“È notizia di questi giorni che Francesco Cancellato, direttore della testata giornalistica Fanpage abbia ricevuto dal servizio di sicurezza di Whatsapp la notizia che il suo cellulare era stato attaccato da un software spia in grado di entrare nel telefono e sottrarre tutti i dati. Successivamente il governo, con una nota, ha smentito che alcuni giornalisti e altri soggetti siano stati sottoposti a controllo da parte dell'intelligence. Ma in realtà, altri 7 cittadini italiani sono stati attaccati con la stessa procedura subita da Cancellato”. Così il deputato dem Federico Fornaro durante il Question time al ministro Ciriani.
“Come è stato possibile l'introduzione di tale spyware? E soprattutto chi e con chi sia stato contrattualizzato tale sistema prodotto dall'azienda Paragon? Queste – continua il Segretario d'Aula alla Camera - sono le domande che il Pd pone al governo per la sicurezza di tutti i cittadini. È necessario agire anche nell'ambito delle opportune sedi comunitarie per assicurare il rispetto di libertà civili costituzionalmente garantite, quali la libertà di comunicazione e di informazione”, conclude Fornaro.
“Perché sono stati spiati il direttore di Fanpage e altri sette cittadini italiani e soprattutto da chi? Questa è la domanda che abbiamo posto al ministro ma la risposta non c'è e notiamo solo imbarazzo da parte di Ciriani. Spiare con un software è un atto eccessivamente grave che ci interroga sullo stato di sicurezza per i cittadini che senza un motivo possono essere controllati. Lo spyware è venduto da governo a governo e occorre sapere quale è la lista dei soggetti spiati, chi ha deciso la lista stessa e, soprattutto, perché!”. Così il deputato dem Stefano Graziano in replica al ministro Ciriani durante il Question Time alla Camera.
“Senza una risposta chiara da parte del governo – continua il capogruppo Pd in Commissione Giustizia - si innescano dubbi. Qui nessuno vuole mettere in discussione gli apparati di intelligence ma vogliamo che il grado e lo stato di sicurezza sia valido per tutti. La preoccupazione è diffusa nel Paese. Cosa succederebbe se si spiassero le persone in base alle posizioni politiche?”, conclude Graziano.
“Il Guardian smentisce il Governo poiché apprendiamo la notizia secondo cui il direttore della testata giornalistica online Fanpage risulti essere spiato da un’azienda di fondazione israeliana e attualmente di proprietà di un fondo USA, la Paragon Solutions. Si apprende dal Guardian che questa società di spyware spierebbe giornalisti e altri individui scomodi al governo attraverso WhatsApp, nonostante il governo abbia con una nota escluso che giornalisti siano stati sottoposti a controlli. Sembrerebbe quindi che il Guardian abbia rivelato il contrario. Chiediamo quindi che il governo venga al più presto in aula per chiarire questa vicenda dai contorni molto inquietanti e ancora una volta pericolosi per la sicurezza nazionale”. Lo dichiarano in una nota i parlamentari PD della commissione di vigilanza sulla Rai Stefano Graziano, Vinicio Peluffo, Nico Stumpo e Ouidad Bakkali, che hanno presentato una interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio, al Ministro dell’Interno e al Ministro della Giustizia.
“Si chiede pertanto di sapere in riferimento a quanto riportato in premessa - si legge nell’interrogazione dei dem - se e quali iniziative il governo intenda assumere al fine di chiarire se anche l’Italia è tra i paesi utilizzatori di tale spyware e perché il telefonino di un giornalista sia diventato target in quanto si tratterebbe ove confermato di un atto lesivo della libertà di stampa costituzionalmente tutelata dallo Stato”.
Fornaro e Quartapelle: Palazzo Chigi deve fare chiarezza
“Il governo italiano è cliente dell'azienda Paragon Solution? Il governo italiano ha acquistato spyware o tecnologie informatiche da tale azienda? Il governo italiano può ufficialmente smentire che siano stati spiati il direttore di Fanpage, altri giornalisti, attivisti e membri della società civile? E quali iniziative intende prendere per tutelare i propri concittadini da questo genere di azioni?”
Sono questi i quesiti contenuti nell’interrogazione parlamentare alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che i democratici Federico Fornaro e Lia Quartapelle hanno depositato oggi alla Camera.
