"L' Amministrazione comunale di Mirandola ha distribuito nelle scuole, in occasione del giorno del Ricordo, un materiale editoriale chiaramente riferito a posizioni di estrema destra. Una scelta fortemente stigmatizzata dalle organizzazioni democratiche sul territorio. Niente di più sbagliato che fare del ricordo delle vittime delle Foibe e della tragedia dell' Esodo, che deve unite tutti gli italiani, un'occasione di propaganda di parte. Presenterò in merito una interrogazione al ministro degli Interni".
Così Andrea De Maria, deputato del PD.
Il terremoto devastante in Turchia e in Siria richiede tempestive azioni e decisioni da parte della comunità internazionale. Sembrerebbe tutto scontato anche perché la macchina della solidarietà si è già attivata.
Ci sono invece problemi grandissimi che vanno affrontati. La Siria in virtù della guerra civile in corso è sotto sanzione da parte dei paesi occidentali; di contro il nord-ovest della Siria è controllato dai ribelli ed è quasi impossibile raggiungerlo aggirando il governo centrale.
Per questo, almeno in questa fase di prima emergenza, si tolgano le sanzioni per far arrivare con immediatezza medicinali, operatori, macchine, generi di estrema necessità.
Dall'Europa in particolare giunga questa decisione che può essere governata anche attraverso l'invio di osservatori internazionali affinché gli aiuti e la distribuzione di viveri e materiali avvenga con la massima trasparenza.
Lo si faccia presto, ci sono migliaia e migliaia di persone in grande sofferenza”. Lo dichiara il deputato del Pd, Silvio Lai.
INTERVENTO IN AULA DI LAURA BOLDRINI, DEPUTATA DEL PARTITO DEMOCRATICO, SUL DECRETO CUTRO
Laura Boldrini, deputata del Partito Democratico, è intervenuta in Aula sul “decreto Cutro”, «un insieme di misure affastellate tra loro che a tutto mirano tranne che a prevenire il ripetersi di tragedie come quella avvenuta il 26 febbraio 2023».
Il nome Cutro evoca innanzitutto il ricordo di quella strage in cui morirono più di cento persone, un terzo delle quali erano minori. Evoca poi lo spirito di solidarietà della popolazione che aiutò nei soccorsi e nell’accoglienza dei sopravvissuti. Evoca infine il comportamento cinico e ipocrita di un Governo che non ha mai voluto chiarire fino in fondo le ragioni che portarono a quella tragedia, rispondendo alla semplice domanda: perché si mosse la Guardia di Finanza e non la Guardia Costiera?
Dopo una strage di quelle dimensioni ci si aspettava come reazione un provvedimento volto a evitare che tragedie come quelle possano ripetersi, e a mettere in campo misure più forti e più estese per il salvataggio in mare, il rafforzamento delle vie legali di accesso in Italia, i corridoi umanitari per i richiedenti asilo e, per i migranti economici, un decreto flussi all’altezza delle richieste del mondo produttivo.
Il Governo prevede un decreto flussi molto sottostimato, di circa 80 mila persone quando solo Coldiretti per l’agricoltura ne chiede 100 mila. E oltre all’agricoltura c’è l’edilizia, il turismo, e il comparto dei servizi che avanzano richieste analoghe. Per pura propaganda, o per scongiurare la “sostituzione etnica” temuta dal Ministro Lollobrigida, invece di rispondere alle esigenze reali del Paese e del mondo produttivo si fa un decreto flussi sottostimato.
In questo decreto legge c’è poi la misura più grave di tutte: la mutilazione della “protezione speciale” che provocherà effetti assolutamente dannosi: migliaia di persone che oggi hanno un permesso di soggiorno, che vivono e lavorano regolarmente, che pagano le tasse, diventeranno immediatamente irregolari, non avranno più la possibilità di contribuire allo sviluppo e alla vita sociale del nostro Paese, e verranno lasciati ai margini. È questa l’essenza dei provvedimenti: in nome della lotta a quelli che l’esecutivo chiama “clandestini”, non fa altro che crearne di nuovi. È accaduto con la legge Bossi-Fini, con la cancellazione della protezione umanitaria voluta dall’allora ministro dell’Interno Salvini, accade ora con questo decreto.
