“Il commissariamento di INDIRE, senza alcuna motivazione, se non di spoil system, e’ un attacco diretto e un danno irresponsabile alla scuola italiana. L’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa è da quasi 100 anni il punto di riferimento per la ricerca educativa in Italia. “La destra in Parlamento, dopo aver commissariato INPS e INAIL per sostituirne i vertici con persone politicamente gradite, sferra un attacco indegno anche all’ente che ha la delicatissima responsabilità di sostenere il miglioramento della scuola italiana. E’ un’azione infame - denuncia la deputata dell’ufficio di presidenza del gruppo PD a Montecitorio Sara Ferrari, insegnante, insieme alla capogruppo PD in commissione cultura Irene Manzi- con la quale il governo da un lato assegna a INDIRE nuovi compiti, dall’altra lo commissaria senza aver dato alcuna motivazione. E’ evidente- dichiarano le deputate che ieri in commissione con i colleghi dem hanno cercato di opporsi - che si tratta di una defenestrazione dell’attuale vertice, solo per sostituirlo con uno politicamente compiacente. E’ gravissimo che l’ansia da controllo politico-culturale della destra non risparmi nemmeno un pilastro laico e autonomo come deve essere la scuola italiana. Daremo battaglia per l’indipendenza dell’istruzione e dell’educazione dal condizionamento politico.”
Il blitz è fallito. Il tentativo del governo di approvare prima della pausa estiva il provvedimento Valditara per modificare il voto in condotta è fallito sommerso dai decreti dello stesso governo. Le opposizioni hanno avuto ragione nel contestare il calendario proposto nella riunione dei capigruppo. La scuola va trattata con tutte le attenzioni che richiede, è inaccettabile un esame sbrigativo dei provvedimenti che la riguardano. Quindi Valditara si dia pace e nell’attesa di reintrodurre il calamaio per decreto, trovi risorse per la scuola, non un parcheggio ma il luogo dove crescono i cittadini di domani.
Così in una nota Irene Manzi, capogruppo Pd in Commissione Istruzione alla Camera dei Deputati
“Questo disegno di legge arriva in Aula dopo molti mesi dalla sua approvazione al Senato senza che ci sia stata la possibilità per la Camera di poterlo modificare per correggere le storture e i limiti che con i nostri emendamenti abbiamo provato a segnalare. Questa è una riforma frettolosa, confusionaria, non adeguata rispetto agli obiettivi. Tra l'altro segnaliamo un fatto grave: il Ministero nei mesi scorsi ha inviato alle scuole una circolare per l'adesione ad una sperimentazione quadriennale, nonostante il parere negativo con motivati rilievi e osservazioni pronunciati dal consiglio superiore della pubblica istruzione e una discussione parlamentare appena agli esordi. Un'accelerazione incomprensibile che ha spinto il MiM ad avviare una sorta di sperimentazione della sperimentazione senza aspettare che il confronto parlamentare potesse arricchire e migliorare quel disegno di legge". Lo dichiara a Montecitorio la deputata dem Irene Manzi, Capogruppo in Commissione Cultura, durante la discussione sul disegno di legge per l'istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale della Scuola.
"Sono solo 171 gli istituti che hanno aderito a questa sperimentazione, peraltro in regioni con progettualità già avanzate. Si tratta di un dato sconfortante che dimostra la mancanza di chiarezza degli obiettivi e dei contenuti portati avanti dal governo. Il governo ha avuto troppa fretta, una fretta immotivata. Senza una visione di sistema si rischia di soffocare la scuola. Noi riteniamo che il percorso parlamentare avrebbe dovuto consentire di introdurre elementi migliorativi come la definizione di linee guida nazionali per l’attuazione della riforma così da creare un equilibrio con le regioni- già direttamente coinvolte, consentire un adeguamento dei curricola, trovare le risorse necessarie e garantire la formazione per il personale docente. Tutti elementi fondamentali per affrontare questo nuovo percorso sperimentale, in un dialogo proficuo ed efficace con il mondo della scuola", prosegue Manzi
"I rilievi pronunciati dal CSPI - conclude Manzi - e l'analisi delle sperimentazioni già realizzate avrebbero aiutato una riflessione supplementare e un ampio dibattito parlamentare. Ma come sempre il Ministro Valditara ha deciso di procedere senza ascoltare nessuno con il serio rischio di creare disparità tra le istituzioni scolastiche, impedire un serio ed efficace orientamento degli studenti e creare enormi problemi di gestione alle scuole. Il solito pasticcio".
