Il ministro 'cambia idea' firmò l'appello contro la separazione delle carriere
“Il Pd non ha chiesto al ministro Nordio notizie sulla vicenda giudiziaria legata al caso Almasri, perché non gli compete. Ha chiesto informazioni sull'evidente responsabilità politica da cui non può sfuggire. Sulla presenza di Almarsi in Italia il ministero era informato e il governo ha deciso di liberarlo. Liberare un criminale, torturatore e stupratore di bambini. Il ministro non prova neanche un briciolo di vergogna ad aver liberato e riaccompagnato a casa Almasri su un volo di Stato? Intanto, in queste ore un ministro tedesco, su mandato internazionale della Corte penale internazionale, ha arrestato un criminale libico che aveva le stesse accuse di Almasri”. Lo dichiara la deputata Pd Debora Serracchiani intervenendo in replica al ministro Nordio durante il Question time sul caso Almasri.
“Fanno un po' sorridere le parole di Nordio – sottolinea l'esponente dem - quando parla di 'segreto': accanto a lui siede un sottosegretario alla Giustizia che è stato condannato a 8 mesi proprio per rivelazione di segreto d'ufficio. Se l'attenzione al segreto è così alta, Nordio dovrebbe chiedere un passo indietro al sottosegretario”.
“Il ministro Nordio è quello che più volte ha cambiato idea. Colui che non voleva nuovi reati, che predicava la depenalizzazione e non voleva le persone in carcere. Oggi fa esattamente il contrario. Nel dicembre 1992, nell'appello firmato da 1502 Pm contro la separazione delle carriere, c'era anche la firma del Pm di Venezia, Carlo Nordio. La stessa separazione delle carriere che oggi il ministro offre agli italiani con convinzione. Quindi ringraziamo il ministro perché abbiamo speranza che cambi idea, ancora una volta”, conclude Serracchiani.
“Il ministro Nordio deve smettere si seguire la strada delle omissioni e delle reticenze e deve dire la verità sul caso Almasri. Il Pd non chiede al ministro dichiarazioni sul procedimento che pende davanti al tribunale dei ministri nel quale è indagato, ma pone una gigantesca questione politica dalla quale Nordio non può scappare a gambe elevate come ha fatto fino ad oggi: si chiede la verità sul caso Almasri”. Lo dichiara il deputato Federico Gianassi, capogruppo Pd in Commissione Giustizia, durante il Question time alla Camera con il ministro Nordio.
“Nordio – continua il parlamentare dem - ha detto nell'Aula di Montecitorio che il suo ministero si è potuto attivare soltanto nella giornata del 20 gennaio, ma dalla stampa sappiamo che lo stesso dicastero era già attivo dal giorno prima, poche ore dopo l'arresto del 'tagliagole' libico. O il ministro Nordio era a conoscenza dei fatti e quindi ha mentito al Parlamento, oppure la struttura da lui guidata si muove senza che il ministro ne abbia consapevolezza. Nel primo caso avremmo difronte un ministro che mente, nel secondo un ministro che non conta nulla”, conclude Gianassi.
