“Questa destra è davvero incredibile: con la manovra prima disfa e poi fa, rivendendo come obiettivi raggiunti quello che all’inizio non aveva fatto o aveva tagliato”.
Così la deputata dem Silvia Roggiani, componente della commissione Bilancio, intervista per i social dei deputati Pd.
“Sugli enti locali – prosegue l'esponente Pd - avevano messo il turnover al 75 per cento, che avrebbe messo in ginocchio i servizi dei nostri Comuni, e adesso sono tornati indietro dopo che il Pd, Anci, tutti, si sono mobilitati. Avevano deciso di estendere la ‘web tax’ anche alle piccole e medie imprese e alle start-up digitali e poi, dopo la giusta sollevazione, sia nostra che ovviamente delle imprese, sono tornati indietro anche su questo. Sull’automotive annunciano lo stanziamento di un miliardo di euro ma dopo che ne hanno tagliati più di quattro. Hanno deciso di promuovere l'IRES premiale, molto richiesta dalle imprese, ma a fronte del fatto della cancellazione dell’ACE. Ora abbiamo un ultimo punto su cui forse vogliono tornare indietro: con la prima Manovra, il governo Meloni ha azzerato il fondo sostegno affitti e morosità incolpevole. Sappiamo benissimo che il tema casa è prioritario per tantissime persone, lo diciamo da almeno tre anni. Forse torneranno indietro, ci auguriamo innanzitutto che non siano stanziate solo briciole e che magari riconoscano tutti gli errori che con questa Manovra hanno fatto. Una manovra contro l'Italia e contro le persone”.
“Anche sulle donne – conclude Roggiani – Meloni dà e Meloni toglie. Prima Meloni abbassa la ‘tampon tax’ e poi Meloni rialza la ‘tampon tax’. Quindi la Premier, donna che dovrebbe essere paladina delle donne, in realtà le donne le va a colpire con una spesa che riguarda le donne per oltre 650 euro all'anno”.
“La tragedia di Calenzano impone di interrogarci sui meccanismi di funzionamento delle nostre grandi aziende partecipate. Adesso è toccato a Eni, ma non dobbiamo dimenticare Brandizzo, Suviana, Casteldaccia, che hanno coinvolto Rfi, Enel, Amap. Nelle società partecipate c’è un problema e non bastano i pannicelli caldi. La politica è in ritardo e deve smetterla di girarsi dall’altra parte. Siamo dinnanzi a un decreto che non affronta i nodi del Paese. Anche sugli ammortizzatori non ci siamo. Abbiamo ottenuto noi la proroga di quattro settimane nel settore della moda, perché l’emendamento si era perso nel Porto delle nebbie della dinamica tra Mef, ministero del Lavoro e Ragioneria dello Stato. Non possiamo più limitarci ad una questua fuori la porta del ministro Giorgetti per un po’ di soldi, quando siamo davanti alla crisi di un comparto che merita un intervento strutturale. Ciò che è insopportabile è questa destra non trova i soldi per gli ammortizzatori, ma non si fa problemi a condonare 100 milioni di multe ai No Vax. Queste sono le loro priorità. Servirebbe uno strumento universale che garantisca la transizione senza perdere un posto di lavoro. Un nuovo Fondo Sure in grado di aiutare i lavoratori ad attraversare un 2025 pericolosissimo. Siamo già a oltre il più 23 per cento di Cig rispetto allo scorso anno. Nell’automotive i numeri sono impressionanti. Eppure in Stellantis negli ultimi tre anni si sono divisi 23 miliardi di dividenti e hanno caricato sulla collettività 700 milioni di Cig
Non è accettabile”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, in merito alla discussione sul Dl Pnrr.
