“L’Istat fotografa un Paese dove i poveri sono stati la prima vittima di questo governo. Quasi un milione di famiglie sono state danneggiate dalla decisione di tagliare il reddito di cittadinanza. Con una perdita secca di duemila euro l’anno. In un Paese dove i salari sono bloccati e il lavoro è sempre più precario ci troviamo davanti a una veri e proprio esperimento di macelleria sociale”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
Oggi intervista con corrispondente in GB di Repubblica
Oggi pomeriggio alle 18.30 al King’s college di Londra si terrà un evento organizzato dal Center for Italian politics sui referendum dell’8-9 giugno. Arturo Scotto verrà intervistato da Antonello Guerrera, corrispondente di Repubblica in Gran Bretagna, sui quesiti che saranno oggetto della consultazione. Sarà l’occasione per ribadire l’impegno del Pd in questa sfida in cui tanti italiani all’estero possono garantire il raggiungimento del quorum sui referendum contro la precarietà del lavoro e per la cittadinanza.
"Il governo ha stabilito la data per la celebrazione dei cinque referendum. Si voterà l’8 e 9 giugno. Avremmo preferito che si votasse insieme al primo turno elettorale delle amministrative. E invece il governo ha accolto solo parzialmente la richiesta dei comitati promotori e scelto di farlo slittare di due settimane accorpandolo con i ballottaggi, evidentemente per disincentivare la partecipazione e per scoraggiare il raggiungimento quorum. Vuol dire che hanno paura. Servirà una risposta forte, popolare, partecipata
I cinque referendum possono cambiare la vita di milioni di cittadini. Per battere la precarietà, l’insicurezza nei luoghi di lavoro, l’esclusione dalla vita democratica di decine di migliaia di persone prive di cittadinanza." Così in una nota il deputato dem Arturo Scotto, capogruppo PD in Commissione Lavoro a Montecitorio.
"Siamo arrivati al punto di dover chiedere con sempre maggiore forza al governo di indicare le date per il voto del referendum sulla cittadinanza e delle elezioni amministrative. Lo abbiamo ribadito ieri, durante il presidio in Piazza Capranica, ma continuiamo a chiedere anche lo sblocco di questioni fondamentali come il ‘voto dove vivo’. Se questo principio non viene garantito, quasi 5 milioni di persone saranno di fatto escluse dalla possibilità di esprimere il proprio voto. Sul referendum si stanno mobilitando tantissime forze, a partire dal nostro Partito, insieme a oltre 120 realtà tra associazioni, organizzazioni e movimenti. Questo impegno collettivo è fondamentale perché la vittoria del referendum sulla cittadinanza significherebbe un passo avanti nella coesione sociale del nostro Paese e nella lotta contro discriminazioni e marginalizzazioni che questa legge del 1992 continua a produrre da oltre trent’anni". Lo dichiara la deputata del Partito Democratico Ouidad Bakkali, intervistata per i canali social dei deputati dem.
Quanto alla mancata comunicazione del governo sulle date del voto, Bakkali non si dice sorpresa: "Non è una dimenticanza, ma una strategia precisa per evitare che le persone partecipino ed esercitino il loro diritto di esprimersi attraverso il referendum, uno strumento essenziale di democrazia diretta e partecipata. Il silenzio del governo mira a informare meno, per portare meno persone alle urne".
L’esponente dem richiama quindi l’attenzione su due temi cruciali che i referendum mettono al centro: cittadinanza e lavoro: "Entrambi questi aspetti incidono profondamente sulla qualità della vita di milioni di persone. La precarietà esistenziale che la legge 91 del 92 continua a riprodurre colpisce tanti ragazzi e ragazze nati e cresciuti in Italia, che si trovano a dover affrontare ostacoli burocratici insensati, dal rinnovo dei permessi di soggiorno, all’attesa di tre o più anni per ottenere una risposta sulla cittadinanza". “Per questo - conclude Bakkali - "dobbiamo reagire con determinazione, continuando a chiedere le date del voto e, soprattutto, mobilitandoci per informare e coinvolgere quante più persone possibile. Partecipare e far partecipare è la nostra risposta a chi vorrebbe spegnere questa battaglia di civiltà".
"Questa mattina ho partecipato a Bologna alla prima iniziativa del comitato a sostegno dei cinque referendum sul lavoro e la cittadinanza, promossi dalla Cgil e da tante associazioni. Referendum che ho sottoscritto e che sostengono battaglie che ho sempre condiviso negli anni. Sarò ora impegnato a sostenere le ragioni del sì nella campagna referendaria".
Così Andrea De Maria, deputato PD.
Ucraina, Europa, lavoro, cittadinanza, bollette: di questo abbiamo parlato oggi alla Direzione del Pd.
