“Sui dazi il governo italiano si è dimostrato finora una armata brancaleone. Prima equidistanza come chiedeva la premier Meloni, poi i dazi come un’opportunità del prode Salvini, poi siamo passati ad una moderata preoccupazione di fronte al fatto avvenuto, con uno stallo inspiegabile mentre altri Paesi europei hanno gia scelto di adottare misure per proteggere imprese e lavoratori colpiti. E oggi la Lega con Salvini che addirittura addossa le responsabilità all'Europa rea di aver colpito il settore produttivo italiano ed europeo, mentre Trump di contro fa bene a difendere le sue imprese. Infine la clamorosa proposta: si tratti con Trump in via bilaterale. Una posizione in linea con le più becere logiche sovraniste in totale dispregio delle richieste di Confindustria e delle organizzazioni professionali agricole che sottolineano la necessità di rafforzare l'unità europea e di avviare, a testa alta, una serrata trattiva con gli Stati Uniti. Salvini, con la maglietta di Trump e di Putin, si presenti domenica davanti ai cancelli del Vinitaly e ripeta ai nostri produttori questa boutade propagandistica. Difficile pensare che venga portato in trionfo”.
Così il segretario di Presidenza della Camera e capogruppo Pd in commissione Agricoltura, Stefano Vaccari.
“Siamo esterrefatti dalle dichiarazioni rilasciate dall’assessore all’Agricoltura della Regione Basilicata e, ancor di più, dal silenzio assordante del Governo sul futuro della diga del Rendina. Un mese fa ho presentato un’interrogazione parlamentare ai ministri delle Infrastrutture, dell’Ambiente e dell’Agricoltura per sollecitare un intervento urgente volto al pieno recupero della funzionalità dell’invaso. A oggi, nessuna risposta. Nessuna assunzione di responsabilità. Nessuna prospettiva chiara per il territorio”.
Lo dichiara l’on. Mauro Laus, denunciando lo stallo istituzionale e l’inerzia politica che stanno compromettendo la gestione di una risorsa strategica.
“Oggi l’assessore regionale ci informa che manca un’autorizzazione del Ministero dell’Ambiente e che per mettere in sicurezza la diga servirebbero almeno 113 milioni di euro. Ma nel frattempo, mentre le istituzioni si rimpallano le colpe, l’acqua preziosa di questa primavera si perde, inutilizzata. E tra qualche settimana, quando la siccità tornerà a mordere, ci ritroveremo con l’ennesima emergenza idrica, che penalizzerà non solo le attività agricole del Vulture-Melfese, ma anche gli usi civici di intere comunità”.
“La verità è che siamo di fronte a un caso clamoroso di incapacità amministrativa e politica. La vera calamità non è il maltempo, non è la siccità, non è la burocrazia: la vera calamità è questa destra nazionale e regionale, si dimostra incapace di decidere, di pianificare, di agire-. Con il Rendina stanno abbandonando un territorio e tradendo le promesse fatte agli agricoltori, ai cittadini, alle imprese”.
Con che faccia andrà al Vinitaly
“Ora i dazi di Trump sono una realtà. Meloni fa finta di preoccuparsi, ma fino a ieri ha continuato a richiamare il suo logoro refrain: prudenza ed equidistanza. Si è assunta una grave responsabilità nell’ignorare la necessità di un cambio di passo nel rapporto con il Tycoon e non ha fatto quelle che subito bisognava fare. Rafforzare l’Unione Europea e prendere le contromisure, come controdazi e apertura verso nuovo mercati, per evitare che a pagare le conseguenze sovraniste siano le aziende del Made in Italy. Con quale faccia Meloni e Lollobrigida si recheranno domenica a Verona per il Vinitaly e cosa diranno ai nostri produttori? Non basta più dire che siamo il Paese delle eccellenze se poi non vengono difese sui mercati internazionali. Meloni e Lollobrigida continuano ad ignorare che con i dazi, come ha detto il presidente di Confindustria, ci sarà il calo del Pil e che come ci hanno ricordato le organizzazioni professionali agricole migliaia di aziende rischiano di chiudere e con loro perderanno l’occupazione decine di migliaia di persone.
Non pervenuto il vicepremier Salvini, che tra Trump e Putin viaggia su orizzonti antieuropeisti senza che la premier abbia la forza di intervenire. Per Meloni conta di più una foto ricordo con Trump in attesa di quella che farà con Vance subito prima di Pasqua. Gli interessi del Paese vengono dopo”.