Davvero surreale l’audizione del ministro Urso davanti alle commissioni Industria di Camera e Senato. A due anni dal suo insediamento ha presentato le linee guide per le politiche industriali contenute in un libro verde da sottoporre a consultazione per redigere un libro bianco. Il ministro poteva svegliarsi prima e non quasi a metà del suo mandato. I numeri parlano chiaro: la produzione industriale italiana è in costante flessione. A settembre secondo l’Istat c'è stato il ventesimo calo consecutivo dello 0,4% rispetto ad agosto, una riduzione di quattro punti su base annua che nei primi nove mesi del 2024 presenta un bilancio in rosso del 3,4%. Mentre le esportazioni nei primi otto mesi del 2024 hanno registrato un decremento dello 0,6% in termini tendenziali. Nella proposta del ministro manca una visione del ruolo dell'Italia a livello europeo per dare vita ad una nuova stagione di politiche industriali necessarie per sostenere la competitività della manifattura europea ed italiana, capace di essere protagonista della doppia transizione ecologica e digitale. L'iniziativa del governo italiano in Europa deve caratterizzarsi con la richiesta di fondi di accompagnamento e di sostegno nella transizione. A livello nazionale l'azione del ministro Urso è stata particolarmente deleteria sulle politiche industriali: transizione 5.0 si sta rilevando un clamoroso boomerang visto che degli oltre 6 miliardi a disposizione della digitalizzazione e dell’efficientamento energetico per le imprese ad oggi sono state raccolte richieste per soli 99 milioni di euro, a causa dei clamorosi ritardi dei decreti attuativi e della loro enorme complessità. Sul settore automotive il ministro Urso è responsabile del taglio in legge bilancio dell'80% del fondo destinato al comparto dal governo precedente. Più che proclami e amene consultazioni il ministro Urso si adoperi per sbloccare immediatamente i fondi transizione 5.0 e per reintegrare il fondo automotive.
Così in una nota congiunta il deputato dem Vinicio Peluffo e il senatore dem Andrea Martella.
"Accogliamo con grande soddisfazione e un sospiro di sollievo il ritiro dei licenziamenti che avrebbero riguardato le lavoratrici e i lavoratori Trasnova in tutti gli stabilimenti italiani. È chiaramente positivo l'esito della vertenza che, tuttavia, ha un carattere provvisorio e richiede ulteriori iniziative per mettere in sicurezza e rilanciare la produttività degli stabilimenti e l' occupazione. Noi continueremo a monitorare con grande attenzione l'evolversi della vicenda e chiediamo al governo impegni seri a partire dal ripristino dei 4,6 miliardi per l'automotive irresponsabilmente cancellati con una scelta che abbiamo condannato con forza. Occorre che le istituzioni supportino con risorse e azioni adeguate a livello nazionale ed europeo lo sviluppo e anche la riconversione green del settore, difendendo l'occupazione, la produttivita' e la competitivita' di mercato. L'esecutivo deve agire con maggiore forza per tutelare e rilanciare un settore in crisi. Per quanto ci riguarda, continueremo ad essere al fianco dei lavoratori". Lo dice Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione bicamerale questioni regionali.
Sarracino e Scotto, irresponsabile taglio fondi automotive da parte del Governo
“Stamattina abbiamo accompagnato i lavoratori Trasnova al tavolo istituzionale convocato presso il Mimit. Si trattava dell’ennesima crisi aziendale che colpisce il comparto dell’indotto Stellantis. Dopo una dura lotta dei lavoratori che hanno presidiato gli ingressi di Pomigliano d’arco, la vertenza ha avuto un esito positivo anche se provvisorio, attraverso il rinnovo della commessa per Trasnova per tutto il 2025. Sono salvi, al momento, quasi 400 posti di lavoro in tutta Italia, tra gli stabilimenti di Melfi, Cassino, Pomigliano e Mirafiori. Tuttavia, l’atteggiamento di Stellantis appare ancora poco responsabile nei confronti della prospettiva dell’automotive nel nostro paese. Per questo, in vista del tavolo convocato per il 17 dicembre, da parte di Stellantis servono impegni certi, risorse chiare e un piano industriale che mantenga e rilanci le produzioni nel nostro paese. Il governo, invece, ripristini il fondo di 4,6 miliardi per l’automotive e apra una discussione in Europa per un fondo a sostegno della transizione e della protezione sociale dei lavoratori” così in una nota i deputati democratici Marco Sarracino e Arturo Scotto, rispettivamente responsabile Mezzogiorno del Pd e capogruppo in commissione lavoro alla Camera.
