"Ho firmato online per il referendum contro l'autonomia differenziata, la legge "spacca Italia" che riduce il nostro Paese a 20 piccoli staterelli in concorrenza tra loro dove tutte e tutti vivremo peggio, con servizi meno efficienti. E questo succederà al sud quanto al nord.
Per questo bisogna mobilitarsi raccogliendo più firme possibili e, poi, andando a votare in massa per fermare questa riforma scellerata.
Firmate tutte e tutti: farlo online è semplicissimo, ma se preferite farlo in modo tradizionale, potete trovare banchetti in tutto il territorio.
Mandiamo un segnale chiaro a questo governo: difendiamo l'unità e l'integrità dell'Italia". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, in un video pubblicato sui suoi canali social
“Dopo sette mesi dall’affossamento del salario minimo alla Camera dei Deputati da parte della destra non è stato fatto nulla per intervenire sul potere d’acquisto. Solo chiacchiere propagandistiche. La delega che il governo si è presa con un emendamento che cancellava la nostra legge non è stata mai calendarizzata in Senato. Eppure ne andavano fieri e ci spiegavano che avrebbero corso come un treno. Vorrei sommessamente chiedere al Presidente Rizzetto, firmatario dell’emendamento, che fine ha fatto quella delega che ha umiliato l’autonomia del Parlamento e azzerato una misura che parlava a quattro milioni di lavoratori poveri? Qualcuno può darci una risposta politica o dobbiamo andare a chi l’ha visto?”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
"Il risultato ottenuto in pochi giorni, con 500 000 firme per il referendum sull'autonomia differenziata è un risultato straordinario - ha detto Piero De Luca, capogruppo dem in commissione bicamerale per le Questioni Regionali, a Today.it - che dà un segnale politico forte al governo Meloni di forte opposizione e contrarietà a questa riforma spacca Italia. Puntiamo ad andare oltre verso 1 milione di firme. C'è un'onda di mobilitazione popolare che sta dicendo no a un'autonomia che non aiuta la semplificazione del Paese o lo rende più efficiente, ma è un pastrocchio che rompe l'unità e la coesione nazionale, aumentando irrimediabilmente le diseguaglianze. Gli italiani, in ogni parte della Penisola, se ne stanno rendendo conto".
“Il governo dia rapida attuazione al decreto di riparto dei 40 milioni a disposizione delle opposizioni che il Parlamento ha deciso di impiegare per il contrasto alla violenza maschile sulle donne e la ministra Roccella venga in Aula a riferire su questa grave inadempienza. A tutt’oggi, come ha denunciato la vicepresidente dell’Anci al termine dell’Osservatorio sulla violenza contro le donne, a distanza di quasi otto mesi dall’approvazione della Legge di bilancio 2024 che ha previsto 10 milioni di euro per sostenere il percorso di uscita dalla violenza, non è stato ancora adottato il decreto di riparto delle risorse alle regioni per il reddito di libertà. I dati Inps al 31 maggio 2024 mostrano come su 6.489 domande presentate agli sportelli comunali dalle donne vittime di violenza solo 2.772 richieste sono state evase. Addirittura 3.026 donne non hanno ricevuto risposta. Questo vuol dire che oggi, quando sono già 25 le vittime di femminicidio dall’inizio dell’anno, le donne che subiscono violenza e che provano ad uscirne non trovano nello Stato il supporto necessario e sono costrette a tornare a casa, perché non hanno autonomia economica per sé e per i propri figli”.
Così la vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera, Valentina Ghio, intervenendo in Aula per chiedere un’informativa urgente da parte della ministra delle Pari opportunità e della Famiglia, Maria Roccella. Sulla questione la capogruppo Pd in commissione Femminicidio annuncia un’interrogazione urgente insieme alle colleghe Forattini e Ferrari.
“Sono passate solo poche ore - aggiunge - dall’approvazione unanime in commissione Femminicidio della ricognizione sulle norme di contrasto alla violenza di genere, fra cui si trovano anche queste misure che però non hanno avuto ancora attuazione. La stessa commissione che ha deciso di mettere al primo punto di lavoro il tema della violenza economica 4 della libertà delle donne. Se non arrivano quei soldi alle donne maltrattate - conclude - la violenza economica privata familiare si amplifica e diventa violenza economica di Stato”.
