Opposizioni unite: è impasse maggioranza, riforma sia nel solco del media freedom act
Rai patrimonio pubblico da tutelare e rilanciare. Ci appelliamo a tutte le forze politiche per una riforma nel solco del media freedom act.
Nel prendere atto del rinvio a dopo la pausa estiva della votazione del Parlamento dei quattro membri del consiglio d’amministrazione della Rai, facciamo un appello alle forze di governo a riflettere sul da farsi. Appare evidente l’impasse sull’assetto dei nuovi vertici di viale Mazzini. Come forze di opposizione invitiamo la maggioranza a lavorare sin da subito alla riforma della governance aziendale.
La crisi del servizio pubblico radiotelevisivo necessita di una presa di responsabilità da parte delle forze politiche e delle istituzioni in considerazione del valore che l’azienda Rai ha per il Paese.
Con il via libera, avvenuto lo scorso marzo, da parte del Parlamento europeo al Media Freedom Act, l’attuale legge 220/2015, che governa la Rai, appare superata e necessita di una riforma che vada nella direzione di recepire la legge europea per la libertà dei media.
L’obiettivo del media Freedom act è quello di proteggere l'indipendenza dei media, dei giornalisti, e di vietare qualsiasi forma di ingerenza impropria da parte della politica o della economia nelle decisioni editoriali.
Il recepimento del media Freedom act nel nostro Paese diventa, quindi, ancora più urgente proprio in relazione al futuro della Rai considerato che, quand’anche si procedesse alla nomina dei nuovi vertici con l’attuale criterio, entro il 2025, comunque bisognerebbe procedere ad una revisione imposta proprio dalla normativa approvata in sede comunitaria.
Per queste ragioni rivolgiamo un invito a tutte le forze politiche di procedere ad un confronto per una riforma organica della governance della Rai nella direzione del Media freedom act prima di procedere alla nomina dei nuovi vertici per evitare una ennesima lottizzazione e per consentire al servizio pubblico di rilanciarsi nella sua mission preservando le proprie prerogative di pluralismo, autonomia e indipendenza nell’interesse generale della libera informazione come garantito dalla nostra Costituzione.
Si tratta di una sfida dalla quale nessuno può sottrarsi. Potremmo gettare le basi del confronto parlamentare negli Stati generali della Rai dove possano partecipare istituzioni, forze politiche e sociali interessate al rilancio del servizio pubblico.
L’appello è firmato dai capigruppo in commissione di vigilanza rai di opposizione: Stefano Graziano (PD), Dario Carotenuto (M5S), Maria Elena Boschi (IV), Angelo Bonelli (Avs), Giuseppe De Cristofaro (Avs), Maria Stella Gelmini (Azione).
"Alla Laguna di Orbetello servono risorse ed interventi rapidi. Nel nostro sopralluogo con una delegazione della Commissione Ambiente abbiamo constatato la gravità della situazione. Il comitato tecnico scientifico ha specificato con una missiva alla Commissione Ambiente il bisogno urgente di risorse per fronteggiare questa emergenza. Oggi troviamo sul testo arrivato dal relatore solo 1 milione di euro da parte dello Stato ma quasi la metà dovranno essere utilizzati per pagare il personale e le spese di gestione. Presenteremo un emendamento al testo per portare i finanziamenti ad almeno 3 milioni di euro annui (come originariamente previsto dalla mia proposta di legge) e chiederemo al presidente della Commissione Ambiente della Camera Rotelli, vista la drammatica emergenza in corso, di accelerare l'iter del provvedimento": è quanto dichiara il capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio Marco Simiani sulla nuova governance della Laguna di Orbetello.
“Le risorse per la Laguna di Orbetello e l’istituzione di una nuova governance per la gestione servono adesso: per questo motivo ho presentato due emendamenti al Decreto Emergenze, attualmente in discussione alla Camera, che istituiscono il Consorzio e prevedono risorse per ristorare le attività danneggiate dei settori balneare, turistico-ricettivo ed ittico e per finanziare il ripopolamento della Laguna. Il decreto scade l’11 agosto e se sussiste la volontà politica di intervenire subito, i tempi per una terza lettura veloce al Senato ci sono ampiamente. Basta scuse”. E' quanto dichiara il capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio Marco Simiani.
