“Sull’aceto, e in particolare sull’aceto balsamico, buone notizie dal Parlamento Europeo. Grazie a un emendamento di Stefano Bonaccini, che ha raccolto oltre l’80% dei voti favorevoli, ora l’aceto gode di una maggiore tutela poiché potrà chiamarsi tale solo se ottenuto da produzioni agricole, come l’uva, nel caso del balsamico, o le mele, ma non utilizzando materie sintetiche come l’acido acetico. Un risultato importante per le nostre eccellenze sempre oggetto di tentativi di replica e di contraffazioni”.
Così Stefano Vaccari, segretario di Presidenza della Camera e deputato dem della commissione Agricoltura.
“Le prime apparizioni documentate dell’aceto balsamico - aggiunge - risalgono all’epoca romana. Al volgere del primo millennio, il monaco Donizone ne parla come di aceto ‘particolarissimo e perfettissimo’. E poi gli straordinari dati economici. Il sistema dell’Aceto Balsamico di Modena Igp comprende 2.400 aziende agricole, con una superficie vitata di oltre 14mila ettari, 92 produttori di mosto e aceto di vino e 61 acetaie, per una produzione di oltre 95 milioni di litri annui, impiegando tra i 25mila e i 30mila addetti lungo tutta la filiera produttiva. Oltre il 90% della produzione di Aceto Balsamico di Modena viene esportata, ponendolo al primo posto tra le IG italiane per export: oggi il prodotto è commercializzato in più di 130 differenti Paesi ed è tra i principali ambasciatori nel mondo dell’eccellenza agroalimentare italiana. Ora - conclude - grazie all’emendamento Bonaccini, sarà più difficile tentare di aggredire qualità e valore all’aceto balsamico di Modena, nostro biglietto da visita del Made in Italy”.
"Sono intervenuto questa mattina al presidio davanti alla sede della Yoox all'Interporto di Bologna. Per ribadire la mia solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori ed il mio sostegno alle iniziative che hanno assunto le Organizzazioni Sindacali. Ho già depositato una interrogazione parlamentare al Governo, anche per sostenere la richiesta della convocazione del tavolo al Ministero delle Imprese e del Made in Italy".
Così Andrea De Maria, deputato PD
"Nella giornata del 2 settembre 2025 il Gruppo LuxExperience ha formalizzato alle Organizzazioni Sindacali la comunicazione della procedura di licenziamento collettivo che coinvolgerebbe 211 dipendenti in Italia; questa procedura avrà una un impatto enorme sul territorio bolognese nel quale sono previsti 165 esuberi, 134 nella sede di Interporto e 31 in quella di Zola Predosa.
Durante gli incontri nel corso degli ultimi 24 mesi con le Organizzazioni Sindacali, l’Azienda aveva escluso che in quella fase avrebbe ridotto l'organico diretto, senza però entrare nel merito di piani industriali o di progetti di rilancio e di valorizzazione delle risorse umane.
Ora sono a rischio moltissimi posti di lavoro e si prospetta il ridimensionamento di un presidio produttivo di grande importanza.
Come preannunciato ho depositato oggi una interrogazione parlamentare al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, per sollecitare l' attenzione del Governo".
Così Andrea De Maria, deputato PD
“La Dichiarazione Congiunta tra Commissione Europea e governo americano conferma la resa del governo Meloni alle imposizioni Usa sui prodotti agroalimentari italiani. È certamente positiva la tariffa omnicomprensiva al 15 per cento applicata a molti prodotti, ma il Made in Italy del settore primario ne è escluso: nessuna esenzione o riduzione è infatti prevista per i prodotti agricoli, dalla pesca ai vitivinicoli, che sostengono gran parte dell’export verso gli Stati Uniti e che sono espressione di migliaia di imprese e di posti di lavoro’. Così la deputata Antonella Forattini, capogruppo PD in commissione Agricoltura.
