Serracchiani e Gianassi, passare dalle parole ai fatti e abbandonare approccio securitario
“La tragedia dei suicidi in carcere e l’emergenza umanitaria che si vive in molti istituti penitenziari devono essere al centro dei lavori parlamentari” così la responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani, e il capogruppo in commissione alla Camera, Federico Gianassi che hanno ottenuto, per domani alle ore 15, l’audizione di Giovanni Russo, Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria sulle tematiche relative alla situazione delle carceri con particolare riferimento alla gestione della salute mentale e al fenomeno dei suicidi.
“Un’audizione molto importante - sottolineano i deputati - perché si possa finalmente passare dalle parole ai fatti e discutere sulle reali condizioni di vita e di lavoro nelle carceri, abbandonando l’approccio securitario e sanzionatorio del governo che è inutile e dannoso”.
È grave la scelta del Dap di annullare senza alcuna motivazione la presentazione del libro di Giuliano Amato nel carcere di San Vittore. Chiederemo al ministro Nordio e al direttore del Dap, visto che abbiamo chiesto di sentirlo mercoledì in audizione sulle condizioni generali delle carceri, di spiegare al Parlamento per quali oscure ragioni sia stata cancellata l’iniziativa dedicata al tema dei diritti e della democrazia, che si sarebbe dovuta tenere domani presso l'istituto di Milano.
Così la deputata dem Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Partito democratico.
“Il piccolo Aslan, un bambino di appena un mese, da ieri è recluso nel carcere Lorusso e Cotugno di Torino insieme alla madre. È un fatto disumano su cui Nordio deve intervenire con urgenza. Lo abbiamo detto ma è evidente che serve ribadirlo: mai bambini in carcere!”. Lo scrive su X la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia.
"Detenuti politici, parlamentari di opposizione e attivisti per i diritti umani privati del fondamentale diritto a difendersi in processi in cui le prove e perfino i testimoni a loro carico sono segreti e, quindi, non accessibili alla difesa. Un regime in cui anche gli stessi avvocati vengono arrestati per il solo fatto di essere i legali di altri detenuti per ragioni politiche o di coscienza e per questo anche loro accusati di terrorismo e condannati, senza prove, a pene fino a 30 anni di reclusione.
Quella dei tribunali e delle carceri turche è una situazione drammatica che non può lasciare nessuno indifferente. Su questo, oggi al Comitato per i diritti umani nel mondo della Camera, che presiedo, abbiamo ascoltato le rappresentanti e i rappresentati del Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia-CRED che hanno portato le loro testimonianze dirette di quanto avviene in Turchia. Inoltre le avvocate Michela Arricale e Francesca Trasatti e la dottoressa Margherita Cantelli hanno riferito di scontri tra polizia e avvocati davanti ai tribunali perché le forze dell'ordine impediscono l'ingresso dei legali nelle aule. Alla fine delle audizioni, il Cred ha invitato una delegazione del Comitato a visitare direttamente le prigioni turche per verificare le condizioni soprattutto di alcune categorie di detenuti che, più di altre, subiscono gravi violazioni dei diritti umani.
Nonostante la Turchia faccia parte del sistema della Nazioni Unite e del Consiglio d'Europa ed abbia, quindi, ratificato le convenzioni che riguardano anche il trattamento delle persone in stato di detenzione e sottoposte a processo, le testimonianze ascoltate oggi dimostrano che quanto accade nel regime di Erdogan disattende tutti gli standard internazionali (le cosiddette UN Mandela Rules e le raccomandazioni del Comitato contro la tortura del Consiglio d'Europa).
L'indipendenza della magistratura, la garanzia del diritto di difesa e della dignità dei detenuti sono una cartina al tornasole del grado di democrazia di ogni paese ed è interesse comune che vengano rispettati". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata PD e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo.
