“Chiediamo che il ministro della Giustizia Nordio venga quanto prima a riferire in Parlamento per spiegare perché il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria abbia disposto una circolare che limita all'interno degli istituti penitenziari ogni tipo di attività culturale. Un intervento estremamente pericoloso che contrasta con il principio costituzionale del fine rieducativo della pena. Vogliamo conoscere le ragioni di questa scelta che impatta su istituti penitenziari sempre più affollati, dove addirittura per ottenere spazi nuovi vengono utilizzati dei container collocati negli unici spazi dove è possibile svolgere le attività trattamentali. Nordio venga quanto prima in Aula per adempiere a questa richiesta di informativa urgente su questo ulteriore scandalo che riguarda gli istituti penitenziari. Luoghi riguardo quali il ministro non sta facendo nulla, anzi sta peggiorando e aumentando la tensione interna”.
Così la deputata democratica e responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, intervenendo in Aula per chiedere un’informativa urgente del ministro Nordio.
“Coltivare, detenere e commercializzare la Canapa Sativa è lecito. Lo ha stabilito il tribunale di Sassari che ha annullato il sequestro e ha deciso la restituzione di 200 kg di Canapa industriale e 6.000 piante a due imprenditori costretti ad interrompere la loro attività per l'ennesima interpretazione estensiva delle norme introdotte dal decreto Sicurezza voluto dal governo. Ancora una volta è la giustizia ordinaria, in punta di diritto, a sconfessare il raptus propagandistico del governo che ha voluto fare credere di contrastare la diffusione delle droghe vietando, senza avere nessun riscontro scientifico e tantomeno di tutela della salute, la produzione della canapa anche sotto la soglia legale di Thc. Una figuraccia che si sarebbe potuta evitare se il governo avesse ascoltato la comunità scientifica e le organizzazioni degli agricoltori. Ora di fronte ad una norma che i Tribunali stanno valutando illegittima sarebbe opportuno da parte del governo fare marcia indietro precisando i limiti di applicazione della normativa. Si riuscirebbe così a salvare una filiera produttiva, fatta da giovani imprenditori, che fino a qualche mese fa era considerata una eccellenza nel mondo”.
Lo dichiarano i deputati del PD, Silvio Lai e Stefano Vaccari.
“I fatti resi noti dalle indagini sul mondo della moda e la risposta sbagliata che il governo sta dando per fermare il problema dello sfruttamento del lavoro in questo settore sono qualcosa di altamente allarmante. Non va certo criminalizzato il comparto della moda, ma al contrario va salvaguardata tutta la filiera, dalle grandi ditte eccellenze mondiali alle più piccole aziende, contro questi fenomeni conclamati. Esiste una catena di forniture, appalti e subappalti, che porta in molte situazioni allo sfruttamento e al caporalato”. Lo dichiara la deputata e responsabile Lavoro del Pd, Maria Cecilia Guerra chiedendo un'informativa urgente del ministro Urso alla Camera.
“Tutte le aziende committenti – sottolinea l'esponente dem - sono chiamate a una responsabilità in solido nei confronti di quei lavoratori sfruttati che si sono rivolti alla giustizia e che devono ottenere rimborsi. Anche i committenti hanno la responsabilità di controllo della loro filiera e non si possono nascondere dietro il principio della buona fede davanti a fenomeni che sono troppo lapalissiani: se un capo viene venduto ad una cifra esorbitante e nella catena di fornitura è stato pagato ad una cifra irrisoria è impossibile che il lavoro sia stato retribuito in base alle norme contrattuali standard”. “La scappatoia che il governo ha appena fatto approvare col suo parere favorevole dal Senato di ottenere delle certificazioni che mettano in salvo le aziende rispetto alle loro responsabilità non può essere applicata al settore della moda, né tanto meno, in quei settori dove questi fenomeni di sfruttamento e caporalato si stanno ripetendo come nella logistica”, conclude Guerra.