“Parlo di volontà politica perché oggi la Camera approverà in tutta fretta una legge che stanzia oltre 4 milioni di euro per le celebrazioni del centenario Latina nel 2032. Se la destra ed il Governo Meloni velocizzano in questo modo un evento che si terrà tra otto anni possono sicuramente trovare le risorse per una emergenza attuale che rischia di mettere in ginocchio l’economia, l’occupazione e la stessa salute pubblica di interi territori”: conclude Marco Simiani
“Il governo rispondendo a una nostra interrogazione parlamentare ha confermato la volontà di intervenire sulla governance delle fondazioni lirico sinfoniche e di volerlo fare nella direzione di un radicale accentramento al ministero dei poteri di gestione e indirizzo. È una scelta gravissima che di fatto espropria i comuni della gestione dei teatri d'opera, la cui storia è da sempre indissolubilmente legate con quella delle città. È una scelta che nulla ha a che fare con l'obiettivo di migliorare la gestione dei teatri o di valorizzarne la funzione e il ruolo. Si tratta dell'ennesimo tentativo di occupare politicamente luoghi che dovrebbero essere autonomi e liberi.
Non è un caso che si tenti un blitz di questo tipo ad agosto e senza alcun confronto. Faremo di tutto per impedire questo ennesimo scempio” così in una nota il deputato democratico, componente della commissione cultura della camera, Matteo Orfini, commenta la risposta del sottosegretario Mazzi all’interrogazione sulle fondazioni liriche sinfoniche.
“Oggi apprendiamo da Repubblica che il ministero del Turismo avrebbe firmato un accordo con l’Aci: 20 milioni di euro per l’attivazione di “percorsi di formazione e riqualificazione del personale del settore turistico nonché iniziative per favorire l’inserimento nel mercato del lavoro”.
Una spesa che non trova né un senso né una qualsiasi giustificazione di tipo tecnico. Per non dire surreale appare una decisione, se confermata, davvero incomprensibile, considerando che i servizi che eroga l'ACI, nulla hanno a che fare con il turismo; nello specifico nulla hanno a che fare con l’accoglienza, con la promozione e con la commercializzazione del sistema Italia; un ente l’ACI che non ha neanche una specializzazione nel campo della formazione professionale turistica. Forse
Santanchè pensava di tenere tutto molto riservato invece dovrà spiegare come abbiamo chiesto in un’interrogazione parlamentare, come sia possibile quest’ennesimo progetto che non avendo nulla di plausibile dal punto di vista tecnico e di merito non lascia che far pensare a una sorta di “amichettismo“ verso l‘ente e la sua governance, il tutto con spesa pubblica ingiustificabile. Così in una nota Andrea Gnassi, deputato del Pd.
“Da oltre oltre due mesi la legge sulla gestione della Laguna di Orbetello, dopo un accurato lavoro bipartisan che ha portato ad un testo condiviso, è bloccata inspiegabilmente al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Chiediamo quindi al presidente della Commissione Ambiente Mauro Rotelli, alla maggioranza ed al Governo di sbloccare la situazione e accelerare l’iter per l’approvazione del provvedimento in sede Legislativa. Ulteriori ritardi, visto il contesto, non sono più ammissibili”: è quanto dichiara il capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio Marco Simiani.
“Nel mese di ottobre 2022 ho depositato la proposta di legge e soltanto nel mese di novembre 2023, dopo 13 mesi, il testo è stato calendarizzato. A gennaio 2024, insieme ad altri colleghi, è stato adottato il testo base successivamente emendato. Sono poi iniziate le consultazioni con i ministeri per poi perderne le tracce: chi parla oggi, soprattutto a livello territoriale, di ritardi o inadempienze dovrebbe rimanere in silenzio. Purtroppo le criticità della laguna di questi giorni fanno emergere la necessita di una nuova governance: è necessaria una gestione ordinaria che sia capace di realizzare opere di prevenzione e manutenzione; soltanto così sarà possibile intervenire con tempestività ed efficacia per far fronte ad eventi emergenziali come quelli attuali. Attraverso il consorzio infatti lo Stato, con il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, potrà garantire direttamente risorse economiche, strutturali e logistiche, fino ad oggi insufficienti per proteggere e valorizzare un ecosistema fragile e prezioso come quello della Laguna”: conclude Marco Simiani.