“Sul ddl sicurezza la maggioranza con una gestione arrogante ha imposto modalità e tempi della discussione offensivi e mortificanti verso il ruolo delle opposizioni” così sui social il deputato democratico, Gianni Cuperlo che stanotte ha partecipato ai lavori delle commissioni affari costituzionali e giustizia della camera. “Il ddl sicurezza - ha aggiunto - non è un decreto e non ha una scadenza, ma nella logica dello scambio tra le forze della maggioranza questa misura (cara alla Lega) deve per forza approdare al dibattito generale dell’Aula nell’ultimo giorno utile dei lavori, l’8 agosto. Questa forzatura al solo scopo di poter contingentare i tempi della discussione alla ripresa dei lavori dell’Aula a settembre. Siamo davanti a provvedimento bandiera figlio della propaganda senza le risorse che abbiamo chiesto (per l’assunzione di nuovo personale e il miglioramento di strutture e mezzi”. Cuperlo ha infine ricordato come sul ddl sicurezza sta accadendo esattamente quanto già accaduto sulla “pessima autonomia differenziata. Anche su quel provvedimento l’atteggiamento della maggioranza è stato ottusamente chiuso a qualunque confronto di merito o proposta migliorativa. Loro hanno vinto le elezioni e intendono quel successo come il diritto a comandare, calpestando le prerogative del Parlamento, pensando di imporre le loro leggi a un Paese piegato ai loro voleri. Ma non è così”.
da Pd Dura opposizione a ddl repressivo, liberticida e incostituzionale
Battaglia notturna a Montecitorio sul ddl sicurezza. La Maggioranza ha imposto la restrizione dei tempi del dibattito, costringendo le opposizioni a interventi di 30 secondi su un provvedimento che non è in scadenza. “Il ddl sicurezza è pericoloso e incostituzionale perché contiene forti restrizioni dei diritti”, hanno sottolineato dai banchi del Pd criticando fortemente le modalità dell’iter in commissione. “Forzature e tempi stretti che non possono essere accettati: il ddl sicurezza non è in scadenza”. I democratici hanno più volte ribadito che sottolineranno oggi stesso al presidente Fontana alla ripresa dei lavori dell’aula quando accaduto stanotte in commissione. “Questa modalità di organizzazione del dibattito, non diversa peraltro da quanto già avvenuto nella stessa commissione affari costituzionali per l’autonomia differenziata, non può essere accettata perché non consente il corretto dibattito parlamentare e schiaccia
completamente i diritti delle opposizioni. Quanto accaduto è un ulteriore caso di dittatura della maggioranza, un nuovo precedente pericoloso: il ddl è scritto male, è repressivo, liberticida e con profili di illegittimità costituzionale”.
“Si tratta di una grande occasione mancata per rafforzare l’istruzione tecnica e professionale e, soprattutto, contrastare la dispersione e l’abbandono scolastico. Un errore consumato nella fretta che il ministro Valditara ha voluto imporre a questo testo, nella totale impossibilità per questa Camera di modificarlo correggendone limiti e storture e senza un confronto con il mondo della scuola”.
Così la capogruppo Pd in commissione Cultura alla Camera, Irene Manzi, intervenendo in Aula per annunciare il voto contrario del Gruppo al Ddl sulla filiera formativa tecnologico-professionale.
