“Le notizie che arrivano dalla Sicilia sono gravissime e restituiscono un quadro di degrado politico e amministrativo inaccettabile”. Lo afferma Anthony Barbagallo, capogruppo del Partito Democratico in commissione Trasporti alla Camera e segretario regionale del PD siciliano, commentando l’inchiesta della Procura di Palermo che ha chiesto gli arresti domiciliari per 18 persone, tra cui l’ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro, con accuse di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione.
“Ancora una volta – spiega l’esponente dem – emergono dirigenti e funzionari pubblici asserviti a un disegno criminoso, pronti a fornire in anticipo informazioni sui bandi per favorire le imprese amiche e sistemare concorsi o appalti su misura. È un sistema marcio che si regge sull’intreccio tra politica e affari, con logiche clientelari e spartitorie che paralizzano la Sicilia. Dentro questa dinamica c’è anche il cosiddetto sistema delle ‘mance e mancette’, di cui il presidente Schifani si è fatto garante per tenere insieme una maggioranza divisa. Una pratica che ha svuotato di serietà e di credibilità l’azione di governo regionale. Schifani non è riuscito a ripristinare un sistema degno di una Regione che merita riscatto: il suo tempo è finito”.
“Il presidente – conclude Barbagallo – deve avere il coraggio di fare un passo indietro e restituire la parola ai siciliani. Abbiamo lanciato un grande progetto d'accordo d'intesa con il campo progressista, ma anche con la società civile. Occorre costruire un'alternativa, soprattutto un'alternativa che deve essere nel metodo perché la stagione in cui si decidono i direttori Generali della sanità e gli altri posti apicali nelle cene nei pranzi deve finire. Noi, se andiamo al governo, sceglieremo i migliori per riscattare la Sicilia dagli ultimi posti in tutte le classifiche”.
“I problemi reali della giustizia italiana non vengono minimamente affrontati dalla riforma voluta dal ministro Nordio. I processi sono troppo lunghi, mancano magistrati, personale amministrativo e stabilizzazioni per i tanti precari che tengono in piedi gli uffici giudiziari. Tutto questo non viene toccato da una riforma che, come ha ammesso lo stesso ministro, non incide sui tempi della giustizia”. Lo dichiara Debora Serracchiani, deputata e responsabile Giustizia del Partito Democratico, dopo l'approvazione definitiva della riforma costituzionale.
“Non è una riforma delle carriere – spiega l’esponente dem - ma una separazione delle magistrature che non serve ai cittadini. Lo ha detto chiaramente anche il presidente del Senato La Russa, ammettendo che ‘forse non valeva neppure la candela’. Se non serve a rendere più efficiente la giustizia, allora la domanda è: a cosa serve davvero?”.
“La verità – conclude Serracchiani – è che l’obiettivo di questa riforma è indebolire il Consiglio Superiore della Magistratura, l’organo di autogoverno che garantisce indipendenza e autonomia a ogni singolo magistrato. La separazione delle carriere non trova riscontro nella Costituzione. Se davvero si fosse voluto distinguere i percorsi di giudici e pm, bastava una legge ordinaria con due concorsi separati. La riforma costituzionale serve solo a dare più potere alla politica nella scelta dei magistrati, minando l’equilibrio democratico tra poteri dello Stato”.
“Cosa sta facendo il ministro Zangrillo per la Pubblica Amministrazione, quella che dovrebbe essere l'ossatura del nostro Paese? Poco, anzi nulla. Dovrebbe smettere di fare la vittima perché non è soltanto il Pd ad attaccare il suo operato ma gli oltre 77mila italiani che hanno fatto causa al suo ministero”. Lo dichiara Marco Sarracino, deputato e responsabile coesione territoriale nella segreteria nazionale del Pd, intervenendo durante il Question Time alla Camera.