“Abodi sfiduciato, in fuga con la coda tra le gambe” Così il responsabile nazionale sport del Pd, il deputato democratico, Mauro Berruto, è intervenuto, con foga, alla Camera per stigmatizzare il cambio del parere all’ordine del giorno del Pd che chiedeva di avviare un intervento legislativo specifico per modificare gli statuti delle federazioni sportive nazionali, degli enti di promozione sportiva e delle discipline sportive associate, al fine di garantire, in merito al metodo elettorale delle stesse, una piena partecipazione democratica al voto attraverso il voto elettronico, il rispetto del principio dell'equilibrio di genere e della rappresentanza di under 36 nella governance e il limite massimo a tre mandati anche se non consecutivi per i presidenti di federazioni sportive, enti di promozione sportiva e discipline sportive associate.
“Dopo che il Min. Abodi ha dato, in presenza, un parere favorevole (con riformulazione da noi accettata) all’ordine del giorno del Pd – ha detto Berruto - il ministro ha evidentemente lasciato il parlamento per evitare di essere sfiduciato dalla ‘velina’ arrivata sui banchi del governo dal deputato di Forza Italia Barelli che, guarda caso, è presidente di una federazione sportiva al fine di far cambiare il parere al governo. Obiettivo, il loro, raggiunto: emendamento accantonato e poi parere modificato, comunicato con imbarazzo dalla sottosegretaria Siracusano.
È un fatto inaudito e grave, Abodi batta un colpo, peraltro la nostra richiesta è molto semplice ed è perfettamente coerente con quanto il ministro ha scritto, alcuni mesi fa, in una lettera inviata al Coni!”.
“Commissionare l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa è sbagliato nella forma e nella sostanza, nel merito e nel metodo: nella forma perché di fatto si commissaria l’Ente senza alcuna motivazione di tipo organizzativo o contabile, ma paradossalmente perché si ritiene affidabile tanto da prevedere per esso funzioni ulteriori e più dettagliate; nella sostanza perché gli attuali vertici stavano portando avanti un lavoro prezioso riconosciuto da tutti. Nel metodo perché è stato attuato con l’ennesimo colpo di mano della destra in un provvedimento omnibus e nel merito perché con la nuova governance i progetti portati avanti fino ad oggi per l’aggiornamento e la sperimentazione della didattica rischiano adesso di venire vanificati, così come viene messo a rischio il carattere di garanzia ed autorevolezza necessario per indirizzare la didattica e lo sviluppo del sistema scolastico italiano. Grazie al governo Meloni al posto di un Ente indipendente e guidato da rigorosi principi scientifici, seppur vigilato dal ministero dell’Istruzione, ci ritroviamo un ‘comitato di amici’ del ministro Valditara. La Scuola italiana non merita questo trattamento, ma attenzione e rispetto”.
Lo dichiarano la vicepresidente dei deputati Pd e la capogruppo dem in commissione Istruzione, Simona Bonafé e Irene Manzi, sui contenuti del Decreto Sport e Scuola in discussione alla Camera.
Sangiuliano e Borgonzoni ai ferri corti, a Cinecittà nomine figlie dell’amichettismo
“Le produzioni cinematografiche italiane sono ferme e quelle internazionali stanno virando altrove a causa della scelta del governo di definanziare la legge cinema e modificare le modalità di finanziamento con regole poco chiare che eliminano gli automatismi e politicizzano le scelte. L’imminente entrata in vigore del decreto tax credit determinerà inoltre un commissariamento politico dell’arte cinematografica, che dovrà sottostare alle richieste e capricci del ministro di turno per poter accedere ai finanziamenti: un passo indietro drammatico per l’industria audiovisiva italiana”. Così in una nota la capogruppo democratica nella commissione Cultura della Camera, Irene Manzi.
“Da quel che oggi evidenzia anche la stampa, al Collegio Romano - aggiunge la
democratica - è in corso un braccio di ferro senza precedenti tra Lega e Fratelli d’Italia, con la sottosegretaria Borgonzoni che fa di tutto per scippare definitivamente a Sangiuliano un settore a lui particolarmente ostile ma su cui vuole avere l’imprimatur. Anche Cinecittà è ormai trasformata in un territorio di spartizione dove amichettismo e vicinanza politica sembrano essere gli unici criteri per le nomine della nuova governance e delle figure manageriali interne”.