“Mentre la Germania - prosegue l’esponente dem - è riuscita a difendere le proprie posizioni nel mercato dell’automotive, l’Italia ha svenduto il Made in Italy agroalimentare per l’incapacità del governo di rappresentare gli interessi del Paese e per la totale sottomissione di Meloni e dei suoi ministri alla partita verso l’“amico” Trump, che, di contro, pretende azzeramenti e sostanziali riduzioni dei dazi sui prodotti americani. L’entusiasmo di Fitto che parla di ‘accordo che rafforza i rapporti economici tra le due sponde dell’Atlantico’, è perciò completamente fuori luogo e suona offensivo nei confronti dei produttori agricoli italiani. Il danno per filiere fondamentali come formaggi, vino, pasta e conserve sarà infatti catastrofico, con perdite nell’ordine di miliardi di euro”.
“Perché - conclude Forattini - il governo Meloni non era presente quando si decideva il futuro del vino, dell’olio, del comparto caseario italiano? Ancora una volta, l’Italia si ritrova spinta ai margini delle trattative internazionali. Il Partito Democratico continuerà a battersi, sia in sede europea sia nazionale, per ottenere riduzioni reali dei dazi, tutele per le filiere DOP e IGP, e un piano straordinario di promozione del Made in Italy agroalimentare, prima che sia troppo tardi”.
“La Dichiarazione Congiunta siglata fra la Commissione Europea e il governo americano conferma tutte le forti criticità e preoccupazioni che abbiamo rilevato nelle scorse settimane. Al netto di un progresso legato alla possibilità di restare entro il 15% per il settore automobilistico e per alcuni beni, tra cui sughero, aeromobili, farmaci generici e precursori chimici, restano intatti i termini di quella che è stata una vera e propria resa UE rispetto alla guerra commerciale avviata da Trump. Dazi generalizzati al 15% cui si aggiungono impegni ad acquistare prodotti energetici USA per un valore di 750 miliardi di dollari, ad acquistare chip per l'intelligenza artificiale statunitensi per un valore di almeno 40 miliardi di dollari e 600 miliardi di dollari di nuovi investimenti dell'Ue in settori strategici statunitensi fino al 2028. La debolezza negoziale causata da posizioni ambigue e arrendevoli dei governi sovranisti, anzitutto quello italiano della Premier Meloni, ha condotto alla conferma di questa enorme Trump Tax sui prodotti UE venduti negli USA senza alcuna esenzione per nessun bene strategico della filiera del Made in Italy come prodotti manifatturieri, agricoli, della pesca o vitivinicoli. I danni all'economia e all'occupazione dell'intero continente ma soprattutto dell'Italia saranno drammatici. Gli interessi nazionali sono stati svenduti completamente dal Governo Meloni. Questa è l'amara verità” così Piero De Luca capogruppo Pd in commissione affari europei della camera.
“Solo 9,3 milioni di euro spesi su 500 stanziati per l’innovazione e la meccanizzazione in agricoltura. Una cifra che equivale all’1,89% delle risorse disponibili e che racconta, meglio di qualsiasi slogan, il fallimento di questa misura strategica del PNRR.” Lo dichiarano in una nota congiunta le deputate e i deputati del Partito Democratico Antonella Forattini, Stefano Vaccari, Enzo Romeo, Irene Marino e Andrea Rossi, che hanno presentato un’interrogazione al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
“La Corte dei Conti, nella sua ultima relazione, ha certificato i gravi ritardi nell’attuazione di questo investimento, destinato a sostenere 15.000 aziende agricole per l’acquisto di macchinari innovativi, la sostituzione dei vecchi trattori, l’introduzione di tecniche di precisione e tecnologie Agricoltura 4.0. Un’occasione fondamentale per rendere il settore più sostenibile, efficiente e competitivo – aggiungono – che rischia di andare perduta per l’inadeguatezza gestionale di questo Governo.”
“È inaccettabile che uno strumento pensato per accompagnare la transizione ecologica e valorizzare il Made in Italy alimentare resti impantanato tra ritardi burocratici e piattaforme digitali obsolete. Il Ministro venga in Commissione a riferire con chiarezza: quali misure intende adottare per sbloccare i fondi? Quali interventi saranno rimodulati o, peggio, cancellati?”
“Il comparto agricolo non può più aspettare. Ogni ritardo danneggia le imprese, compromette gli obiettivi ambientali e mina la credibilità del nostro Paese in Europa. È ora che il Governo Meloni si assuma le proprie responsabilità.”
