Ora il rilancio dell’intera area del Casone
“L’accordo tra Nuova Solmine e Venator Italia per l’acquisizione dello stabilimento di Scarlino (Grosseto) è una vittoria per tutto il territorio e rappresenta finalmente un segnale positivo per il futuro di un’impresa storica e per i lavoratori coinvolti. Questo sito, unico in Italia nella produzione di biossido di titanio, ha un valore strategico non solo a livello locale ma per l’intero comparto industriale nazionale. Con questa operazione si va inoltre delineando la nascita di un gruppo chimico destinato a diventare tra i più significativi del paese, con importanti ricadute sulla competitività dell’intero settore: lo dichiara il capogruppo Pd in Commissione Ambiente della Camera, presente oggi all’incontro sulla vertenza aziendale presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
“Siamo fiduciosi che con il supporto delle istituzioni la procedura di acquisizione possa essere accompagnata da un serio piano industriale, trasparente e sostenibile, capace di garantire l’occupazione, tutelare l’indotto e offrire concrete prospettive di rilancio. Entro tre mesi tutti i lavoratori saranno reinseriti. Il territorio e le famiglie non sono stati lasciati soli in questa fase di incertezza. Ora è fondamentale che il grande lavoro svolto, frutto della collaborazione tra sindacati, aziende, associazioni e istituzioni, prosegua e si traduca in un accordo di programma in grado di rafforzare le connessioni infrastrutturali, migliorare i livelli ambientali delle imprese e aumentare le opportunità occupazionali dell’intera area del Casone”: conclude.
"Oggi si è raggiunto davvero un grande successo: la nuova società ha riassunto tutte le lavoratrici e I lavoratori de La Perla. Un risultato straordinario, di fronte ad una vertenza davvero molto difficile. Vince la tenacia delle lavoratrici e dei lavoratori e delle loro rappresentanti sindacali ed il lavoro comune di tutte le istituzioni. Sono contento di avere dato il mio contributo con diverse iniziative parlamentari". Così Andrea De Maria, deputato PD.
“Grazie a Nicola Zingaretti e Pierfrancesco Maran per l’occasione di condividere i risultati del lavoro che stiamo portando avanti anche alla Camera dei Deputati per rendere l’Italia protagonista e non solo spettatore pagante della rivoluzione della guida autonoma. Senza scelte e investimenti che ci consentano di costruire al più presto campioni europei in grado di sviluppare progetti su larga scala in questo settore cruciale per il futuro della mobilità, della sicurezza, del lavoro e delle politiche industriali l’Italia e l’Europa saranno condannati alla totale dipendenza dai colossi che negli Stati Uniti e in Cina stanno facendo passi da gigante. Dopo l’iniziativa avviata a Milano lo scorso giugno e la sottoscrizione dell’appello firmato da oltre 60 sindaci la scorsa settimana è arrivato un segnale importante e unitario anche dal Parlamento con l’approvazione all’unanimità di 4 risoluzioni di differenti forze politiche di maggioranza e opposizioni. Come partito democratico ci siamo battuti perché al fianco degli impegni condivisi per la modifica degli aspetti anacronistici del codice della strada e la costruzione del “Piano nazionale” in linea con gli orientamenti europei insieme alle imprese del settore tecnologico, della mobilità collettiva e dell’automotive vengano subito coinvolti anche tutti i sindacati comparativamente più rappresentativi delle lavoratrici e lavoratori in tutti gli ambiti coinvolti dalle possibili applicazioni della guida autonoma per orientare
l’evoluzione di questa tecnologia nell’orizzonte della valorizzazione del fattore umano in tutte le fasi dei nuovi processi e della
salvaguardia dei posti di lavoro. Adesso chiediamo al Governo di dare seguito al più presto a tutti questi impegni fondamentali: L’Italia deve essere locomotiva delle scelte necessarie a garantire che le innovazioni nella mobilità e nella logistica restino sempre al servizio delle persone, ma per farlo non possiamo limitarci ad aprire la porta per comprare da altri le tecnologie dobbiamo costruire in Europa un mercato unico che abbia le dimensioni e la forza per indirizzarne lo sviluppo”
Dichiara Andrea Casu Deputato Pd e Vice Presidente della Commissione Trasporti intervenendo a Roma all’iniziativa “Guida autonoma: capire per guidare dall’Italia il futuro”
“Condanno con fermezza il grave atto intimidatorio messo in atto oggi da attivisti pro-Pal contro la redazione de La Stampa. La libertà di stampa è un pilastro della democrazia e nessuna causa giustifica la violenza o la pressione contro il lavoro libero dei giornalisti. Esprimo la mia piena vicinanza al direttore, ai giornalisti e a tutta la redazione, auspicando che venga garantita piena tutela a chi ogni giorno svolge il proprio lavoro con responsabilità e indipendenza”.
