
“Il Partito Democratico voterà a favore del ripristino dei nuovi Giochi della Gioventù, manifestazione concepita nel 1968 e le cui prime finali, allo Stadio dei Marmi qui a Roma, risalgono al 29 giugno 1969. Il merito, la genesi e anche il modello che oggi noi riproponiamo nasce grazie alla visione di un dirigente sportivo che si chiamava Giulio Onesti, figura centrale nella storia dello sport italiano e che partecipò attivamente alla lotta contro il regime fascista. La sua esperienza e il suo impegno lo portarono a ricoprire il ruolo di presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano dal 1946 al 1978. Doveva liquidarlo, il Coni, e invece lo trasformò, con una capacità di auto-riforma radicale, facendo diventare il Coni in un'istituzione autorevole e autonoma. Ci piacerebbe rivederla anche oggi quella capacità di riforma e quel rispetto profondo per l’istituzione. La visione di Giulio Onesti contribuì a fare dell'Italia una potenza sportiva internazionale, lasciando un'eredità indelebile nella storia sportiva e civile del Paese. Oggi, unendo proposte di legge tra cui anche la mia, ripristiniamo una manifestazione che riempie i ricordi di persone in pensione o prossime alla pensione e ne siamo lieti, ma questo non ripaga il debito di attenzione che questo Paese ha accumulato nel corso dei decenni nel rapporto fra scuola e sport”.
Così il deputato democratico e responsabile Sport del Pd, Mauro Berruto, intervenendo in Aula per annunciare il voto favorevole del Gruppo al Ddl Giochi della Gioventù.
L' evento è organizzato dalla Fondazione Bruno Buozzi e dall’Intergruppo parlamentare per la sensibilizzazione sui rischi del gioco d’azzardo. L’apertura dei lavori è affidata al sen. Giorgio Benvenuto, presidente della Fondazione Bruno Buozzi a cui seguirà l’introduzione di Giancarlo Iodice della stessa Fondazione.
“E’ una occasione importante per riflettere con i portatori di interesse, i rappresentanti delle istituzioni e dell’associazionismo sul tema di una necessaria riforma del gioco legale. Servono misure per allargare le distanze con l’illegalità che prospera in questo ambito e arginare il fenomeno devastante della ludopatia che trascina con se sempre più cittadini e le loro famiglie. Discuteremo in assoluta libertà partendo dai rispettivi punti di vista”, dichiara il deputato dem Stefano Vaccari, segretario di Presidenza della Camera e coordinatore dell’Intergruppo che concluderà i lavori del convegno.
Con Vaccari, saranno presenti diversi esponenti politici che aderiscono all’Intergruppo: dai deputati Elena Bonetti (Azione), Virginio Merola (Pd) e Andrea Quartini (M5s) alle senatrici Elena Murelli (Lega) e Cinzia Pellegrino (Fdi).
Interverranno inoltre Filippo Torrigiani, consulente della commissione Antimafia, Marzio Govoni, presidente Fondazione Isscon/Federconsumatori, Antonello Turturiello e Angela Bravi per la Conferenza delle Regioni, Giulia Migneco, segreteria nazionale di Avviso Pubblico, Emmanuele Cangianelli, presidente Egp Fipe Confcommercio, Denise Amerini, della rete “Mettiamoci in Gioco”, Geronimo Cardia, presidente Acadi, Associazione Concessionari Giochi Pubblici e Luciano Gualzetti, direttore Caritas Ambrosiana.
“Viste le presenze, l’obiettivo, partendo dai dati, è quello di portare a sintesi unitaria, senza alcuna pregiudiziale, la discussione ed offrire al Parlamento i punti condivisi per una riforma diversa non più rinviabile”, conclude Giorgio Benvenuto, presidente Fondazione Bruno Buozzi.
“Donzelli cerca di sviare l’attenzione, ma noi non ci caschiamo. Oggi in aula glielo abbiamo detto chiaramente: Meloni è sotto ricatto? Risponda a questa domanda, invece di provare a spostare l’attenzione sulle opposizioni. E ci dica anche per quale motivo Sangiuliano è stato cacciato, mentre Santanchè ha il diritto di restare”. Così in una nota il vicepresidente del gruppo del Pd della Camera, Toni Ricciardi replica a Giovanni Donzelli, responsabile dell'organizzazione di Fratelli d'Italia.