“Dobbiamo trasformare la tragedia in una spinta per il cambiamento”. Sono le parole che abbiamo ascoltato ieri a Padova da Gino Cecchettin. Lo ha detto anche a noi che siamo parte delle istituzioni e abbiamo il potere di creare le condizioni per il cambiamento. Il PD ha ottenuto la formazione degli operatori nella nuova legge a contrasto della violenza sulle donne: ma la norma è senza risorse e la Ministra si era impegnata a trovarle. Perciò le abbiamo chiesto oggi quali iniziative siano state adottate o abbia intenzione di adottare per finanziare la formazione degli operatori e sostenere i centri antiviolenza". Lo ha detto in Aula la vice presidente del Gruppo Pd Valentina Ghio, illustrando il question time alla ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. "
Nella replica la deputata Sara Ferrari, capogruppo PD in commissione femminicidio, si è detta insoddisfatta “perché ci sarebbe piaciuto dire oggi al padre di Giulia che non ci saremmo accontentati dei soldi che già ci sono. Ci sarebbe piaciuto sentire dal governo che avrebbe colto l'occasione per un passo ulteriore, invece di chiedere ai vari settori dello stato di provvedere con proprie risorse alla formazione specifica del personale e dei magistrati, sottraendola necessariamente ad altri servizi e strumenti per le donne. Significa non rispettare l’impegno che Roccella stressa ha assunto quando abbiamo approvato all’unanimità la nuova legge, che risulta vana nel rafforzare le misure cautelari, se tutti gli operatori e quelli della giustizia non sono preparati sulla specificità del fenomeno della violenza, non sanno riconoscerla e compiere una corretta valutazione del rischio, che possa evitare di piangere anche l'anno prossimo altre cento donne uccise e contare altri cento assassini”.
“Trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento”
La delegazione del Partito Democratico al funerale di Giulia Cecchettin, composta dalle deputate Sara Ferrari, capogruppo in commissione femminicidio e Valentina Ghio, vicecapogruppo PD alla Camera, insieme al responsabile diritti della segretaria nazionale Alessandro Zan e al senatore Andrea Martella, dichiara il proprio impegno e la disponibilità a cercare la massima condivisione possibile dentro il Parlamento, per rendere reale l’auspicio espresso oggi dal padre di Giulia Cecchettin nel suo discorso durante la cerimonia funebre. “Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni” ha detto. “Si è appena aperto alla Camera il percorso per una legge sull’educazione all’affettività e alla parità nelle scuole, noi siamo pronti al confronto costruttivo e al massimo dialogo per trovare soluzioni condivise che siano permanenti dentro i programmi scolastici, per cambiare la cultura e costruire rapporti uomo-donna corretti e rispettosi” annunciano i parlamentari dem, che aggiungono “preferiamo ignorare invece i commenti indegni emersi in queste ore".
Chiediamo ai vertici della Rai che, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, sia assicurata adeguata copertura con diretta televisiva dell’importante manifestazione della società civile che si terrà domani a Roma e che coinvolgerà associazioni e decine di migliaia di persone. Quest'anno questa ricorrenza cade in un momento emotivamente impattante per la coscienza collettiva del Paese a seguito del recente caso di femminicidio che ha riguardato Giulia Cecchettin. Riteniamo che tale richiesta rientri pienamente nelle prerogative della Rai e chiediamo che possa pertanto essere accolta.
Così i componenti del PD in commissione di Vigilanza Rai in una lettera alla Presidente Marinella Soldi e all' Amministratore Delegato Roberto Sergio.