Così il segretario di Presidenza della Camera e capogruppo Pd in commissione Agricoltura, Stefano Vaccari.
“Il ministro Lollobrigida continua con la litania di mantenere toni diplomatici nonostante la pioggia di dazi di Trump che sta per abbattersi, come uno tsunami, sulle aziende italiane. Anche il presidente di Confindustria Orsini e il portavoce del Ppe Jörgen Warborn, hanno fatto presente la necessità di fare scelte coraggiose, ma Lollobrigida continua come se nulla fosse”. Così il deputato Stefano Vaccari, capogruppo Pd in commissione Agricoltura commentando le dichiarazioni del ministro dell’Agricoltura a margine della prima edizione del premio "Maestro dell'Arte della Cucina Italiana" che si è svolta a Palazzo Chigi.
"L'Italia – ha aggiunto l’esponente dem - è ormai pienamente coinvolta nell'era dei dazi imposti dall'amministrazione Trump, e persino il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha riconosciuto la gravità della situazione per il settore agroalimentare. Peccato che, al di là delle dichiarazioni, dal governo non siano ancora arrivate risposte concrete. Non possiamo limitarci a constatare il problema ma dobbiamo costruire con l'Europa soluzioni reali. In gioco ci sono migliaia di imprese e di posti di lavoro, oltre a un export di quasi 8 miliardi di euro che rischia di essere compromesso. Servono azioni immediate e strategie concrete per proteggere i settori più colpiti".
“Il Partito Democratico – ha concluso Vaccari - chiede che il governo italiano smetta di restare inerte e avvii un confronto costruttivo con Bruxelles per trovare soluzioni efficaci. Non escludiamo misure di difesa come eventuali controdazi o l'apertura di nuovi orizzonti di mercato perché in una guerra commerciale serve una strategia chiara. Ma soprattutto, è fondamentale mettere in sicurezza le nostre imprese e tutelare i lavoratori, garantendo loro protezione in questa fase di trattative con gli Stati Uniti. Il governo si assuma finalmente la responsabilità di questa emergenza e agisca con determinazione per difendere davvero il Made in Italy e il nostro tessuto produttivo".
"Il provvedimento del governo Meloni sulla canapa industriale, all'interno del ddl sicurezza, è una scelta sbagliata e demagogica che rischia di distruggere un intero settore produttivo che vale 2 miliardi di euro e impiega circa 20.000 persone in Italia". Lo dichiarano i deputati Matteo Mauri, Stefano Vaccari, Marco Furfaro e il senatore Andrea Giorgis, rispettivamente responsabile nazionale Sicurezza del Pd, capogruppo Pd in commissione Agricoltura, capogruppo Pd in commissione Affari sociali e capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali.
"Questa norma – proseguono gli esponenti dem – non ha nulla a che vedere con la tutela della salute o della sicurezza e avrà come unico effetto quello di azzerare un comparto strategico, con gravi conseguenze economiche, fiscali e occupazionali. I produttori stessi e le associazioni di categoria chiedono una regolamentazione chiara, ma regolamentare non significa aggredire un settore. Questo non ha alcun senso. Le aziende italiane hanno sviluppato prodotti di altissimo livello, apprezzati in tutto il mondo. Eppure, con questa scelta miope, si rischia di far fallire le nostre imprese e di regalare il mercato interno ai competitor stranieri. Una scelta folle".
"Il governo – concludono - ha ancora la possibilità di fermarsi e correggere l'errore. Fino a qualche settimana fa la maggioranza si intestardiva nel dire che il testo non fosse modificabile. Ma è ormai assodato che invece il ddl sicurezza verrà rivisto in molte sue parti e poi ritornerà alla Camera per il voto finale. C'è perciò la possibilità di cancellare integralmente l'art. 18 ed evitare uno scempio. Speriamo che il centrodestra si ravveda e lo faccia. In caso contrario vogliamo almeno sperare che accetteranno di prorogare l'entrata in vigore almeno all'anno prossimo, per evitare un danno economico sul raccolto 2025, di cui dovrebbero rispondere direttamente, e per prendersi un po' di tempo per approfondire la materia. È questo il momento di fermarsi e fare la scelta giusta".