È l’ennesima dimostrazione del fatto che sul tema dell’immigrazione questo è il governo dell’improvvisazione, del caos e della disumanità.
“Le gravissime offese di esponenti di Fratelli d’Italia non riusciranno a cancellare il grande scandalo Donzelli-Delmastro. Anche dal mal riuscito tentativo di Nordio di difendere Donzelli è stato confermato che Delmastro e Donzelli hanno avuto accesso e diffuso relazioni riservate del Dap. Addirittura scopriamo che la stessa relazione inviata dal Dap era accompagnata dall’avvertimento della riservatezza. Difendere Donzelli e scaricare il Dap da parte di Nordio non porterà a una fine diversa da quella già scritta per questa storia. La fine è ovvia a tutti: Donzelli e Delmastro hanno gravemente sbagliato e si devono dimettere, perché non possono restare un secondo di più in ruoli chiave e strategici per la sicurezza nazionale e per la lotta a mafia e terrorismo. Meloni non può più fare finta di niente. Gli interessi del Paese vengono prima di quelli di Fratelli d’Italia”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Giustizia alla Camera, Federico Gianassi.
Adesione a patrocinio e lettera all’ambasciatore
“Ho aderito all’iniziativa di patrocinio politico dei condannati in Iran per sostenere Tohid Darvishi, un tassista curdo di 27 anni, sposato e padre di due figli, arrestato dalle forze di sicurezza iraniane mentre faceva il pieno alla sua auto e successivamente condannato a morte. Con una lettera all’ambasciatore iraniano in Italia ho chiesto che la vita di Tohid venga risparmiata, che il ragazzo torni in contatto con la famiglia, che gli sia data possibilità di assistenza legale e l’accesso alle cure mediche”.
Così il deputato dem e segretario del Pd Roma, Andrea Casu.
“Questa mattina alla Camera si è svolto l’incontro tra l’ambasciatore iraniano in Italia, Mohammad Reza Sabouri, e una delegazione di 20 parlamentari del nostro Paese che hanno scelto di ‘adottare’ una persona in carcere in Iran per motivi politici. Ho chiesto aggiornamenti sulle condizioni di salute di Armita Abbasi, giovane detenuta di 21 anni che ho ‘adottato’, imprigionata per aver manifestato contro il regime. L’ambasciatore – che ha messo in dubbio l’identità di alcuni detenuti 'adottati' dai parlamentari – ha risposto che chiederà informazioni all’autorità giudiziaria di Teheran. All’ambasciatore abbiamo chiesto inoltre la grazia per i condannati a morte e che siano presenti osservatori internazionali ai processi. Nei giorni scorsi ho sollecitato il ministro Tajani affinché l’Italia si faccia capofila di un’azione politica incisiva: inviare, insieme a tutti gli altri Stati dell’Unione Europea, gli ambasciatori nelle carceri a verificare le condizioni di salute di chi, come Armita Abbasi e Amir Arsalan Mahdavi, l'altro prigioniero politico che ho 'adottato', è stato imprigionato senza aver commesso alcun crimine. Dobbiamo con ogni mezzo sostenere il popolo iraniano che lotta per i propri diritti, contro il regime di Teheran”.
Ad affermarlo in una nota Laura Boldrini, deputata del Partito Democratico.
Più di 20 parlamentari di tutti i gruppi, che stanno patrocinando i condannati a morte in Iran, hanno incontrato questa mattina alla Camera l’ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran in Italia Mohamed Reza Sabouri. L’incontro dava seguito ad una richiesta di conoscere la situazione in Iran dopo le recenti rivolte che hanno visto protagonisti migliaia di persone, giovani, moltissime donne e la dura repressione di cui sono stati oggetto.