“Questa riforma strappa la Costituzione, mina l’autonomia della magistratura e indebolisce le fondamenta stesse della nostra democrazia. Non fa nulla per gli interessi degli italiani, anzi ne riduce le garanzie, né fa nulla per il sistema della giustizia, come lo stesso ministro Nordio ha sottolineato in modo molto chiaro. Il Governo si fermi subito prima di provocare danni irreversibili, e ridiscuta il testo, che è stato imposto senza alcun confronto parlamentare, anche in questo caso stravolgendo il dettato costituzionale. Dopo le parole del Presidente La Russa, la maggioranza dovrebbe fermarsi e non procedere oltre, altrimenti siamo al solito gioco delle parti tutto interno ai partiti di governo.” Così la responsabile giustizia del Pd, la deputata Debora Serracchiani.
“Le parole del Presidente del Senato segnano una netta presa di distanza e confermano quanto sia profondo il disagio anche all’interno della maggioranza di fronte a questa riforma. È grave che il testo in discussione al Senato sia stato imposto al Parlamento senza alcuna possibilità di confronto: si tratta infatti dello stesso testo approvato dal Consiglio dei Ministri, un grave strappo al principio di condivisione e allo spirito della nostra Costituzione, che impone dialogo e partecipazione nelle modifiche di tale portata. Questa riforma attacca alle radici la nostra democrazia, minando i principi costituzionali della separazione dei poteri e colpendo al cuore l’autonomia della magistratura. Il Governo ha ancora il tempo di ripensarci.” Così Federico Gianassi, capogruppo del Partito Democratico nella Commissione Giustizia della Camera, commenta le parole del Presidente del Senato Ignazio La Russa sulla riforma della separazione delle carriere.
“Sul Decreto Sicurezza attendiamo di avere il testo approvato dal Cdm per fare le opportune valutazioni sul merito ma i proclami della destra in un paese come l’Italia dove si sono registrati nei primi nove mesi del 2025, 791 morti sul lavoro (con un aumento del 7 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024 e con cifre molto superiori rispetto alla media europea) ci lasciano però perlomeno perplessi. Da quanto emerge dai media sarebbero state finalmente recepite alcune indicazioni del Pd delle associazioni sindacati come l’introduzione del badge digitale nei cantieri e l’aumento di personale preposto ai controlli. Rimarrebbero però escluse norme fondamentali per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro come lo stop ai subappalti selvaggi, la verifica della competenza della manodopera impiegata e l’istituzione di una Procura nazionale per i reati sul lavoro, capace di assicurare giustizia rapida e uniforme. Quello che appare certo è che le risorse, annunciate da mesi da Giorgia Meloni, slitteranno almeno al 2026. L’obiettivo del Partito Democratico sarà adesso quello di migliorare questo decreto in Parlamento”. Lo dichiara Emiliano Fossi, deputato dem in commissione Lavoro e segretario Pd della Toscana.
La riforma della magistratura stravolge l’impianto della nostra democrazia e l’equilibrio dei poteri previsti dalla Costituzione. Per questo esaurito l’iter parlamentare, condotto senza nessuna volontà di confronto dalla maggioranza, siamo pronti a dare battaglia con il referendum. È una riforma contro i cittadini che non migliora la loro vita e nemmeno la loro condizione nei processi, ma al contrario indebolisce garanzie e tutele di ogni individuo. Non migliorerà il funzionamento della giustizia, ma al contrario consentirà al governo di controllare i giudici. Un disegno antidemocratico, che contrasteremo chiedendo al paese di fermarlo con un voto.
Lo ha detto Chiara Braga, Capogruppo alla Camera dei Deputati intervenendo all’assemblea dei parlamentari Pd
“Con la scusa della semplificazione e dei ritardi causati dalla carenza di assunzioni e dalla precarietà del lavoro dei giudici di pace, delegati a trattare le cause di importo minore, questo governo cancella tutte le garanzie di giustizia e di difesa dei cittadini impoveriti. Il Ddl 978, in discussione al Senato, è inaccettabile. Un provvedimento vergognoso che consentirebbe di fatto all’avvocato del creditore di emettere un’ingiunzione di pagamento senza il minimo controllo e supervisione del giudice. È una pericolosa scorciatoia che rischia di trasformare la giustizia civile in un terreno di caccia per chi ha più potere economico e legale”.