Di fronte all’ennesimo brutale femminicidio, Manuela Pietrangeli e’ infatti già la quarantacinquesima donna uccisa in Italia quest’anno, falciata a fucilate da un uomo che aveva lasciato e già pregiudicato per violenza, le parlamentari del PD, Cecilia D'Elia, capogruppo in commissione istruzione del Senato, vicepresidente della commissione bicamerale femminicidio e violenza, la capogruppo nella stessa commissione Sara Ferrari e la capogruppo in commissione istruzione della Camera Irene Manzi, chiedono alla maggioranza di condividere la necessità di far partire finalmente i lavori sull’educazione alla parità e all’affettività, perché il confronto sulle proposte di legge, depositate da tempo, viene frenato dalla destra al governo. “Dobbiamo ingranare la marcia sulla prevenzione-dicono le dem- attraverso la cultura del rispetto delle differenze, che non possono diventare disuguaglianze o discriminazioni e la lotta agli stereotipi. Il governo deve garantire la massima diffusione della formazione delle operatrici e degli operatori, anche della giustizia - che grazie al PD è stata inserita nella legge sulle misure cautelari approvata lo scorso novembre - e alla quale, insieme alle altre opposizioni abbiamo scelto di destinare tutte le risorse a disposizione degli emendamenti in Aula sul bilancio 2024”.
“Segnatevi bene a mente questa data, 19 giugno 2024. La leggeremo nei libri di storia perché rappresenta la fine dell’Italia unità, una e indivisibile, che festeggiamo ogni anno il 17 marzo con la Festa dell’Unità nazionale e della Costituzione. Sarà questa la data per cui sarà ricordato il governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni che stanotte, nel corso di una maratona d’aula a colpi di maggioranza, ha sancito votato la legge sull’autonomia differenziata. Ma come abbiamo fatto in Parlamento adesso il nostro impegno si sposta in piazza e soprattutto nel referendum con cui, siamo certi, gli italiani voteranno NO a questa riforma che spacca in due l’Italia”. Lo dichiara il segretario regionale del PD Sicilia e deputato Dem alla Camera, Anthony Barbagallo.
Una legge – quella dell’autonomia differenziata – che vedrà una nazione a due velocità, con un Mezzogiorno impossibilitato a recuperare il gap con il Nord d’Italia.
“In tutti gli ambiti il Mezzogiorno e la Sicilia in particolare- prosegue - ne escono con le ossa rotte: meno servizi, meno sanità, meno istruzione, meno infrastrutture, meno trasporti pubblici. In Sicilia il mancato riordino della rete ospedaliera e della medicina del territorio, determinata dall’inadeguatezza del governo Schifani che strizza l’occhio ai privati, ha prodotto – aggiunge - una carenza cronica di personale medico e sanitario e l’incredibile numero di circa 800 mila siciliani che ogni anno rinunciano a curarsi o scelgono di farlo in altre realtà e nulla, a parte annunci e chiacchiere, è stato fatto per smaltire le lunghissime liste d’attesa Non va meglio con i trasporti: autostrade rattoppate, collegamenti interni disastrosi, treni che, ancora, si muovono ad una velocità da primi del Novecento; insomma servono più risorse per lenire le diseguaglianze ed invece il governo Meloni spacca in due il paese”.
"Anche oggi siamo costretti e sottolineo costretti a parlare dei rigurgiti di fascismo che ormai neanche si nascondono più nei meandri dei partiti di destra di questo Paese, quelli che governano.
Questa volta è il portavoce del ministro Lollobrigida che non solo aveva rapporti con un noto trafficante di droga, ma intratteneva con lui conversazioni piuttosto amichevoli in cui esaltava i terroristi neri responsabili delle peggiori stragi della storia contemporanea italiana, auspicava la distruzione di tutte le chiese e usava frasi inequivocabilmente antisemite offendendo pesantemente anche Gad Lerner, a cui va la mia solidarietà.
Possiamo anche credere che il ministro non sapesse di quelle frasi, ma di certo sapeva chi è l'uomo che ha scelto come portavoce, qual è la sua storia politica e familiare. Del resto è quello il loro retroterra culturale dal quale, nei fatti, non hanno mai preso davvero le distanze.
E non basta l'autosospensione: Lollobrigida deve pretenderne le dimissioni.
Lo stesso retroterra che ha portato all'emissione di un francobollo dedicato a Italo Foschi, squadrista fascista, repubblichino e tra i responsabili della persecuzione degli ebrei in Veneto.
Solo pochi giorni fa celebravamo Matteotti e oggi si emette un francobollo che esalta un personaggio simile?