In particolare i parlamentari intervenuti hanno chiesto informazioni sulle sorti di decine di cittadine e cittadini arrestati, in attesa di giudizio o già condannati. Di fronte alle notizie tutt’altro che rassicuranti provenienti da Teheran è stata invocata la presenza degli ambasciatori dei paesi occidentali durante i processi alle persone fermate. Ma soprattutto un impegno serio e senza esitazioni per la grazia per i condannati a morte, iniziativa particolarmente sentita da tutti i presenti.
Purtroppo le risposte dell’ambasciatore sono state piuttosto evasive, se non del tutto eluse. Ha comunque assicurato la disponibilità a verificare le condizioni dei detenuti segnalati e ad aggiornare l’incontro.
Rimane l’impegno dei parlamentari a tenere alta l’attenzione sulla situazione in Iran e sulla repressione in atto.
“Il 22gennaio 2021 entrava in vigore il Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW). Un accordo, ad oggi ratificato da 68 Stati nel mondo, che sancisce l’illegalità delle armi nucleari e ne vieta l’uso, lo sviluppo, i test, la produzione, la fabbricazione, l’acquisizione, il possesso, l’immagazzinamento, il trasferimento, la ricezione, la minaccia di usare, lo stazionamento, l’installazione o il dispiegamento. Afferma quindi in maniera chiara e netta che le armi nucleari sono un pericolo per le persone e per il pianeta. Con Putin, abbiamo avuto conferma che questo pericolo è concreto e che non c’è tempo da perdere. Da subito bisogna attivarsi per scongiurarlo. Nessun Paese Nato è tra i firmatari del TPNW ma cinque di essi - Germania, Paesi Bassi, Belgio, Australia e Norvegia - lo scorso giugno a Vienna hanno deciso di partecipare come osservatori alla prima conferenza degli Stati parte del Trattato. Un passo in avanti importante, un segnale di attenzione nei confronti dei valori che ispirano l’accordo. L’Italia era l’unico dei 4 Stati Ue che ospita testate nucleari Nato a non aver partecipato neanche in veste in osservatore. Ritengo grave che il nostro Paese non fosse presente a quell’appuntamento, nonostante un mese prima dell’inizio della Conferenza, la Commissione Affari Esteri della Camera avesse approvato una risoluzione a mia prima firma che impegnava il governo a considerare la possibilità di partecipare. A Vienna io c’ero, su invito della International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN), in particolare della direttrice della campagna ICAN Beatrice Fihn e delle associazioni che in Italia hanno promosso la campagna: Rete Italiana Pace e Disarmo e Senzatomica. Realtà che seguo da anni e che ringrazio nuovamente per aver voluto che ci fossi. In quei giorni ho colto ancor di più l’importanza di essere uniti per un obiettivo comune che riguarda la tutela e la salvaguardia del genere umano. Come disse il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres aprendo i lavori della conferenza di Vienna: ‘Eliminiamo le armi nucleari prima che loro eliminino noi'. Lo slogan della campagna ICAN nel nostro Paese è ‘Italia, ripensaci’, cioè: aderisci al Trattato. Continuerò a impegnarmi perché ciò accada”.
Lo scrive su Facebook Laura Boldrini, deputata del Partito Democratico.
“Inviterei gli amici della destra a leggere la Costituzione nella sua interezza. Scopriranno che la Carta prevede la possibilità di forme di autonomia per consentire maggiore efficienza e dinamismo regionale in alcuni settori, ma entro paletti precisi e con criteri ben definiti che tengano conto dell'unità, della solidarietà e della coesione nazionale. L'articolo 116 richiamato oggi dal collega Foti, rinvia infatti agli ulteriori articoli 117 e 119 che richiedono, non solo la definizione preliminare dei livelli essenziali delle prestazioni da garantire in modo uniforme in tutto il territorio, superando dunque il criterio della spesa storica e imponendo risorse adeguate, ma anche la previsione di un fondo perequativo per le regioni con minore capacità fiscale. E, più in generale, finanziamenti aggiuntivi così come interventi speciali per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà per rimuovere gli squilibri economici e sociali. Insomma, l'esatto opposto del progetto di Autonomia secessionista ‘spacca Italia’ che sta proponendo e portando avanti la destra, cui noi ci opporremo con tutte le nostre forze”. Così Piero De Luca, vice capogruppo dem alla Camera.