Così il capogruppo Pd in commissione Ecoreati e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari.
“Già oggi - aggiunge - nonostante il controllo giudiziario, abbiamo visto abusi clamorosi, dove sono stati chiesti fallimenti su debiti inesistenti. Senza il vaglio del magistrato, questi episodi potrebbero moltiplicarsi, colpendo soprattutto famiglie, piccoli proprietari e persone fragili. Ci stiamo avvicinando al dato pericolosissimo per cui Il 20% delle esecuzioni immobiliari riguarda prime case pignorate per debiti condominiali, È un fenomeno in fortissima crescita per l'aumento dei costi energetici e la difficoltà delle famiglie più fragili nel far fronte a questi aumenti. Togliere il filtro del giudice significa spianare la strada a un sistema ormai consolidato di predatori a caccia di prede. Nessuna efficienza può giustificare la perdita delle garanzie di difesa. Invece di colpire ancora una volta le fasce più deboli della popolazione italiana - conclude - il governo sostenga e stabilizzi l'istituto dei giudici di pace”.
"Dopo un lungo iter giudiziario, l'uomo di Latina che nel 2017 aveva pubblicato l'immagine di un bambino con la divisa fascista dei balilla mentre urinava su una foto che ritraeva il mio volto, è stato definitivamente condannato a risarcirmi e a pagare le spese legali.
Quell'orrendo fotomontaggio fu pubblicato su Facebook in occasione dell'invito che l'allora sindaco Coletta mi fece per partecipare alla cerimonia in cui il parco di Latina, già intitolato ad Arnaldo Mussolini, sarebbe stato dedicato ai giudici Falcone e Borsellino.
La notizia scatenò la violenza di militanti neofascisti locali e non solo, sia sui social sia in presenza, con tanto di tentativi di interrompere l'evento, urla con slogan fascisti, braccia tese.
Nel clima turbolento che precedette quell'inaugurazione, fioccarono anche commenti diffamatori, sessisti e violenti sui social, compreso quello che riportava l'immagine per cui l'autore è stato condannato, ormai, in via definitiva.
Ancora una volta la giustizia ci ricorda che non dobbiamo farci intimidire da chi ricorre ai discorsi d'odio e che dobbiamo sempre denunciare perché comportamenti come questo non possono passare sotto silenzio". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Sono stati tre giorni di dialogo serrato e ascolto vero tra tutte le parti sociali. Ci siamo confrontati senza pregiudizi e, anzi, gli Stati Generali sono stati il luogo in cui abbiamo raccolto le critiche, sempre costruttive, perché come ci ha ricordato il nostro Presidente Mattarella non esistono scorciatoie su temi come la sicurezza sul lavoro”.
Così Chiara Gribaudo, presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, al termine della tre giorni degli Stati Generali su Salute e Sicurezza sul lavoro a Montecitorio.
“È stata una maratona impegnativa ma piena di spunti, molti decisamente di buon senso: sembrerebbe, infatti, che maggioranza e opposizione possano trovare dei punti di unione su un tema che non deve avere colore politico. Oggi, alla presenza di Tino Magni, presidente della Commissione sulle condizioni di lavoro al Senato, e di Walter Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro, abbiamo concordato che occorre un impegno bipartisan per conseguire quanto emerso in queste giornate - prosegue la deputata - Ci sono arrivate delle richieste più che comprensibili, alcune anche toccanti, come quelle da parte dei famigliari delle vittime, che ci hanno ricordato che nonostante sia passato del tempo dalla tragedie che li hanno colpiti non è cambiato nulla. Ecco, questo deve cessare”.
