“Dall’inizio dell’anno, è ancora troppo poco raccontato il dramma di 630mila famiglie italiane che rischiano di finire per strada. E non per colpa loro, ma per morosità incolpevole e per un governo che si accanisce sugli italiani. I “morosi incolpevoli” sono infatti famiglie che non riescono più a pagare l’affitto perché perdono il lavoro, perché a causa del caro energia, dell’inflazione, la loro pensione, il loro stipendio, non basta più. Perché magari un coniuge muore e c’è un’entrata in meno. E i comuni italiani, per aiutare le persone a non finire in strada, avevano la possibilità di attingere al fondo nazionale contro la morosità incolpevole. Solo che il fondo non esiste più, il governo Meloni con la legge di bilancio ha deciso di cancellarlo. Così da mesi decine di migliaia di famiglie subiscono sfratti e si rivolgono ai comuni senza possibilità di essere aiutati. Oggi, il pioniere del "prima gli italiani", il ministro dell'ipocrisia Matteo Salvini, intervenendo al question time alla Camera ha confermato che il fondo non sarà rifinanziato per il 2023. Per una volta, almeno dicendo la verità e mostrandosi per quello che sono: ipocriti che governano accanendosi sui più fragili". Così in una nota Marco Furfaro, deputato e componente della segreteria nazionale del Partito Democratico.
Il governo con questo decreto riconosce che la crisi energetica è un problema, ma non mette in campo alcuna soluzione per famiglie e imprese, né sembra avere una strategia per una vera transizione verde che sia giusta e a misura di tutti. Come Partito Democratico ribadiamo come anche su questo provvedimento si è ripetuta una tendenza che ormai il governo ha fatto propria: si apre alle opposizioni pubblicamente, ma poi si rifiuta ogni forma di collaborazione. Per questo i nostri tentativi di migliorare questa legge sono stati rispediti al mittente. Abbiamo chiesto che venissero aumentate le misure a supporto di Piombino e Ravenna, che ospiteranno i rigassificatori con l’aumento dall’1% al 2% del valore dell’opera, da destinare ai territori stessi. Ma anche questa richiesta è caduta nel nulla. Mentre i prezzi delle bollette rimangono alti, le misure adottate dalla maggioranza sono parziali e poco efficaci. Potevate prolungare i crediti d’imposta per l’acquisto di energia elettrica e gas a favore delle imprese, energivore e non. Potevate azzerare i costi di gestione anche per la spesa energetica e non solo di quella del gas. Potevate adottare molte misure per continuare a tenere basse le bollette, utilizzando i fondi destinati ad altri provvedimenti spot, come la Flat Tax incrementale. In realtà la vostra linea, il vostro programma di governo è rimandare sine die, fare l’opposizione anche quando siete al governo e poi pensare di risolvere dando la colpa a Bruxelles e dicendo che "batterete i pugni in Europa". Una tattica che ad oggi non sembra vi abbia portato qualche risultato.
Così il deputato del Pd Claudio Mancini, intervenendo in Aula per la dichiarazione di voto sulla fiducia.
“Quello sulla Pa è un decreto inutile e dannoso. Inutile perché non risolve i problemi di mancanza di organico, di precariato e di adeguamento degli stipendi all’inflazione nella pubblica amministrazione; dannoso perché impedisce alla Corte dei Conti di vigilare sulla corretta attuazione del Pnrr. La destra continua a governare a colpi di decreto - mai urgenti, non omogenei ed uno alla settimana nei primi 8 mesi - esautorando il Parlamento e ignorando le continue raccomandazioni del Capo dello Stato”. Così la vicepresidente vicaria del Gruppo Pd alla Camera Simona Bonafè, intervenendo oggi sulle dichiarazioni di voto del provvedimento.
“Nel decreto ci sono soltanto norme spot e nessun investimento per valorizzare la professionalità dei dipendenti pubblici ed elevare la qualità dei servizi essenziali alla persona, come scuola, sanità e pubblica sicurezza. Ci sono al contrario norme che non riguardano la Pa ma che compromettono l’esecuzione del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza: uno strumento che rappresenta oggi la maggiore opportunità per rilanciare il paese dopo la pandemia, la guerra, il caro energia e l’inflazione”: conclude Simona Bonafè.