"Oggi alla Camera dei deputati abbiamo presentato la proposta di legge per introdurre il codice dei crimini internazionali nell'ordinamento italiano. Se avessimo avuto questa legge qualche mese fa, l'Italia avrebbe potuto processare Almasri e le vittime delle sue torture, dei suoi stupri, delle sue violenze avrebbero avuto giustizia. Senza sotterfugi, senza aerei di stato che lo riportano in patria a continuare a torturare e violentare bambini, senza alibi". Lo dichiara, a margine della conferenza stampa, Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"Con il codice dei crimini internazionali, che molti altri paesi dell'Ue già hanno, chiunque, di qualsiasi nazionalità, sia sospettato di avere commesso crimini di guerra o contro l'umanità ovunque nel mondo, nel momento in cui si trova in Italia può essere indagato, arrestato e processato nel nostro paese. Vladimir Putin, Benjamin Netanyahu, Yoav Gallant tutti accusati di crimini di guerra e contro l'umanità, se venissero in Italia, dovrebbero rispondere dei loro crimini davanti a un giudice italiano. Un importante cambio di paradigma che introduce nel nostro ordinamento il principio di giurisdizione universale - spiega Boldrini -. In un momento in cui il diritto internazionale è sotto attacco così come i tribunali internazionali, in cui Trump emette sanzioni ai giudici della Corte Penale internazionale come se fossero dei narcotrafficanti, in cui Netanyahu continua a commettere crimini di guerra e contro l'umanità indisturbato, il Partito Democratico manda un segnale chiaro in difesa del diritto internazionale e dell’impianto multilaterale che dalla fine della seconda guerra mondiale ha consentito che non prevalesse la legge della giungla ma il diritto".
"All'inizio del suo mandato il Ministro Nordio aveva annunciato l'introduzione del codice dei crimini internazionali. Poi, però, a questa promessa non è stato dato seguito e di quel provvedimento si sono perse le tracce - prosegue la deputata dem -. Perché il codice dei crimini internazionali è sparito dall’orizzonte di governo e maggioranza? Adesso che la proposta di legge l'abbiamo presentata noi, ci aspettiamo il sostegno della maggioranza. Altrimenti Nordio dovrà spiegare cosa o chi gli ha fatto cambiare idea".
"Ringrazio Amnesty International per avere ispirato questa proposta di legge, la professoressa Alessandra Annoni e i professori Triestino Mariniello e Antonio Marchesi le cui competenze giuridiche in tema di diritto internazionale sono state fondamentali per la stesura del testo. E ringrazio la capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga, la responsabile giustizia del Pd Debora Serracchiani e il capogruppo del Pd in commissione Giustizia Federico Gianassi per avere fatto loro questa proposta fin da subito" conclude.
“La mancata previsione del ripristino del tribunale di Nicosia nel disegno di legge sulle circoscrizioni giudiziarie approvato dal Consiglio dei Ministri è l’ennesimo segnale di disattenzione verso le aree interne della Sicilia e verso l’intera provincia di Enna”. Lo dichiara Maria Stefania Marino, deputata del Partito Democratico, commentando il provvedimento proposto dal ministro della Giustizia Carlo Nordio.
“Nonostante gli annunci e le promesse - continua l'esponente dem - il governo ignora la richiesta unitaria di un intero territorio, come quello dei Nebrodi e dell’area nord della provincia di Enna, che da anni chiede la riapertura del presidio giudiziario di Nicosia, dopo la soppressione nel 2013. La chiusura del tribunale di Nicosia ha aggravato l’isolamento territoriale e giurisdizionale di un’area già colpita da spopolamento, disservizi infrastrutturali e presenza criminale, con ricadute evidenti anche in termini di aumento dei costi e tempi per cittadini, avvocati e operatori della giustizia”.
“È paradossale che in un provvedimento che si pone l’obiettivo di riequilibrare la distribuzione della giustizia territoriale si dimentichi di zone difficili come quella ennese, segnate da condizioni orografiche complesse, fragilità sociali e rischi legati alla criminalità organizzata. Ci batteremo, nel corso del passaggio parlamentare del disegno di legge, per correggere questa esclusione”, conclude Marino.
“Domani chiederemo al ministro Nordio nel Question Time in Parlamento di chiarire le ragioni per cui omise negli interventi in Aula di comunicare quello che si è letto sui giornali in queste settimane e cioè che il ministero della Giustizia in relazione all’arresto di Almasri sarebbe stato informato già dal 19 gennaio e conseguentemente di spiegarci le motivazioni per cui il Ministero ne ha determinato la liberazione”. Così Federico Gianassi, capogruppo Pd in commissione Giustizia di Montecitorio, annunciando il Question time del Pd che stigmatizza, inoltre, gli attacchi portati avanti dal ministro Nordio e da esponenti del governo e della maggioranza nei confronti della magistratura.
