“Il governo Meloni continua a ignorare i veri bisogni del Paese. In sanità e ricerca non accade nulla: zero risorse aggiuntive, solo operazioni contabili per creare l’illusione di nuovi fondi. Ma la realtà è che il Servizio sanitario nazionale è vicino al collasso”. Così Gian Antonio Girelli, deputato Pd e componente della Commissione Affari Sociali all’ìndomani dell’approvazione definitiva del cosiddetto “Decreto Università”.
“La scelta del governo – prosegue l’esponente dem - è chiara: non rilanciare la ricerca e non affrontare in modo strutturale le emergenze sanitarie. Eppure avremmo dovuto imparare dalla pandemia e prepararci ad affrontare nuove sfide, come le malattie rare. Investire in ricerca significa prevenire, migliorare le diagnosi e ridurre i costi futuri. Ma il governo preferisce alimentare la propaganda, mentre nei fatti destina risorse altrove, seguendo logiche clientelari e non strategiche. «Il pericolo è concreto: la sanità pubblica rischia di essere garantita solo a chi può permettersela. Si va verso un sistema sanitario a tre velocità, con cittadini di serie A, B e C, dove la qualità delle cure dipende dal reddito e dal territorio. È un modello da respingere con forza”.
“Il Partito Democratico – conclude Girelli - continuerà a esercitare un controllo rigoroso, ma anche a proporre soluzioni. Serve separare la prevenzione dalla spesa corrente, lavorare con l’Europa per modificare il Patto di stabilità e reinvestire nella sanità di prossimità: educazione, diagnosi precoce, presa in carico. Serve un cambio di mentalità e visione. Questo governo non è in grado di farlo: spetta ai cittadini scegliere un’altra direzione”.
“Altro che decreto infrastrutture. È un testo confuso, opaco e privo di visione. Non risponde a nessuna delle vere urgenze del Paese. Serve solo a blindare l’opera feticcio di Salvini sullo Stretto e a distribuire mancette a sindaci amici.” Così Anthony Barbagallo, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Trasporti della Camera, ha espresso in Aula la netta contrarietà del PD al provvedimento, durante la seduta conclusiva dell’esame parlamentare.
“Il decreto – prosegue Barbagallo – non affronta le reali emergenze infrastrutturali del Paese. Manca un piano per colmare i divari territoriali. Nessuna opera strategica viene finanziata davvero. Le risorse sono spalmate in modo clientelare. L’iter in Commissione è stato segnato da continue riformulazioni all’ultimo minuto, che hanno impedito un confronto trasparente e democratico. Il PD è riuscito a fermare due misure gravissime: la prima, volta a ridurre i controlli antimafia nel settore dell’autotrasporto; la seconda, l’aumento dei pedaggi autostradali dal primo agosto. Ma resta un testo che toglie fondi alle province più fragili. Proroga l’uso dei diesel Euro 5 fino al 2026, tradendo gli impegni europei sulla qualità dell’aria. Scarica inoltre la responsabilità sulle Regioni. Anche l’emergenza idrica è gestita in modo assurdo, con fondi distribuiti ovunque tranne che nei territori più colpiti, come il Sud e le isole. Il cuore del provvedimento, però, resta sempre e solo il Ponte sullo Stretto. Il governo ha costruito un intero impianto normativo attorno a un’opera ideologica. Sette leggi e oltre cinquanta articoli approvati in questa legislatura. Deroghe continue, costi moltiplicati, e un appalto concesso a un’impresa che aveva perso in primo grado. Ora torna in campo con un progetto quattro volte più costoso. Il tutto mentre si tenta di trasformare il ponte in un’opera strategica militare. Ma con un ‘franco navigabile’ di soli 65 metri, non consentirà nemmeno il passaggio delle principali portaerei americane, che superano gli 80 metri. Altro che difesa nazionale. È un’opera che crea più problemi di quanti ne risolva. Infine, il governo non rinuncia alla lottizzazione nemmeno nello sport. Milioni di euro destinati all’ACI per eventi che probabilmente non si faranno. E una presidenza affidata al figlio del Presidente del Senato, dopo un commissariamento e una norma su misura. Tutto questo è il simbolo di un metodo basato su sprechi, familismo e propaganda. Per queste ragioni, il Partito Democratico vota contro un decreto che disegna un’Italia sbagliata. Marginalizza i territori, le aree interne e calpesta le vere priorità del Paese.”