“La nuova legge per contrastare il fenomeno dei femminicidi non basterà ma è sicuramente un passo avanti. La nostra speranza però, è una legge che intervenga sulla prevenzione secondaria, che cerchi di rafforzare, migliorare l'efficacia delle misure cautelari, così come ha chiesto la commissione femminicidio della scorsa legislatura. Parliamo di braccialetto elettronico, divieto di avvicinamento alla vittima e ai suoi figli, obbligo di allontanamento. Tutto questo per cercare di evitare che una violenza che si è già manifestata, possa portare all'uccisione della donna, quindi al femminicidio. Dobbiamo intervenire anche sulla prevenzione primaria, per evitare che la violenza si manifesti, si impari, cominci ad agire. Occorre lavorare sull'educazione nelle scuole per una nuova cultura del rispetto delle differenze, nel rapporto uomo donna, e il rispetto della libertà delle donne. Va fatto in tutti gli ordini di scuola, formando i docenti, lavorando con i minori e con le loro famiglie. La scuola, il pubblico, deve assumersi questa responsabilità”. Lo ha detto la deputata dem Sara Ferrari, della presidenza del Gruppo Pd e componente della commissione parlamentare di inchiesta sul Femminicidio, intervistata sul sito web dei deputati Pd.
“Per fare tutto questo – ha aggiunto l’esponente Pd – servono risorse che al momento il governo non ha stanziato. Noi rischiamo di dire parole e non poter fare fatti, perché il governo ha fatto una legge in varianza di spesa. Noi abbiamo approvato comunque la norma, ma abbiamo chiesto che nel bilancio il governo stanzi questi soldi, perché la formazione, in particolare degli operatori che a vario titolo seguono le donne vittime di violenza e i loro figli, deve essere personale specializzato. Per essere specializzato deve essere formato, quindi ci vogliono i soldi. Servono anche nuove persone specializzate e formate all'interno delle procure. Non tutte le procure italiane hanno questo personale”.
“Il Partito Democratico – ha concluso Ferrari – ritiene necessario intervenire sull'educazione. Non avremo una nuova cultura se non lavoriamo sulle nuove generazioni, per costruire relazioni di genere corrette e rispettose. Abbiamo chiesto la calendarizzazione, quanto prima, delle proposte di legge che noi abbiamo già depositato, sia alla Camera che al Senato, sull'educazione all'affettività e alla parità. Sono convinta che troveremo una larga condivisione, un accordo, su un punto di caduta anche su questo tema”.
“Nel corso della edizione di Domenica In trasmessa in data 19 novembre u.s. nell’affrontare il drammatico caso di cronaca di Giulia Cecchettin la conduttrice Mara Venier ha affermato testualmente che “occuparsi di femminicidio non è né di destra né di sinistra”. Suddetta considerazione in linea di principio sarebbe ineccepibile considerato che si tratta di una questione di civiltà; peccato che la stessa conduttrice abbia invitato in studio a parlarne solo esponenti del centrodestra come la deputata Rita dalla Chiesa del gruppo di Forza Italia e la deputata Simonetta Matone del gruppo della Lega.
Ancora una volta in un contenitore di intrattenimento di grande richiamo per il servizio pubblico si manifesta una palese assenza di pluralismo assecondando una sola parte politica.
Chiediamo pertanto ai vertici Rai se siano a conoscenza di quanto accaduto e se intendano tutelare la funzione di servizio pubblico anche nell’ambito dei programmi di intrattenimento assicurando pluralismo ed evitando la presenza di soli esponenti della maggioranza di governo”. Lo dichiarano i parlamentari Pd della commissione di Vigilanza sulla Rai, firmatari di una interrogazione all’Amministratore delegato della Rai.
"Eccolo lì. È arrivato, di nuovo, Stefano Valdegamberi, consigliere regionale della Lega, a sminuire le parole e la denuncia della sorella di una vittima di femminicidio. Nel suo disgustoso comunicato, Valdegamberi mette in discussione l’esistenza di una società patriarcale e della cultura dello stupro. Ma soprattutto commette ancora violenza: è assolutorio, distoglie l'attenzione da ciò che è successo, rompe il silenzio in cui, anche solo per pudore, farebbe meglio a restare. Grazie dunque all'ennesimo ricco maschio bianco, che usa la sua posizione di personaggio pubblico per dare fiato alla bocca e per rafforzare quella stessa cultura che uccide, anziché decostruirla. Si dimetta immediatamente. Le sue parole inquinano il discorso pubblico e mettono in pericolo tutte noi".