Manzi e Curti: “Dalla Premier solo passerelle elettorali e promesse pelose”
“Meloni chieda scusa ai marchigiani. Le sue false promesse, rilanciate puntualmente a ridosso delle elezioni, servono solo a mascherare l’indifferenza totale del suo governo verso la nostra regione. Altro che farsi bella con il Made in Italy: nelle Marche, dove il Made in Italy ha il cuore pulsante, le imprese sono oggi sotto attacco proprio a causa delle scelte di Meloni, che ha deciso di allinearsi alle scellerate politiche dei dazi volute da Trump”.Così i deputati democratici marchigiani Irene Manzi e Augusto Curti commentano le dichiarazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
“Nel momento in cui i dazi statunitensi colpiscono duramente i nostri settori di eccellenza – proseguono – il governo resta in silenzio, subisce e finge di non vedere. Invece di difendere il sistema produttivo marchigiano, Meloni continua a rifugiarsi nella propaganda. Come già accaduto un anno fa, torna a rispolverare provvedimenti annunciati solo a ridosso del voto. Ricordiamo tutti il decreto sulle liste d’attesa: grande enfasi, nessun risultato. Ora tocca al Consiglio dei Ministri straordinario sulla ZES Umbria-Marche. Ma anche stavolta si tratta solo di fumo negli occhi: non conosciamo il testo, non conosciamo le risorse, non sappiamo nemmeno quali territori o imprese saranno coinvolti”.“E nel frattempo tutto resta fermo. Per le imprese marchigiane colpite dai dazi non c’è nulla. Per i lavoratori che ogni giorno fanno i conti con l’inflazione, nulla. Per la sanità marchigiana, dove un cittadino su dieci ha ormai rinunciato a curarsi e le liste d’attesa hanno superato ogni soglia di decenza, ancora nulla”.
“Le Marche non hanno bisogno di passerelle elettorali, ma di misure concrete, strutturali e durature. Serve un governo che non si ricordi della nostra regione solo quando si avvicinano le urne. Meloni dovrebbe avere il coraggio di chiedere scusa ai marchigiani e smetterla di usare le Marche come scenografia per i suoi teatrini elettorali”, concludono Manzi e Curti, sottolineando che se la volontà del governo fosse stata sincera, la ZES per le Marche sarebbe potuta arrivare ben prima, in tempi non sospetti, e non sarebbero state sistematicamente bocciate le proposte avanzate dal Partito Democratico in questa direzione.
“È gravissimo che fondi europei destinati all’agricoltura possano finire, anche indirettamente, a soggetti russi sottoposti a sanzioni internazionali. Per fare piena luce su ciò che sta accadendo in Toscana ho presentato un’interrogazione parlamentare”. E’ quanto dichiara il deputato Pd e segretario Dem della Toscana sulle inchieste giornalistiche emerse in questi giorni e relative ad aziende vinicole toscane, formalmente italiane ma riconducibili agli oligarchi Konstantin Nikolaev e Roman Trotsenko, che avrebbero beneficiato di oltre un milione di euro tra fondi Pac e Pnrr.
“Si tratta di soggetti sanzionati che, grazie a strutture societarie opache, aggirerebbero i divieti UE e riceverebbero risorse pubbliche. Un fatto inaccettabile che danneggia l’agricoltura onesta, l’immagine del Made in Italy e la credibilità nell’uso dei fondi europei. La Corte dei Conti ha infatti già chiarito che, a norma dei regolamenti comunitari, i soggetti sottoposti a sanzioni non dovrebbero poter ricevere finanziamenti. L’interrogazione chiede al governo di verificare la reale proprietà delle aziende, accertare eventuali irregolarità e recuperare le somme indebitamente erogate”, conclude Fossi.
“Chiediamo al governo di convocare un tavolo ministeriale per i siti lucani della Smartpaper con l’obiettivo di verificare le commesse in scadenza a partire da Enel e di salvaguardare i livelli occupazionali, sollecitando l’azienda a presentare un puntuale piano industriale che garantisca sviluppo e occupazione”. Così i deputati del Pd Enzo Amendola e Marco Sarracino in un'interrogazione ai Ministri delle Imprese e del Made in Italy e del Lavoro.