Basta ritardi. Neppure sul RepowerEu si è mosso nulla e il governo non ha ancora attivato nessuna interlocuzione concreta con l’Europa, non rispettando la scadenza sollecitata dall'UE del 30 aprile e dimostrando di essere in totale confusione sui progetti da presentare. Le raccomandazioni della Commissione confermano la necessità di accelerare. Il Pd aveva già chiesto con un’interpellanza urgente al governo Meloni di presentare il nuovo capitolo dedicato al RepowerEu all’interno del PNRR entro fine aprile e di condividere con il Parlamento tutti gli interventi da predisporre per utilizzare al meglio i 2,76 miliardi dell'Italia da investire in infrastrutture rinnovabili, energia sostenibile e comunità energetiche, per contrastare la povertà energetica e riqualificare la forza lavoro con competenze green. La decisione del governo di rimandare tutto all’ultimo treno del 31 agosto ci preoccupa molto perché rischia di aumentare le possibilità di perdere questa occasione fondamentale per contrastare i cambiamenti climatici e per sostenere al meglio famiglie e imprese, non lasciandole sole nel fronteggiare la crisi e il caro energia.
Così Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Politiche Ue della Camera.
Dopo aver presentato un’interpellanza urgente rinnoviamo con la mozione che presentiamo oggi il nostro impegno per chiedere al Governo di presentare il capitolo dedicato al RepowerEu all’interno del PNRR entro la scadenza del 30 aprile e condividere con il Parlamento tutti i progetti e gli interventi che intende sostenere per utilizzare al meglio i 2,76 miliardi di sovvenzioni per l’Italia che possiamo attivare per rilanciare infrastrutture rinnovabili, energia sostenibile e comunità energetiche, contrastare la povertà energetica e riqualificare la forza lavoro per acquisire competenze verdi. La scelta di saltare questo appuntamento e rimandare tutto all’ultimo treno del 31 agosto invece di seguire le indicazioni europee preoccupa fortemente perché rischia di aumentare le possibilità di perdere questa occasione fondamentale per sostenere le famiglie e le imprese e non lasciarle sole nel fronteggiare il caro energia di oggi e di domani.”
Così il deputato Pd Andrea Casu nel presentare in discussione generale la mozione Pd sul RepowerEu.
“È allarme caro bollette, dopo i cali dei prezzi degli ultimi mesi che facevano sperare in un’inversione di tendenza. Ieri, la memoria depositata dal Presidente di Arera, Stefano Besseghini, in audizione davanti alle commissioni Finanze e Affari Sociali della Camera sul decreto Bollette, non lascia dubbi ad interpretazioni: le quotazioni dei mercati all'ingrosso dell'energia elettrica per i prossimi mesi sono tutte in rialzo. Per il consumo di energia elettrica, famiglie e piccole imprese spenderanno il 10 per cento in più nel terzo trimestre dell'anno, rispetto alla tariffe del trimestre in corso, mentre i rincari saliranno del 25 per cento nel periodo che va da ottobre a dicembre. Il costo del gas, sebbene subirà rincari inferiori, aumenterà, per il terzo e quarto trimestre, rispettivamente del 5 per cento e del 15 per cento rispetto alle quotazioni per il secondo trimestre”. Lo afferma in una nota il deputato dem Virginio Merola, capogruppo Pd in commissione Finanze della Camera.
“In questa fase - prosegue l’esponente Pd - il decreto bollette varato dal governo è del tutto insufficiente. Le criticità evidenziate nella memoria dai vertici di Arera, se non prese in considerazione dal governo, rischiano di far arrivare, nei prossimi mesi, una vera e propria stangata ai consumatori. Per tutelare famiglie e imprese, occorre anche reintrodurre, come aveva fatto il governo Draghi, la sterilizzazione degli oneri di sistema sulle bollette dell'energia elettrica e pensare a specifici provvedimenti per sostenere le spese energetiche per le famiglie e le piccole imprese più in difficoltà”.
“Le promesse fatte in campagna elettorale da Giorgia Meloni - conclude Merola - si stanno rivelando per quello che sono, ovvero, solo promesse. Con un’inflazione che erode il potere d’acquisto delle fasce più deboli ed esposte della popolazione, le misure messe in campo dal governo per fronteggiare una nuova ondata di rincari dei costi energetici sono del tutto insufficienti. La coperta sarà anche corta, ma di fronte alla bufera che arriva, occorre proteggere i più esposti e non chi è già al riparo dalle intemperie”.