Dichiarazione di Sara Ferrari, dell’ufficio di presidenza gruppo Pd Camera
“Siamo soddisfatti di aver contribuito a migliorare il testo del governo con le raccomandazioni della commissione femminicidio: dalla formazione obbligatoria dei diversi professionisti che prendono in carico le donne e del personale della giustizia alle misure cautelari più’ gravi se il braccialetto non funziona. Abbiamo inoltre evitato che la violenza sessuale fosse trattata con il semplice ammonimento. Ci aspettiamo ora la stessa collaborazione da parte del governo per la prevenzione primaria, quella scolastica rinviata a successiva norma e perché nel bilancio si trovino i finanziamenti che qui non ci sono. La sicurezza delle donne lo merita.”
Educare tutte le generazioni maschili alla cultura del rispetto delle donne e delle loro scelte
"Il Partito democratico è sempre stato in prima linea per contrastare e cercare di stroncare la violenza sulle donne. E' un dovere che sentiamo sempre presente perché non passa un giorno che non ci sia notizia di femminicidio o di qualche donna molestata, solo per il fatto di essere donna. Il femminicidio non è una emergenza, è qualcosa di peggiore. E' un fenomeno endemico, è la punta dell'iceberg, di un sistema sessista e patriarcale. I numeri dell'Istat parlano chiaramente, il Parlamento deve intervenire con urgenza e norme chiare per contrastare i reati contro le donne.
Qual è ancora oggi il tassello mancante che impedisce che le donne non vengano discriminate: la mancanza della conoscenza del fenomeno da parte degli operatori del settore, la mancanza di risorse economiche e finanziarie per la formazione di questi operatori. E il nostro appoggio non è stato accolto come avremmo voluto dalla maggioranza; molti dei nostri emendamenti sono stati respinti, e avremmo voluto che fosse stato fatto molto di più.
Non dimentichiamo che fondamentale è educare tutte le generazioni di maschi alla cultura del rispetto, alla cultura della differenza, alla relazione di genere, fornendo strumenti e metodologie moderne per superare gli stereotipi a cui la nostra cultura purtroppo è ancora legata. Questa legge non sarà sufficiente fino a che non si metterà in campo un nuovo paradigma culturale che parta dal rispetto delle donne, delle loro scelte e della loro volontà. Si doveva fare di più, avremmo voluto che si fosse fatto di più". Lo ha detto la deputata del Pd, Michela Di Biase, intervenendo in Aula sulla discussione generale del ddl 1249 per il contrasto alla violenza sulle donne.
“Il gruppo del Pd in Commissione giustizia si è astenuto sul provvedimento che riguarda il rafforzamento delle misure cautelari in ordine alla violenza contro le donne perché ritiene il testo approvato ancora insufficiente, pur riconoscendo che raccoglie talune indicazioni emerse dal lavoro della precedente commissione femminicidio, ma non tutte, soprattutto in chiave di prevenzione primaria. In particolare il Partito Democratico contesta che il provvedimento venga fatto a costo zero, che non sia previsto un obbligo di formazione di tutti gli operatori che a vario titolo hanno che fare con le donne, che non si voglia parlare di educazione preventiva nelle scuole, che sia stata respinta l’ipotesi del fermo di indiziato nelle situazioni di alto rischio e che non si sia preso in considerazione il tema del consenso. Spiega l’onorevole Ferrari prima firmataria della proposta di legge del pd e capogruppo in Commissione femminicidio: “Dopo la bocciatura dei nostri emendamenti ci aspettiamo che la premier si faccia garante per l’aula di quella condivisione trasversale che ha ripetutamente chiesto la nostra segretaria Schlein e su cui Meloni si è impegnata a parole, ma che non abbiamo trovato in commissione”.