“I lavoratori della Smartpaper degli stabilimenti di Tito Scalo e Sant’Angelo Le Fratte in Provincia di Potenza hanno dichiarato lo stato di agitazione rispetto alle prospettive industriali della società in considerazione del nuovo assetto societario e del mancato rinnovo della commessa Enel. Le organizzazioni sindacali hanno chiesto un incontro con i nuovi vertici societari affinché si possano chiarire gli investimenti che riguarderanno le due realtà lucane al fine di vedere garantita l’occupazione anche attraverso piani di riqualificazione professionale.
C’è molta incertezza per il futuro di oltre 500 lavoratori, visto che oltre ad Enel ci sono altri 200 lavoratori interessati da rinnovi di commesse. I sindaci del territorio sono molto preoccupati perché questa realtà è davvero importante dal punto di vista occupazione e il suo ridimensionamento avrebbe un impatto sociale molto negativo sul territorio. Per questo chiediamo l’intervento tempestivo del governo”.
“La definizione dei dazi al 15 per cento da parte degli Stati Uniti, rappresenta una vera e propria tragedia annunciata per il nostro agroalimentare e, più in generale, per tutto l’export italiano”. Lo dichiara Antonella Forattini, capogruppo Pd in commissione Agricoltura alla Camera.
“Parliamo – evidenzia l’esponente Pd - di un impatto diretto su un export che vale circa 65 miliardi di euro verso gli USA, e che oggi subisce un colpo durissimo. Il contraccolpo ricadrà sui consumatori, ma soprattutto sulle nostre imprese, già provate da una congiuntura economica difficile. Quel che colpisce maggiormente è l’atteggiamento del governo Meloni, che ha scelto di disinteressarsi totalmente della partita, lasciando che la trattativa tra Europa e Stati Uniti si consumasse senza alcuna voce italiana autorevole al tavolo. Il governo si è persino fatto promotore di un ministero del Made in Italy, salvo poi voltargli le spalle nel momento più delicato. Mascherarsi dietro un generico ‘vedremo i dettagli dell’accordo’ è una risposta inadeguata di fronte a una situazione così grave”.
“Recuperare quel 15 per cento imposto – conclude Forattini - sarà molto difficile, ma ciò che è urgente è mettere subito in campo risorse straordinarie per sostenere le imprese colpite. Il Partito Democratico continuerà a battersi, in Italia e in Europa, per difendere un settore che è eccellenza assoluta del nostro Paese”.
“Trump ha un’ottima lobbista in Europa che si chiama Giorgia Meloni” così sui social la responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani che, in un video, ricorda come gli impegni presi da Meloni nella sua visita di aprile a Trump coincidano con l’accordo siglato Usa-Ue sui dazi, dall’aumento degli acquisti di gas liquido dagli Stati Uniti, alle coproduzioni di armamenti, al riparo dalla digital tax per le big-tech americane. “Giorgia Meloni – dice Serracchiani - può rivendicare un vero risultato nei 1000 giorni di Governo: aver fatto da perfetta lobbista per il suo amico Donald Trump. Peccato che, nel frattempo, non abbia rappresentato gli interessi dell’Italia. Dietro le foto sorridenti e le visite istituzionali dal tono trionfalistico, la realtà è ben diversa: né l’Italia né l’Europa stanno ricavando benefici concreti da questa strategia. Anzi, l’ultimo accordo sui dazi del 15% colpisce direttamente il Made in Italy, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e interi settori della nostra economia. L’Italia non ha bisogno di passerelle internazionali senza contenuti, ma di una visione strategica, di una politica estera seria, credibile, capace di rafforzare il nostro ruolo in Europa e nel mondo. Perché se la Premier si dichiara sovranista ma poi non difende davvero gli interessi del Paese, a pagarne il prezzo saranno — ancora una volta — imprese, lavoratori e tutti i cittadini italiani.
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“Siccome ormai è chiaro che i dazi al 15% non sono affatto un affare — o meglio, lo sono solo per Trump — da Fratelli d’Italia si cerca disperatamente un colpevole. E così Montaruli punta il dito contro la segretaria del Pd, Elly Schlein, nel tentativo goffo di scaricare le responsabilità di un disastro tutto del governo Meloni.
Se non ci fosse da piangere per le condizioni in cui i sovranisti italiani hanno accettato tutto senza fiatare, ci sarebbe da ridere. Ma purtroppo le conseguenze le pagano imprese, lavoratori e il Made in Italy.