“In risposta alla surreale nota stampa di Bonguerrieri urge rispondere perché la solita pratica di propaganda e disinformazione che questo governo pratica si fermi e smetta di speculare sulla pelle di alluvionati e dei territori. Nessuna schizofrenia, patologia che eviterei di tirare in ballo nel rispetto di chi ne soffre davvero. La malafede invece la rimandiamo al mittente, ovvero a coloro che da una parte usano toni trionfalistici approvando migliorie che vi chiediamo da due anni e che avete sempre, voi sí, rifiutato o ignorato. Oggi arrivate, dopo aver ripristinato un clima collaborativo che avevate contribuito ad avvelenare con le accuse dei vostri ministri a regione e sindaci - questo governo non è un bancomat, accuse di mala gestione, conferenze stampa in piena emergenza per polemizzare contro chi stava salvando vite, ricordate? Siamo al secondo Commissario in due anni, il quale con spirito repubblicano sta lavorando a stretto contatto con regione e sindaci e che grazie a questa cooperazione si sono fatti significativi passi in avanti. A loro, ai territori, ai sindaci, ai comitati degli alluvionati va il sostengo per aver lavorato nonostante tutto e nonostante le mancanze e le migliorie che solo oggi avete concesso loro dopo due anni di richieste. Il decreto risulta insufficiente sulla prospettiva, quella chiedono i cittadini, sapere se potranno rimanere nei propri territori perché le Istituzioni stanno realmente affrontando la crisi climatica e le sue conseguenze con serietà e responsabilità. Questo il punto che abbiamo reputato gravemente insufficiente e che ha motivato il voto contrario. Lasci stare quindi i malati psichiatrici e se ci chiedete se siamo in malafede allora no, siamo coerenti ed esigenti per i nostri territori e per il diritto a restare dei nostri cittadini e delle nostre imprese” così la deputata democratica Ouidad Bakkali.
“Oggi la Camera ratifica l’ennesimo decreto sugli eventi catastrofali. Un testo non all’altezza delle emergenze che stiamo vivendo, a partire dalla mancanza di prospettiva e organicità. Un provvedimento che ha un approccio sbagliato e di corto respiro, che aggiusta i precedenti decreti anche grazie a proposte che il Pd aveva presentato ormai due anni fa, se parliamo dei territori alluvionati, e un anno fa, se ci riferiamo ai territori dei Campi Flegrei. Richieste che erano giunte dai territori e dai loro amministratori. Bene almeno che la maggioranza abbia compreso che commissariare i governi locali non paga né elettoralmente, né sul fronte della ricostruzione e della prevenzione”.
Così la deputata democratica Ouidad Bakkali, intervenendo in Aula alla Camera per annunciare il voto contrario del Pd al Dl Alluvioni.
“Un programma straordinario di riduzione del rischio idraulico e idrogeologico da un miliardo in dieci anni - ha aggiunto - è un segnale insufficiente, disarticolato e non in grado di rendere efficace una strategia nazionale, che purtroppo continuiamo a non avere. Non si garantisce così il diritto a restare nei propri territori. Non si contrasta in questo modo l’abbandono progressivo di molte zone a partire da quelle collinari, spesso all’origine della forza devastatrice di fango e acqua che arrivano a valle. Anche sui Campi Flegrei nessuna strategia chiara: siamo al terzo decreto dopo 10mila scosse, 130 edifici inagibili e una popolazione in allarme. In questo modo - ha concluso - il negazionismo climatico e l’approccio emergenziale continuerà a fare morire le persone e a portare distruzione e disperazione nei nostri territori”.