“Che i consiglieri regionali di Forza Italia inveiscano ingiustificatamente contro il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, non ci stupisce affatto. Ma questa volta il tentativo di nascondere le responsabilità del governo nazionale sul ‘buco da 200 milioni’ della nostra sanità è più goffo che mai. E siccome la realtà dei fatti è materia ormai sconosciuta alla destra, guardare ai numeri che giustificano quel ‘buco’ aiuterà persino i consiglieri di Forza Italia a comprendere la questione nel merito.” Così, in una nota congiunta, i deputati del Pd pugliesi Ubaldo Pagano, Claudio Stefanazzi e Marco Lacarra.
“Nella sola annualità 2022 – prosegue la nota - senza perciò considerare tutto quello che la sanità pubblica continua a ereditare dal biennio della pandemia, l’SSR pugliese ha dovuto sopportare maggiori costi per circa 710 milioni di euro. Una cifra enorme per affrontare costi contingenti come il rincaro dell’energia (110 mln), l’aumento dell’inflazione (40 mln), il mancato finanziamento della legge sui risarcimenti per gli effetti avversi dei vaccini (20 mln) e tutte quelle spese per contrastare l’emergenza pandemica che non sono state coperte dal governo. Extra-costi, a cui si aggiungono le somme per il rinnovo del CCNL del personale sanitario (105 mln), per le stabilizzazioni del personale assunto durante il Covid (100 mln) e altri aumenti come il finanziamento della spesa farmaceutica e per i servizi socio-sanitari e territoriali. A fronte di questi 710 milioni di nuovi oneri, il governo Meloni ha stanziato appena 260 milioni di euro, poco più di un terzo rispetto al necessario. “Comprendiamo le necessità convergenti di nascondere le mancanze del governo e di attaccare la giunta regionale in assenza di argomenti validi. Ma parlare di presunti aumenti delle addizionali regionali, usando i ‘cittadini come bancomat’, dimostra la totale malafede di quella parte politica. La Puglia, peraltro, è tra le poche regioni d’Italia ad aver bloccato ogni aumento delle sue aliquote nel lontano 2013. E anche invocare oggi ‘la mano santa’ del Presidente Meloni è quantomeno intempestivo. Nella serata di ieri la Regione Puglia ha garantito una soluzione che scongiura qualsiasi aumento delle tasse, trovando nel proprio bilancio le somme necessarie a coprire il ‘buco’, nella colpevole inerzia e sorda indifferenza del governo nazionale.”
“Allora – conclude la nota – ci permettiamo di dare un consiglio non richiesto ai conterranei di Forza Italia. Per quanto poco stia dimostrando di contare Forza Italia nel dirigere la politica nazionale, farebbero prima e meglio a imporsi nelle sedi opportune, a Palazzo Chigi per esempio, per garantire più risorse alla sanità del Mezzogiorno, messa in ginocchio dalle scandalose riforme che Berlusconi & Co. attuarono quasi vent’anni fa. Ma, d’altronde, vanno compresi. Apparire sui giornali è molto più semplice che governare veramente il Paese.”
“La contrapposizione che la Presidente Meloni fa tra diritti sociali e transizione ecologica è falsa. Perché lavorare per una vera transizione ecologica non risponde solo ai tanti giovani cui stiamo rubando il futuro e che ci ricordano che non c’è un pianeta B ma risponde a chi paga il prezzo più alto delle tragedie causate dal cambiamento climatico, dall’inquinamento che rende l’aria delle nostre citta irrespirabile. E risponde anche alla competitività delle nostre imprese che possono proiettarsi nel mondo. L’Europa sta dimostrando, affiancando scelte di visione a interventi a sostegno del rincaro dei costi dell’energia. Credo che l’Italia in queste battaglie debba essere al fianco dell’Unione Europea”.
Così la deputata Pd Silvia Roggiani, intervenendo alla discussione sulle Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 23 e 24 marzo.
Dichiarazione di Chiara Braga deputata e responsabile Transizione ecologica del Pd
Siamo preoccupati dalla totale chiusura da parte del Governo sul problema della tassazione degli extraprofitti da impianti di energia rinnovabile di priorità degli enti locali. La norma attuale ha ripercussioni negative sul bilancio di circa 1200 Comuni, già duramente colpiti dal caro energia, con il rischio di un vero e proprio default del bilancio comunale. È assurdo che si voglia continuare a colpire i Comuni più virtuosi, che hanno investito in energie rinnovabili e che stanno impegnando proprio i maggiori proventi della vendita di energia pulita per garantire servizi essenziali e dare sostegno ai propri cittadini.