“Sarebbe stato più utile - ha aggiunto - provare ad accompagnare le scuole verso questo nuovo progetto, avviandole ad una sperimentazione che tenesse conto dei rilievi espressi dal Cspi e della valutazione delle esperienze già attuate nelle precedenti sperimentazioni. Accompagnare questo percorso con le risorse occorrenti, che purtroppo mancano, sostenendo gli insegnanti ed adeguando il curriculum, prevedendo un adeguato orientamento degli studenti, definendo delle linee guida nazionali. Avevamo interesse e voglia di poter migliorare questo testo. Sarebbe stato utile anche per il governo visti i dati di adesione alla sperimentazione proposta alle scuole a tutta velocità: 171 istituti in tutta Italia. Un risultato che definire deludente è poco a conferma del fatto che agire in fretta, senza una efficace e reale consultazione dal basso del mondo della scuola non porta buoni frutti. Perché non ci si lancia in sperimentazioni dai contorni incerti, solo per fideistica missione affidata dal ministro. Doveva essere di monito quanto avvenuto anche con il Made in Italy che ha registrato un’adesione scarsissima. Invece, si è preferito concentrare tutto contemporaneamente nello stesso momento, saltando passaggi fondamentali ed utili. Affrontando, perché no, anche un tema più strutturale e profondo che è quello del complessivo riordino dei cicli. Non solo quindi il percorso più breve che passa dalla riduzione di un anno, ma una più seria e complessiva riflessione intorno al sistema scolastico e alla sua capacità di rispondere in modo adeguato alle sfide della contemporaneità. Ma la strada scelta è stata un’altra. Una strada che all’orizzonte ha anche un’altra parola d’ordine cara al governo meloni: l’autonomia differenziata. Questa riforma sembra un suo anticipo, proprio riguardo all’istruzione. Un’istruzione - ha concluso - che oggi la destra tradisce con un provvedimento confuso, incompleto e mancante di una visione di sistema che rischia di produrre effetti negativi sul percorso di formazione tecnica e professionale”.
“Il decreto legge sulle materie prime critiche approvato dalla Camera dei Deputati in prima lettura è un pasticcio politico e costituzionale.” È molto duro il giudizio del deputato dem della commissione bilancio Silvio Lai sul decreto legge che raccoglie il regolamento europeo sulle materie prime critiche e strategiche. “Lo scopo del regolamento europeo di cui questo decreto dovrebbe applicare le norme e i principi è quello di ridurre la dipendenza dell’Europa per l’approvvigionamento di materie prime necessarie per la transizione ecologica e digitale, ma come al solito il nostro Paese si distingue per fare male e copiare peggio.”
“Il regolamento europeo da grande priorità all’economia circolare, al riciclo di materiali provenienti da scarti minerari o tecnologici mentre nel testo italiano prevale la libertà di scempio del territorio, sottraendo competenze e funzioni a province, in campo ambientale, e alle regioni per le responsabilità minerarie di ricerca ed estrazione” prosegue Lai. “Le Regioni, di contro, con l’istituzione di un punto unico di contatto, PUC, sono lasciati ai margini durante la fase dei titoli abilitativi. Persino il piano nazionale delle estrazioni, della durata di 5 anni non sarà sottoposto alla valutazione vincolante delle Regioni, un vero abuso istituzionale.”
“Il solito Governo Meloni che da mano libera senza controlli allo sfruttamento del territorio e dell’ambiente e che mostra due facce, quella che approva l’autonomia differenziata con 23 materie statali, compresa la produzione e il trasporto di energia, e dall’altra sottrae funzioni di governo del territorio già in capo alle Regioni. Questa è una norma che va oltre gli indirizzi europei le cui norme sfidano la costituzionalità, e per le quali le Regioni non potranno che appellarsi alla Suprema Corte”.
“Con questo provvedimento, riportate a livello di governo centrale alcune delle competenze regionali proprio in materia di programmazione territoriale, disattendendo il principio di leale collaborazione tra regioni e governo. Vi invitiamo a prestare attenzione a questo, perché la vostra linea è sempre meno chiara agli italiani. Se voi stessi siete contro l'autonomia differenziata, allora venite con noi a raccogliere le firme per il referendum contro l'autonomia differenziata, così poi gli italiani stessi potranno esprimersi sull'idea che vogliono di governo e di Stato, e indicarvi una strada, perché voi, evidentemente, una strada chiara, non l'avete”. Lo ha detto in Aula alla Camera il deputato dem Christian Diego Di Sanzo, esprimendo il voto contrario del Gruppo Pd al Dl materie prime critiche.