“Questo decreto è inutile e non servirà a garantire la sicurezza del nostro Paese, ma è anche pericoloso per le libertà costituzionali. Questo decreto sicurezza è la vostra coperta di Linus per non occuparsi delle vere emergenze del Paese, che sono la produzione industriale in calo, i giovani laureati che scappano dall’Italia perché non trovano lavoro, i prezzi alle stelle dell’energia.
Sicurezza non è aumentare il numero dei reati, le pene, i bambini con le loro madri in carcere. La sicurezza è mettere nelle condizioni i nostri Comuni di far fronte ai problemi sociali ed economici, è una strategia di prevenzione. E invece voi avete tagliato risorse importantissime ai Comuni, e lo farete per i prossimi sette anni, risorse che sarebbero servite proprio ad affrontare tutti i problemi che riguardano la sicurezza, come la riqualificazione urbana, le politiche sociali. Voi avete fatto questo e altri decreti cavalcando la vostra furia ideologica ma senza fare assolutamente nulla di concreto per i cittadini”. Lo ha detto in Aula Simona Bonafè, vicepresidente vicaria del gruppo Pd alla Camera, dichiarando il parere fermamente contrario del Pd al dl sicurezza.
Il Parlamento è paralizzato. Il decreto sulla Pubblica Amministrazione è fermo, bloccato da una maggioranza allo sbando, senza direzione, senza linea, senza rispetto per il lavoro fatto e per gli impegni presi. I pareri del Governo non arrivano, si continua a perdere tempo, mentre fuori da qui ci sono lavoratori, lavoratrici e amministratori locali che aspettano risposte a problemi reali” – così in una nota i capigruppo democratici nelle Commissioni Affari Costituzionali e Lavoro della Camera, Simona Bonafè e Arturo Scotto, che stanno seguendo l’esame del decreto che è stato ulteriormente rinviato.
“La norma sulla cassa integrazione per le lavoratrici de La Perla? Cancellata – sottolineano i Democratici – rimossa dal tavolo come se non fosse mai esistita, dopo le tante promesse fatte alle forze sindacali. Altro che attenzione al sociale: qui si stracciano accordi, si ignorano emergenze, si disprezza apertamente il confronto. Al suo posto, emendamenti scritti per accontentare l’esponente di maggioranza di turno: norme senza alcun reale impegno economico da parte del governo che servono solo ad alimentare piccoli interessi e rendite di posizione. È uno spettacolo indegno, un’umiliazione continua per il Parlamento e per chi ci lavora con serietà. Siamo pronti a discutere e a lavorare – concludono i Democratici – ma non accetteremo più questo metodo. Continuare a silenziare le proposte delle opposizioni e delle parti sociali è un insulto al Paese. E su questo, non faremo passi indietro.”
"Ancora una volta il governo e la maggioranza dimostrano di non essere all’altezza delle sfide che il comparto della sicurezza impone. Il provvedimento in discussione si rivela del tutto insufficiente e privo di una visione strategica. È così povero di contenuti che risulta difficile persino votare contro. Ma proprio per questo è altrettanto complicato votare a favore". Lo ha detto in Aula alla Camera il deputato Matteo Mauri, responsabile nazionale sicurezza del Partito Democratico, annunciando il voto di astensione del Gruppo dem al ddl sull’organizzazione e funzionamento delle Forze di polizia, delle Forze armate e dei Vigili del fuoco.
"Abbiamo assistito – ha aggiunto l’esponente Pd - all’ennesima occasione persa: ogni volta che questa maggioranza affronta il tema delle forze dell’ordine, lo fa in modo demagogico, con aumenti di pene e nuovi reati, oppure non fa nulla. Qui siamo di fronte a un provvedimento che non risponde alle reali esigenze di chi ogni giorno garantisce la sicurezza del Paese. Eppure, stiamo parlando di corpi dello Stato che sono riconosciuti come eccellenze a livello internazionale, come dimostrano le operazioni delle nostre forze dell’ordine nei teatri esteri e gli interventi dei Vigili del Fuoco nelle emergenze globali."
