“Anche oggi la destra vota contro il sud!
Vi ricordate del taglio di 15 milioni fatti alla metropolitana che avrebbe dovuto collegare la stazione di Napoli con quella di Afragola? Vi ricordate i parlamentari della destra che in campagna elettorale promettevano di ripristinare quelle risorse? Bene, oggi, nel giorno della verità, hanno votato contro l’emendamento che avrebbe ridestinato i fondi che spettano al nostro territorio. Ecco anche perchè hanno perso le elezioni in Campania: le persone sono stufe delle prese in giro di Giorgia Meloni e del suo governo! Continueremo a batterci per difendere il sud che ogni giorno viene colpito dal governo più antimeridionalista della storia repubblicana”. Lo dichiara Marco Sarracino, deputato Pd e responsabile nazionale sud e aree interne.
Schlein e Sarracino, ‘usiamo i soldi del Ponte per il futuro del Paese’
“Le aree interne dell’Italia non sono periferie dimenticate: sono il cuore vivo e spesso ignorato del nostro Paese. Sono terre ricche di bellezza, storia, saperi e relazioni. Ma sono anche luoghi feriti dalla disattenzione del governo, da tagli, da mancate risposte e dalla totale assenza di una strategia di crescita e sviluppo” così la segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein annuncia la presentazione alla Camera della proposta di legge per il rilancio e la valorizzazione delle aree interne per un investimento pari a 6 miliardi di euro.
“Con la nostra proposta di legge vogliamo rimettere al centro una visione alternativa che sia in grado di combattere lo spopolamento e affermare il diritto a restare. Troppe ragazze e ragazzi sono costretti ogni anno ad andarsene, a lasciare i luoghi in cui sono cresciuti perché lì non trovano possibilità di futuro. A loro vogliamo offrire un’alternativa concreta” prosegue il responsabile coesione, sud e aree interne del Pd, Marco Sarracino.
La proposta di legge - a cui ha lavorato anche il responsabile del dipartimento aree interne del Pd, Marco Niccolai - introduce misure strutturali per rivitalizzare questi territori: benefici fiscali per le imprese che investono nelle aree interne; agevolazioni per l’acquisto della prima casa e per favorire lo smart working; incentivi per il personale scolastico e sanitario per garantire servizi di qualità; un piano straordinario di investimenti pubblici per infrastrutture, mobilità e servizi essenziali. Le coperture per sostenere questi investimenti sono ricavate prevalentemente da un diverso utilizzo del fondo per il Ponte sullo stretto di Messina: “un’opera inutile che sottrae sviluppo, diritti e futuro”.
“La nostra proposta di legge non resterà chiusa nei cassetti del Parlamento - concludono Schlein e Sarracino - la porteremo in ogni regione, in ogni valle, in ogni borgo e ne chiediamo una rapida calendarizzazione. Perché crediamo che il rilancio delle aree interne sia una sfida nazionale, non locale: una battaglia per l’equità territoriale, ma anche per un’Italia più giusta, più coesa, più sostenibile”.
"Con il Governo Meloni e con il Ministro Salvini si è bloccato il rilancio infrastrutturale della Costa Toscana: sono state definanziate opere già pronte come i Collegamenti Ferroviari connessi al porto di Livorno per oltre 300 milioni di euro scippati ai territori e mai reintrodotti e sono state totalmente dimenticate opere prioritari per il territorio come la Tirrenica; nonostante gli annunci della Lega che promettevano l'inizio dei lavori nel 2025. Questa ė purtroppo la realtà di una destra che in questi anni ha creato soltanto disastri": così il capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio a margine della 23esima edizione della Giornata dell'Economia, in programma oggi a Livorno.
"Tutte le proposte del Pd al Decreto Infrastrutture per modernizzare e mettere in sicurezza strade e ferrovie della Costa sono state respinte della maggioranza: oltre al completamento della Due Mari e la stessa strada Tirrenica sono stati infatti bocciati il Lotto zero di Livorno, la metropolitana di superficie tra Grosseto ed il Mare, e l'implementazione dell'Alta Velocità nel tratto ferroviario Genova-Roma. Senza infrastrutture moderne, efficaci e sostenibili le comunità locali ed il vasto ed operoso tessuto imprenditoriale non possono sviluppare una adeguata crescita sociale ed economica".