“Da quando il ministro Zangrillo si occupa di PA – sottolinea il parlamentare dem – i contenzioni tra il ministero e i lavoratori sono aumentati del 290%. Oltre agli elevatissimi costi diretti e indiretti di tutti i contenziosi, che per fortuna del ministro non sono a suo carico, tutte queste cause sono l'indice della condizione precaria e sottopagata e dei diritti non rispettati per troppi lavoratori”. “Ciononostante - aggiunge - il governo non fa scorrere le graduatorie d'ammissione, lasciando a casa un'intera generazione che vinto i concorsi per merito, né vuole adottare un piano straordinario di assunzioni nella PA. Il governo non vuole neanche stabilizzare i precari assunti con il Pnrr, né fa crescere i salari ancora troppo bassi”, conclude Sarracino.
“Mentre i parlamentari del Pd sono in Aula da 36 ore senza dormire, l'unico a non essersi ancora svegliato da quando è in carica è il ministro della PA Zangrillo. Gli consigliamo di incominciare a leggere le migliaia di lettere che arrivano al suo ministero ogni giorno e dei 77mila contenziosi aperti nei confronti della PA, per capire che non è solo il Pd che si lamenta del suo operato e le chiede di cambiare rotta ma è l'intero Paese che è stanco di subire ingiustizie”. Così il deputato Pd, Andrea Casu, vicepresidente in Commissione Trasporti alla Camera intervenendo in replica al ministro Zangrillo durante il Question time.
“Il ministro – continua il parlamentare dem - non dà risposte concrete alle nostre interrogazioni e non si rende conto della reale condizione in cui versa la PA. Vogliamo sapere a quanto ammontano i costi diretti e indiretti dei contenzioni verso la PA conseguenti delle scelte sbagliate del governo Meloni. Ma ribadiamo che l'azione del Pd non è una attacco verso il ministro ma un 'aiuto' perché vogliamo diminuire il numero dei contenziosi, unico vero record del suo ministero, e garantire servizi migliori a tutti i cittadini”.
“Quando il Pd chiede un piano straordinario di assunzioni, di fare non solo nuovi concorsi, ma anche tutte le proroghe e gli scorrimenti degli idonei nelle graduatorie necessari, di non sbattere la porta in faccia ai precari, non lo facciamo solo per offrire un’opportunità nei confronti di chi ha studiato, fatto sacrifici e merita di entrare nella PA, ma perché vogliamo far funzionare meglio la scuola, la sanità, la giustizia, i trasporti, la sicurezza e gli enti locali”, conclude Casu.
“Schifani e Meloni continuano a smantellare la sanità pubblica in Sicilia, accanendosi con i territori più fragili. La provincia di Enna, già duramente colpita da anni di depotenziamento dei servizi, rischia infatti un ulteriore e inaccettabile arretramento. Per chiedere conto di questi ulteriori tagli e per chiarire se verrà avallata una nuova riduzione di 76 posti letto nella rete ospedaliera ennese, ho depositato un’interrogazione parlamentare": è quanto dichiara la deputata Pd Maria Stefania Marino.
“La bozza della nuova rete ospedaliera regionale prevede un drastico ridimensionamento dei servizi in tutte le aree interne della Sicilia, e colpisce duramente i quattro presìdi della provincia di Enna: 23 posti letto in meno a Piazza Armerina, 30 a Leonforte, altri 23 all’Umberto I di Enna, con tagli che coinvolgono reparti cruciali come ostetricia, ginecologia, pediatria e ortopedia. Tutto ciò in un territorio già segnato da carenze croniche di personale sanitario, da concorsi deserti e da una mobilità passiva che supera il 35 per cento. È un attacco inaccettabile al diritto costituzionale alla salute e una vera e propria condanna per chi vive lontano dai grandi centri. In queste condizioni, non solo si nega l’assistenza ai cittadini, ma si accelera anche lo spopolamento delle aree interne", conclude.
“Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è in grave sofferenza. Mancano oltre 4.000 vigili operativi e 2.500 amministrativi. Molti presìdi lavorano sotto organico e le emergenze si moltiplicano. Non possiamo più rimandare: insieme ai colleghi del Partito Democratico abbiamo presentato un’interrogazione al governo per sapere nel dettaglio dove sono focalizzate le carenze e quali azioni concrete il governo intenda mettere in campo per rafforzare strutturalmente il Corpo e garantire la sicurezza dei cittadini”. E’ quanto dichiara Marco Simiani, capogruppo PD in Commissione Ambiente alla Camera, annunciando l'iniziativa parlamentare alla luce dei recenti episodi drammatici in Italia e nel mondo: dagli incendi e allagamenti in Lombardia all’esplosione a Roma, fino ai disastri climatici che stanno colpendo numerosi paesi. L'atto di sindacato ispettivo è stato sottoscritto anche dai deputati Dem: Matteo Mauri, Arturo Scotto, Ilenia Malavasi, Simona Bonafè, Emiliano Fossi, Stefano Vaccari, Virginio Merola, Marco Lacarra, Maria Cecilia Guerra, Maria Stefania Marino, Augusto Curti, Sara Ferrari, Eleonora Evi, Andrea Casu, Rosanna Filippin, Gian Antonio Girelli e Nadia Romeo.
“Serve un piano straordinario di assunzioni, stabilizzazioni, concorsi e ammodernamento delle dotazioni, ha aggiunto Simiani. I Vigili del Fuoco sono il cuore operativo della nostra protezione civile, ma oggi il sistema si regge solo sul loro coraggio e sulla loro abnegazione. Non possiamo più permettercelo: ogni euro investito nel rafforzamento del Corpo è un euro speso per la sicurezza e la resilienza del paese. Fino ad ora abbiamo lavorato solo sulla protezione civile, oggi la sfida è la prevenzione civile”, conclude il parlamentare Dem.
“L’ANSFISA è nata dopo la tragedia del Ponte Morandi per vigilare sulla sicurezza delle ferrovie e delle grandi infrastrutture, ma oggi verserebbe in una condizione di paralisi gestionale, con personale tecnico insufficiente, concorsi falliti, incarichi dirigenziali opachi e l’assenza di un vero corpo ispettivo operativo”. Lo rendono noto i deputati del Pd, Silvio Lai e Anthony Barbagallo, che hanno presentato un’interrogazione parlamentare urgente, a prima firma di Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in commissione Trasporti della Camera, sullo stato di grave disfunzione dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture Stradali e Autostradali (ANSFISA).
“L’Agenzia, preposta a garantire la sicurezza dell’intero sistema ferroviario italiano e di numerose infrastrutture critiche, è stata oggetto di una denuncia unitaria da parte di tutte le rappresentanze sindacali, che ne segnalano il possibile ruolo nell’origine di numerosi episodi di guasti e ritardi che affliggono le ferrovie italiane.
Secondo la denuncia unitaria dei sindacati (FP CGIL, UILPA, CONFINTESA, CIDA, USB), l’Agenzia disporrebbe di appena 270 tecnici su 668 unità previste, con intere regioni prive di ingegneri incaricati dei controlli, rendendo impossibile l’attività di vigilanza che dovrebbe essere la vocazione esclusiva dell’ente. ANSFISA, invece, sarebbe stata riempita di personale amministrativo non tecnico, snaturando la sua funzione originaria.
I ritardi, i blocchi e i disservizi che colpiscono quotidianamente il sistema ferroviario nazionale – proseguono i deputati dem – non sono frutto del caso. Se l’Agenzia deputata alla sicurezza viene privata di risorse, personale e strumenti, è inevitabile che il sistema ne risenta gravemente, con ricadute dirette sulla vita dei cittadini”.
L’interrogazione, sottoscritta anche dai deputati PD Casu, Ghio, Morassut e Graziano, chiede “al Ministro Salvini conto dell’istituzione di una quarta Direzione Generale, che assorbirebbe ulteriori risorse per nuovi incarichi dirigenziali, invece di risolvere le attuali e gravi criticità ispettive, unica vera funzione dell’Agenzia.