Governance Rai indichi i responsabili e sanzioni
“Cosa aspetta la governance Rai a sanzionare chi ha sostituito i fischi con gli applausi al ministro Sangiuliano? Un fatto gravissimo che non può certo passare come una nota di colore.
Il servizio pubblico ha ingannato i cittadini violando completamente il codice deontologico dei giornalisti. La Rai provveda immediatamente ad individuare i responsabili e quindi intervenga con sanzioni disciplinari. A questo punto chiederemo in Vigilanza di sapere la catena di comando e se ha avuto un ruolo lo stesso ministro che da alcune dichiarazioni apparse oggi sulla stampa sembrerebbe che abbia una abitudine a fare pressioni sui direttori”. Lo dichiarano i parlamentari Pd della commissione di Vigilanza sulla Rai.
“Il Pniec è uno degli strumenti più importanti per accompagnare il nostro sistema economico e produttivo verso la neutralità climatica e gli obiettivi europei del ‘Pronti per il 55’. La governance è l’elemento essenziale per la sua attuazione. Il nuovo Pniec, invece, che avrebbe dovuto essere presentato alla Commissione europea entro giugno dell’anno scorso, è stato pubblicato sul sito del Ministero in ritardo ed è stato elaborato e gestito senza la necessaria trasparenza, senza il coinvolgimento del Parlamento e senza rispettare il regolamento europeo sulla governance dell'Unione dell'energia, che prevede un dialogo.
“Le dimissioni dell’amministratore delegato di Cinecittà, Nicola Maccanico, creano molta preoccupazione sul futuro degli stabilimenti cinematografici di Cinecittà. I risultati della gestione Maccanico sono stati molto positivi e hanno segnato un rilancio e riposizionamento degli studios nel mercato dell’audiovisivo. Anche grazie all’approccio industriale e di mercato che è stato portato avanti in questi anni, molte produzioni internazionali sono tornate a girare in Italia. Non conosciamo le ragioni che hanno portato Maccanico a questa decisione, siamo in ogni caso preoccupati e seguiremo con attenzione l’evoluzione e le prossime modalità e le scelte del governo per la nomina della nuova governance di una delle aziende culturali più importanti del nostro paese. La competenza deve guidare ogni scelta: Sangiuliano metta da parte gli amichettismi e le scelte di partito che hanno segnato il suo operato sinora”. Così in una nota la capogruppo democratica nella commissione Cultura della Camera, Irene Manzi.
“Dopo mesi passati a riformare la governance per accentrare il controllo a Palazzo Chigi, perdendo di vista l'attuazione dei progetti e degli investimenti, la quarta rata, scaduta il 30 giugno, è stata pagata circa 6 mesi dopo la scadenza. Sulla quinta rata, relativa a progetti da realizzare entro il 31 dicembre 2023, il Governo ha ridotto gli obiettivi da raggiungere da 69 a 52 perché in ritardo sul cronoprogramma. Questo ha comportato una drastica riduzione delle risorse che scendono dai 18 miliardi inizialmente previsti a 10,5 miliardi per la scadenza di fine anno. Quindi in sostanza abbiamo perso circa 7 miliardi e mezzo poiché il governo è in ritardo sul cronoprogramma”. Lo dichiara Piero De Luca, della presidenza del gruppo Pd alla Camera.
“Ma non dobbiamo tralasciare il vero tema che riguarda il pnrr - prosegue Piero De Luca - che non sono solo i fondi in senso stretto ma tutti i ritardi accumulati sui progetti e i progetti importanti stralciati via come quelli su asili nido, ospedali di comunità, riqualificazione delle infrastrutture nelle periferie dei comuni. Non dimentichiamo, peraltro, che la spesa dei fondi del Pnrr è molto in ritardo e finora è stato messo a terra solo il 50% dei fondi assegnati e ci sono parecchi ministeri come il Mit di Salvini che addirittura ha speso solo il 15% dei fondi assegnati. Direi che non c’è proprio nulla da festeggiare per Fitto e Meloni ma ci sarebbe solo da chiedere scusa agli italiani”, conclude il dem Piero De Luca.