"Questi professionisti – ha concluso Mauri - meritano molto di più. Meritano un investimento concreto in termini di risorse economiche, stipendi adeguati e politiche abitative per gli operatori della sicurezza, spesso costretti a lavorare in città con costi della vita insostenibili. E invece cosa fa questo governo? Nulla di tutto ciò. Addirittura, riduce i tempi di formazione per commissari e vicecommissari, rischiando di compromettere la qualità della preparazione e, di conseguenza, la sicurezza di tutti. Se il governo vuole davvero investire nella sicurezza e nel benessere degli operatori, smetta con le misure di facciata e cominci a lavorare seriamente per garantire organici adeguati, stipendi equi e una formazione di qualità. Ma temo che non siano le persone giuste per farlo".
“E’ necessario finanziare opere prioritarie per contrastare il dissesto idrogeologico in Toscana, limitando contestualmente i periodi di siccità estivi: questi interventi riguardano in particolare la mitigazione del rischio idraulico nei comuni di Manciano, Calenzano, Quarrata e Campi Bisenzio. Il governo dopo aver respinto un emendamento con queste finalità al decreto Emergenze la scorsa settimana, ha oggi fatto dietrofront ed ha accolto un mio ordine del giorno che si propone questi obiettivi. Evidentemente gli ultimi disastri del maltempo verificati in molte zone della Regione pochi giorni fa hanno fatto cambiare idea alla destra sulle necessità di intervenire. Sicuramente un ordine del giorno è soltanto un atto di indirizzo e non una legge, mentre i territori fragili hanno bisogno di opere rapide ed efficaci. Incalzeremo il governo affinché mantenga gli impegni presi”.
Lo dichiara il capogruppo Pd in commissione Ambiente alla Camera, Marco Simiani, sul suo ordine del giorno al decreto Emergenze approvato oggi.
"È molto grave che il Governo abbia dato parere negativo al nostro ordine del giorno, al Dl emergenze che chiedeva un intervento tempestivo per garantire alle associazioni sportive locali l’accesso al centro sportivo di Caivano. Dopo le tante promesse sbandierate dall’esecutivo, ci saremmo aspettati un impegno concreto per rimuovere gli ostacoli che impediscono alla comunità di usufruire di una struttura fondamentale per il territorio. Ancora una volta, alle parole non seguono i fatti. Il Governo spieghi le incomprensibili ragioni sul perché ha deciso di voltare le spalle alle associazioni sportive di Caivano. Questo parere va in direzione contraria al diritto alla pratica sportiva che la Costituzione dall’ottobre 2023 riconosce. Ci aspettiamo meno spot e più sport da questo esecutivo" Lo dichiarano in una nota il responsabile nazionale sport, del Pd, il deputato, Mauro Berruto e il primo firmatario dell’odg, il deputato dem, Marco Sarracino e la democratica Michela Di Biase.
“Siamo soddisfatti che sia stato approvato nell'esame di questo provvedimento un emendamento del Partito Democratico, a mia prima firma e sottoscritto dai colleghi Marco Simiani, Marco Sarracino, Ubaldo Pagano e Stefano Graziano, per garantire un sostegno concreto alle famiglie di Ischia ancora prive di tutele.
In attuazione del Piano di ricostruzione della Regione Campania per l'Isola di Ischia, che prevede la delocalizzazione anche di edifici situati in aree a rischio non mitigabile, vengono finalmente stanziati 4 milioni di euro. Questi immobili devono essere equiparati a quelli direttamente danneggiati dal sisma e dalla frana del 2017 e del 2022, riconoscendo così la necessità di un supporto specifico per i proprietari coinvolti.
Pur avendo richiesto 50 milioni, consideriamo questo stanziamento un primo passo fondamentale per tutelare i diritti di chi, senza questa nuova norma, sarebbe rimasto privo di ogni forma di sostegno, nonostante l’obbligo di delocalizzazione imposto dal Piano di ricostruzione.
Continueremo a lavorare affinché il governo rafforzi gli strumenti di tutela e garantisca risorse adeguate per la sicurezza e la ricostruzione dell’isola”.