“Altro che decreto infrastrutture. È un testo confuso, opaco e privo di visione. Non risponde a nessuna delle vere urgenze del Paese. Serve solo a blindare l’opera feticcio di Salvini sullo Stretto e a distribuire mancette a sindaci amici.” Così Anthony Barbagallo, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Trasporti della Camera, ha espresso in Aula la netta contrarietà del PD al provvedimento, durante la seduta conclusiva dell’esame parlamentare.
“Il decreto – prosegue Barbagallo – non affronta le reali emergenze infrastrutturali del Paese. Manca un piano per colmare i divari territoriali. Nessuna opera strategica viene finanziata davvero. Le risorse sono spalmate in modo clientelare. L’iter in Commissione è stato segnato da continue riformulazioni all’ultimo minuto, che hanno impedito un confronto trasparente e democratico. Il PD è riuscito a fermare due misure gravissime: la prima, volta a ridurre i controlli antimafia nel settore dell’autotrasporto; la seconda, l’aumento dei pedaggi autostradali dal primo agosto. Ma resta un testo che toglie fondi alle province più fragili. Proroga l’uso dei diesel Euro 5 fino al 2026, tradendo gli impegni europei sulla qualità dell’aria. Scarica inoltre la responsabilità sulle Regioni. Anche l’emergenza idrica è gestita in modo assurdo, con fondi distribuiti ovunque tranne che nei territori più colpiti, come il Sud e le isole. Il cuore del provvedimento, però, resta sempre e solo il Ponte sullo Stretto. Il governo ha costruito un intero impianto normativo attorno a un’opera ideologica. Sette leggi e oltre cinquanta articoli approvati in questa legislatura. Deroghe continue, costi moltiplicati, e un appalto concesso a un’impresa che aveva perso in primo grado. Ora torna in campo con un progetto quattro volte più costoso. Il tutto mentre si tenta di trasformare il ponte in un’opera strategica militare. Ma con un ‘franco navigabile’ di soli 65 metri, non consentirà nemmeno il passaggio delle principali portaerei americane, che superano gli 80 metri. Altro che difesa nazionale. È un’opera che crea più problemi di quanti ne risolva. Infine, il governo non rinuncia alla lottizzazione nemmeno nello sport. Milioni di euro destinati all’ACI per eventi che probabilmente non si faranno. E una presidenza affidata al figlio del Presidente del Senato, dopo un commissariamento e una norma su misura. Tutto questo è il simbolo di un metodo basato su sprechi, familismo e propaganda. Per queste ragioni, il Partito Democratico vota contro un decreto che disegna un’Italia sbagliata. Marginalizza i territori, le aree interne e calpesta le vere priorità del Paese.”
"Ieri, durante la discussione sul decreto Infrastrutture, il governo ha accolto l'ordine del giorno che ho presentato che chiedeva l'impegno a procedere rapidamente con la definizione dell’assetto definitivo dell’Autorità per la laguna di Venezia e con la costituzione della società in house prevista dalle norme vigenti. Lo dichiara Rachele Scarpa, deputata del Partito Democratico.
«Si tratta - conclude Scarpa - di un passaggio importante, perché la tutela della laguna di Venezia è una questione di interesse strategico nazionale e internazionale. L’Autorità lagunare, se pienamente operativa e dotata di strumenti adeguati, può garantire interventi efficaci, trasparenti e coordinati per la salvaguardia di un ecosistema così delicato. Accogliamo con favore il parere positivo del governo, ma ora è fondamentale che questo impegno non resti lettera morta. Servono atti concreti e tempi certi per dare attuazione a quanto previsto da una legge approvata ormai 5 anni fa. Ci auguriamo che alle parole seguano i fatti, perché la laguna non può più aspettare".
“Nonostante le tante promesse, la destra non vuole alleggerire le spese degli italiani ma, al contrario, continua ad aggravarle. Il governo aveva diverse buone ragioni per evitare il pedaggio del tratto autostradale sul quadrante di Roma Est e soprattutto fare fede a quanto detto da Meloni, quando in campagna elettorale diceva: 'siamo a non far pagare il pedaggio ai cittadini di Lunghezza e altri quartieri romani che vengono discriminati dal fatto di pagare 1,20€ per arrivare in città passando per l'A24'. E invece il partito di Meloni ha votato contro Giorgia: il pedaggio rimane e i cittadini continuano a pagare per avvicinarsi al centro”. Lo dichiara la deputata Pd, Patrizia Prestipino dopo la bocciatura dell'odg presentato dai dem al decreto Infrastrutture sul pedaggio della bretella romana dell'A24.