“Siamo di fronte all’ennesima presa in giro da parte del Governo che va avanti a colpi di decreti e di fiducie a raffica. Sulle carceri nulla di concreto ancora.
È l’ennesima prova che al ministro Nordio e a questo esecutivo non interessa affatto la drammatica condizione in cui versano le carceri italiane, dove ogni giorno si consumano violazioni dei diritti e si rischiano nuove tragedie”.
Lo dichiara Debora Serracchiani, deputata del Partito Democratico e responsabile Giustizia nella segreteria nazionale del partito.
“Sul sovraffollamento – prosegue Serracchiani – finora non è stato fatto assolutamente nulla. La proposta parlamentare per la liberazione anticipata, a prima firma del collega Roberto Giachetti, che il Partito Democratico ha appoggiato da tempo, è stata bloccata in Aula proprio dalla maggioranza. E ora, quando potrebbero approvarla in tempi rapidi, la tengono nel cassetto per portare avanti uno schema di decreto che non affronta il nodo strutturale. È evidente che non c’è alcuna volontà politica di intervenire realmente”.
“Anche sulla questione dei detenuti tossicodipendenti – aggiunge Serracchiani – siamo di fronte a una colpevole inerzia. Da oltre un anno è in vigore il cosiddetto ‘decreto carceri’, in cui si prevedeva che i detenuti tossicodipendenti fossero inviati in comunità o strutture residenziali adeguate, ma nulla è stato fatto per attuare quella norma. Solo oggi, in fretta e furia, portano in pre- Cdm un nuovo provvedimento, che rischia di restare l’ennesima operazione di facciata”.
“Chiediamo con forza che si smetta di perdere tempo e si approvino subito misure efficaci: una nuova disciplina sulla liberazione anticipata, un piano serio per la presa in carico dei detenuti vulnerabili, investimenti sulle strutture alternative al carcere e sul personale penitenziario. Ogni giorno di ritardo – conclude Serracchiani – aggrava una situazione già insostenibile. Il ministro Nordio dimostri, almeno una volta, di avere un minimo di responsabilità istituzionale”.
“Un uomo di 54 anni si è tolto la vita nel carcere di Rebibbia. È il 41esimo suicidio tra i detenuti dall’inizio dell’anno. Se si aggiungono anche le morti tra gli operatori penitenziari, siamo davanti a una vera e propria strage silenziosa che si consuma dentro le mura delle nostre carceri. Uno Stato civile non può tollerare che la detenzione si traduca, di fatto, in una condanna a morte.” Lo dichiara la deputata Pd Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia.
“Il carcere di Rebibbia - spiega la deputata - ospita oggi più di 1.560 detenuti, a fronte di una capienza di poco superiore ai mille. Il sovraffollamento è a livelli intollerabili, le condizioni igienico-sanitarie e psicologiche sono critiche, e chi lavora in questi istituti è lasciato solo. Di fronte a questa emergenza, il Governo tace o, peggio, minimizza. Le dichiarazioni del Ministro Nordio sono inadeguate e offensive verso una realtà che grida vendetta. Le carceri italiane sono allo stremo - conclude Di Biase - e chi ha la responsabilità politica della giustizia non può continuare a voltarsi dall’altra parte.”
“Nordio non ha trovato tempo e parole per tornare in Parlamento e dire la verità sul caso Almasri dopo che erano emerse reticenze e omissioni grandi come una casa. Ma trova tempo e parole, proprio nel giorno in cui la Germania arresta il collaboratore di Almasri, per offendere magistrati che su questo caso hanno detto quello che tutti gli italiani sanno: il comportamento del Ministero della Giustizia ha determinato la liberazione dell’assassino libico, comportamento vergognoso.