“Andate a creare – ha aggiunto l’esponente Pd - un Comitato tecnico per le materie prime critiche focalizzato sull'attività di ricerca e di estrazione, invece di guardare anche a tutto il resto della filiera. Un Comitato nel quale, come abbiamo fatto notare più volte attraverso gli emendamenti, attraverso gli ordini del giorno, mancano rappresentanti del mondo della ricerca, delle associazioni professionali, del mondo dell'industria, manca un'attenzione verso chi può darvi una vera capacità di guardare al futuro con la ricerca e l'innovazione e manca l'attenzione verso i lavoratori”.
“Ci presentate – ha concluso Di Sanzo - un provvedimento sgangherato, raffazzonato, magari ottimo a piazzare alcuni amici, ma che manca dell'ambizione necessaria a questo Paese, che trascura gli enti locali e contraddice la vostra stessa azione di governo. Un provvedimento che, alla fine, nel metodo soprattutto, ma anche nella sostanza, non può trovarci d'accordo”.
"L'autonomia differenziata è una proposta secessionista sbagliata perché rompe lo spirito del regionalismo solidaristico previsto dalla Costituzione. Dopo le delibere dei 5 consigli regionali a guida centrosinistra è partita una mobilitazione popolare di raccolta firme per il referendum abrogativo. Un successo, viste le oltre 200000 sottoscrizioni raccolte on line finora. Trovo fuori luogo gli attacchi di uno Zaia particolarmente nervoso ad uno strumento di partecipazione democratica dei cittadini". Lo dice Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione bicamerale questioni regionali, in un'intervista a l'Unità.
"Questa battaglia peraltro -aggiunge il dem- ha mandato in tilt la stessa maggioranza, a conferma delle nostre preoccupazioni rispetto ad un provvedimento sbagliato e pericoloso che spacca l’Italia. La mancata previsione di risorse per l’attuazione preventiva dei livelli essenziali di prestazione dei servizi pubblici fondamentali su tutto il territorio nazionale, la possibilità di utilizzare il cosiddetto residuo fiscale, la facoltà di stipulare da subito intese nelle materie non Lep, porterà inevitabilmente le regioni più ricche a diventare sempre più ricche e quelle più fragili a collassare. Si cristallizza per legge la presenza purtroppo di cittadini di serie A e di serie B. Ma l'Italia intera diventerà più debole e meno competitiva, divisa in 20 politiche e normative in settori strategici. Questa autonomia leghista tradisce anche le esigenze di semplificazione e di modernizzazione dell'Italia avvertite dai ceti produttivi del Nord".
“La riforma del Titolo V del 2001, che pure continuiamo a ritenere sbagliata, non ha nulla a che vedere con la legge fatta da Calderoli. L’autonomia differenziata la contestiamo per ragioni di merito e non per partito preso. Ad esempio, non capiamo perché ci debbano essere diritti soggettivi tutelati dall’individuazione di fabbisogni standard e livelli essenziali delle prestazioni, e diritti per cui tali garanzie non debbano esistere. E anche nel caso dei LEP, nessuno del Governo o della maggioranza ci ha ancora spiegato dove riusciranno a trovare i soldi per finanziare quelle materie che, secondo soggetti terzi e di massimo prestigio come l’UPB o Banca d’Italia, potrebbero ammontare a più di 80 miliardi di euro all’anno. Tornando al Titolo V, quella riforma prevedeva un fondo per la perequazione infrastrutturale esclusivamente mirato alla progressiva riduzione dei divari tra Nord e Sud. Non solo nella legge Calderoli non si trova traccia di questa garanzia ma addirittura con l’ultima legge di bilancio hanno quasi azzerato il fondo costituito a tal scopo dal Governo Conte II.”
Così, in una nota congiunta, i deputati pugliesi del Partito Democratico Ubaldo Pagano, Marco Lacarra e Claudio Stefanazzi.
“Al Presidente Fedriga sembra giusto che per un cittadino del Nord lo Stato spenda più di 20mila euro all’anno in servizi pubblici e per uno del Mezzogiorno quasi 5mila euro in meno? Allora invece di occuparci di autonomia differenziata, proviamo prima a non fare differenze tra i cittadini italiani. Sarebbe un onore e un piacere – concludono i dem – ospitare Federiga nelle feste dell’Unità che si terranno nelle prossime settimane per un confronto sul merito della riforma, al netto delle chiacchiere .