Particolarmente grave è lo stato di abbandono delle sedi territoriali, che dovrebbe allarmare qualunque governo attento alla sicurezza pubblica. A Cagliari, la sede è priva di pulizie da oltre due mesi; a Catania, la sede è chiusa da tempo, con il personale costretto a lavorare in modalità agile in modo permanente. Una situazione indegna di un’Agenzia nazionale per la sicurezza”.
“Il Governo – concludono Barbagallo e Lai – ha il dovere morale e politico di intervenire subito. Non si può accettare che chi dovrebbe garantire la sicurezza dei trasporti sia messo nelle condizioni di non poterlo fare”.
“Sulla crisi abitativa si corre tra una legge e l’altra, proposte e iniziative sulla casa, incentivi spot, ma il problema della crisi abitativa e dell’edilizia pubblica resta un grande buco nero. Siamo il Paese dove si produce solo l’1% di edilizia pubblica, abbiamo 300 mila famiglie che non hanno accesso alla casa, un peso della rendita eccessivo, con un margine di utile che è tre / quattro volte quello che si realizza in Europa. E questo pesa sulle famiglie, costrette a indebitarsi per accedere alla Casa”. Così il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut, intervenendo al convegno “La casa e il governo del territorio” presso la Casa dell’Architettura di Roma.
“Dobbiamo affrontare la grande questione della direttiva Casa Green in Ue - ha spiegato Morassut - che imporrà investimenti per 15 miliardi all’anno fino al 2050. Insomma, ci sono questioni importanti che restano sul tappeto ma non si smuovono. Occorre dare un ordine alla discussione confusa in atto, legando il rilancio dell’edilizia pubblica ad una nuova normativa d’insieme alla materia urbanistica ed edilzia. Case nuove, efficienti, sostenibili, socialmente mescolate e con alte prestazioni di dotazioni territoriali non se ne fanno senza risorse e senza norme che abbattano i costi delle aree, dei suoli i degli immobili di rigenerazione. Ammesso che vi siano le risorse, i suoli, o i sedimi di trasformazione a costi sostenibili per i nostri poveri Comuni, non li puoi avere se non si equilibra un po’ il rapporto tra pubblico e privato. Questo nodo va affrontato e la politica, tutta, ha una grande responsabilità. Si potrebbe fare una legge di tre articoli per affrontare questo tema. Non serve molto. Solo schiena dritta”.
“Non serve il ministero della Casa che vorrebbe Salvini - continua il deputato Dem - semmai occorre che nel MIT si ricostruisca una Direzione o un CER che funzioni davvero come osservatorio e punto di coordinamento delle politiche per la casa. In primo luogo per dare all’uso degli incentivi un carattere di equità tra pubblico e privato e non come una manovella per distribuire valori e rendita unilaterale a promotori privati che troppo spesso non lasciano che miseri concambi ai Comuni. I cosiddetti piani casa di questi anni sono stati infatti solo grandi incentivi alla rendita, ma non hanno lasciato quasi nulla al pubblico”.
“Insomma - conclude il deputato dem - non si può andare avanti, con la confusione di Salvini e del governo ma nemmeno con un dibattito politico e parlamentare cosi inconcludente. Bisogna avere il coraggio di rompere abitudini, ricollocare interessi, costruire strumenti, entrare nel merito politico e tecnico dei nostri problemi italiani. Perché cosi poche risorse per l’edilizia pubblica? Perchè ci si rifiuta di utilizzare norme già codificate come quella dei contributi straordinari? Perché i Comuni sono diventati lo strumento di sostegno ai cicli edilizi e non per la riduzione delle distanze siciali? Siamo la cenerentola d’Europa sulla edilizia pubblica. Abbiamo perso la nostra tradizione di bellezza, di concorsi di architettura, di contestualità paesaggistica. Nel dibattito pubblico non c’è globalità e nemmeno dettaglio. C’è una grande polvere propagandistica e grande confusione”.