Noi faremmo volentieri a meno di parlare di fascismo ogni giorno, ma non possiamo certo fare spallucce davanti a fatti di questa gravità che tentano di sdoganare i peggiori rappresentanti del regime fascista e i loro eredi. Noi abbiamo il dovere di reagire con forza di fronte a questo tentativo di riabilitare personaggi che durante il ventennio mussoliniano si sono macchiati di crimini. Un'operazione pericolosissima che mette a rischio la natura profonda della nostra Repubblica che è, appunto, antifascista". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“La competizione Vannacci-Fdi sta generando dei mostri. La presidente Meloni prenda immediatamente le distanze e condanni le parole dell'assessore regionale veneto all'istruzione e al lavoro, Elena Donazzan, candidata nella lista di Fdi alle prossime Europee insieme alla presidente del consiglio dei ministri. È allucinante che chi sta governando del nostro paese si affianchi a persone che pronunciano frasi razziste e xenofobe che sembrano provenire dal medioevo” così la deputata democratica, Ouidad Bakkali. “E poi – prosegue la democratica - qualcuno faccia rinsavire Donazzan e le spieghi in che secolo viviamo e che siamo uno stato laico e che tutela le minoranze, che siamo una Repubblica che nella Costituzione richiama al principio di non discriminazione. Quanto afferma è fuori da ogni limite, è una violenza contro le minoranze, un'offesa a migliaia di famiglie e di coppie, alla comunità musulmana in Italia, a tutti i cittadini con background culturali diversi e alle istituzioni che Donazzan dovrebbe rappresentare e da cui, per coerenza, dovrebbe dimettersi”.
"Nella prima Giornata delle bambine e dei bambini Papa Francesco ha mandato un messaggio di speranza e di pace che rappresenta un dovere per tutti noi accogliere. Dobbiamo mettere al centro delle politiche le esigenze dei minori, i loro diritti, e contrastare i divari territoriali ancora drammaticamente presenti nel nostro Paese nell'accesso all'istruzione. Il loro futuro dipende dalla capacità della classe politica di costruire una società aperta, inclusiva e sostenibile". Lo afferma la deputata Michela Di Biase, capogruppo del Partito Democratico in bicamerale Infanzia e Adolescenza.
"Le parole del Ministro Valditara sono gravissime, confondono l'autorità con l'autorevolezza e mostrano il vero volto repressivo di questo Governo. La scuola è il luogo dell'inclusione e del dialogo, questo Governo vuole smantellare un modello unico in Europa, la scuola pubblica e la sua autonomia. Il Ministro in questi mesi si è distinto per prese di posizione fuori luogo: prima si è scagliato contro le proteste degli studenti, poi è arrivato ad inseguire Salvini sulla separazione in classi degli studenti stranieri. Adesso afferma di volere una scuola fondata sull'autorità, in piena continuità con la proposta di legge che scambia il merito con la condotta. Il primo compito del sistema di istruzione è la formazione degli studenti come cittadini responsabili. Ecco perché non si può rimanere in silenzio davanti alle parole del Ministro Valditara, che ogni giorno inventa un nuovo reato e replica un modello punitivo e repressivo per la scuola pubblica".
Lo afferma in una nota la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase, capogruppo Pd in bicamerale Infanzia e Adolescenza.
"Le indicazioni nazionali relative al primo e secondo ciclo di istruzione rappresentano un documento fondamentale per la scuola italiana, alla base di una proposta educativa all'avanguardia, che valorizza il ruolo della scuola come contesto di promozione ed esercizio di cittadinanza attiva. Per questo motivo abbiamo chiesto oggi in Commissione chiarimenti al ministro dell’istruzione in ordine alle notizie riportate dalla stampa nei giorni scorsi relative alla nomina di una commissione incaricata di riformare quel documento.
Avremmo voluto conoscerne le motivazioni, i compiti assegnati ad una commissione con una composizione parziale, le modalità di coinvolgimento dell’intero mondo della scuola". Questa è la sintesi dell'interrogazione presentata dal gruppo Pd alla Camera a prima firma Irene Manzi in Commissione Cultura al ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara.
“Eppure di fronte alle nostre richieste il ministero ha fornito informazioni generiche e non esaustive, senza dare elementi in merito alle scelte compiute. Solo un generico rinvio al ripristino della centralità dei saperi e della loro forza educativa. Un po’ poco riteniamo per una scelta, presa senza una ponderata e articolata valutazione sul contenuto delle attuali Linee guida, che rischia di colpire al cuore il valore della scuola dell’autonomia”.