"Ho aderito alla campagna internazionale per sostenere le donne e gli uomini arrestati nei mesi scorsi in Iran mentre protestavano per le loro libertà, ma anche semplicemente per aver manifestato dissenso nei confronti del regime degli ayatollah.
Altri ancora accusati per aver espresso il loro pensiero sui social.
Mahsa Mohammadi è una giovane studentessa arrestata e condannata a morte per blasfemia. Chiediamo a Teheran di sospendere le esecuzioni e garantire i diritti civili. Teniamo alta l’attenzione perché nell’indifferenza la repressione in Iran continua, anche in questi giorni, anche in queste ore.
Non lasciamo solo chi combatte per la libertà".
Lo ha scritto su Facebook Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
Più di 80 parlamentari di vari partiti di maggioranza e opposizione, su iniziativa della deputata del Partito Democratico Lia Quartapelle, si sono attivati per difendere i manifestanti arrestati e condannati a morte per le proteste nei confronti del regime iraniano.
Le manifestazioni contro il regime, iniziate il 16 settembre 2022 dopo l’omicidio da parte della polizia iraniana della ventiduenne Mahsa Amini, proseguono ormai da mesi in tutto il paese e la risposta delle autorità è sempre più aspra. Sono almeno 50 i manifestanti che rischiano la condanna a morte.
I parlamentari hanno adottato ciascuno un prigioniero politico, seguendone le vicende processuali, dando notizia delle condizioni di detenzione sui social e scrivendo ciascuno all’ambasciatore iraniano in Italia per chiedere di fermare le condanne e rilasciare immediatamente i manifestanti ingiustamente arrestati. Analoga iniziativa è stata avviata dal parlamentare tedesco Hakan Demir tra i membri del Bundestag.
Secondo la coordinatrice dell’iniziativa Lia Quartapelle, deputata del Partito Democratico, “E’ fondamentale proseguire la mobilitazione al fianco dei manifestanti che continuano ad essere processati e uccisi dal regime iraniano senza alcun rispetto dei diritti delle persone”. “Preoccupa anche lo stato di salute degli attivisti - spiega Quartapelle - i familiari delle persone arrestate non hanno ottenuto notizie sulle loro attuali condizioni”.
Federica Onori, deputata del Movimento 5 Stelle, dichiara “noi siamo dalla parte dei manifestanti: persone assolutamente normali che si trasformano in eroi dal coraggio straordinario, rischiando di morire tra atroci torture per ideali quali diritti umani e libertà che noi, forse, diamo troppo spesso per scontati.”
Ivan Scalfarotto senatore di Italia Viva sottolinea: “I parlamentari possono avere un ruolo fondamentale nel fare pressione sul governo iraniano ed evitare ulteriori torture e nuove esecuzioni. Sponsorizzare un prigioniero, adottarlo, significa accendere una luce su un caso concreto e rendere noto al governo di Teheran che quella persona è nota, seguita e che il suo specifico destino è oggetto di attenzione internazionale. Auspico che quanti più colleghi possibile prendano in carico pubblicamente uno dei ragazzi e ragazze per le cui vite temiamo in queste ore.”
“Il contenzioso giudiziario in atto nella sede della Croce Rossa di Frosinone rappresenta un’ombra ancor più seria poiché ci troviamo alla vigilia di importanti elezioni per la guida della Regione Lazio. E, dunque, siamo totalmente insoddisfatti delle mancate risposte del governo alla nostra interpellanza urgente sulla cattiva gestione della Cri, soprattutto per quanto riguarda proprio la vicenda poco trasparente di Frosinone, e ancor di più in relazione al tema dell’indipendenza dell’associazione dal potere politico, visto che si riscontra il passaggio di mano da un uomo, l’ex presidente Francesco Rocca, oggi candidato della destra alla presidenza del Lazio. E’ Francesco Rocca, infatti, a chiedere il commissariamento della sede di Frosinone, poi fermata dal Tar perché frutto ‘di una ricostruzione manifestatamente distorsiva’ dei fatti, dopo la denuncia dell’allora presidente del comitato locale, Antonio Rocca, di spese sospette per 300mila euro collegate proprio al suo predecessore Francesco Rocca”.