Lo sfruttamento continua e il click day fallisce
“Lotta al caporalato ancora debole. Non abbiamo avuto le notizie che ci aspettavamo e tantomeno delle iniziative che sarebbero state necessarie per fronteggiare il grave fenomeno dell’intermediazione illecita e dello sfruttamento di manodopera, che ha portato solo nei primi tre mesi del 2025 all’arresto di 25 persone. È quanto emerge dalla risposta che la vice ministra del lavoro e delle politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, ha dato a una interrogazione presentata dal gruppo Pd. Ancora una volta solo buoni intendimenti che non abbiamo avuto difficoltà ad apprezzare, ma la lotta al caporalato prevede ben altro ad iniziare dalla continuità dei controlli, dal rafforzamento delle strutture dedicate a questo, dal controllo sul territorio e dal coinvolgimento delle organizzazioni datoriali e sindacali”.Così il capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari.
“Semmai - aggiunge - c’è da rilevare il fatto che il governo non ha nascosto gli errori commessi in fase di gestione della forza lavoro proveniente dall’estero. In particolare, la viceministra Bellucci ci ha informato sul fallimento del click day, compresa l’errata valutazione sulle quote programmate poi corrette con un secondo decreto, con evidenti ripercussioni e difficoltà nelle attività di verifica e controllo della congruità delle richieste di lavoratori stagionali da parte delle imprese. Intanto - conclude - lo sfruttamento dei lavoratori continua e non vorremmo che in vista della nuova stagione produttiva sia ancora una volta qualche gravissimo incidente a ricordarcelo, per poi lasciarsi andare alle solite lacrime di coccodrillo”.
“La presidente Meloni si è accorta solo stamani che l'introduzione dei dazi avrebbe risvolti pesanti per i prodotti agricoli italiani. Fino ad ora in quale Paese ha vissuto? A prescindere da noi del PD, che possiamo essere considerati di parte, ma perché ha ignorato le grida d'allarme di Confindustria e delle organizzazioni professionali agricole? Sembra che la presidente Meloni non abbia nemmeno letto i dati preoccupanti di Istat e Nomisma che segnalano le ripercussioni economiche che metterebbero in ginocchio le imprese agricole insieme alla diminuzione del Pil e alla perdita del posto di lavoro per decine di migliaia di persone.
È in Europa che si trovano le soluzioni per trattare con gli Usa e per sostenere l'apertura di nuovi mercati internazionali non con incontri bilaterali come vorrebbe fare con Vance tra qualche giorno. Ma si sa la Meloni ci tiene di più a fare le foto con Trump in ragione di quel sovranismo a lei molto caro“.
Così il capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera.
Dopo Urso e Lollobrigida ora anche Tajani segnala la necessità che la trattativa sui dazi con Trump, senza genuflessioni, sia condotta dall'Unione Europea. Come PD lo diciamo da tempo anche attraverso iniziative specifiche attività parlamentari ma la presidente Meloni ha scelto la strada dell'equidistanza. Una posizione sbagliata che indebolisce l'Europa, che di contro occorre sempre più unire e rafforzare, e non da risposte alle imprese italiane che chiedono di essere tutelate da Bruxelles come ha ribadito Orsini, presidente di Confindustria.
Dazi sopra al 20% significano oltre 7 miliardi in meno per la nostra economia, 60mila posti di lavoro azzerati e meno 0,2% di PIL.
Per Meloni gli interessi dei sovranisti contano più dei cittadini italiani ed europei che Trump ha definito parassiti.
O forse Meloni tiene di più al rapporto con Salvini che ritiene il Tycoon un faro luminare. Di certo per Meloni gli italiani vengono dopo.
Cosi Stefano Vaccari, capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera.
L’atteggiamento di Meloni non è all’altezza della gravità della situazione innescata da Trump e rivendicare, come ha fatto in Parlamento, l’equidistanza tra il presidente Usa e l’Europa attesta che la presidente del consiglio ha più a cuore il rapporto con l’alleato sovranista rispetto agli interessi del paese. Sui dazi finora non abbiamo ascoltato nessuna presa significativa di distanza, forse preoccupata di non rompere definitivamente con Salvini e la Lega. L’Italia della destra guarda con fastidio a una Unione europea forte e unita. Cosa che è invece la premessa, come indicano anche le forze produttive del Paese. La sottovalutazione è la conseguenza di un atteggiamento arrendevole nei confronti di Trump e delle sue politiche sovraniste e separatiste. A Trump interessa governare gli equilibri mondiali per affermare i grandi interessi. Sta succedendo anche nei conflitti in atto, in Ucraina e a Gaza. L’idea predominante non è la pace duratura ma come con altri oligarchi ci si divide i bottini di guerra”.