“Oggi la destra ha compiuto un atto gravissimo: ha trasformato la paura in norma, ha ridotto il Parlamento a un passacarte e ha lasciato le forze dell’ordine senza risorse né futuro. Con il voto di fiducia imposto al Senato, il Governo ha approvato un decreto che non aumenta la sicurezza, ma restringe le libertà. Criminalizza i più fragili, i migranti, chi manifesta, chi soccorre. E lo fa togliendo a deputati e senatori ogni possibilità di intervento, ogni confronto, ogni correttivo.”
Lo dichiara Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, commentando l’approvazione definitiva del decreto sicurezza.
“Non c’è un euro per assumere nuovo personale, non c’è una norma che sblocchi le graduatorie, non c’è alcun rispetto per chi ogni giorno indossa una divisa per garantire i diritti di tutti. Insieme al collega Andrea Casu abbiamo presentato ordini del giorno chiari per chiedere lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi per vice ispettori e per rafforzare davvero la Polizia di Stato. Il Governo li ha bocciati. E chi osa lamentarsene viene persino redarguito e intimidito pubblicamente dal sottosegretario Molteni, che invece di ascoltare chi chiede giustizia, usa le sue pagine social per rispondere con arroganza e minacce velate. È un uso del potere che offende le istituzioni.”
“Questa maggioranza continua a usare i decreti legge come manganelli politici, saltando ogni confronto democratico, blindando norme con il voto di fiducia e tradendo ogni promessa. Non si governa la sicurezza con la propaganda, ma con investimenti seri e rispetto per i cittadini, per chi lavora nelle forze dell’ordine, per chi manifesta pacificamente e per il Parlamento.”
“Chi oggi ha votato questo decreto ha votato contro le libertà e contro la dignità del lavoro pubblico. Il Partito Democratico sarà al fianco di chi resiste e si oppone a questa deriva.”
“La reazione scomposta del sottosegretario Molteni alla legittima reazione sui social degli idonei traditi dal Governo Meloni che hanno visto bocciare gli ordini del giorno che avevamo presentato per chiedere finalmente un impegno concreto per lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi per vice ispettori e le altre necessarie a colmare le attuali carenze nella dotazione organica della Polizia di Stato tradisce una visione sbagliata e pericolosa” così il deputato, Andrea Casu, che ha presentato insieme alla vice presidente del Partito Democratico Chiara Gribaudo due ordini del giorno sul tema in parlamento nel corso della discussione del decreto sicurezza. “Le forze dell’ordine - aggiunge Casu - meritano rispetto sempre e le scelte che riguardano il loro potenziamento devono essere prese in modo trasparente come abbiamo chiesto di fare in Parlamento con l’intervento della Segretaria Schlein che ha ricordato alla Presidente Meloni le stesse identiche parole usate in passato quando era all’opposizione e che oggi evidentemente ha dimenticato.
Cosa intende il sottosegretario Molteni - aggiunge Casu - quando si rivolge personalmente a singoli utenti delusi che hanno commentato le sue pagine social scrivendo “allora aspetterai il Pd al Governo per lo scorrimento” o “sapranno i suoi colleghi sicuramente a chi rivolgere la richiesta di scorrimento” o ancora peggio “auguri e in bocca al lupo”. Chiederemo con un’interrogazione conto alla Presidente Meloni e al ministro Piantedosi per queste parole, non permetteremo che chi ha ruoli di Governo utilizzi la propria posizione di potere per intimidire la legittima reazione delle persone stupite per l’incoerenza del Governo Meloni o peggio subordini le proprie scelte politiche e assunzionali al consenso social che viene espresso nei propri confronti” conclude Casu.
Botta e risposta in aula, nella notte, tra il deputato del Partito Democratico Andrea Casu e il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, durante la discussione dell’ordine del giorno a prima firma della Vice Presidente del Partito Democratico Gribaudo, che chiedeva una concreta assunzione di responsabilità politica da parte del governo a favore dei lavoratori di Polizia, e non solo a chiacchere da spot elettorale.
L' odg chiedeva in particolare l'impegno all'avvio nel tempo del necessario scorrimento integrale della graduatoria di merito del concorso interno per titoli ed esami per 411 posti da Vice Ispettore della Polizia di Stato che vede attualmente 3.008 candidati idonei non vincitori, nonché lo scorrimento di tutti i concorsi per esami della Polizia di Stato.