Manzi: Manca trasparenza, Ministero renda pubblici i dati
“Il ministro Valditara riferisca in parlamento sullo stato di attuazione degli investimenti Pnrr. Abbiamo presentato un’interrogazione parlamentare perché vi sia massima trasparenza e perché i dati relativi allo stato di avanzamento dei singoli progetti siano pubblicati e aggiornati in tempo reale sul sito istituzionale del ministero” così la capogruppo democratica nella commissione Cultura della Camera, Irene Manzi, che sottolinea “in merito all’attuazione del PNRR, i dati positivi lasciati dai precedenti Governi, risultano dilapidati a causa delle incertezze dell’esecutivo in carica e i vaghi annunci circa l’”impossibilità” di raggiungere gli obiettivi entro il 2026, “spostamenti” di opere sulle altre fonti di finanziamento e “smantellamenti”, cui non è seguito nessun atto concreto. Come attestato oggi dalla Fondazione Agnelli con Astrid le spese effettivamente sostenute con le risorse PNRR per tutte le misure relative all’istruzione è circa il 17% degli stanziamenti, un tasso di avanzamento inferiore all’insieme del PNRR. E’ un dato preoccupante unito anche alla scarsa ed insufficiente informazione e trasparenza dello stato di avanzamento dei progetti su cui chiediamo al ministero di fare chiarezza .”.
Senza decontribuzione economia meridionale a picco
“Una misura che dal 2021 aiuta tutte le imprese del Mezzogiorno a crescere e creare occupazione muore con Raffaele Fitto. ‘Decontribuzione Sud’ finisce il 30 giugno di quest’anno, senza preavviso e senza nemmeno offrire agli imprenditori strumenti alternativi. Un altro tassello del grande mosaico di distruzione dell’economia meridionale”.
Così Ubaldo Pagano, deputato pugliese e capogruppo Pd in commissione Bilancio.
“Al netto delle misure raffazzonate dell’ultimo decreto - aggiunge - il Sud Italia perde altri 3,3 miliardi di euro all’anno di risorse pubbliche. Dopo i 3,7 miliardi levati alla perequazione infrastrutturale, si elimina una misura che finora aveva consentito alle aziende meridionali di compensare quegli enormi divari col resto del Paese che pesano come macigni sulla competitività. Se il ministro continua così - conclude - del Mezzogiorno resterà solo cenere alla fine del suo mandato”.
“Siamo contrari a questo testo sull’autonomia differenziata. Intanto di 2400 emendamenti ne sono stati discussi e votati solo 70, meno del 3 per cento. Ma nel merito assistiamo al ruolo del parlamento e della sua funzione legislativa completamente svuotata dal centralismo sia del governo nazionale che di quello regionale. E ancora la determinazione dei Lep, il regionalismo competitivo, l’istruzione parcellizzata, il fatto di aver usato una legge ordinaria e non di rango costituzionale per trattare questo provvedimento sono tutti segnali che sappiamo porteranno ad una sempre maggiore diseguaglianza fra il Nord e il Sud, fra regioni più avanzate e regioni meno. Non si rispettano nemmeno i dettati del Pnrr, che dovrebbero colmare le diseguaglianze con il Mezzogiorno e le aree interne ma quelle risorse vengono spostate da un’altra parte. Questa riforma ricalca pedissequamente quanto già dichiarato dal ministro Calderoli nel lontano 1994 quando scrisse in un suo libro dal titolo evocativo «Mutate Mutanda» che sarebbe venuto a Roma per distruggere il SSN, e quando qualche tempo dopo dichiarò che l’Italia è come un corpo in cancrena, bisogna tagliare le parti malate, in alto, all’altezza di Pesaro. Ebbene così come il ministro Calderoli dimostra la sua coerenza politica, il Pd esprime tutto il suo disprezzo per la narrazione costruita. Sono 30 anni che la Lega sostituisce la questione settentrionale a quella meridionale.
Infine, la maggioranza abbia rispetto e memoria della loro storia e non dimentichi le parole di Giorgio Almirante, quando nelle sedute del 26-27 gennaio del 1970 disse che se le regioni fossero diventate luoghi di legislazione e di spesa politicizzata, il debito pubblico sarebbe scoppiato. Il debito esplose a partire dal 1975 e 50 anni dopo, probabilmente la storia gli ha dato ragione”.
Lo ha detto in Aula Toni Ricciardi, vicepresidente del gruppo PD alla Camera, relatore di minoranza sull’Autonomia differenziata.