“L'ingiustizia per il quadrante Est di Roma non solo non viene sanata ma addirittura peggiorata dopo l'ennesimo voltafaccia di un governo, vero professionista scaricabarile. E il Presidente 'fidato' del Municipio 6 di Roma, che dovrebbe curare gli interessi dei suoi cittadini ed esprimere almeno una protesta, si gira dall'altra parte e fa finta di niente”, conclude Prestipino.
"Con l’approvazione del mio ordine del giorno al Dl Infrastrutture, il governo si impegna finalmente ad acquistare una nave dissalatore da destinare alla Sicilia. Si tratta si un primo passo importante, ma che arriva tardi e dopo scelte inefficaci che hanno lasciato la mia terra, ancora una volta, in balìa di un’emergenza idrica senza precedenti". Lo dichiara la deputata Pd Maria Stefania Marino, sul suo ordine del giorno al decreto Infrastrutture, approvato oggi giovedì 10 luglio, dall'Aula di Montecitorio.
"Il governo - continua la parlamentare dem - ha scelto una linea miope, bocciando pochi mesi fa un emendamento che proponeva esattamente la stessa misura. Oggi è costretto a inseguire una crisi che non è più emergenza, ma quotidianità. I tre dissalatori mobili previsti dalla Regione Sicilia – a Porto Empedocle, Gela e Trapani – si sono rivelati insufficienti, come già denunciato da esperti e stampa specializzata. In molte zone dell’isola l’acqua manca per giorni, e le isole minori restano completamente isolate dal punto di vista idrico. L’ordine del giorno approvato oggi vuole cambiare passo: basta soluzioni tampone e rincorse all’estate". "È il momento di guardare al futuro con coraggio e razionalità. Le navi dissalatori sono già una realtà in paesi come Israele e Spagna: si tratta di unità autosufficienti, versatili e sostenibili, capaci di garantire acqua potabile in modo continuativo anche alle aree più isolate. Non è solo una scelta di buon senso economico, ma di giustizia sociale: il diritto all’acqua è un diritto umano, e lo Stato deve garantirlo a ogni cittadino, ovunque viva. Vigilerò sull’attuazione dell’impegno assunto oggi dall’esecutivo e continuerò a battermi affinché alla Sicilia sia restituito ciò che le spetta: rispetto, attenzione e infrastrutture adeguate", conclude Marino.
“Ancora una volta Meloni e Salvini voltano le spalle a migliaia di pendolari soprattutto della Toscana ma anche di Umbria e Lazio, colpiti dai disagi quotidiani causati dal disastro ferroviario lungo l’asse Firenze-Roma. Parliamo di ritardi cronici, treni soppressi, coincidenze saltate, viaggiatori abbandonati in stazione: una situazione indegna per un paese che parla di infrastrutture strategiche e Pnrr, ma che nei fatti sacrifica i servizi essenziali per migliaia di studenti, lavoratori e famiglie”. Lo dichiarano in una nota congiunta i deputati Pd Emiliano Fossi, Simona Bonafè, Federico Gianassi e Marco Simiani sul loro ordine del giorno al Decreto Infrastrutture respinto dall’Aula di Montecitorio.
“La nostra era una proposta concreta - continuano i parlamentari dem - sottoscritta da 31 sindaci e da migliaia di cittadini che da mesi denunciano il trasferimento sistematico dei treni regionali e intercity sulla ‘linea lenta’. Chiedevamo tre impegni concreti: sospendere l’applicazione di una delibera folle dell’Autorità di regolazione dei trasporti, convocare un tavolo interregionale di crisi, e prevedere misure di compensazione per chi è costretto a subire i danni. Tutto è stato respinti a scapito dei servizi pubblici. "Non possiamo accettare che chi governa ignori le istanze di territori interi e continui a ragionare solo in termini di rendita infrastrutturale, penalizzando la mobilità di chi ogni giorno usa il treno per vivere, per lavorare, per studiare. Noi continueremo a batterci in Parlamento e sul territorio, al fianco dei sindaci, dei comitati e dei cittadini, per pretendere rispetto, trasparenza e un servizio ferroviario degno di un paese civile. Il governo oggi ha perso un’occasione per ascoltare. Ma la mobilitazione non si ferma”, concludono Fossi, Bonafè, Gianassi e Simiani.