Così il deputato dem, Roberto Morassut, nella replica alla risposta della sottosegretaria all’Economia e Finanza, Lucia Albano, all’interpellanza urgente sottoscritta da trenta deputati del Gruppo Pd e discussa oggi in Aula alla presenza della presidente, Debora Serracchiani.
“La nostra richiesta di chiarimenti urgenti - spiega il primo firmatario dell'interpellanza Andrea Casu - anche per quanto concerne gli altri numerosi casi che coinvolgono le gestioni di altre sedi locali, da Crotone a Como, da Follonica a Castelfranco (Arezzo), che hanno portato a 28 commissariamenti, non sono certamente rivolte contro la funzione della Cri e l’eccezionale opera svolta da volontari e lavoratori che vogliamo ringraziare e che guardano anch’essi con enorme preoccupazione alle inchieste in corso. Non è, infatti, assolutamente nostra intenzione sparare sulla Croce Rossa. Anzi. Vogliamo difenderne il futuro, la storia e l'autonomia verificando se a sparare contro questa istituzione e i principi fondamentali che la ispirano sia stato qualcuno che viene dal suo interno”.
Mansour Dehmardeh è un ragazzo iraniano, ha 22 anni. Oggi, insieme ad altri tre suoi coetanei, è stato condannato a morte, in via definitiva, dal regime di Khamenei. L’accusa è di “Corruzione sulla Terra” e “guerra contro Dio”.
Mansour è un ragazzo disabile, lo scorso 3 ottobre è stato arrestato nel contesto della brutale repressione delle proteste antigovernative a Zahedan, capoluogo della provincia del Sistan-Baluchistan, dove vive la minoranza beluci del Paese. Moltissimi sono stati incarcerati, altri deportati con la forza in Afghanistan.
Dopo dieci giorni di torture, in cui gli hanno spaccato il naso e i denti, e non ha avuto la possibilità di nominarsi un avvocato di fiducia, Mansour ha confessato di aver lanciato tre pietre e dato fuoco ad una gomma durante le manifestazioni. Un tribunale lo ha condanato a morte, per tre pietre scagliate e una gomma bruciata.
In Iran, in questo momento, ci sono centinaia di persone che rischiano la condanna a morte o la cui esecuzione è imminente. Con la collega Lia Quartapelle abbiamo deciso di “adottare” le ragazze e i ragazzi arrestati e condannati, per diffonderne la storia e difenderne la vita facendo pressione sul governo iraniano per fermare le esecuzioni.
Nei giorni scorsi, in qualità di deputato della Repubblica Italiana, ho inviato una lettera ufficiale all’Ambasciata iraniana a Roma per chiedere l’immediato rilascio di Mansour e per avere notizie sul processo e sulle sue condizioni psicofisiche, denunciando la violazione dei più elementari diritti umani. Non è arrivata alcuna risposta. Non fermiamo le nostre proteste. Fermiamo l’orrore in Iran.
Lo scrive su Facebook il vicecapogruppo del PD alla Camera Peppe Provenzano.
Il deputato Pd Mauro Berruto in una missiva all’ambasciatore dell’Iran in Italia chiede patrocinio politico della condannata a morte Fahimeh Karimi e annuncia che coinvolgerà istituzioni sportive italiane ed internazionali
“Egregio Ambasciatore, Le scrivo in riferimento alla situazione di Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo, madre di tre figli e condannata a morte. Arrestata durante una manifestazione è attualmente detenuta presso il carcere di Khorin, a Pakdasht. La pena inflitta è umanamente, moralmente e giuridicamente inaccettabile e non c’è evidenza di regolare processo a suo carico. Il Direttore del quotidiano italiano La Stampa, lo scorso 8 gennaio, ha consegnato presso la sede della sua Ambasciata a Roma, un dossier con oltre 300.000 firme di cittadine e cittadini italiani che chiedono giustizia per Fahimeh Karimi e per tutte le donne e i giovani incarcerati e condannati. C’è, fra quelle trecentomila, anche la mia firma.