Ci aspettano ora appuntamenti importanti, impegni parlamentari e campagne sui territori. A cominciare da quella per i Referendum. Il PD è pronto a fare la sua parte per incalzare il Governo nelle iniziative a favore della pace, contro l’arroganza di Trump e lo schiacciamento sulle sue posizioni da parte di Meloni; accanto a famiglie e imprese per ridurre i costi dell’energia; vicino alle lavoratrici e ai lavoratori per il salario minimo, la sicurezza sul lavoro, i congedi paritari. Pronti ad impegnarci per combattere paure e insicurezze del paese e a costruire un’alternativa vera alla destra.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei deputati
"Due anni fa ci davano per morti e invece siamo qui, in piena forma, il primo partito dell'opposizione. Ho apprezzato che Elly Schlein abbia iniziato la sua relazione da un'analisi dello scenario internazionale che stiamo vivendo, condannando fermamente le parole del vice presidente della Knesset che ha parlato dei palestinesi di Gaza come "feccia e subumani" auspicando l'eliminazione degli adulti. E la ringrazio per avere condannato altrettanto fermamente il raccapricciante video di Trump su Gaza "riviera del Medio Oriente".". Lo ha dichiarato, intervenendo alla direzione del Pd, Laura Boldrini, deputata dem e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"Se siamo tornati a crescere è perché abbiamo una linea politica chiara: lo è sull'immigrazione, avendo preso le distanze dalla stagione dei memorandum con la Libia, lo è sulle questioni sociali che riguardano da vicino le vite delle persone: il salario minimo, la sanità pubblica, le crisi aziendali sulle quali le lavoratrici e i lavoratori sanno che sanno che siamo al loro fianco - ha proseguito -. Questo impegno ci porta naturalmente a sostenere i cinque referendum della CGIL, in perfetta coerenza con le nostre scelte per un lavoro stabile e sicuro, oltre che per la riduzione dei tempi per ottenere la cittadinanza italiana per quei ragazzi e quelle ragazze che sono nati e cresciuti in Italia".
"Ora serve meno timidezza sulla tassazione dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari: i fondi per il welfare vanno cercati dove ci sono - ha sottolineato Boldrini -. E serve anche che il Pd spinga il Partito socialista europeo e l'Ue a una risposta compatta e ferma alle pulsioni autocratiche degli Usa di Trump dove i pilastri dello stato di diritto stanno pericolosamente vacillando con l'attacco al diritto internazionale, i licenziamenti in massa di dipendenti pubblici e delle agenzie federali, le deportazioni di migranti, l'annullamento delle politiche per le persone LGBTQIA+, l'offensiva contro la libertà di stampa e l'autodeterminazione delle donne. Difronte a questa minaccia, l'Europa come ha reagito? Finora si è limitata a parlare solo di alzare la spesa militare magari pensando che ogni Stato debba riarmarsi fino ai denti, forse comprando le armi dagli Usa. Questa non è difesa comune e non è la risposta adeguata alla gravità del momento che impone un'elaborazione politica che manca". "Questi temi devono essere al centro del dibattito, anche pensando a mobilitazioni pubbliche per costruire, insieme, proposte politiche concrete che arginino questa deriva e dare un futuro alle nuove generazioni". ha concluso.
“Condivido molto la relazione della Segretaria Elly Schlein, in particolare sulla politica estera e sui referendum.
“Viviamo in un Paese in cui la produzione industriale cala, ma si contano ancora tre morti al giorno sul lavoro. È una battaglia che tiene insieme tutto: riguarda i nuovi cittadini, spesso impiegati nei settori più a rischio, e riguarda tutti i lavoratori che chiedono tutele, salari dignitosi e condizioni di lavoro sicure. Il Partito Democratico deve essere in prima linea per un lavoro di qualità, ben retribuito e sicuro"
“Quello sulla cittadinanza è fondamentale. Ne va del futuro del Paese e dell'Europa, è una battaglia di civiltà per riconoscere il presente che già esiste, dei nostri figli che vanno già a scuola insieme ai figli di migranti che devono essere uguali agli altri anche per legge.
“Sul lavoro non mi interessa discutere del passato. Abbiamo il compito di rilanciare le nostre proposte. Voglio aggiungerne una: una campagna ad hoc sulla sicurezza, fatta in più lingue perché spesso le vittime dei subappalti selvaggi della destra sono stranieri. Così teniamo insieme le diverse battaglie.”
Questa la sintesi dell’intervento di Chiara Gribaudo, vice presidente nazionale alla Direzione Nazionale del Partito Democratico, intervenuta da remoto “per dimostrare come si possa fare politica pur essendo neo mamme, nonostante qualche consigliera comunale di Fratelli d'Italia non sia d'accordo. Esserci e partecipare è il primo messaggio politico.”