No a fondo amianto incrementato e esteso e nessun riconoscimento del lavoro portuale usurante
“Dopo tre anni che presentiamo emendamenti, ordini del giorno e interventi, non si può più accettare la parola 'valutazione' quando si parla del tema della tutela del lavoro portuale. Sul Dl infrastrutture ne abbiamo visto di tutti i colori: tentativi di allentare le normative anti-mafia, emendamenti per avere carta bianca nella destinazione militare di alcune opere, deroghe sparse ma totale assenza di una strategia e di pianificazione del sistema infrastrutturale e nessuna attenzione sul lavoro”. Lo dichiara la deputata Valentina Ghio, vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera, intervenendo sull'ordine del giorno proposto al Dl Infrastrutture.
“Questo decreto doveva trattare anche di portualità, ma aspettando la fantomatica riforma degli scali, di misure sui porti neanche l'ombra”, ha sottolineato Ghio. “Soprattutto nessuna delle misure attese per i lavoratori portuali: nessun riconoscimento del lavoro usurante, nessuno sblocco del fondo per l'anticipo pensionistico promessa anche questa volta non mantenuta. Analogo ragionamento va fatto sui nostri emendamenti respinti sul fondo amianto: nessun incremento e nessuna estensione di applicazione alle compagnie portuali come abbiamo richiesto". “Dopo tre anni, continuare a dire 'valutiamo' significa voltare le spalle a lavoratori e loro famiglie che hanno patito le estreme conseguenze per patologie correlate all'amianto e non all'obbligo morale di riparare, almeno in parte, una tragedia che le istituzioni non hanno saputo prevenire. È una questione di dignità, che purtroppo il governo non ha”, conclude Ghio.
“Il Governo della destra tutta tasse e propaganda nel dl infrastrutture getta definitivamente la maschera bocciando due ordini del giorno del Pd. Oggi con il primo voto ha certificato in aula che il Governo non ha nessuna intenzione di impegnarsi ufficialmente a non mettere le mani nelle tasche degli italiani per trovare le risorse che servono per le strade e l’aumento dei pedaggi che abbiamo sventato in commissione è purtroppo solo rinviato. Subito dopo si è anche rimangiato la vecchia promessa elettorale di Meloni e Salvini di rendere gratuito il tratto urbano dell’A24 per i romani del quadrante Est della Capitale molto discriminati da dover pagare ogni giorno il casello per attraversare la propria città”. Lo scrive sui suoi canali social il deputato Andrea Casu, vicepresidente Pd in Commissione Trasporti alla Camera dopo il voto sul dl Infrastrutture.
“Nemmeno sentire in aula la voce di Giorgia Meloni che abbiamo fatto riascoltare attraverso il microfono è riuscita a fare cambiare idea alla maggioranza che si divide solo nei comunicati ma poi resta unita per il potere e vota compatta rinnegando sistematicamente tutti gli impegni assunti nelle passate campagne elettorali”, conclude Casu.
"Siamo al decreto 104 e alla fiducia numero 83: è davvero il governo dei record negativi, un segnale pessimo per il Paese. Il governo procede alla rinfusa, inseguendo il consenso senza bussola e senza alcuna direzione. Contrario alla continuità istituzionale, questo governo sta distruggendo tutto ciò che è stato costruito in precedenza. È chiaro che i parlamentari della maggioranza non toccano palla, perché decide tutto Salvini. Sono state tolte tutte le risorse alle province, mentre si sostiene il contrario, e si abbandona il Sud alla siccità e alla crisi idrica, con infrastrutture malfunzionanti e perdite d’acqua elevatissime". Lo dichiara il deputato Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente, annunciando il voto contrario dei dem alla fiducia posta dall’esecutivo sul Dl Infrastrutture.
"Tutte le proposte del Pd sono state bocciate, senza prendere in considerazione le proposte delle opposizioni", sottolinea il parlamentare dem. "Il governo prende in giro gli italiani, facendo passare risorse strategiche per la difesa militare come opere di miglioramento delle infrastrutture. Rende la 'Stretto di Messina S.p.A.' una società appaltatrice e centro di committenza: miliardi dei cittadini destinati a una S.p.A. senza alcun controllo. Tutto assurdo, ignobile! E mentre gli italiani vanno in vacanza, avete cercato di aumentare il prezzo dei pedaggi autostradali con emendamenti presentati, ritirati, cancellati e poi ripresentati nel giro di poche ore. Un governo fallimentare, incapace di programmare, che sceglie di andare contro gli interessi dei cittadini», conclude Simiani.