E ora addirittura, non contento di questo “capolavoro”, chiede parole chiare al Pd. Gliele diciamo subito come è nostro costume: Nordio è un ministro inadeguato, che cerca di nascondere la sua inadeguatezza attaccando i magistrati, e sarebbe un bene per il nostro Paese se andasse a casa.
L’Italia ha bisogno di un Ministro vero, non di un seminatore di zizzania che scappa a gambe levate davanti alla verità.” Così il capogruppo Pd in commissione giustizia alla camera, Federico Gianassi.
"Il Ministro Nordio oggi in un'intervista al Corriere della Sera è arrivato a sostenere che il sovraffollamento carcerario consente di evitare i suicidi in cella. Siamo al delirio. Davvero la strategia del Governo è quella di usare il sovraffollamento come forma di controllo? Semmai il numero crescente di suicidi è il segnale più drammatico e inaccettabile di un sistema penitenziario al collasso". Lo ha dichiarato la deputata Pd Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia, commentando l'intervista di oggi al Corriere della Sera del Ministro della Giustizia Nordio.
"Il dramma dei suicidi in carcere sembra non arrestarsi: 85 nel 2022, 70 nel 2023, 91 nel 2024; e in questo 2025 ne sono già stati accertati 36. Questo Governo non può continuare a voltare lo sguardo di fronte a numeri che raccontano una realtà drammatica" ha aggiunto Di Biase.
"Serve un cambio di passo che metta al centro misure per combattere il
sovraffollamento e per affrontare la questione della salute mentale nelle carceri. Basta con le giustificazioni - ha concluso la deputata Pd - servono provvedimenti urgenti e risorse certe".
Il caso Almasri è stato finora il festival delle reticenze e delle omissioni.
“Anche oggi, come già accaduto due settimane fa, il Partito Democratico si associa alla richiesta di un’informativa urgente rivolta al ministro Nordio sulla vicenda dell’arresto del torturatore libico Almasri. Una richiesta doverosa e rimasta senza risposta: il ministro, infatti, ha finora scelto di non presentarsi in Aula”. Lo dichiara Federico Gianassi, capogruppo Pd in commissione Giustizia alla Camera.
“I fatti emersi – aggiunge il deputato dem - nel frattempo aggravano ulteriormente la situazione. Le deboli argomentazioni difensive del ministro sono risultate clamorosamente contraddittorie e prive di credibilità. Le informazioni pubblicate dai media confermano quello che si temeva: il ministero della Giustizia era perfettamente consapevole della necessità di attivarsi per garantire l’estradizione verso la Corte penale internazionale. Tuttavia, il ministro Nordio, pur presente in Aula, ha omesso di riferire particolari di estrema rilevanza, inclusi scambi interni al ministero che confermano tale consapevolezza. A questo punto le ipotesi sono due, entrambe inaccettabili. O il ministro non governa davvero il ministero e viene scavalcato nella gestione di dossier di questa portata ed è quindi un pericolo pubblico, oppure era perfettamente al corrente e ha mentito al Parlamento. In entrambi i casi, la sua permanenza al vertice del dicastero della Giustizia è ormai insostenibile”.
"È tempo di trasparenza - conclude Gianassi - il Parlamento merita la verità, e il ministro Nordio non può più sottrarsi”.
“Quando uno mente in Parlamento mente a tutti gli italiani. Allora come si fa? A maggior ragione se è il ministro della Giustizia a mentire. Viene buttata acqua sul fuoco dicendo che è colpa dei giornalisti. È gravissimo. Ci stanno portando verso una deriva sempre più pericolosa".
Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, in diretta su RaiNews24.
“Non si può stare in posizioni così rilevanti senza mai assumersi le responsabilità di quello che si dice e di quello che si fa fuori e dentro le aule parlamentari - ha detto la deputata dem - Visto che noi siamo rispettosi della Costituzione sempre, per decenza politica prima ancora di tutto il resto dovrebbe dimettersi”.