Lo dichiarano Sara Ferrari, Valentina Ghio, Debora Serracchiani, Michela Di Biase, Federico Gianassi del Gruppo Pd della Camera
"La destra conferma di essere contro i diritti e le libertà delle donne e per niente interessata alla loro tutela, a tutti i livelli. Basta prendere gli ultimi fatti accaduti nel Lazio e in Toscana. Arriva in queste ore la notizia che la giunta della Regione Lazio, guidata da Francesco Rocca, ha deciso di porre fine all'esperienza di Lucha y Siesta, mettendo a bando lo stabile di Atac che, con tanta fatica e tante battaglie, le operatrici e le attiviste erano riuscite ad ottenere con una convenzione firmata dalla giunta Zingaretti. Un luogo sicuro dove le donne vittime di violenza possono trovare non solo rifugio, ma anche assistenza e sostegno: questo è Lucha y Siesta. Una realtà fondamentale in un Paese che conta una vittima di femminicidio ogni 3 giorni e in cui la protezione per le donne non è sufficiente neanche per coloro che riescono a denunciare i propri aguzzini. Chiudere Lucha y Siesta, accampando scuse capziose, è un errore enorme e una scelta precisa. Parlare di ricollocazione delle ospiti in strutture della Regione è fumo negli occhi perché è proprio a Lucha y Siesta che spesso le istituzioni si sono rivolte per trovare alloggio a donne vittime di violenza. L'altro esempio arriva dalla Toscana dove il sindaco antiabortista di Grosseto che sostiene la barbara pratica di fare ascoltare il battito del feto alle donne che decidono di interrompere la gravidanza, tanto da firmare la proposta di legge che intende renderla obbligatoria, insulta con epiteti sessisti l'assessora regionale del Pd alle Pari Opportunità Alessandra Nardini per essersi, invece, espressa contro questa iniziativa che ha il solo scopo di minare la libertà di scelta e il diritto all'autodeterminazione delle donne. Ad Alessandra, va la mia solidarietà e il mio sostegno. Al sindaco, invece, tutta la mia condanna. Non fermerete le lotte delle donne. Non ci riporterete indietro di 40 anni. di 40 anni". Lo dichiara Laura BOLDRINI, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"Anna Elisa Fontana aveva 48 anni. E' morta questa mattina all'ospedale Civico di Palermo 24 ore dopo che il marito le aveva dato fuoco, nella loro casa di Pantelleria.
Manuela Bittante aveva 77 anni ed è morta per le coltellate che le ha inferno il marito.
E' difficile trovare le parole, davanti a 86 vittime di femminicidio dall'inizio dell'anno. Perché le parole non servono più.
Servono i fatti.
Non serve a niente limitarsi a inasprire le pene se non si mette in campo una vera e propria rivoluzione culturale che parta dal rispetto delle donne, delle loro scelte e della loro volontà.
Serve una grande campagna di mobilitazione e sensibilizzazione che coinvolga tutti gli ambiti della vita sociale.
Serve un piano straordinario per l' occupazione femminile perché le donne siano indipendenti e non debbano subire ricatti.
Servono progetti e fondi per la formazione a partire dalle scuole e fino alle forze dell'ordine, ai tribunali, passando per i luoghi di lavoro, di aggregazione e i media.
Serve finanziare i centri anti violenza e aprirne di nuovi, ovunque.
L'Italia è tra i 5 paesi europei con il più alto numero di femminicidi: cosa deve succedere perché si capisca che è necessario intervenire subito?
Quante altre donne devono ancora morire, devono ancora essere stuprate, molestate prima che ci rendiamo conto che si inizi a investire in prevenzione? Quante?". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata del Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo.
“Dal Governo nessuna risposta sulla formazione del personale per la prevenzione e la gestione della violenza sulle donne. Oggi in Commissione Affari costituzionali il PD ha presentato un question time al Ministro della Pubblica Amministrazione per chiedere risorse finanziarie e misure organizzative per una necessaria e a urgente formazione e specializzazione di tutto il personale che interviene per donne e minori vittime di violenza. Un intervento ormai indifferibile rispetto alla sconvolgente gravità del fenomeno. Ma Il Ministro ha invece parlato d’altro: non ha risposto nel merito e si è riferito genericamente, alle iniziative del suo Ministero sulla parità di genere. Cosa importante, sì, ma non una risposta né pertinente né accettabile di fronte all’ondata di femminicidi e di violenza”. Lo dichiara la deputata democratica Michela Di Biase intervenuta oggi in commissione per illustrare l’interrogazione.