Così Stefano Vaccari, segretario di Presidenza della Camera e capogruppo Pd in commissione Agricoltura, intervistato dal quotidiano “il manifesto”.
“Tanto tuonò che piovve. Dazi del 25% su tutte le auto importate. Trump mantiene le promesse: colpire i parassiti europei. Dal 2 aprile toccherà a legname, farmacia, prodotti enogastronomici. Molte aziende italiane pagheranno un caro prezzo, con il rischio di crisi irreversibili. Ci vuole ben altro che la diplomazia annunciata dalla Meloni che non riesce nemmeno a pronunciare una frase di condanna verso l'alleato Trump. È l'Europa unita che deve reagire con immediatezza ma Meloni non può alzare la voce, è fermata dal suo vice Salvini che vede nel Tycoon un faro luminare. Governo italiano allo sbando e diviso. L'Europa rialzi la testa, non può rimanere schiacciata dalle pretese nazionaliste dei potenti oligarchi che stanno trattando anche per dividersi i bottini di guerra”.
Così il segretario di Presidenza della Camera e capogruppo Pd in commissione Agricoltura, Stefano Vaccari.
“Il problema dei Pfas rappresenta un’emergenza ambientale e sanitaria che non possiamo più permetterci di sottovalutare. Le nostre comunità sono esposte a una minaccia grave e concreta, con conseguenze devastanti sulla salute pubblica e sull’integrità dell’ambiente. È imperativo agire con urgenza e determinazione”. Lo ha detto in Aula alla Camera, la deputata dem Maria Stefania Marino, componente della commissione Agricoltura, annunciando il voto favore alla mozione del Partito Democratico sul problema della contaminazione da composti da perfluoroalchilici.
“La principale preoccupazione – ha proseguito l’esponente Pd - è la loro persistenza nell’ambiente: i Pfas si accumulano nel suolo, nelle acque e negli organismi viventi, contaminando l’intera catena alimentare. Studi scientifici evidenziano una correlazione allarmante tra l’esposizione a queste sostanze e gravi problemi di salute, tra cui danni al sistema immunitario, disturbi dello sviluppo nei bambini, malattie cardiovascolari e un aumento del rischio di tumori ai reni, ai testicoli, alla tiroide e al fegato. Una delle questioni più urgenti riguarda la presenza di PFAS nei dispositivi di protezione individuale dei Vigili del Fuoco e nelle schiume antincendio”.
“Non possiamo più perdere tempo. Il governo italiano – ha concluso Marino - deve adottare misure più restrittive e intervenire con decisione per proteggere la salute dei cittadini e l’ambiente. Chi si oppone a queste misure si assume una grave responsabilità nei confronti delle generazioni future”
“Un grandissimo pasticcio. Solo così si può commentare la sentenza non definitiva del Tar Lazio sui ricorsi sui contratti di filiera del settore agroalimentare legati ad uno specifico bando del Pnrr. Il tribunale, al momento, non ha bloccato le graduatorie, come richiesto, ma ha valutato comunque affrettata l'istruttoria stabilendo che venga riconvocata la commissione giudicante per rivalutare i progetti esclusi ed eventualmente riscrivere le graduatorie. Una sorta di salvacondotto per quanto deciso, per non bloccare i fondi che altrimenti sarebbero andati persi, ma certamente un cartellino rosso per il Masaf che male ha gestito l'intera vicenda sulla quale in più occasioni, anche attraverso il sindacato ispettivo, avevamo sollevato, come gruppo Pd, grande preoccupazione e puntuali osservazioni”.
Così il capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari.