“È un dovere essere a Pomigliano dove il disastro Stellantis sta travolgendo anche i lavoratori dell’indotto. 97 dipendenti di Transnova operanti in tutta Italia hanno ricevuto una lettera di licenziamento oggi. Sono circa 295 in totale a perdere il posto a fine dicembre considerando anche i lavoratori di Logitech e Teknoservice. La nostra segretaria ha voluto portare il sostegno e la vicinanza del Pd e della comunità democratica alle lavoratrici e ai lavoratori che si battono per la tutela della loro occupazione. Non li lasceremo soli”. Lo ha dichiarato Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione questioni regionali, a margine dell’incontro all'esterno dello stabilimento Stellantis di Pomigliano d'Arco tra la delegazione del Pd, guidata da Elly Schlein e i lavoratori di Trasnova
“Serve un piano di rilancio e una politica industriale a sostegno del settore con impegni precisi e vincolanti di Stellantis dal punto di vista della tenuta degli stabilimenti e del lavoro. Occorre che il governo faccia la sua parte e supporti il settore con risorse e misure adeguate, difendendo l'occupazione e la produttività. L’esecutivo -purtroppo- non ha fatto nulla finora e ha anzi tagliato 4,6 miliardi dal fondo per l’automotive, che andrebbe invece rafforzato subito. Non c’è più tempo da perdere: la presidente Meloni convochi l'azienda e le parti sociali a Palazzo Chigi e, soprattutto, riveda subito il drammatico taglio del fondo automotive”. Così ha concluso Piero De Luca.
“I lavoratori stanno pagando ingiustamente per colpa del continuo scarica barile fra Governo e Stellantis. Il Governo si assuma le proprie responsabilità e stanzi fondi per l’automotive, invece di tagliarli”. Lo dichiara Stefano Graziano deputato Pd, a margine della manifestazione dei lavoratori di Stellantis a Pomigliano d’Arco.
“Servono misure strutturali, serve un fondo europeo. Il Governo ascolti le istanze dei sindacati e convochi subito un tavolo di confronto fra azienda e parti sociali e soprattutto ritiri il taglio dell’80% al fondo automotive previsto dalla manovra di bilancio nel 2025 e negli anni a seguire. È a rischio tutto il settore dell’automotive e l’intero comparto industriale italiano”.
"La crisi di Stellantis rischia di affossare il comparto dell’automotive, trascinando una parte così significativa del sistema industriale italiano. Non c’è più tempo da perdere e il Governo deve assumersi fino in fondo la responsabilità di dare una risposta." Così il deputato dem Vinicio Peluffo, capogruppo Pd in Commissione Attività produttive.
"La presidente Meloni convochi l’azienda e le parti sociali a Palazzo Chigi come richiesto a gran voce dai sindacati e dalle opposizioni e, soprattutto, ritiri il taglio dell’80% al fondo automotive previsto dalla manovra di bilancio nel 2025 e negli anni a seguire. Il Ministro Urso ha dimostrato in questi mesi di non essere in grado di sciogliere i nodi al tavolo presso il suo ministero né di saper difendere il comparto dai tagli di Giorgetti", conclude Peluffo.
“La crisi del Made in Italy è dovuta a una totale assenza di strategia, una mancanza totale di politica industriale del governo. Del Made in Italy è rimasto solo il titolo della legge che qualche mese fa è stata approvata, ma di contenuto non c’è nulla, anzi registriamo una crisi in settori cruciali, rappresentativi dell'immaginario collettivo del Made in Italy. Penso alla moda, al design, al cinema, all'audiovisivo e all’automotive, che rappresentano davvero nel mondo la carta d'identità del nostro Paese. Ciò accade a causa della mancanza di un piano di azioni realmente strategiche da parte del governo o di decisioni sbagliate, come quella relativa al Tax Credit che lascia gli studi cinematografici drammaticamente vuoti. Chiediamo al governo di uscire dalla propaganda e di mettere in campo un piano industriale serio e misure che non siano esclusivamente punitive ma che puntino sostenere a rafforzare i nostri settori chiave”. Così la deputata Irene Manzi, capogruppo dem in commissione Cultura, intervistata per il sito dei deputati Pd.