Con questa lettera, tuttavia, in qualità di deputato della Repubblica italiana, intendo assumere il patrocinio politico di Fahimeh Karimi”. Lo scrive il deputato e responsabile nazionale Sport del Partito Democratico, Mauro Berruto, in una lettera indirizzata all’ambasciatore dell’Iran in Italia, Mohammad Reza Saburi. Berruto ha una storia personale molto importante che lo lega al mondo dello sport, ed in particolare alla pallavolo, essendo stato il CT della nazionale maschile italiana di pallavolo.
“La invito - prosegue Berruto - a darmi con urgenza informazioni sulle sue attuali condizioni, sul suo stato di salute, sull’iter giudiziario che la riguarda, chiedo che le sia assicurato un contatto costante con la sua famiglia e garanzie sul fatto che possa scegliere un avvocato di sua fiducia. Contatterò istituzioni sportive nazionali e internazionali, atleti, tecnici, dirigenti per chiedere a tutta la comunità pallavolistica e sportiva mondiale di sostenere queste stesse mie richieste che La invito a trasmettere alle autorità del suo Paese, oltre che a sollecitare l’osservanza dei principi sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani sottoscritta, anche dall’Iran, nel 1948”, conclude il deputato dem.
“Questo pomeriggio, nel corso dell’audizione del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, sulla situazione dei diritti umani in Iran e sui disordini avvenuti recentemente in Brasile, ho sollecitato il Governo a porre l’attenzione alle richieste sollevate dalla comunità iraniana durante l’importante manifestazione che si è svolta domenica scorsa a Roma. I rappresentanti di questa comunità chiedono che l’Italia interrompa le relazioni commerciali e diplomatiche con l’Iran, perché sostengono che questo sarebbe un ulteriore modo per dire chiaramente e fattivamente da che parte sta il nostro Paese. La comunità iraniana esorta l’Italia a non aiutare il regime di Teheran attraverso la normalizzazione dei rapporti. Se il Governo italiano ritiene di mantenere i propri rappresentanti diplomatici sul territorio, scelta che posso anche comprendere, suggerisco alcune azioni di cui l’Italia può farsi capofila, insieme ai partner europei: inviare gli ambasciatori a fare visita in carcere ai manifestanti detenuti per aver partecipato alle proteste pacifiche, per conoscere le loro condizioni di salute e il loro iter giudiziario; inviare gli ambasciatori dei 27 Paesi europei nei tribunali, a essere presenti alle udienze farsa, per fare pressione sul regime. Al ministro Tajani ho chiesto inoltre se l’Iran ha dato l’autorizzazione all’ingresso nel Paese della missione Onu di ‘fact finding’ che deve svolgere indagini sulle violazioni dei diritti umani. Ho inoltre esortato il ministro Tajani a non barattare mai diritti umani per i negoziati. È vero che quelli sul nucleare sono importanti, sono sempre stata una sostenitrice di questa trattativa, ma non si può neanche per questo derogare al rispetto dei diritti umani. Al ministro ho chiesto infine, nuovamente, di fornire chiarimenti sui bossoli di cartucce fabbricate da un’azienda italo-francese con sede anche a Livorno rinvenute in Iran nei luoghi dove si sono tenute le manifestazioni. Vogliamo sapere se in Italia vengono prodotti armamenti utilizzati contro chi manifesta per la pace e la democrazia, perché questo sarebbe intollerabile e contro la legge italiana”.
Ad affermarlo in una nota Laura Boldrini, deputata del Partito Democratico.