“Apprendiamo dai media che il Presidente La Russa, avrebbe notizia che in Italia vi sarebbero detenuti “al guinzaglio”. Si tratta di una dichiarazione molto grave a cui auspichiamo seguirà una denuncia circostanziata” Così la responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani che sottolinea: “non vogliamo minimamente credere - aggiunge Serracchiani - che il presidente del Senato intervenga in questo modo solo per difendere a testa bassa l’amico Orban. Sarebbe ancor più sgradevole, dal momento che questa sua dichiarazione avviene proprio nel giorno in cui il parlamento ha lungamente dibattuto sulla condizione carceraria italiana evidenziando l’emergenza umanitaria che si vive in molti istituti dove, per colpa dell’inerzia del governo, sono fermi gli investimenti per rinnovare l’edilizia carceraria, rilanciare i progetti per la rieducazione e il lavoro in carcere, potenziare gli organici e incentivare le misure alternative alla pena e le pene sostitutive”.
“Delmastro mente e dopo più di un anno continua ancora a fuggire dalle proprie responsabilità di Governo” così in una nota la democratica, Marianna Madia replica alla ricostruzione delle cause dell’emergenza carceraria espressa oggi dal sottosegretario Andrea Delmastro delle Vedove in aula a Montecitorio. “Contrariamente a quanto detto oggi in aula dal sottosegretario, la riorganizzazione della pubblica amministrazione del 2015 non incideva sui dirigenti degli istituti penitenziari e ha permesso migliaia di assunzioni straordinarie in tutte le forze dell’ordine, compresa la polizia penitenziaria. Sfido il sottosegretario a fare di più. La smetta di usare il suo ruolo per guadagnarsi piccoli spazi di visibilità, si metta piuttosto a lavorare per superare la grave emergenza umanitaria che si vive nelle carceri italiane”.
A breve visita nel carcere di Imperia
“I tredici suicidi di detenuti avvenuti nelle carceri italiane nel solo mese di gennaio 2024, l’ultimo quello di un uomo nel carcere di Imperia, confermano come la condizione carceraria necessiti di misure urgenti per fermare un drammatico andamento che vede un suicidio ogni due giorni dietro le sbarre. Un dato quasi raddoppiato rispetto allo stesso mese dello scorso anno.
Per fermare questo fenomeno e garantire una pena che sia rieducativa, come sancisce la nostra Costituzione, e non una tortura, occorrono interventi urgenti da parte del Governo per far fronte alla molteplicità di problematiche, dal tema della salute mentale al sovraffollamento. L’ultimo studio del garante dei detenuti parla di 60.382 persone detenute su 47.300 posti. E non serve aumentare i posti per risolvere il problema, ma sono necessarie misure alternative alla detenzione e pene sostitutive per abbattere le recidive e applicare il fine rieducativo della pena. Misure che devono andare di pari passo con l’incremento di personale: nelle carceri italiane mancano medici, psichiatri, educatori, psicologi, interpreti, personale amministrativo e polizia penitenziara, che opera con un organico fortemente sottodimesionato. Una situazione che mette a rischio la sicurezza del personale stesso e non permette di lavorare in modo dignitoso, costringendo le persone a turni massacranti.
Il Ministro Nordio metta in campo soluzioni concrete per fermare questa strage e provveda a ridare dignità alle persone che in carcere ci lavorano o sono recluse.
A breve prevedo di programmare una visita nel carcere di Imperia, per verificare di persona lo stato in cui versa e segnalare gli interventi necessari”
Valentina Ghio deputata e vicecapogruppo PD alla Camera
"Dati allarmanti quelli emersi oggi sulle carceri dalla relazione annuale del Procuratore Generale della Corte d'Appello di Roma. Il tasso di sovraffollamento nel Lazio ha raggiunto quasi il 120 per cento ed è sopra il 6 per cento il trend di crescita di presenze nelle carceri laziali. È chiaro il nesso tra questi numeri e l'aumento dei suicidi nei penitenziari, quasi uno ogni due giorni nel mese di gennaio. Dopo le parole di oggi, unite alle denunce raccolte in questi mesi e portate in Parlamento, torniamo a chiedere al Governo di occuparsi delle carceri e delle vite dei detenuti. Serve più assistenza sanitaria e psichiatrica, è necessario garantire contatti costanti con le famiglie ed il diritto all' affettività, come riaffermato ieri dalla Corte Costituzionale". Lo dichiara Michela Di Biase, deputata Pd.