Così il capogruppo democratico nella commissione affari europei della Camera, Piero De Luca.
“Oggi c'è poco da festeggiare per la maggioranza a parte l'ottantesima fiducia, tre fiducie al mese, un vero record. I dati però parlano chiaro: avevate promesso una crescita economica del 1,2% e oggi invece siamo allo 0,5% e si prospetta uno 0 per il 2026. In altre parole senza il Pnrr saremmo in recessione. Il Paese è in emergenza idrica, energetica, abitativa, occupazionale e soprattutto salariale. I problemi non vengono risolti ma scavalcati come si fa per il clima, per la scuola e per le aree interne”. Così il deputato dem Marco Simiani annunciando il no del Pd alla fiducia sul Dl Pnrr.
“Con la fiducia – continua il capogruppo in Commissione Ambiente - evitate il confronto parlamentare, per forzare su tutto dalle periferie alla rigenerazione urbana, rimanendo sordi anche ai piccoli emendamenti propositivi come il coinvolgimento del Terzo settore. Cosa ha di emergenziale il commissariamento del Aci? Il governo dovrebbe spiegarcelo così come dovrebbe spiegare se è vera la nomina del figlio di un'alta carica istituzionale come la stampa ci informa”. “Il Pd è pronto ad affrontare le vere emergenze per il Paese ma non è disposto ad accettare le forzature a colpi di fiducia senza alcuna seria programmazione”, conclude Simiani.
“Oggi discutiamo un decreto che dovrebbe affrontare questioni di massima priorità per il Paese, dalla rigenerazione urbana delle periferie alla lotta alla dispersione scolastica, dall'emergenza climatica e idrica all'attuazione del PNRR e al disagio sociale. In realtà, è l'ennesimo decreto omnibus, privo di una visione a lungo termine e utile più a produrre titoli dei giornali che a dare risposte concrete ai cittadini. Sono, infatti, mesi che il Governo cerca di spostare l'attenzione degli italiani dalla realtà, mentre le bollette sono in continuo aumento, aumentano i lavoratori in cassa integrazione, i salari reali sono in calo. Ma i fatti arriveranno a dimostrare la natura restrittiva dei provvedimenti economici dell’esecutivi. Ormai, lo dimostra anche questo provvedimento: se un territorio è colpito da calamità naturali, diventano vere e proprie sciagure, perché i territori non possono più contare su un rapido e forte intervento dello Stato. Infatti, la vostra lentezza serve a capire se, prima di nominare un commissario per intervenire, in quel territorio c'è un amministratore amico o avversario.
Sul Pnrr c'è una passività del Governo, una tendenza a rallentare la capacità di spesa. È vero che siamo il Paese che ha più risorse del PNRR, ma siamo a un livello di crescita ben lontano da quell' 1,2%, indicato dalla legge di bilancio, mentre altri Paesi, come la Spagna, con meno risorse, stanno mettendo più risorse nell'economia reale e sono a una crescita del 3%. Quindi non ci si faccia la morale sulle risorse europee e soprattutto si dica chiaramente che si porta avanti una politica economica restrittiva, che non vuole spendere le risorse che arrivano dai Fondi europei. Per concludere sull'acqua, riteniamo si sia perduta l'occasione per affrontare la questione dell'emergenza idrica non solo in termini emergenziali, ma anche ponendosi delle domande di fondo su come si fanno gli interventi infrastrutturali sulle questioni idriche che necessitano al Paese.
Così il deputato del Pd Claudio Mancini, intervenendo in Aula.
“I tagli agli enti locali e il commissariamento della diga di Vetto sono la prova".
“Autonomisti a parole ma centralisti nei fatti. Non può essere diversamente e lo dimostrano i tagli lineari fatti agli enti locali che ne mettono in discussione il ruolo importante nell’architrave istituzionale del nostro Paese. Ma è dimostrato anche dagli emendamenti che entrano nei decreti 'last minute' ed escludono, per un’opera importante per un territorio, come la diga di Vetto, la Regione Emilia-Romagna. La scelta di individuare un commissario per l'opera è una logica da 'amichettismo poltronaio', utile solo a distribuire incarichi ben pagati, senza tenere conto delle esigenze reali del territorio”. Così in una nota congiunta i deputati emiliani del Pd, Ilenia Malavasi e Andrea Rossi.