C’è un modo per fermare i progetti distruttivi della destra: sostenere il referendum contro l’Autonomia. Più di 200 mila l’hanno già fatto. Non consentiremo di dividere il paese tra Nord e Sud, tra cittadini di serie A e serie B.
Lo ha scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
“Oggi in piazza per avviare anche in Campania la raccolta firme sul referendum per bloccare il progetto secessionista dell'autonomia differenziata. L'obiettivo di questa grande mobilitazione, che da oggi è possibile sostenere anche on line, è difendere il futuro del Mezzogiorno ma anche e soprattutto l'unità nazionale. Se dovesse produrre effetti in via definitiva l'autonomia differenziata della Lega e della destra, sarà impossibile nei prossimi anni vivere al Sud perché mancheranno servizi essenziali adeguati in particolare in sanità, scuola, politiche sociali, trasporto pubblico locale. Senza considerare che l'intero Paese si indebolirà fortemente e diventerà meno competitivo. Le tensioni che emergono tra gli stessi partiti di maggioranza in queste ultime ore, le critiche del presidente della Calabria Occhiuto lo scontro in Cdm dove da quanto apprendiamo sono volati stracci, confermano che la maggioranza è in tilt e che sono corrette le preoccupazioni e le denunce che stiamo rivolgendo rispetto a questa riforma spacca-Italia. Bisogna fermarla assolutamente”. Così in una nota il deputato democratico, capogruppo Pd in commissione Bicamerale questioni regionali, Piero De Luca.
"Il re è nudo", così avrebbe dovuto intitolarsi il decreto col quale il governo dice di voler ridurre le liste d'attesa. Il re è nudo perché, nonostante l'annuncio in pompa magna una settimana prima del voto per le europee, questo decreto non fa nulla di quanto promesso. Non lo fa perché sulle parti più importanti non c'è un solo euro di investimento e perché non prevede assunzioni di personale medico e infermieristico. Anzi, prevede che i medici lavorino anche sabato e domenica ma senza aumento di organico. A una categoria che dà già il massimo, che è stremata e chiede a gran voce nuove risorse, si risponde con più ore di lavoro.
Per questo governo di destra la salute delle italiane e degli italiani non vale un investimento degno di questo nome.
Un decreto che straccia quel portentoso articolo 32 della Costituzione secondo cui "la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti". Si impegnano per l'autonomia differenziata e per il premierato, ma se ne infischiano di tutelare la salute delle persone, di aumentare il potere di acquisto degli stipendi, di garantire i diritti costituzionali". Lo ha dichiarato intervenendo nell'aula di Montecitorio, Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"In questo decreto non c'è la tutela della casa ma la salvezza dei furbi e dei potenti. Nessuna norma di rilancio dell'edilizia sociale, di sostegno agli alloggi per gli studenti e di risoluzione del dramma delle famiglie sotto sfratto a cui avete tolto l'assegno per la morosità incolpevole. Solo norme per rimettere in moto il mostro del abusivismo, del 'fai come ti pare', dell'insulto al territorio e del premio alla rendita immobiliare e del mercato senza regole”. Lo dichiara il deputato dem Roberto Morassut, intervenendo in Aula per dichiarare il voto contrario del Pd al Dl Salva Casa.
“La solita destra populista – continua Morassut - che non ha idea di cosa vuole dire essere comunità e vivere in un contesto di regole condivise di civiltà. Parlavate di piccole sanatorie e invece avete fatto un big bang di condoni, avete preso a cannonate il sistema edilizio e urbanistico vigente, non per innovarlo, ma solo per distruggerlo. Volete far vivere le persone in piccole scatolette chiuse senza spazio vitale, in sottotetti e in cantine come piccioni e topi. Con l'autonomia differenziata e questo provvedimento si aprono le porte all'entropia urbanistica: ecco a voi le città e le periferie del Terzo Mondo fatte dal vostro populismo urbanistico”.