“L'Istat – ha concluso Manzi - ha dimezzato di fatto le previsioni di crescita del Pil. Non starei molto serena se fossi la Presidente del Consiglio. Il Paese è sostanzialmente fermo con il rischio addirittura di arretrare. Anche su questo è necessario uscire dalla bolla della propaganda del governo e mettersi davvero insieme. Occorre fare appello alle migliori energie del Paese, a tutte le forze politiche per lavorare, ma seriamente, fuori dalla propaganda e per il rilancio, serio e per la crescita, seria, di questo Paese”.
Pd in prima fila in Parlamento e piazze
“Credo non ci sia bisogno di ricordare a Calenda, evidentemente neofita dell’operaismo, che il Partito democratico diretto da Elly Schlein, in questo anno e mezzo, si è occupato di Stellantis tutti i giorni. E non sui giornali o sui social o nei convegni, ma nelle piazze e nelle istituzioni. Basta informarsi sulle decine di interrogazioni parlamentari, di risoluzioni in commissione e in aula, di interventi e atti nei consigli comunali e regionali piuttosto che dell’intervento di Schlein durante l’audizione di Tavares. Parole nette e preoccupate. Allo stesso tempo consiglierei di guardare i presidi, i cortei, le piazze a cui hanno partecipato esponenti istituzionali e militanti in questi mesi davanti ai cancelli di Stellantis e dell’indotto. Innumerevoli. Compresi i due scioperi generali - di categoria e confederale - dove il destino dell’automotive era al centro della piattaforma della mobilitazione. Anche lì c’era la Segretaria Elly Schlein. Suggerirei infine di andare dagli operai di Mirafiori, Pomigliano, Termoli, Melfi, Bologna e chiedergli dove è stato il Pd in questi mesi. Saranno sicuramente più informati del leader di Azione. Francamente sfugge per quale motivo Calenda polemizzi oggi con Schlein quando abbiamo un Governo che taglia 4,6 miliardi sul fondo per la transizione nell’automotive e ci stiamo battendo insieme per ripristinarlo. Spendere più energie a criticare il PD che non il Governo non si è rivelata una strategia elettorale efficace”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
Se l’Italia cresce meno del previsto non è colpa del maltempo, ma di politiche economiche inefficaci. Oggi a dirlo è Istat che riduce il pil del 2024 allo 0,5. È il prezzo che paghiamo alla mancanza di interventi seri in favore di settori in crisi, primo fra tutti quello dell’automotive. Manca una seria politica industriale ma anche investimenti consistenti che darebbero respiro e prospettive all’economia italiana. Per ora gli unici indici che ancora crescono sono povertà e numero di persone che rinunciano a curarsi per i lunghi tempi della sanità pubblica e gli alti costi di quella privata.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
Moda, automotive, design e cinema in crisi: manca politica industriale è emergenza occupazione
“Il Made in Italy, simbolo di eccellenza, creatività e tradizione, sta attraversando una delle fasi più critiche della sua storia. Settori fondamentali come moda, design e arredamento, automotive, cinema e audiovisivo, pilastri dell’economia e della cultura del nostro Paese riconosciuti a livello globale, sono in grave sofferenza. E i dati Istat di oggi, che evidenziano stime di crescita del Pil dimezzate, aggravano ulteriormente una situazione già fortemente compromessa.
Le vendite nel legno-arredo, nella moda e nel design registrano contrazioni significative, sia sul mercato interno che su quelli esteri. L’automotive vive un anno nero, con un calo drammatico dei fatturati e tagli occupazionali che, solo nell’indotto, colpiscono un’azienda su tre. Anche l’industria cinematografica e audiovisiva è in crisi, con migliaia di lavoratori a rischio a causa dell’incertezza generata dal governo, che sta compromettendo le nuove produzioni.