“Patenti a punti, accordo Stato Regioni, gratuito patrocinio: sono tutti punti su cui ci sono state richieste modifiche e miglioramenti, sono sicura che riusciremo, insieme, a essere più efficaci nel lavoro legislativo a prescindere dalle bandiere politiche. Do l’appuntamento al prossimo anno con una speranza: che ci sia un coordinamento della governance delle banche dati, perché ciò che abbiamo tristemente registrato in questa edizione è che sia sul fronte della giustizia sia su quello di appalti e subappalti non ci sono dati a disposizione e torneremo a chiederli, così come mancano troppi magistrati per garantire che la legge faccia il proprio percorso in tempi decorosi per il dolore di chi ha perso qualcuno” conclude Gribaudo.
a responsabile nazionale giustizia del Pd, la deputata democratica, Debora Serracchiani, ha promosso un’interrogazione parlamentare al Ministro della Giustizia Nordio in merito alle notizie giornalistiche secondo cui “il capo di gabinetto del Ministro della Giustizia ha utilizzato una motovedetta dell'Arma dei Carabinieri”. L’interrogazione - sottoscritta dai deputati Casu, Di Biase, Gianassi, Lacarra, Scarpa - riprende quanto riportato da diversi organi di stampa secondo cui la dottoressa Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del ministero della Giustizia, “si sarebbe recata tra il 3 e il 4 ottobre 2025 sull’isola di Capri per partecipare a un convegno organizzato dalla Corte di cassazione”, a bordo di un mezzo riservato al Ministro Nordio per motivi di sicurezza e rappresentanza istituzionale, e con la presenza di “il professor Gaetano Arnao, coniuge della medesima, persona estranea all’Amministrazione”.
L’interrogazione sottolinea che “non risulterebbero sussistenti le condizioni di sicurezza o di emergenza tali da giustificare l’impiego di una motovedetta militare” e ricorda che il Codice dell’ordinamento militare riserva l’uso dei mezzi militari “a finalità istituzionali, di servizio o di sicurezza personale di alte cariche dello Stato, previa specifica autorizzazione ministeriale”.
La vicenda, se confermata - scrivono i democratici - solleva questioni di rilievo disciplinare e amministrativo, anche in relazione all’impiego di risorse pubbliche”.
In un Paese serio non possono esserci due ministri della Giustizia.
“Le rivelazioni del quotidiano Domani sul viaggio a Capri della Capa di gabinetto del ministro Nordio, Giusi Bartolozzi, sono troppo gravi per consentire ancora alla Presidente Meloni e al Ministro Nordio di fare finta che non ci sia un problema al ministero della Giustizia”. Lo afferma il deputato Andrea Casu, componente della presidenza del Gruppo Pd. “L’utilizzo, se confermato, di una motovedetta riservata esclusivamente alle missioni speciali e ufficiali dei ministri, per raggiungere l’isola insieme al marito rappresenterebbe un fatto di estrema gravità, incompatibile con il ruolo che Bartolozzi ricopre”.
Casu ricorda che “la stessa Bartolozzi risulta indagata per false dichiarazioni nell’ambito del caso Almasri, e che già la scorsa settimana la collega Serracchiani aveva denunciato in Aula, durante il Question Time, l’anomalia di una “ministra ombra” con una propria segreteria e un potere crescente dentro via Arenula. A questo punto – sottolinea – non basta più il silenzio imbarazzato o le mezze verità: serve fare piena chiarezza”.
"In attesa che venga fatta piena luce su tutti gli aspetti di questa vicenda il ministro Nordio e la presidente Meloni – conclude Casu - devono assumersi le proprie responsabilità politiche. Non possono più far finta di nulla: in un Paese serio, non possono esserci due ministri della giustizia, le dimissioni della Bartolozzi sono un atto dovuto non più rinviabile”.