“Il 31 gennaio – si legge nell’interrogazione – il direttore di Fanpage ha riferito di aver ricevuto un messaggio su WhatsApp da Meta che lo avvisava di un attacco spyware da parte di Paragon Solution, società israeliana di hacking. Il messaggio, inviato a circa novanta giornalisti e attivisti, indicava che lo spyware aveva potenzialmente avuto accesso ai dati dei dispositivi. Paragon ha dichiarato di fornire la propria tecnologia solo a democrazie selezionate, come gli USA e i loro alleati, negando attacchi a giornalisti e attivisti. Tuttavia, Ynet ha rivelato che il governo italiano è cliente di Paragon. Alla richiesta di confronto sulla vicenda, i media non hanno ricevuto risposte da Palazzo Chigi. Eppure la presenza dell'Italia tra i clienti di Paragon è centrale, proprio perché tra i circa novanta giornalisti e attivisti spiati c'è il direttore di una testata che si è resa protagonista di inchieste come quella sulla sezione giovani di Fratelli d'Italia, oltre ad attivisti della società civile che hanno espresso posizioni fortemente critiche nei confronti delle politiche del governo. È assolutamente necessario che la vicenda venga chiarita in tutti i suoi aspetti."
“I lavori della Commissione proseguiranno per tutto il tempo consentito dalla legislatura in corso. Alle attività di audizione e di raccolta documenti che sono in corso seguirà un lavoro di stesura di una o più relazioni conclusive. È del tutto evidente che siamo di fronte ad una mole di lavoro notevole che richiede tempo. Tutti gli elementi più significativi vengono e verranno trasmessi alla Magistratura che sta svolgendo il proprio lavoro di ripresa delle indagini”. Lo ha detto il deputato del Partito Democratico e vicepresidente della Commissione Bicamerale d'inchiesta sui casi Orlandi e Gregori, Roberto Morassut, in un’intervista a FanPage.
“Noi non stiamo risolvendo un giallo - ha spiegato Morassut - questo sia chiaro. La ricostruzione di una architettura criminale, perché di questo comunque parliamo, che ha portato alla scomparsa di Emanuela Orlandi e forse anche di Mirella Gregori, magari non sotto la stessa mano o regia è fondamentale per capire meglio anche i fatti specifici. È la lettura di un pezzo di storia italiana e forse del ‘potere’ stratificato, articolato che ha sempre in Roma un suo centro nevralgico. E che da sempre si nutre di danaro e anche di sesso. Questa architettura è fatta di adescatori professionali, che agivano e forse ancora agiscono con metodo, di ‘distributori’ e di utilizzatori finali. Questa architettura, secondo me, può spiegare molte cose”.
Parte stagione dei diritti del Pd di Schlein
“La proposta sulla settimana corta, così come quella sulla disconnessione, sono parte della missione del Partito Democratico di Elly Schlein, che in questo anno è riuscita a parlare a una generazione che più di tutti ha subito gli effetti sulla qualità del lavoro sul livello di sfruttamento della pandemia. Il prossimo anno dovrà essere caratterizzato da questa straordinaria mobilitazione per i diritti. Settimana corta, diritto alla disconnessione, lotta ai contratti precari e intermittenti, salari dignitosi come il salario minimo, congedi paritari: è arrivato il tempo della qualità del lavoro. È la sfida dei prossimi anni del nostro Paese. Sulla settimana corta, in particolare, entro metà settembre si aprirà il termine gli emendamenti in commissione Lavoro e verrà finalmente adottato un testo base. Noi puntiamo perché vada a ottobre in Aula, trovando una sintesi con i tre testi depositati dalle opposizioni. Stringere i tempi è stato importante per evitare che il ddl entrasse nel porto delle nebbie delle indecisioni e dei ritardi della maggioranza. Il centrodestra è in piena confusione rispetto a temi molto rilevanti quando si parla di lavoro”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, in un’intervista a Fanpage.
“Le parole pronunciate dal presidente del Senato durante la cerimonia del ventaglio sulle violenze al giornalista de La Stampa sono volutamente ambigue e sembrano una giustificazione alle violenze. Sarà una coincidenza, ma questa ambiguità della seconda carica dello stato si manifesta ogni volta che si parla di episodi di matrice fascista o neofascista.” Così in una nota il deputato democratico, Mauro Berruto che oggi ha ribadito in aula alla Camera la richiesta del Pd di una informativa urgente sul caso. “Trovo inoltre veramente di cattivo gusto – ha concluso Berruto - la battuta sullo scioglimento del partito democratico. C’è poco da ridere, le gravi immagini dell’inchiesta di Fanpage sui giovani del partito di La Russa, imporrebbero più prudenza e umiltà”.