Così la vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera, Simona Bonafè.
«L’urgenza votata dalla maggioranza sulla legge annuale per le Pmi non è una scelta tecnica: è un modo per blindare una norma sbagliata, che introduce di fatto uno scudo per le imprese capofila della moda. E questo, per un territorio come Prato, è un segnale pericolosissimo. Significa indebolire i controlli sulla filiera, alimentare concorrenza sleale e mettere a rischio proprio quel fronte della legalità che qui combattiamo ogni giorno.»
«Le opposizioni hanno votato contro non per rallentare i lavori, ma per impedire che la fretta diventi la scorciatoia per chi vuole sottrarsi alle responsabilità. In questi anni la magistratura ha già documentato casi di sfruttamento e caporalato in filiere opache. Dare una copertura normativa alle capofila significa dimezzare la capacità di controllo e penalizzare chi a Prato lavora onestamente, investendo nella qualità e nella trasparenza.»
«La destra si riempie la bocca di ordine e legalità, ma poi approva norme che rischiano di normalizzare pratiche illegali nei distretti produttivi. Prato non può essere il terreno di sperimentazione di un modello che premia i furbi e colpisce i migliori. Continueremo a opporci con forza, per difendere il lavoro vero, la concorrenza sana e la dignità del distretto.» Così una nota del deputato democratico, Marco Furfaro.
“Oggi alla Camera è andato in scena l’ennesimo atto di una maggioranza che, dopo oltre duecento voti in aula, continua a blindare un provvedimento che non semplifica, ma complica la vita dei cittadini, delle imprese e delle amministrazioni locali.” Così il deputato democratico Andrea Casu è intervenuto in dichiarazione di sul disegno di legge in materia di semplificazione. Casu ha denunciato l’assenza totale di ascolto da parte del Governo: “Non avete raccolto le preoccupazioni delle lavoratrici e dei lavoratori, dei professionisti, dei sindaci, delle imprese. Non avete accolto nemmeno le richieste dell’Anci. Avete scelto di trasformare un provvedimento tecnico in un contenitore di norme inserite all’ultimo momento, con interventi scollegati e privi di visione.” Secondo il deputato, il Governo ha costruito “uno specchietto per le allodole”, una riforma che si presenta come semplificazione ma contiene norme caotiche che rischiano di generare nuovo contenzioso: dalle norme per la gestione del suolo pubblico, al silenzio assenso per le costruzioni nelle aree a rischio idrogeologico, dalla riforma dell’ACI agli interventi sulle successioni. “Il Parlamento dovrebbe essere il luogo del confronto trasparente, non un passaggio al buio per ratificare testi scritti da pochi e imposti a tutti.” “L’Italia ha bisogno di norme chiare, condivise, scritte alla luce del sole, che permettano a tutti di muoversi e lavorare con certezza. Invece state costruendo un sistema che concentra potere, divide il Paese e scarica su cittadini e amministrazioni responsabilità impossibili” ha concluso Casu. “Che si tratti di semplificazioni o manovra di bilancio l’obiettivo del Governo è sempre lo stesso calpestare altri poteri e enti locali per promettere a ciascuno qualcosa in più, a costi insostenibili per l’intera comunità. L’unico obiettivo è dire agli italiani: adesso il potere ce l’abbiamo noi, la tua vita, il tuo lavoro, le scelte che condizionano la tua esistenza, dipendono da Giorgia Meloni che evidentemente ha letto il Signore degli anelli ma non ne ha capito il messaggio: perché mettere tutti i poteri nella stessa mano è sempre un errore, questo ci insegna Tolkien”.