Oggi ultima giornata degli Stati Generali su Salute e Sicurezza sul lavoro. L’appuntamento è alle ore 10 in Sala della Lupa con gli interventi della presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, Chiara Gribaudo, Tino Magni, presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia al Senato, Walter Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro pubblico e privato, e Antonio di Bella, presidente ANMIL. Durante la tavola rotonda ci sarà la presentazione degli esiti dei gruppi di lavoro riunitisi ieri per discutere insieme di patente a crediti e il nuovo accordo Stato-Regioni sulla formazione, logistica e benessere mentale. Gli Stati Generali saranno chiusi alle 11.30 con l’intervento della procuratrice della Corte di Cassazione Rita Sanlorenzo, che parlerà di salute e sicurezza sul lavoro in rapporto con la giustizia.
"Ogni giorno Meloni pone nuove condizioni per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Prima era la liberazione degli ostaggi israeliani e l'uscita di scena di Hamas da Gaza. Ora che gli ostaggi vivi sono tutti liberi, i corpi dei deceduti stanno tornando in Israele e Hamas ha firmato l'accordo che prevede che rimarrà fuori dal futuro di Gaza, a Meloni non basta. Oggi alle Camere ha detto che serve aspettare che Hamas sia del tutto disarmata. Domani troverà un'altra condizione. Tutto pur di non riconoscere lo Stato di Palestina per non dispiacere il suo alleato Netanyahu: lo dica chiaramente che non vuole farlo, invece di prendere in giro le italiane e gli italiani.
Riconoscere lo Stato di Palestina è urgente e necessario, soprattutto nel giorno in cui alla Knesset passa, seppure in prima lettura, una proposta di legge per estendere la sovranità israeliana alla Cisgiordania. Un atto gravissimo di annessione del territorio appartenente ad un altro popolo, l'ennesima violazione del diritto internazionale e delle risoluzioni dell'Onu e la conferma del fatto che Israele ostacola in ogni modo la nascita di uno stato palestinese autonomo.
Quelle aree sono palestinesi e le colonie sono illegali, come già stabilito dalla Corte internazionale di giustizia a luglio 2024 quando ha chiesto il ritiro dei coloni. Senza continuità territoriale, non può esserci uno Stato e le risoluzioni dell'Onu parlano chiaro: la Palestina è formata dalla Striscia di Gaza, da Gerusalemme Est e dalla Cisgiordania. L'Italia è tenuta a far rispettare il diritto internazionale e le risoluzioni dell'Onu. Prima che questo governo si decida a riconoscere lo Stato di Palestina, Israele avrà annesso tutta la Cisgiordania". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Dopo un’inaugurazione toccante con i famigliari dei morti sul lavoro e la seconda giornata dedicata prima alle scuole e alla formazione e con i tavoli tematici successivamente, domani restituiremo gli spunti raccolti con delle proposte politiche per concludere questa tre giorni di Stati Generali. Lo ha detto il Presidente Mattarella e lo abbiamo fatto in questi giorni, producendo e generando attenzione alla cultura della sicurezza. Il percorso però deve andare avanti anche con atti adeguati in Parlamento”.
Così Chiara Gribaudo, presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, al termine della seconda giornata degli Stati Generali su Salute e Sicurezza sul Lavoro, tenutisi a Montecitorio e in collaborazione con la Presidenza della Camera dei Deputati.
L’appuntamento di domani è alle 10 in Sala della Lupa con gli interventi della presidente Gribaudo, Tino Magni, presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni idi lavoro in Italia al Senato, Walter Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro pubblico e privato, e Antonio di Bella, presidente ANMIL. Durante la tavola rotonda ci sarà la presentazione degli esiti dei gruppi di lavoro riunitisi oggi per discutere insieme di patente a crediti e il nuovo accordo stato-Regioni sulla formazione, logistica e benessere mentale. Gli Stati Generali saranno chiusi alle 11.30 con l’intervento della procuratrice della Corte di Cassazione Rita Sanlorenzo, che parlerà di salute e sicurezza sul lavoro in rapporto con la giustizia.