“Non è possibile che a più di due mesi dall'insediamento il nuovo Governo non sia in grado di prendere alcun impegno sullo smart working. Ho chiesto che l'ordine del giorno che avevo presentato venisse posto in votazione perché ritengo che questo tema debba essere affrontato con serietà dati gli effetti positivi che può avere sulla riduzione dei costi energetici aziendali, delle emissioni di agenti inquinanti, sul miglioramento della vivibilità dei centri urbani, sul ripopolamento dei piccoli borghi e delle aree interne”. Lo afferma Chiara Gribaudo, vicepresidente della XI Commissione Lavoro.
“Non solo il governo sceglie di non prorogare il taglio delle accise, per poi cercare responsabili altrove, ma non ha messo in questo decreto alcuna idea nuova su come le famiglie e le imprese dovrebbero affrontare il caro energia che temiamo andrà ben oltre marzo. Io ho sollevato il tema dello smart working perché è di stretta competenza della mia Commissione, ma ci sono tante altre valide proposte che questo governo finge di non sentire” Conclude la deputata del PD.
Dichiarazione di Marco Furfaro e Gianni Girelli, deputati Pd in commissione Affari Sociali
"E’ l’ennesimo attacco di questo governo al terzo settore. Oggi in aula è stato bocciato un nostro Odg che stanziava risorse a favore di tali enti per far fronte agli aumenti del caro energia. Il terzo settore non è solo un settore economico, ma un insieme di comunità virtuose che svolgono servizi di natura pubblica, in troppi casi anche sostituendo le istituzioni e lo abbiamo visto durante la pandemia. E’ una scelta incompresibile da parte della destra al governo che decide di non supportare coloro che si sono fatti carico durante il Covid di un gran pezzo di Paese. Così la maggioranza si render complice, inevitabilmente, di una riduzione dei servizi e della loro qualità e di un peggioramento delle condizioni di vita dei cittadini e delle cittadine. Un fatto grave e uno schiaffo a chi ogni giorno si impegna per il nostro Paese". Così Gianni Girelli, deputato Pd in commissione Affari Sociali, e Marco Furfaro, deputato e resp. associazioni e movimenti del Partito Democratico in una nota.
630 mila famiglie italiane rischiano di finire per strada. E non per colpa loro, ma per morosità incolpevole. Cioè non riescono più a pagare l’affitto perché perdono il lavoro, perché a causa del caro energia, dell’inflazione, la loro pensione, il loro stipendio, non basta più. Parliamo di 135 mila sfratti eseguibili per morosità solo nel 2022, cioè il 90% delle richieste di sfratto. Nonostante il fondo affitti e quello per la morosità incolpevole, che la destra ha deciso di non rifinanziare nell’ultima legge di bilancio. Di fronte a questo disastro sociale, abbiamo chiesto al governo con un ordine del giorno di prendere un impegno nei confronti delle famiglie italiane in difficoltà e di finanziare misure per aiutarle. Governo e maggioranza hanno bocciato la proposta. Perché, in campagna elettorale dicono che “la casa è il bene primario attorno alla quale le persone costruiscono il proprio futuro”, come asseriva Giorgia Meloni il 29 agosto del 2022, ma alla prova dei fatti premiano gli evasori e si accaniscono sui poveri.
Così Marco Furfaro, capogruppo del Pd in commissione Affari sociali della Camera.
“Oggi discutiamo in Aula la prima legge di Bilancio di questa legislatura, in un momento straordinario sia per il tempo ristretto in cui avviene, sia per la fase storica che stiamo attraversando; con l’inflazione che torna in doppia cifra, con una guerra che si svolge nel cuore dell’Europa e con gli innalzamenti del costo dell’energia e delle materie prime. Il tutto all’indomani di una pandemia globale. Ma se i tempi che ci è dato di vivere sono unici, la manovra proposta da questo governo è tutto fuorché unica, anzi ripropone una storia antica: si chiede a tanti, per dare a pochi. A fronte di domande nuove che emergono dalla società e che richiedono alla politica e allo Stato una capacità di innovare, si ripropongono vecchie ricette che scaricano sul lavoro dipendente, i pensionati, i tagli su sanità, scuola e servizi pubblici erogati dagli enti locali i costi della crisi economica internazionale”. Lo ha detto in Aula alla Camera il deputato dem Claudio Mancini, della commissione Bilancio di Montecitorio, intervenendo durante la discussione generale sulla legge di Bilancio.