“Il dl Infrastrutture è un pugno di chicchi di riso buttati sul tavolo senza un senso: pochi investimenti, tante opere sparse senza un criterio o priorità e tanti abbandoni e cose dimenticate. L'unico senso del decreto è il Ponte sullo Stretto, un'ossessione del governo che lo porta, addirittura, ad essere concepito come opera militare. Si interviene sul codice del paesaggio consentendo deroghe oscure non più sotto il controllo del ministero dell'Ambiente ma sotto quello della Difesa. Un'opera sbagliata, dai costi in costante aumento, che consegna allo 'stipendificio', la società appaltante il totale controllo e di esproprio in deroga dei procedimenti in quanto opera militare”. Lo dice il deputato Pd, Roberto Morassut intervenendo in Aula sul Dl Infrastrutture.
“Quando si parla di infrastrutture – sottolinea l'esponente dem - non si può eludere il tema della pianificazione e programmazione sia degli interventi, sia degli investimenti. Ma non è quello che sta facendo questo governo né per i grandi interventi, né per le strutture più minute. Ferrovie e strade non hanno un piano coperto per i prossimi 10 anni e il governo pensa solo a fantasmagoriche ipotesi di privatizzazioni che restano campate in aria. Lo stesso discorso è valido per i porti dove la legge tanto annunciata rimane al buio, nascosta in qualche cassetto”. “Quando arriva in Aula un decreto, ci si aspetta che finalmente il governo proponga qualcosa di concreto e pregnante per le infrastrutture. Purtroppo non è così e l'indignazione resta profonda anche perché non è stata concessa la possibilità di discutere ma solo subire le continue riformulazioni del governo in Commissione”, conclude Morassut.
Salvini peggior ministro della Repubblica, ecco tutte le sue bugie
“Non devono essere studenti, anziani e famiglie a pagare il prezzo della scelta di Giorgia Meloni di punire gli italiani con il peggior ministro dei trasporti della storia Salvini gioca con i numeri ma vogliamo smentire le sue bugie.”. Così il vicepresidente della commissione trasporti della Camera, il deputato democratico, Andrea Casu, nel corso della conferenza stampa con la segretaria Elly Schlein in cui ha elencato, punto su punto, i gravi ritardi e disservizi del sistema dei trasporti sotto la guida del vicepremier Salvini.
“La dimensione del taglio ai servizi di trasporto pubblico locale sul territorio dovuto alla scelta del governo di non potenziare adeguatamente il fondo nazionale tpl: sia il documento presentato nel convegno nazionale di Asstra che lo studio elaborato dalla Sapienza presentato da ANAV concordano nel”indicare in almeno 800 milioni di euro il gap stimato di ritardo strutturale rispetto all’andamento nazionale. Serve un aumento di risorse stabili, adeguate e tempestive per il TPL e questa patata bollente non può essere scaricata su cittadini, lavoratori, aziende, Regioni e amministrazioni locali”.“La crisi complessiva delle performance nei servizi di trasporto che solo Salvini finge di non vedere ma che purtroppo riguarda tutti i settori, ancora non ci è stato spiegato cosa è successo nei cieli italiani lo scorso 28 giugno per non parlare delle difficoltà che vediamo per garantire la continuità territoriale, fino alla crisi più evidente quella del trasporto ferroviario.
In particolare nel rapporto RFI 2022 2023 primo anno del Governo Meloni emerge una media di minuti di ritardo che passa da 8.2 minuti a 8.7 minuti; Se però raffrontiamo con i dati dello scorso lunedì il numero dei minuti medi di ritardo è salito da 8,2 a 12,38 per le Frecce e 14,36 per l’intercity che è praticamente il doppio del 2022. Solo lunedì sull’intera rete si sono accumulati 32.656 minuti di ritardo. Un treno della lunga percorrenza, una freccia Torino-Reggio Calabria, il 9583 ha accumulato quasi quattro ore di ritardo. Se consideriamo l’ultimo mese arriviamo addirittura 831273 complessivi minuti di ritardo”.