“Cos’altro deve accadere prima che il ministro dell’Interno venga in Aula alla Camera a riferire sull’aggressione al giornalista torinese Joly, ma soprattutto cos’altro bisogna aspettare perché venga applicata la legge che impone lo scioglimento delle associazioni fasciste?". Lo ha chiesto intervenendo in Aula alla Camera, il deputato democratico, Mauro Berruto ribadendo la richiesta avanzata ieri dal Gruppo parlamentare democratico.
“Passano i giorni - ha aggiunto Berruto - ma non accade nulla, Piantedosi batta un colpo. Dopo le polemiche sulla recente inchiesta di Fanpage, criticata perché qualcuno si sarebbe avvalso, nel rispetto del giornalismo di inchiesta, di una introduzione in ambienti che, secondo qualcuno, dovevano restare 'riservati', voglio sottolineare che quello che è successo a Torino due giorni fa è successo all'aperto, sul marciapiede di una strada pubblica, dove alcuni militanti di Casapound, la cui matrice neofascista è evidente, lanciavano cori inequivocabili e fuochi di artificio. Passava di lì un cittadino che contestualmente era anche un giornalista il quale si è interessato a quello che stava accadendo e che, per questo, è stato malmenato. Siamo di fronte all’ulteriore escalation di qualcosa che preoccupa sempre di più noi e dovrebbe preoccupare primo fra tutti il ministro Piantedosi”.
“Il Pd ha sempre espresso in ogni sede una posizione chiara e netta contro ogni forma di antisemitismo e razzismo. La stessa Presidente Boldrini ha immediatamente scritto un messaggio a Liliana Segre chiarendo che non era a conoscenza delle posizioni di Nicola Quatrano e scusandosi con la senatrice a vita”. Lo dichiara il deputato dem Andrea Casu in Aula di Montecitorio intervenendo sulle accuse a Laura Boldrini di aver invitato l'avvocato Quatrano – autore di parole antisemitiche contro la Segre - alla conferenza stampa di domani sulla Palestina.
“Ci piacerebbe che Fdi – continua Casu - usasse lo stesso vigore con cui condanna oggi l'antisemitismo anche nei confronti della Gioventù meloniana che molte volte ha mostrato una spregevole intolleranza contro gli ebrei come dimostrato dall’inchiesta di Fanpage. Forse Donzelli non conosce i membri e i rappresentanti del suo partito che hanno scritto pagine così vergognose? La condanna deve essere unanime, la condanna all'antisemitismo deve essere sempre, a prescindere dalla tessera di partito. Dopo l’attentato a Trump dobbiamo essere uniti anche in Italia come in America nella condanna di ogni forma di violenza politica e linguaggio d’odio”.
“Le parole di Giorgia Meloni sull’inchiesta di Fanpage sono insufficienti e minimizzano l’accaduto, oltre ad attaccare la libera stampa che ha il diritto e il dovere di svolgere inchieste sul potere e sui potenti”. Così in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut, che aggiunge: “La Presidente del Consiglio deve compiere un gesto definitivo per sganciare finalmente lei e il suo partito dal periodo più buio della nostra storia. Vada a Salò e rinneghi il fascismo; vada in quel luogo e dica a chiare lettere che la destra italiana si libera per sempre di quella zavorra che ancora la rende non credibile agli occhi di milioni di italiani e dell’Europa, che infatti la mette ai margini”.
“Siamo davanti ad un altro voto di fiducia, l'ennesimo, su un decreto che ha solo sfiorato la Camera: 3 ore in Commissione e una giornata in Aula. Quindi ci troviamo ad un'approvazione al buio e a un testo sconosciuto a 2/3 dei parlamentari. Oggi si vedono gli errori e le marce indietro: se non si fanno i conti con se stessi, la verità emerge sempre prima o poi e lo dimostrano le indagini di Fanpage, gli spari, i saluti romani, le dichiarazioni violente e volgari di consiglieri comunali e regionali”. Lo dichiara in Aula di Montecitorio il deputato dem Silvio Lai esprimendo il voto contrario del Pd alla fiducia posta dal governo sul Decreto Coesione.