“Nel contrasto alla violenza sulle donne - continua l’esponente dem - è emerso chiaramente negli anni, non ultimo dai lavori della Commissione femminicidio della scorsa legislatura, l’esigenza di una necessaria formazione e specializzazione di tutto il personale che interviene con donne e minori vittime di violenza per far sì che le vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica ricevano un'assistenza adeguata. Quindi polizia e carabinieri, magistrati, personale della giustizia, personale socio-sanitario, insegnanti, polizia municipale devono essere coinvolti in un'apposita azione di formazione, di aggiornamento e di qualificazione, con natura continua e permanente.
La Convenzione di Istanbul, ratificata da questo Parlamento nel giugno 2013 – conclude Di Biase - prevede peraltro proprio un’adeguata Formazione delle figure professionali che si occupano delle vittime o degli autori di tutti gli atti di violenza. Stesso impegno era contenuto nella mozione unitaria, frutto di uno sforzo che ha visto coinvolte tutte le forze politiche, approvata lo scorso 23 novembre”.
"La storia di Emanuela Petruzzelli, che da ieri si è incatenata davanti a Montecitorio, è l'ennesima, drammatica storia di una donna vittima di violenza e a rischio femminicidio. Emanuela mi ha raccontato di aver denunciato suo marito e da quattro anni aspetta che giustizia sia fatta. Quattro anni in cui ha vissuto ogni giorno con l'incubo di venire ammazzata, proprio come la sorella, dall'uomo che diceva di amarla. Un incubo che deve finire e per il quale, è evidente, il Codice Rosso non è sufficiente. Perché se si vuole fare sul serio non basta la repressione e perché servono fondi". Lo scrive sui social Laura Boldrini, deputata del Partito democratico e presidente del Comitato permanente della Camera sui Diritti umani nel mondo. "Come fa questo governo, dopo un'estate segnata da violenze e femminicidi, a ritenere che le vite delle donne non valgano i finanziamenti necessari per aumentare gli organici della magistratura e per la formazione di giudici, forze dell'ordine e di tutte le figure necessarie a tutelare le tante, troppe donne che ogni giorno rischiano di essere ammazzate? Ce lo ha ricordato anche il Presidente Mattarella nella sua lettera di oggi a 'Il Tempo delle Donne'. Serve 'un impegno educativo e culturale contro mentalità distorte e una miserabile concezione del rapporto tra donna e uomo'. E per fare questo bisogna investire risorse e cominciare dalle scuole. Sul caso di Emanuela Petruzzelli presenterò un'interrogazione al ministro Nordio per capire come sia possibile un ritardo di questo genere e chiederò alla Commissione bicamerale d'inchiesta sul femminicidio di occuparsene direttamente".
Il padre di Saman Abbas arriverà a notte tarda in Italia. I funzionari del ministero degli Interni pakistani confermano così l’estradizione di Shabar Abbas, accusato di essere il responsabile dell’omicidio della figlia nel 2021.
Dopo due anni, l'uomo potrà essere finalmente giudicato dalla giustizia italiana per il femminicidio di Saman. Una vicenda che ha profondamente colpito non solo la comunità reggiana, ma tutto il Paese. Proprio lo scorso autunno, insieme alla collega Ilenia Malavasi, avevamo presentato un'interrogazione al Ministro della Giustizia e del Ministro degli Esteri affinché avviassero l’iter di estradizione per riportare Abbas padre in Italia. Un atto di giustizia, doveroso per portare verità e onore alla terribile morte della giovane, diventato presto un simbolo delle battaglie delle donne, non solo straniere, per l'emancipazione dalle tradizioni patriarcali.
Così il deputato del Pd Andrea Rossi.
“Con l’estradizione del padre di Saman Abbas, si compie una parte della dolorosa storia di quell’orrendo femminicidio. Ci sarà ora un processo e eventualmente una condanna. Nulla potrà riportare Saman in vita, ma è necessario ottenere giustizia. È un dovere nei confronti della memoria della ragazza e soprattutto di chi le voleva bene.
Ringrazio tutti coloro che, tra le autorità pakistane e tra gli esponenti di questo e dei precedenti governi italiani, hanno lavorato affinché la giustizia faccia il proprio corso.”
Così la deputata del Pd Sara Ferrari, Presidente della Sezione Bilaterale di Amicizia Italia - Pakistan della Camera dei Deputati.