Bene Schlein, mobilitazione su referendum cittadinanza e lavoro
"E’ molto importante l’indicazione di Elly Schlein di mobilitare il Pd a sostegno dei 5 referendum su cittadinanza e lavoro. Va archiviata definitivamente la stagione della precarietà e dell’insicurezza sui luoghi di lavoro. L’opposizione riconquista la fiducia e allarga le sue alleanze sociali se mette al centro i diritti. I cittadini hanno un’arma formidabile: il voto referendario. Va usato". Così il deputato dem Arturo Scotto, capogruppo Pd in Commissione Lavoro alla Camera, commentando l'intervento dalla segretaria Elly Schlein durante la Direzione nazionale del Partito democratico.
“Nei primi 11 mesi del 2024 le morti sul lavoro sono state 1418, di cui 1055 sul luogo di lavoro e il resto in itinere. Una contabilità tragica e drammatica per cui non bastano ne’ le commemorazioni ne’ le parole di sdegno. Perché non sono una tragica fatalità ma eventi che si possono e si debbono evitare. Oggi dopo il passaggio al Senato, discutiamo della disposizione che introdurrà l’insegnamento dei principi in materia di sicurezza sul lavoro a scuola, nell’ambito dell’educazione civica. Ma nessuna norma come questa sarà sufficiente se prima non si sarà garantito un quadro normativo generale di tutele della sicurezza dei lavoratori”. Lo ha detto in Aula alla Camera Irene Manzi, capogruppo dem in commissione Cultura, annunciando il voto di astensione del Partito Democratico alla proposta di legge sull’introduzione delle conoscenze in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro nell’ambito dell’insegnamento dell’educazione civica.
“La scuola – ha proseguito l’esponente Pd - serve a diffondere sempre di più la consapevolezza dei diritti e dei doveri, dei principi irrinunciabili della cittadinanza responsabile e dei diritti fondamentali riconosciuti ai cittadini. E’ importante che gli studenti e le studentesse possano, sin dai primi gradi di istruzione, conoscere ed essere consapevoli dell’importanza e della centralità del tema della sicurezza sul lavoro. Perché questa sarà una consapevolezza che li accompagnerà per tutta la vita. Ma questa disposizione, se non inserita in una cornice complessiva che riguarda il lavoro e gli interventi per la sicurezza sul lavoro, rischia di essere soltanto un provvedimento episodico”.
“L’istruzione – ha concluso Manzi - è un settore troppo importante per il futuro del Paese e non necessita di interventi spot spesso frutto della notizia di cronaca del momento. Non siamo all’anno zero, va anzi valorizzato quanto di positivo si è realizzato nelle scuole grazie agli strumenti offerti dall’autonomia scolastica. La disposizione approvata oggi a invarianza finanziaria rischia di essere solo un intervento episodico, poco efficace rispetto alle esigenze di ascolto e protagonismo del mondo della scuola. La scuola va ascoltata, va resa protagonista”
“Da 80 giorni un giovane cooperante italiano è detenuto nelle carceri venezuelane: si tratta di Alberto Trentini, arrestato il 15 novembre scorso e da allora senza contatti con la sua famiglia e i suoi legali.
Con alcuni colleghi del mio gruppo parlamentare ho presentato qualche settimana fa un’interrogazione al governo esprimendo insieme alla nostra grande preoccupazione la richiesta di agire con tempestività e determinazione in tutte le sedi opportune per garantire al cooperante il pieno rispetto dei suoi diritti insieme all’immediata possibilità di rientro in Italia.
Nel rispetto della riservatezza e della discrezione che devono riguardare questo tipo di situazioni, così come richiesto oggi dal Ministro degli Esteri in audizione qui alla Camera, abbiamo il dovere di fare sentire la nostra voce ed esprimere ai genitori di Antonio tutta la nostra solidarietà e vicinanza, così come abbiamo fatto per Cecilia Sala e per tutti i nostri connazionali detenuti all’estero, a maggior ragione quando a privarli della libertà è un governo autoritario che tiene in prigione per motivi politici decine di altri cittadini, tra i quali molti in possesso della doppia cittadinanza italiana e venezuelana”.
"I dati Istat sul reddito disponibile degli italiani evidenziano quanto si sia ulteriormente allargato il divario tra Settentrione e Meridione. 900 euro di media in meno in un anno per ogni cittadino che vive al Sud, che già di suo ha un reddito disponibile che è quasi la metà di quello di un cittadino che vive al Nord. Un dato drammatico che si traduce in bassi consumi e difficoltà di accesso ai servizi. Su questo il governo non solo è assente ma è anche complice di una situazione economica e sociale drammatica: si è infatti opposto al salario minimo, ha cancellato il reddito di cittadinanza, non tutela adeguatamente il potere d'acquisto, in particolare su bollette e carburante che al Sud pesano ancora di più. Questi dati non possono passare sotto traccia, così come altrettanto drammatico è il dato che vede migliaia di giovani laureati, soprattutto meridionali, andare via dal nostro Paese. Per noi è inaccettabile disperdere questo patrimonio di competenze che rendono più povera e meno competitiva l'Italia. Dal governo pretendiamo risposte concrete e non slogan banali che non hanno alcuna aderenza con la realtà". Così il deputato Marco Sarracino, responsabile nazionale Mezzogiorno per il Partito Democratico.