“Le elezioni europee – ha continuato Lai - hanno visto il governo perdere 2 milioni di voti rispetto alle politiche e la decantata vittoria non esiste. L'unico successo che otterrà Meloni è che il ministro Fitto fuggirà dalle sue responsabilità per diventare commissario europeo dopo aver pasticciato sul destino del Sud e aver realizzato il più completo caos. È iniziata la fase in cui il governo comincia a lasciare la barca che affonda e dove ognuno pensa per sé: Fi e Lega su posizioni diametralmente opposte sulla Commissione europea e la premier che si rifugia in un gattopardesco voto di astensione in attesa di sapere se riceverà qualcosa da utilizzare per la sua propaganda in Italia. Questo decreto poteva essere davvero importante e invece si manifesta come 'tanto rumore per nulla' con l'ennesima cabina di regia, nuove assunzioni di dirigenti e funzionari nel ministero. Un solo grande costo burocratico che si aggiunge alla riduzione delle risorse per il Mezzogiorno. Con questo decreto e con l'autonomia differenziata si acuisce la differenza tra i territori a favore di quelli che, già avanti, diventano più attrattivi per imprese e per le persone che migrano da luoghi dove i servizi sono carenti”.
"Dopo due giorni di scuse di FdI conseguenti all'inchiesta di FanPage, oggi la Meloni minaccia la stampa libera rea di aver scoperchiato i rigurgiti fascisti, razzisti e antisemiti della sua organizzazione giovanile. Qual è il vero volto di FdI? Quella che prende le distanze dagli insulti antisemiti e dalle avocazioni naziste, che celebra dimissioni dei giovani dirigenti di cui si scopre non essere state volontarie ma richieste dai vertici del consiglio nazionale della gioventù già una settimana fa, oppure quella che accusa la stampa di fare inchieste da cui emerge questo schifo. Riesce la presidente Meloni a chiudere con il suo inquietante passato che è ben rappresentato dalla fiamma nel simbolo? Riesce la presidente Meloni a dirsi antifascista senza alcuna ambiguità? Se ci riuscirà sarà un bene per il Paese e per la democrazia e forse in Europa emergerà un diverso trattamento. Anche perché per difendere il gruppo politico a cui appartiene sta causando un ridimensionamento del ruolo dell’Italia. Si fermi e metta la patria al primo posto, è ancora in tempo". Così il deputato dem Silvio Lai.
Trovo inspiegabili le decisioni prese ieri sera dalla maggioranza del Consiglio Comunale di Treviso. Siamo al paradosso: con una mano si concede la cittadinanza onoraria a Giacomo Matteotti, motivandola con l’adesione profonda ai valori che lui incarnava, e con l’altra si conserva la cittadinanza onoraria concessa 100 anni fa a Benito Mussolini, che dell’omicidio di Matteotti fu mandante e responsabile, perché il fatto è “storico” e “datato”.
Eppure Giacomo Matteotti fu ucciso proprio per i valori che rappresentava. Giustamente le forze di opposizione e il Partito Democratico, che ringrazio, hanno chiesto con la mozione di minoranza che si eliminasse questa paradossale ambiguità: i voti di ieri sera erano afferenti alla storia immobile e monumentale, oppure forse alla memoria, viva, che respira ogni giorno anche grazie alle nostre scelte politiche?
Quel delitto conserva una grande portata storica e simbolica a maggiore ragione oggi, nell’anno in cui si ricordano i 100 anni dall’accaduto e nei giorni in cui un’inchiesta di Fanpage scoperchia come nell’organizzazione giovanile della principale forza di governo si coltivino rigurgiti di antisemitismo, neofascismo e su queste questioni non dovrebbe esserci che unità, invece spiace constatare che la maggioranza a sostegno dell’amministrazione Conti forse ha fatto i conti con la storia del nostro paese solo a metà: non a caso, in questa discussione su fatti “storici, circoscritti e datati” erano assenti i consiglieri comunali che vengono dal percorso di Forza Nuova.
È sicuro, Mario Conte, che la nostra città, Medaglia d’oro al valore militare, non meriti una discussione più matura, consapevole e attaccata alla realtà, che mai può prescindere dalla storia?
Così la deputata del Pd Rachele Scarpa.
Cara Meloni, Fanpage non è un partito, non è un pezzo di Stato.
“È la stampa bellezza! E tu non puoi farci niente, niente”.
Solidarietà a Francesco Cancellato e ai giornalisti liberi.
Lo ha scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.