“Ma i nodi – ha aggiunto l’esponente Pd - verranno presto al pettine, perché a fronte di un’inflazione all’11 per cento non adeguate le pensioni sopra la soglia di sussistenza e scaricate il costo dell’inflazione sui servizi ai cittadini. C’è un’ingiustizia evidente nel fatto che con la mancata indicizzazione delle pensioni si finanziano in parte le misure contro il caro energia e che la flat tax, che adesso Fratelli d’Italia chiama tassa piatta per vergogna, si finanzia con nuovo debito, il taglio del reddito di cittadinanza e la riduzione di opzione donna. L’unico vero risultato è dunque ampliare il divario tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti, i quali continuano a portare sulle proprie spalle la larghissima parte del peso fiscale e contributivo del Paese”.
“Quando il Pd in commissione – ha concluso Mancini - ha detto ‘se calate la porcata fiscale salta tutto’ vi siete fermati e non avete depositato l'emendamento già predisposto per il condono fiscale. Questa manovra non affronta i problemi più di fondo del Paese e in questa scelta c'è un errore che segnerà la legislatura. Il governo Meloni ha scelto di assecondare una politica di austerity sul piano europeo e sceglie di fare una manovra di bilancio che penalizza i ceti più deboli, che penalizza i pensionati e i lavoratori. Le prossime elezioni amministrative e tra un anno le elezioni europee daranno la risposta degli italiani a queste scelte. Noi del Partito Democratico le spiegheremo con dovizia di argomenti le prossime settimane”.
“La Sicilia è evidentemente, per il governo, figlia di un dio minore. Non fa parte dell’Italia e quindi, come tale, deve essere (bisf)trattata. La questione del caro bollette e del cosiddetto mercato di salvaguardia è infatti una ignobile forca in cui rischiano di restare soffocati centinaia di comuni siciliani, aziende pubbliche, imprese, famiglie. Una Italia a due velocità. E’ questa l’autonomia differenziata che nei fatti si sta già attuando, ancora una volta, a scapito della Sicilia?”. Lo dichiara il capogruppo del PD in commissione Traporti alla Camera, Anthony Barbagallo, che ha depositato un emendamento alla manovra di bilancio proprio per “intervenire” sulla norma che crea evidenti disparità sui costi dell’Energia tra Nord e Sud, costi per altro moltiplicati vertiginosamente in Sicilia.
“L’emendamento ‘Salva Sicilia’ – prosegue Barbagallo – punta a calmierare i prezzi del mercato cosiddetto di salvaguardia (ma salvaguardia di chi?!?) che di fatto ha comportato aumenti del 1000% rispetto al passato. Insomma: gli enti pubblici che si trovano nel mercato di tutela in Sicilia pagheranno in bolletta un importo superiore per più di dieci volte di un comune della Lombardia.
Il governo ha però dato parere negativo alla proposta del PD e accantonato l’emendamento ma questa non è una istanza di parte. Se non si recepisce la norma nel 2023 centinaia di comuni siciliani saranno al buio e al freddo perché non avranno la possibilità di sostenere i costi delle bollette. Rivolgo quindi anche un appello alla deputazione siciliana, di ogni schieramento e ai ministri siciliani e del Mezzogiorno affinché – conclude – il governo rifletta e possa adottare una misura di buonsenso”.
Marco Furfaro, deputato Pd, ha presentato emendamento per il reddito alimentare, intervistato da Radio Immagina
“Aumentano le diseguaglianze e spesso il problema non è solo per mancanza di lavoro ma di stipendi miseri e pensioni basse che con il caro energia e con l’aumento dell’inflazione non permettono nemmeno di fare più la spesa e così ci troviamo con oltre 3 milioni di italiani che riescono a mangiare solo grazie a mense o pacchi alimentari”. Così Marco Furfaro, deputato Pd e presentatore di un emendamento alle legge di Bilancio per introdurre il reddito alimentare. “La cosa drammatica – prosegue Furfaro- è che a fronte di tutto questo abbiamo un altro dato paradossale: 330mila tonnellate di cibo che vengono sprecate ogni anno. Cibo invenduto della grande distribuzione che per vari motivi viene gettato nell’immondizia”. Per il deputato Dem si può trovare una soluzione introducendo proprio “il reddito alimentare che prova ad incrociare queste due ingiustizie, facendo sì che tutto questo cibo invenduto venga redistribuito alle persone che ne hanno bisogno. Con Il reddito alimentare – ha concluso Furfaro- si farebbe in modo tale che la grande distribuzione consegna ai comuni l’elenco del cibo a disposizione e tramite il terzo settore, in collaborazione con i comuni, si potrebbe distribuire il cibo, stabilendo una soglia di reddito sotto la quale sei una persona che ha delle fragilità economiche”.