"Quello che si sottovaluta della vicenda Santanchè è il messaggio a milioni di cittadini italiani in difficoltà, che fanno fatica a mettere il pranzo con la cena. Non c’entra nulla il garantismo, come evoca la destra da più parti. Il rischio è che passi l’idea che l’esercizio disinvolto nella gestione dei soldi di tutti sia tutto sommato un peccato veniale. Se sei un eletto, un amministratore o un futuro ministro non puoi usare i fondi pubblici destinati alla Cassa integrazione per far lavorare i dipendenti della tua azienda. Significa abusare di una legge dello Stato oltre che mettere i lavoratori in una condizione di sudditanza oggettiva. Se sei in cassa integrazione - pagata dallo Stato - non devi lavorare. Punto. Lo dice la norma, ma anche il buonsenso. Se invece l’impresa decide che la produzione non si ferma, tocca all’impresa pagare i lavoratori e non allo Stato e quindi ai contribuenti. Questa vicenda è paradigmatica di quale sia l’etica della responsabilità di un pezzo della classe dirigente di questo paese. Che magari va in tv e fa la fustigatrice sul reddito di cittadinanza, ma non si guarda mai allo specchio. Come se i potenti fossero in fin dei conti “legibus solitus”. Noi chiediamo un passo indietro della Ministra Santanchè per queste ragioni. Non abbiamo nessuna volontà di sostituirci a un tribunale sul caso Visibilia". Così in una nota il deputato dem Arturo Scotto, capogruppo Pd in Commissione Lavoro.
“Con l’approvazione della Legge di Bilancio sono state confermate dal Governo Meloni tutte le misure punitive contro i nostri connazionali residenti all’estero riducendo le loro pensioni, eliminando l’indennità di disoccupazione per chi rientra ed infine aumentando le spese procedurali per chi vuole legittimamente richiedere la cittadinanza italiana. Il provvedimento che lascia sgomenti è quello dello stop per il 2025 all’adeguamento degli importi pensionistici agli aumenti del costo della vita delle pensioni superiori al minimo erogate dall’Inps ai residenti all’estero per risparmiare circa 8 milioni di euro annui sulle già misere pensioni di decine di migliaia di cittadini italiani residenti all’estero ed è un accanimento vergognoso. Altra misura penalizzante è l’eliminazione dell’indennità di disoccupazione fino ad ora prevista per gli emigrati che rimpatriano. Il Governo ha quindi cancellato l’unica misura di sostegno economico prevista dalla legislazione italiana a favore degli emigrati che rimpatriano e si trovano in una situazione di disagio economico e di difficoltà occupazionale. Ulteriori misure penalizzanti per i discendenti dei nostri connazionali sono quelle che recano disposizioni in materia di riscossione di contributi per il riconoscimento della cittadinanza e per certificati o estratti di stato civile. Viene ad esempio incrementato il diritto da riscuotere per il trattamento della domanda di riconoscimento della cittadinanza italiana di persona maggiorenne.A questo governo importa solo vessare gli italiani all’estero non calcolando il patrimonio che rappresentano per l’Italia. Noi continueremo a batterci per modificare queste misure ingiuste. Rappresentiamo l’Italia nel mondo, siamo cittadini di serie A. e dovranno come tale trattarci”.
Così Nicola Carè, deputato democratico eletto nella circoscrizione Asia, Africa, Oceania, Antartide.
“Spiegateci bene questa esclusiva procedura 'fast-track' ad personam per Milei. La procedura normale per l’acquisizione della cittadinanza da parte di un discendente di un cittadino italiano emigrato all’estero è molto complessa: si deve accertare che la discendenza abbia inizio da un avo italiano e che il cittadino italiano abbia mantenuto la cittadinanza sino alla nascita del discendente. Deve poi essere comprovata la discendenza dall’avo italiano mediante gli atti di stato civile di nascita e di matrimonio. In generale, tocca al richiedente l’onere di presentare la richiesta, corredata dalla documentazione, regolare e completa. Per i cittadini 'comuni mortali' la trafila è lunga e spesso molto costosa e lo è ancora di più per i nati e cresciuti in Italia e può impiegare tra i tre e i quattro anni. Ma tutto questo non vale per il presidente argentino Milei”. Così si legge nell'interrogazione presentata ai ministri competenti dalla deputata dem Ouidad Bakkali con cui si chiedono chiarimenti sul caso della cittadinanza veloce per Javier Milei.