“Le risposte del Masaf - aggiunge - erano state sempre di negazione delle criticità messe in evidenza ed ora purtroppo ci rendiamo conto che si è voluta coprire l'evidenza che avrebbe potuto mettere in ginocchio l'intero comparto. Adesso è il momento di voltare pagina. Si seguano velocemente le prescrizioni del Tar e non si perda ulteriore tempo dando riscontro a chi giustamente aveva portato in Tribunale la questione visto che entro giugno di quest’anno, come ci aveva risposto il ministero ad una interrogazione, dovrebbe essere prevista la sottoscrizione dei contratti di filiera per almeno il 50 per cento dei due miliardi di euro a disposizione. Resta sullo sfondo anche il tema della bancabilità dei progetti. C’è il serio rischio per alcuni progetti di non avere l’avallo da parte del mondo del credito ed altri potrebbero essere condizionati dagli alti tassi di interesse. Ce la faranno? Ci auguriamo di sì ed incalzeremo perché questo avvenga. Risorse non se ne devono perdere - conclude - ma occorre pure che le garanzie vengano date a tutti i partecipanti al bando in maniera equanime ed equilibrata senza quella fretta (interessata?) che pure il Tar ha evidenziato”.
“È necessaria più giustizia per i lavoratori agricoli, per questo oggi ho depositato con il collega Marco Lacarra una proposta di legge con lo scopo di porre fine alla storica disparità tra l’indennità di disoccupazione agricola (oggi ferma al 40%) e quella degli altri lavoratori (fissata al 75%)”. Così si legge sul profilo social del deputato dem Mauro Laus.
“Con questa proposta – prosegue il parlamentare PD - vogliamo portare l’indennità agricola al 75% entro il 2027, con un aumento graduale già dal 2025. È una questione di giustizia, di dignità e di rispetto per chi lavora nei campi, alimenta il Made in Italy e rappresenta una parte fondamentale del nostro sistema produttivo”. “Quella del PD è una proposta, che sostiene oltre 590 mila lavoratori agricoli stagionali e riconosce il valore di un settore che vale oltre 70 miliardi per l’economia italiana. Ora tocca al Parlamento fare la sua parte”, conclude Laus.
“Per Trump, che irride italiani ed europei, saremmo parassiti. Dimostra cosi assoluta consonanza di opinione con il suo vice Vance. Lo saremmo da anni ed ecco perché Trump conferma l'introduzione dei dazi. La presidente Meloni pensa ancora di rimanere equidistante tra gli Stati Uniti di Trump e l'Europa? Pensa insieme al suo vice Salvini di difendere le imprese italiane dal cappio dei dazi o rimarrà a guardare? Lollobrigida come pensa di salvaguardare le produzioni italiane di eccellenza? Domande che necessitano di immediate risposte”.
Così il segretario di Presidenza della Camera e capogruppo Pd in commissione Agricoltura, Stefano Vaccari.
“La strada maestra per contrastare il rigurgito nazionalista e corporativo di Trump sui dazi è rispondere unitariamente con l'Europa. Nessuno Stato può farlo da solo. Sarebbe una pia illusione se non una follia. Serve allora una strategia chiara che indichi nell'Europa il centro del nostro agire dentro una politica di commercializzazione diversa rispetto alla politica aggressiva che Trump ha voluto usare. Per l’Italia è il momento di uscire dall'ambiguità e prendere concrete decisioni fuori dalla logica della sudditanza verso l’attuale alleato americano. Rimanere immobili come gli opossum per ragioni di vicinanza politica significherebbe non fare gli interessi dell'Italia e tantomeno di quell'Europa nella quale la presidente Meloni non si riconosce, viste le vergognose parole utilizzate nei confronti del manifesto di Ventotene. Serve una proposta netta anche da parte dei socialisti europei che sia all’altezza della sfida che abbiamo davanti”.
Così il segretario di Presidenza della Camera e capogruppo Pd in commissione Agricoltura, Stefano Vaccari, in un commento sull’Huffington Post.
“Per quanto riguarda i prodotti alimentari italiani per alcune nostre eccellenze - aggiunge - lo scenario è particolarmente grave. I numeri ce li dà un rapporto Nomisma presentato all’Assemblea nazionale della CIA: l'incidenza va dal 72% dell’export di sidro, al 57% di Pecorino Romano e Fiore Sardo Dop; dal 48% dei vini bianchi Dop del Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, al 40% di quelli rossi toscani Dop. Anche per l’olio extravergine di oliva italiano gli Usa hanno un peso significativo, pari al 32% del proprio export a valori, e così a scendere per il 30% nel caso degli aceti e il 28% per le acque minerali. Per il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano l'incidenza si attesta intorno al 17% del valore dell’export congiunto di questi due formaggi. I dazi sul vino, in particolare - conclude - rischiano di scatenare una guerra commerciale con impatti ingenti e irreparabili, coinvolgendo filiere produttive, decine di migliaia di imprese e centinaia di migliaia di lavoratori”.