Mef non è in grado di quantificare impatti economici, immediato stop esame parlamentare
“Il ddl autonomia è incostituzionale perché viola l’articolo 81 della Costituzione che assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del bilancio dello Stato” così il parere negativo della commissione Bilancio della Camera presentato dal gruppo parlamentare del Pd alla vigilia della discussione in aula del provvedimento governativo promosso dal ministro Calderoli. “Il Mef ha chiaramente detto che non è in grado di quantificare gli impatti economici dell’autonomia differenziata – sottolineano i democratici – e questo sarebbe sufficiente a interrompere immediatamente l’esame del provvedimento. Ma i partiti di maggioranza non si fidano più di loro stessi e vanno avanti a colpi di strappi e forzature regolamentari che impediscono al parlamento di modificare un provvedimento che stravolge l’assetto delle istituzioni democratiche senza tener conto dell’incremento e delle duplicazioni dei costi che non vengono né quantificati né coperti”. Il parere firmato dai componenti democratici della V commissione di Montecitorio – Ubaldo Pagano, Maria Cecilia Guerra, Silvio Lai, Claudio Mancini e Silvia Roggiani – stigmatizza in particolare: la confusione e l’incertezza sulla determinazione dei Lep e sulle modalità e tempistiche di trasferimento delle funzioni alle regioni; l’incapacità del governo di quantificare i profili finanziari e di coordinamento della finanza pubblica; il mancato coinvolgimento del parlamento nella valutazione dei decreti attuativi; l’aderenza del percorso di autonomia differenziata con gli obiettivi del Pnrr che considera, quali milestone da conseguire a partire dal 2026, l’attuazione del federalismo fiscale regionale e provinciale; la partecipazione delle regioni alla politica fiscale nazionale e alle riforme conseguenti al processo di modifica del quadro della governance economica avviato dalle istituzioni dell’Unione europea; il meccanismo di aggiornamento della compartecipazione al finanziamento delle funzioni devolute; le modalità di ripartizione e attribuzione di personale, strutture e risorse finanziarie, a partire dalla scuola, con il concreto rischio di determinare diseconomie di scala e di scopo, e duplicazioni di costo. Per tutte queste ragioni, il Gruppo del partito democratico della Camera esprime parere negativo al provvedimento del governo e chiede la soppressione, ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione, degli articoli dal primo all’ultimo del testo.
"Il tema della governance europea tocca da vicino la vita dei nostri cittadini, perché si decide come utilizzare le risorse per servizi pubblici, ospedali, scuole, asili, infrastrutture fisiche o digitali.
Da quando siete al Governo i risultati sono disastrosi. State danneggiando e isolando il nostro Paese in Europa, rischiando di compromettere irreparabilmente il nostro futuro.
Quale credibilità potete avere se continuate a dialogare ed inveire contro l'Europa con i sovranisti ed estremisti di Vox, con Le Pen e con Orban? Quale credibilità potete avere con un Vice premier che come slogan delle elezioni europee chiede meno Europa?
Abbiamo bisogno di più Europa, non meno Europa, di rafforzare l'integrazione nelle politiche economiche e fiscali, non di risposte antistoriche con chiusure nazionali per problemi globali.
Ora, nel deserto di idee e risultati proviamo ad indicarvi una strada. La prima è continuare lungo la scia del Next Generation EU. Il PNRR non è un peso, ma è una grande opportunità per il Paese. Cancellate subito la norma folle che taglia i fondi ai Comuni virtuosi, impegnati maggiormente sui progetti del PNRR. Fermatevi!
Un ulteriore obiettivo dei prossimi anni è quello di promuovere sempre più appalti congiunti, politiche industriali integrate e programmi di investimento comuni, e la duplice transizione verde e digitale.
Infine, riteniamo fondamentale rafforzare lo strumento dell'European Peace Facility così come gli impegni per una difesa comune.
Abbiamo bisogno di un'Europa che sia sempre più autorevole a livello internazionale, in grado di esercitare un ruolo sempre maggiore in politica estera, anche e soprattutto come attore diplomatico di pace. Il tutto con un impegno comune: superare la regola anacronistica dell’unanimità in Consiglio.
Ecco l’Europa che vogliamo – e lo chiediamo in questa mozione – è un’Europa più integrata, più unita, più competitiva. Più verde, più sicura, più giusta. Più democratica. Un'Europa baluardo di coesione e solidarietà". Lo ha detto in Aula Piero De Luca, della presidenza del gruppo Pd alla Camera e capogruppo Pd in commissione Politiche Ue di Montecitorio.