Questa situazione non può essere imputata esclusivamente alle sfide globali. È evidente l’assenza di una politica industriale efficace e la mancanza di una visione strategica da parte del governo Meloni, che lascia le imprese prive del supporto necessario per affrontare le difficoltà e non mette in campo nessun tipo di nuovi ammortizzatori sociali. Il Made in Italy non è solo un settore economico, ma il cuore della nostra identità e la chiave del prestigio italiano nel mondo.
È necessario un intervento tempestivo e deciso per invertire la rotta e rilanciare i settori strategici del Paese. Sono in gioco il futuro di milioni di lavoratori e il valore inestimabile che il Made in Italy rappresenta a livello internazionale. L’Italia non può permettersi di perdere questa battaglia”.
Così in una nota i capigruppo democratici nelle commissioni Bilancio, Attività produttive, Lavoro e Cultura della Camera, Ubaldo Pagano, Vinicio Peluffo, Arturo Scotto e Irene Manzi.
“L’Istat smentisce clamorosamente la propaganda del governo Meloni. Dopo mesi di annunci trionfali, le previsioni di crescita sono state dimezzate, confermando il fallimento della destra. Nonostante il PNRR e il calo dei tassi, le politiche del governo lasciano l’Italia senza investimenti e senza crescita. Tagliare fondi a comuni e regioni significa colpire duramente servizi essenziali come trasporti, scuola e welfare. L'obiettivo della destra è chiaro: smantellare il welfare pubblico, colpendo pilastri essenziali come sanità, istruzione e ricerca. A questo si aggiunge il caos nelle politiche industriali: il Governo ha definanziato sistematicamente tutti gli strumenti di crescita. Taglia l’80% delle risorse all'automotive, estende a tutti la web tax danneggiando le piccole e medie imprese e le start up, non fa nulla sugli accordi per l'innovazione e per i contratti di sviluppo e niente sul fondo di garanzia per le PMI. Al posto di investimenti strategici per il lavoro e la transizione ecologica il governo preferisce politiche di corto respiro e condoni per i soliti privilegiati. Tutto il contrario di quello di cui l’Italia avrebbe bisogno”.
Così Silvia Roggiani, deputata Pd in Commissione bilancio.
“Le dimissioni di Tavares da amministratore delegato di Stellantis, motivate da profonde divergenze strategiche, sono solo l'ultimo tassello di un mosaico che vede la situazione del settore automotive in Italia e in Europa diventare sempre più critica. Mentre Usa e Cina difendono questo comparto con fortissimi investimenti, in Europa non sono ancora stati definiti gli strumenti di sostegno e accompagnamento dell'intero sistema nella transizione. In Italia con la manovra economica, il governo taglia del 80% le risorse destinate al settore dal governo precedente”. Così il capogruppo dem in Commissione Attività produttive, Vinicio Peluffo ha interrogato il ministro Urso nel question time alla Camera.
“Mese dopo mese si sta assistendo ad un peggioramento tangibile della situazione produttiva di Stellantis, tanto che i sindacati hanno proclamato il 18 ottobre 2024 uno sciopero unitario per sollecitare il Governo ad intervenire e convocare le parti a Palazzo Chigi. E dunque cosa intenda fare il Governo per garantire la salvaguardia di un comparto così strategico degli interessi nazionali?”, ha concluso Peluffo.
Dare priorità a salari, pensioni minime e fondo transizione automotive
“Il centrodestra non può scaricare sul Parlamento le sue contraddizioni. Le guerrette di potere tra la Lega e Forza Italia sul canone Rai non interessano gli italiani. La priorità si chiamano: ‘salari troppo bassi’ e dunque la necessità di andare verso il salario minimo; ‘pensioni’, dopo la presa in giro dell'aumento delle pensioni minime di poco più di un caffè al mese e poi ‘politiche industriali’, il governo ripristini il fondo sulla transizione nell'automotive. Abbiamo migliaia di lavoratori del comparto automotive di Stellantis che rischiano la cassa integrazione o ci sono già. E’ una grande questione nazionale sulla quale nessuno può voltarsi dall'altra parte”. Lo dice Arturo Scotto, capogruppo dem in commissione Lavoro alla Camera, in un video pubblicato sui canali social dei deputati Pd.