"Oggi la drammatica notizia di un detenuto che si è tolto la vita nel carcere di Teramo impiccandosi. Ieri un altro suicidio a Venezia. Dieci suicidi in carcere dall'inizio dell'anno, quasi uno ogni due giorni. È un'emergenza che richiede interventi urgenti. La scorsa settimana il Ministro Nordio non ha risposto alle mie sollecitazioni su un 'piano carceri' sostanzialmente vuoto, senza progetti, e sulla necessità di investire sull'assistenza neuropsichiatrica. I numeri sulle morti in carcere in questo primo mese dell'anno sono drammatici, cosa si aspetta ad intervenire contro il sovraffollamento e per la salute mentale dei detenuti?". Lo afferma la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia.
“Stamattina ho manifestato, in piazza a Roma, al fianco della coraggiosa comunità dei russi liberi, contro la guerra in Ucraina e per la liberazione dei prigionieri politici detenuti nelle carceri di Putin. Negli ultimi due anni in Russia moltissime persone sono state imprigionate solo per aver espresso la propria opinione contraria alla guerra e la propria vicinanza alla gravissima sofferenza che sta subendo il popolo ucraino. Senza dimenticare anche coloro che, proprio per sfuggire alla repressione del regime, hanno dovuto abbandonare il proprio Paese. Non possiamo rimanere in silenzio, non possiamo lasciare mai sole le persone che ogni giorno lottano, anche in Russia, per costruire un futuro di pace, democrazia e libertà”. Lo afferma in una nota il deputato dem Andrea Casu, della presidenza del Gruppo Pd alla Camera.
“Non è questa la strada per una vera riforma della Giustizia e del sistema penale. Proponete un nuovo reato a settimana, avete superato ogni record in questo delirio panpenalista, e continuate ad ignorare i problemi che si ripetono ciclicamente nei penitenziari. Approvate nuovi reati senza interrogarvi sulla finalità della pena e con il Decreto Caivano il governo ha smantellato la giustizia minorile, inasprendo le pene e smantellando le pene alternative, e abbandonando a sé stessi i detenuti con disagio neuro psichiatrico. Nordio aveva annunciato un fantomatico Piano carceri, ma sembra aver fatto la fine del Piano Mattei. Con 50mila posti disponibili abbiamo oltre 60mila persone recluse, con un tasso di crescita del 120%. Dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane si sono già registrati quattro suicidi. La situazione è drammatica. Per costruire un nuovo carcere servono 25 milioni di euro e tra i 5 e 10 anni di tempo e servirebbero 44 nuovi istituti. Ma allora di cosa parliamo? La detenzione in carcere, oggi, a queste condizioni, rischia di perdere la sua funzione rieducativa. Rischia di perdere umanità. Non possiamo continuare a girarci dall’altra parte”.
Così la deputata dem della commissione Giustizia, Michela Di Biase, intervenendo in Aula dopo le comunicazioni del Guardasigilli Carlo Nordio sullo stato della Giustizia.
“Il lavoro parlamentare - ha aggiunto - si è ridotto a qualche legge correttiva e ad una serie di proposte preoccupanti come il Ddl in discussione al Senato o come le scelte sulla prescrizione che rischiano al Paese di far perdere una parte delle risorse assegnate con il Pnrr. Si è scelta la direzione sbagliata. Si pensi all’abolizione dell’abuso d’ufficio, che rischia di aprire un nuovo conflitto tra il nostro Paese e l’Ue, o alle drammatiche scelte operate dal governo nella Finanziaria con tagli da un miliardo di euro sul triennio. C’è bisogno di attivarsi subito - ha concluso - poiché sul carcere è calato il silenzio e ci troviamo in una fase di trionfo del populismo penale”.