Siamo anche riusciti ad analizzare le interruzioni su una delle direttrici più cariche e frequentate dell’Unione europea la Roma Milano che sono passate dalle 9934 del 2023 alle 11952 del 2024 e relativamente al 2025 siamo già a 7080 nel primo semestre 2025 in incremento rispetto al primo semestre dello scorso anno quando erano state 5210. Solo nel primo semestre 2025 siamo + 27 % di interruzioni con + 30 % in termini di durata rispetto alle stesso periodo dell’anno precedente.
La nostra proposta serve a lanciare un monito politico al governo tutto tasse e propaganda: basta tagli servono più risorse per finanziare il diritto alla mobilità; non permetteremo di scaricare sulle tariffe per i passeggeri la crisi del tpl come non abbiamo permesso nel dl infrastrutture di scaricare su tutti gli utenti l’aumento dei pedaggi; non devono essere studenti, anziani e famiglie a pagare il prezzo della scelta di Giorgia Meloni di punire gli italiani con il peggior ministro dei trasporti della storia” conclude Casu.
“Zero assoluto: con arroganza e disattenzione verso la Toscana, la destra ha deciso di bocciare tutti gli emendamenti proposti dal Partito Democratico al decreto Infrastrutture, ignorando le reali priorità del nostro territorio. È un colpo pesante per la mobilità, la sicurezza e lo sviluppo sostenibile della nostra Regione". Così il deputato Marco Simiani, capogruppo Pd in commissione Ambiente.
“Si trattava - spiega l'esponente dem - di un pacchetto di emendamenti concordato con il Pd della Toscana, pensato per intervenire su strade, ferrovie, termodotti e bacini idrici strategici. Non erano richieste simboliche, ma opere concrete e urgenti: il completamento della strada Tirrenica, la messa in sicurezza della Fi-Pi-Li, della Tosco-Romagnola e della Statale 12, l’adeguamento della Firenze–Siena e il completamento della Due Mari, con attenzione al tratto aretino. Tutte proposte rigettate. Abbiamo chiesto interventi anche sulla viabilità locale come la demolizione e ricostruzione del ponte sul fiume Cecina, il Lotto Zero della Cassia a Siena, il collegamento tra Maroccone e Chioma a Livorno. Avevamo proposto di togliere il pedaggio ai residenti sulla A12 tra Palazzi e Rosignano e sulla A1 tra Firenze Nord e Firenze Sud. Nessuna di queste proposte ha ricevuto attenzione.
“Sul fronte del trasporto ferroviario - conclude Simiani - abbiamo chiesto il ripristino dei fondi tagliati per la Tramvia di Firenze e l’Interporto di Livorno, l’Alta Capacità tra Genova e Roma, il raddoppio della linea Siena–Poggibonsi, e nuove linee per i collegamenti turistici in Maremma. Anche qui, silenzio assoluto. Infine, il governo ha rifiutato di finanziare interventi fondamentali per la messa in sicurezza idraulica nei comuni di Manciano, Calenzano, Quarrata e Campi Bisenzio, e per la realizzazione di termodotti che avrebbero calmierato i costi energetici per le imprese. Il messaggio è chiaro: la Toscana per il governo Meloni non esiste, ma noi continueremo a batterci in Parlamento e nei territori affinché questa Regione non venga lasciata indietro”.
“Per quanto riguarda la difesa e l’acquisto di armi e materiale bellico, non dobbiamo ridurre la trasparenza. Abbiamo la corte dei conti che già svolge un egregio lavoro capillare di controllo, quindi non vedo l’esigenza di creare un altro organo appositamente per questo. Se la questione riguarda i tempi, c’è da sottolineare che la trasparenza sicuramente non rallenta le procedure, ma grazie alla digitalizzazione semmai le accelera. Diciamo quindi che la creazione di una commissione ad hoc è una tesi poco convincente e che va a creare una grande confusione a discapito della trasparenza. Ci auguriamo quindi che il governo e il ministro Crosetto riflettano su questi punti e facciano retromarcia definitivamente, tenendo conto non solo delle forze di opposizione ma anche di esperti del settore”. Lo dichiara Stefano Graziano, capogruppo Pd in commissione Difesa di Montecitorio, a proposito delle indiscrezioni apparse sui quotidiani di un emendamento del governo al dl Infrastrutture sulle procedure di acquisto di materiale bellico e militare.