Una misura necessaria, secondo il Partito Democratico, per far fronte all’attuale grave e lacerante carenza di più di 8.000 unità negli organici del solo ruolo ispettori della Polizia di Stato.
La proposta, però, non è stata accolta dal Governo, dando vita a un acceso confronto in Aula, che si è rinnovato anche questa mattina. In quell’occasione, il democratico Casu ha mostrato al sottosegretario Molteni un tweet della Presidente Meloni, risalente a quando era all’opposizione, in cui chiedeva con forza lo scorrimento delle graduatorie e impegni precisi per la sicurezza del Paese. “Dobbiamo garantire più sicurezza per i cittadini – scriveva Meloni nel 2015 – e dobbiamo farlo partendo dallo sblocco delle assunzioni del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico dal ripristino del turn over al 100% e dallo scorrimento delle graduatorie presenti, perché ci sono tanti giovani idonei non vincitori in attesa di essere chiamati”.
“Quelle promesse – ha sottolineato Casu – sono state clamorosamente tradite una volta arrivati al governo. La sicurezza non si garantisce lasciando migliaia di idonei non vincitori in attesa di stabilizzazione e facendo, scadere le graduatorie dei concorsi per i nuovi agenti, mentre gli organici delle Forze dell'ordine sono evidentemente al collasso”. Casu ha poi evidenziato come, di fronte a questi continui tentennamenti dell’esecutivo, siano “apparsi questa notte sui social dello stesso Molteni centinaia di commenti critici da parte di cittadini e operatori del settore, che si sentono traditi dalle scelte del Governo. Non è solo il Partito Democratico ma sono i vostri stessi elettori a ricordarvi il vostro fallimento perché la sicurezza – ha concluso Casu – non si rafforza tenendo in carcere i bambini, affossando la canapa industriale o introducendo nuovi reati e aggravanti. La sicurezza si costruisce assumendo gli ispettori e gli agenti di Polizia che servono oggi”.
«Questo decreto nasce da un grave vulnus democratico: la scelta del Governo di ricorrere alla decretazione d’urgenza, la contrazione del dibattito in commissione e la doppia tagliola ha sottratto spazio al confronto parlamentare», ha dichiarato Andrea Casu (Pd) in Aula alla Camera, sottolineando che “a sicurezza è un grande tema che riguarda tutti: cittadini, enti locali, operatori delle forze dell’ordine. E proprio per questo avrebbe meritato un vero dibattito, non l’ennesimo provvedimento bandiera scritto solo per alimentare la propaganda del governo e attaccare il dissenso. Non possiamo pensare che introdurre nuovi reati o inasprire le pene risolva i problemi. La nonviolenza non può essere criminalizzata, non può essere equiparata alla violenza: va rispettata e riconosciuta per ciò che è”, ha aggiunto Casu, denunciando anche «la distruzione ideologica del settore agroindustriale della canapa e la totale assenza di interventi reali per superare il sovraffollamento carcerario. «Servono investimenti veri: oggi mancano oltre 11.340 agenti nella Polizia di Stato. Il Governo spende milioni per costruire un centro in Albania mentre lascia sguarniti i nostri territori. Se davvero volete occuparvi di sicurezza – ha concluso – cominciate ad assumere gli idonei ai concorsi per vice ispettori e allievi agenti e a rafforzare i presidi sul territorio. Non serve altra propaganda, ma risposte concrete”.
"Dicendo in Commissione che gli idonei negli altri paesi sono in realtà bocciati il Ministro Zangrillo ha offeso un numero di persone che oggi dimostra non essere nemmeno in grado di quantificare. E non parliamo solo di chi attende di essere chiamato ma di una componente importante dell’attuale pubblica amministrazione: oggi infatti rispondendo alla nostra interpellanza si è limitato a parlare dei 19500 idonei assunti dal 2022 a seguito dei concorsi unici Ripam Formez. Noi però avevamo chiesto il numero complessivo e un intervento per correggere le discriminazioni salariali che molti di loro subiscono solo per il fatto di essere stati chiamati alcuni mesi dopo rispetto a colleghi che hanno fatto lo stesso concorso e adesso svolgono lo stesso lavoro". Lo dice il deputato Andrea Casu, Segretario d'Aula Pd, presentando un'interpellanza urgente alla Sottosegretaria Castiello.