“La Regione Emilia-Romagna – aggiungono gli esponenti dem - ha già dato un importante contributo al progetto, con un finanziamento di 300 mila euro e un impegno diretto con le bonifiche e le agenzie territoriali. Questo governo sta tradendo il dialogo e la collaborazione istituzionale che avevano contraddistinto i progetti sotto il governo Draghi, in cui la Regione era attivamente coinvolta nella progettazione dell'opera, con una convenzione tra le bonifiche dell'Emilia centrale, la bonifica parmense, l'autorità di bacino e l'agenzia territoriale dell'Emilia Romagna per il ciclo idrico e rifiuti, grazie allo stanziamento di 3,2 milioni di euro”.
"Tuttavia – concludono Malavasi e Rossi – l’esclusione della necessaria intesa nell'individuazione del commissario avanzata da un nostro emendamento, è la dimostrazione che anche gli ultimi paladini leghisti ammainano la bandiera dell'autonomia a favore di un dirigismo centralista”.
Braga e Guerra: ancora una pagina nera
“Molto grave che il governo lasci fuori il terzo settore dalla coprogettazione degli investimenti del Pnrr per la riqualificazione sociale delle aree del paese considerate ad alta vulnerabilità sociale” lo dichiarano la capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga e la responsabile economica del Pd, la deputata, Maria Cecilia Guerra al termine della seduta delle commissioni bilancio e ambiente della camera che ha esaminato il dl emergenze-Pnrr.“I commissari di governo che, secondo il decreto, dovranno predisporre piani straordinari di riqualificazione sociale per alcune aree del paese considerate ad alta vulnerabilità sociale - aggiungono le democratiche - non saranno tenuti a coinvolgere attivamente gli enti del Terzo settore presenti nel territorio nella formulazione di questi piani. Anche se sono enti che su quei territori costituiscono un presidio, in coordinamento con gli enti locali, o anche in autonomia, nelle situazioni in cui le istituzioni sono meno presenti, per il contrasto e l’aiuto al disagio sociale alla vulnerabilità e al disagio giovanile.
Bocciati gli emendamenti che abbiamo presentato come Partito democratico, e gli analoghi emendamenti presentati dalle altre opposizioni e persino di una parte della maggioranza. Il confronto con il terzo settore potrebbe fare perdere tempo, questa la motivazione ufficiale, che nasconde la solita grande arroganza di chi non conosce il lavoro sul campo, costruito con generosità e costanza, e non con interventi estemporanei, dagli enti del terzo settore. Un’altra pagina nera nelle decisioni di questa maggioranza” concludono le democratiche.
Pagano e Simiani: l’amichettismo è la cifra di questa legislatura
"Il decreto emergenze e PNRR, che sarà approvato la prossima settimana dalla Camera, contiene al suo interno norme che confermano la volontà del governo di commissariare gli enti per nominare persone considerate vicine alla maggioranza. Il lupo perde il pelo ma non il vizio, e la cifra di questa legislatura pare essere ormai conclamata nell’amichettismo a tutti i livelli” Così i capigruppo democratico nelle commissioni Bilancio e Ambiente della Camera, Ubaldo Pagano e Marco Simiani che spiegano: “è il caso dell’ACI, che con le nuove norme sarà commissariata, facendo decadere la recente elezione del presidente, scelto dagli iscritti con una percentuale superiore al 90%. Il governo non accetta di non avere voce in capitolo e si prepara a prendere il controllo di un’istituzione presente capillarmente in tutta Italia. E sono tante le voci di chi considera che la nuova governance è stata già ‘prenotata’ per il figlio del presidente del Senato, Geronimo La Russa. Questo sarebbe un ulteriore segnale di un metodo di gestione della cosa pubblica molto grave perché antepone gli interessi di parte a quelli dei cittadini”.
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