Invece di cercare capri espiatori, il governo dovrebbe iniziare a dare risposte concrete con misure di sostegno per evitare crisi drammatiche. FDI ha cercato in tutti i modi di far credere che Trump avesse una sola interlocutrice europea: Giorgia Meloni. Ebbene, Trump ha tirato dritto per la sua strada, ignorandola completamente.
Altro che difesa degli interessi nazionali: siamo di fronte a una resa senza condizioni.”
Così Valentina Ghio, vice capogruppo del Partito Democratico alla Camera, replica alle dichiarazioni di Augusta Montaruli.
"Il settore agroalimentare italiano, uno dei pilastri della nostra economia e della nostra identità, viene messo in ginocchio da un accordo che favorisce la concorrenza sleale e premia le imitazioni. Altro che protezione del Made in Italy: il governo sembra piuttosto lavorare per promuovere le patacche, quei prodotti che si travestono da italiani — il cosiddetto Italian sounding, dal parmesan alla mozzarella finta — ma che con la qualità e la filiera italiana non hanno nulla a che vedere.
Il danno economico e d'immagine è enorme. Se Meloni e Lollobrigida volevano a parole difendere il Made in Italy, con la loro inerzia il risultato è l’esatto opposto: l’accordo con gli Stati Uniti apre la strada a chi copia e declassa le nostre eccellenze.
Serve un cambio di rotta immediato e una chiara indicazione delle misure compensative che il governo intende mettere in campo." Così in una nota Antonella Forattini, capogruppo Pd in Commissione Agricoltura alla Camera.
“L’accordo commerciale annunciato con dazi al 15% danneggia gravemente il nostro Made in Italy, colpendo in particolare settori di punta come la moda, da sempre motore del nostro export e simbolo di eccellenza nel mondo. A rendere il quadro ancora più preoccupante è il contesto valutario: la recente svalutazione del dollaro, unita all’apprezzamento dell’euro, sta già penalizzando la competitività delle imprese italiane. E lo scenario potrebbe peggiorare ulteriormente: le dichiarazioni di Donald Trump sulla volontà di politicizzare la Federal Reserve, mettendola sotto diretto controllo politico, aprono a una fase di fortissima instabilità sul fronte valutario e finanziario. In un contesto così fragile, l’Italia non può restare ferma, Meloni e Giorgetti devono chiarire subito quali contromisure metterà in campo per sterilizzare gli effetti negativi di questo accordo” Così la vicepresidente del gruppo del Pd alla Camera, Simona Bonafè.
“Con l’accordo sui dazi siglato da Von der Leyen e Trump, che prevede dazi medi del 15% su beni chiave dell’export europeo, ci troviamo di fronte non ad un'intesa ma ad una vera e propria resa che produrrà danni economici drammatici. E l’Italia, ancora una volta, è tra i paesi che pagheranno il prezzo più alto. Una capitolazione dell’Europa dovuta ad una debolezza politica determinata anche e soprattutto da posizioni degli Stati membri ambigue e subalterne a Trump come quelle del Governo italiano. Meloni doveva fare da pontiera per difendere gli interessi delle nostre aziende e dei nostri lavoratori, invece ha fatto la portabandiera di Trump svendendo il nostro Paese e il Made in Italy. Il 15% di dazi unilaterali sulla stragrande maggioranza dei prodotti destinati all'export, aggiunta peraltro alla svalutazione del dollaro, ci costerà cara. Si stima che l’Italia possa perdere almeno 23 miliardi di euro di esportazioni verso gli USA. Le imprese del Made in Italy, già alle prese con il costo dell’energia, l’instabilità geopolitica e la burocrazia, oggi vedono crollare interi segmenti di fatturato. È inaccettabile ed anche ridicolo che Meloni parli di un risultato positivo. Ora chieda scusa al Paese e spieghi cosa intende fare a livello nazionale ed europeo per difendere e mettere in sicurezza il nostro tessuto produttivo ed occupazionale. Questo accordo, inutile girarci intorno, è una disfatta. Non c’è nulla da festeggiare, solo da rimediare mettendo da parte la propaganda e iniziando a difendere davvero l’interesse dell’Italia e dell'Europa”. Così Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione politiche europee alla Camera