"Invece di fare decreti per consentire ai Ministeri di fare più assunzioni a chiamata diretta - continua l'esponente dem - il Governo dovrebbe intervenire subito per cancellare le norme blocca idonei e armonizzare i trattamenti economici di tutti i dipendenti pubblici". “È davanti agli occhi di tutti in maniera inconfutabile l'attuale grande carenza di personale nella PA a cui si aggiungerà il turnover per un milione di persone che, entro i prossimi dieci anni, andranno in pensione”, conclude Casu.
“Se il Governo Meloni avesse risposto per tempo alle nostre interrogazioni presentate a partire dal novembre 2022 garantendo il pieno scorrimento delle graduatorie che avevamo segnalato, i contenziosi che hanno bloccato alcune convenzioni, come quella richiesta da Roma Capitale, non sarebbero mai esistiti. La risposta tardiva di oggi a 7 interrogazioni presentate negli ultimi 30 mesi rivela tutta l’inadeguatezza di un Governo che prima crea le condizioni per costringere persone che vedono negati i propri diritti a fare ricorso e poi utilizza anche gli stessi ricorsi per giustificare la propria azione”. Così il deputato Andrea Casu, segretario d'Aula PD, in replica alla sua interrogazione alla sottosegretaria Castiello sul blocco del turnover nella Pubblica Amministrazione.
“Il governo – continua l'esponente dem - dovrebbe piuttosto spiegare al Paese perché invece di valorizzare tutte le energie immediatamente disponibili per colmare le immense carenze della PA, abbia scelto sistematicamente di continuare ad alimentare una inutile contrapposizione tra nuovi concorsi e scorrimento delle graduatorie esistenti quando servirebbero entrambi con ben un milione di persone che andranno in pensione entro il 2033”. “Per il Governo Meloni l’unica priorità resta quella di spalancare la porta a quanti più fedelissimi possibile con numeri record che crescono giorno dopo giorno: una scelta ingiusta e incomprensibile contro la quale continueremo a opporci in ogni sede”, conclude Casu.
Se guardiamo a questo decreto, la sobrietà che tanto in questi giorni di lutto chiede il governo, difficilmente si concilia con gli aumenti degli uffici di collaborazione diretta dei ministeri. Una sobrietà che si scontra con i numeri di un clientelismo di Stato che delinea un'idea della PA come luogo da occupare e non da riformare. Il ministro Zangrillo parla di merito mentre mette nelle mani dei dirigenti la sola possibilità di promuovere o meno i dipendenti. Merito e fedeltà non sono sinonimi”. Così il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in Commissione Lavoro, intervenendo sulla fiducia posta dal governo sul cosiddetto Dl Pa”. Questo – continua l'esponente dem - è un provvedimento che non prevede un piano di nuove assunzioni per il turn-over, né una spinta sui salari che incida sulla perdita del potere d'acquisto per i lavoratori a seguito dell'aumento dell'inflazione. Inoltre congela il tetto del 20% sulle graduatorie degli idonei non vincitori dei concorsi per soli due anni, contrariamente a quanto voluto dallo stesso ministro. Le contraddizioni nell'esecutivo sono enormi: il ministro Zangrillo è lo stesso che, con il favore delle tenebre, è venuto a spiegare che chi è idoneo ai concorsi, in realtà è bocciato, insultando i sacrifici di migliaia di ragazze e ragazzi. La presidente del Consiglio va in gita alla Casa Bianca per regalare un pezzo della nostra sovranità energetica a Trump, per riscattare l'opinione diffusa di un Paese degradato a una colonia servile”, conclude Scotto.
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