“La premier Giorgia Meloni dovrebbe venire in aula a riferire di quello che è successo perché le cose non sono andate come sono state raccontate al Parlamento, e dunque al Paese, ed è evidente che le Opposizioni adesso hanno chiesto un’informativa urgente: ci vorrebbe un po’ di decenza in questo Paese, in altri si sarebbero già dimessi” ha concluso Gribaudo.
“Le ultime rivelazioni aggravano un quadro già opaco e preoccupante. Se il ministro era informato e non ha detto la verità, è gravissimo. Se non sapeva, è altrettanto allarmante. In entrambi i casi, non è più sostenibile restare in silenzio.” Lo dichiara Debora Serracchiani, responsabile nazionale Giustizia del Partito Democratico.
“Il Parlamento è stato messo di fronte a reticenze inaccettabili. Il ministro Nordio deve assumersi le sue responsabilità politiche e, se avesse un minimo di dignità istituzionale, si dovrebbe dimettere all’istante. Ma a questo punto è evidente che una responsabilità diretta pesa anche su Palazzo Chigi. Non è più tollerabile che resti un’ombra sul ruolo e sulle azioni della Presidente del Consiglio e del sottosegretario Mantovano. Le istituzioni meritano rispetto e trasparenza: su questa vicenda serve chiarezza, fino in fondo”, conclude Serracchiani.
“Avevamo già denunciato nei mesi scorsi che la difesa del ministro Nordio era stata una fiera delle reticenze e un festival delle omissioni. Ma quanto sta emergendo in queste ore è ancora più grave e francamente scandaloso. Ci troviamo di fronte a un bivio inquietante: o il ministro ha mentito al Parlamento, oppure non è in grado di governare le strutture del suo Ministero. In entrambi i casi, la situazione è inaccettabile. Andremo fino in fondo, perché vogliamo che tutta la verità venga a galla. La vicenda politica non può e non deve fermarsi qui. Per decenza istituzionale, Nordio dovrebbe dimettersi: se non lo farà, continueremo ad incalzarlo senza sosta, finché ogni responsabilità politica non sarà chiarita” così Federico Gianassi, Capogruppo PD nella Commissione Giustizia della Camera.
Lo stillicidio di notizie fa assumere alla vicenda Almasri contorni sempre più inquietanti. Se il Ministro Nordio sapeva, come starebbe emergendo dall’inchiesta, di avere a che fare con un torturatore, ha scelto di mentire davanti al Parlamento. E questo è inaccettabile. Nessun governo può prendere in giro le istituzioni e i rappresentanti dei cittadini. Nemmeno i membri di un governo sovranista che si considera sopra la legge, può sfregiare la legalità internazionale e sperare di farla franca. Nordio venga a spiegare cosa è veramente accaduto nel gennaio scorso.
Così in una nota Chiara Braga, Capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
"Che la vicenda Almasri fosse, quanto meno, fumosa, è stato evidente fin da subito. Che il governo non avesse detto le cose come stavano, è stato altrettanto chiaro già dalle prime ore e da quell'immagine, insopportabile, del torturatore e stupratore di bambini libico che torna in Libia a bordo di un volo di Stato. Oggi le notizie pubblicate da diverse testate fugano ogni dubbio: il ministro Nordio ha mentito davanti al Parlamento. Il suo ministero aveva in mano tutti gli elementi per trattenere Almasri e assicurarlo alla giustizia della Corte penale internazionale. Ma hanno scelto di liberarlo. Come hanno scelto di mentire davanti al Parlamento, prendendo in giro non le opposizioni, ma milioni di italiani e italiane.
Vista la gravità della situazione non si può pensare di passare oltre, di normalizzare la menzogna e un ministro che mina la credibilità delle istituzioni. In una democrazia, non è concepibile. Nordio deve scusarsi e dimettersi. Senza perdere un secondo in più". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.