“Nel 2023 nel nostro paese c’è stato un suicidio in carcere mediamente ogni 5 giorni: si tratta di un dato drammatico, confermato purtroppo anche nelle prime settimane del 2024, che evidenzia le criticità di un sistema detentivo non in grado di gestire le fragilità della salute mentale di moltissimi detenuti; aggravata peraltro dal sovraffollamento cronico, dalla fatiscenza delle strutture e dalla carenza di personale medico ed infermieristico adeguato. Occorrono risorse ed interventi urgenti per fermare questa strage: per questi motivi abbiamo chiesto ed ottenuto un’audizione urgente del Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il Dottor Giovanni Russo, in Commissione Giustizia di Montecitorio”: è quanto dichiara un nota dei deputati Pd della Commissione Giustizia della Camera Federico Gianassi, Debora Serracchiani, Michela Di Biase, Alessandro Zan, Marco Lacarra
23 anni, 26 anni: sono vite giovani quelle che si spezzano nelle carceri italiane. Matteo Concetti ad Ancona e Stefano Voltolina a Padova sono i primi suicidi in carcere di quest'anno: ragazzi giovani, le cui condizioni di salute mentale già fragili non hanno potuto che deteriorarsi fino all'estremo, in un ambiente che evidentemente non solo le trascura, ma le compromette irrimediabilmente.
E' un circolo vizioso che si ripete: il carcere non è fatto per chi sta male. Il carcere fa stare sempre peggio. Disumanizza, isola, abbandona. In carcere si è in troppi per prestare cura al male di ciascuno. Non c'è recupero possibile. Per gli scarti della società, non può esserci speranza: questo è il triste messaggio che si solleva da questi ennesime morti.
Al dramma dei suicidi in carcere e alle condizioni di vita drammatiche di chi è detenuto in Italia non pensa nessuno, se non in qualche fugace dichiarazione di fine anno, a commento di numeri sempre peggiori. Sono lacrime di coccodrillo quelle di un governo che inventa ogni giorno un reato nuovo, che trova nel panpenalismo una soluzione a ogni problema sociale, quelle di una destra che non si azzarda a sprecare tempo e risorse per tutelare la popolazione carceraria in Italia, ma che fantastica, quando può, sull'abolizione del reato di tortura. Quelle di chi oggi, come per tutto il resto dell'anno, su queste morti starà in silenzio. Lontani dagli occhi, lontani dal cuore.
"Matteo Concetti, 25enne di Fermo, detenuto nel carcere di Montacuto ad Ancona, si è suicidato lo scorso venerdì 5 gennaio impiccandosi nel bagno di una cella dove era recluso mentre si trovava in isolamento per motivi disciplinari; il ragazzo era affetto da una patologia psichiatrica per la quale era in cura, e doveva scontare un residuo di pena di otto mesi per reati contro il patrimonio. Bisogna tenere presente che il carcere di Montacuto è da tempo sovraffollato. A fronte di una capienza valida per 250 detenuti ne ospita circa 350.
Matteo Concetti è stato il primo detenuto a suicidarsi nel 2024, ma nell'ultimo anno e mezzo nel nostro Paese si sono verificati 107 suicidi in carcere, quasi uno ogni 5 giorni.
Chiediamo al ministro della Giustizia di fare immediata chiarezza sulla vicenda e individuare nell'esercizio delle sue prerogative eventuali responsabilità che hanno condotto al tragico episodio. Al contempo chiediamo quali misure intenda adottare per affrontare il tema della salute mentale in carcere e della prevenzione del suicidio". Lo dichiara la deputata e responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, prima firmataria di una interrogazione al ministro della Giustizia e sottoscritta anche dai deputati Pd Manzi, Di Biase, Gianassi, Zan e Lacarra.
Dichiarazione di Michela Di Biase, deputata Pd
“Dalla premier Meloni in conferenza stampa una visiona distorta delle politiche carcerarie. Il problema del sovraffollamento, secondo Meloni, si risolverebbe solo aumentando la capienza dei penitenziari. E’ una considerazione che perde di vista le reali condizioni di detenzione in Italia ed i reati per i quali centinaia di detenuti sono reclusi in carcere. Da una parte continuano gli annunci per investimenti sull’edilizia carceraria che non vedono luce, dall’altra si continuano ad aumentare le fattispecie di reato per decreto. Tutto questo negando che la soluzione più efficace sarebbe invece investire su forme di detenzione alternative al carcere. Su questo tema bisogna superare gli slogan e assumere coraggio. Le percentuali del sovraffollamento nei penitenziari italiani hanno raggiunto numeri intollerabili per uno stato di diritto, con la conseguenza di un aumento dei disturbi neuropsichiatrici e del tasso di suicidi”. Lo afferma la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase, componente della Commissione Giustizia