“Si conferma che il Ministero delle infrastrutture è al lavoro per valutare le più opportune iniziative per il corretto affidamento della concessione in corso”. Termina così, con la più standardizzata delle frasi di circostanza, la risposta al Question Time del Ministro Salvini all’interrogazione sull’affidamento in concessione dell’autostrada A22 presentata dal Partito Democratico. A prima firma della deputata Sara Ferrari, l’interrogazione è stata illustrata oggi in Commissione Ambiente dall’esponente democratica Antonella Forattini. “Tutti gli interrogativi che abbiamo sollevato rimangono senza risposta. Il bando di gara è sospeso fino al 30 novembre e il Ministero ancora non è in grado di fornire indicazioni su come intenda colmare i rilievi avanzati dalla Commissione Europea, che l’8 ottobre scorso ha inviato una lettera di costituzione di messa in mora all’Italia per violazione dei principi di parità di trattamento e non discriminazione in materia di appalti pubblici. La contestazione riguarda l’articolo del bando che prevede il diritto di prelazione da parte del proponente del progetto di partenariato pubblico privato da 9,2 mld, posto a base di gara. L’impianto del bando risulta pertanto indebolito dai rilievi mossi dalle autorità europee e il tempo per rispondere alla Commissione sta scadendo. Si profilano gravissime ricadute per gli enti coinvolti, i territori interessati e i circa 1000 lavoratori della società. Il 30 novembre è alle porte e il Ministro Salvini sta ancora valutando, evidenziando una sconcertante superficialità nella gestione di una partita delicatissima”.
“Esprimiamo la nostra ferma contrarietà alla modifica prevista dall’articolo 47 del DDL Semplificazioni, che estende da 20 a 70 anni la durata dei diritti sulle cosiddette fotografie semplici. Una scelta che riteniamo sproporzionata, ingiustificata e potenzialmente dannosa per l’accesso alla conoscenza, la tutela del patrimonio culturale e il lavoro degli operatori del settore.
Le fotografie semplici hanno da sempre una funzione documentaria: raccontano fatti, luoghi, contesti sociali e storici. Prolungare il vincolo di esclusiva fino a 70 anni significherebbe bloccare per decenni la libera circolazione di immagini fondamentali per archivi, biblioteche, musei, istituti di ricerca ed editori.
Un’estensione così ampia rischia inoltre di generare contenziosi, complicare i progetti di digitalizzazione e appesantire gli oneri amministrativi senza offrire un reale beneficio al sistema culturale nazionale.
Riconosciamo il valore del lavoro dei fotografi e la necessità di una tutela adeguata, ma questa proposta non garantisce un equilibrio corretto tra diritti degli autori e interesse pubblico. Al contrario, rischia di accentuare le disparità e di limitare la libera fruizione del patrimonio visivo, soprattutto quello di interesse storico e sociale.
Riteniamo che sarebbe stato necessario avviare un confronto ampio e qualificato con istituzioni culturali, professionisti, giuristi ed enti di settore, al fine di costruire una disciplina moderna, proporzionata e rispettosa della funzione pubblica e documentale delle immagini fotografiche. Gli stessi avrebbero chiesto di ritirare o di rivedere profondamente questa norma”.
Così la deputata democratica, componente della commissione cultura della camera, Giovanna Iacono.
“Ho ascoltato la ministra Calderone ma dissento. Ciò che serve ora sono i controlli e non degli interventi che rischiano solo di essere dichiarazioni di intenti. Le inchieste che si susseguono nel settore della moda sulle condizioni vergognose di lavoro e sulle indagini per caporalato ci danno un’immagine chiara: non è questo il momento per avviare la filiera certificata, con cui le aziende possono essere escluse da controlli sulla sicurezza e la salute con certificazioni di enti privati, pagati per effettuarli”
Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico e Presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, a margine del Question Time sulla filiera della moda.
“Sarebbe, invece, il momento di aumentare i controlli e l’attenzione su quel settore per difendere i diritti e le tutele di lavoratori e lavoratrici che, soprattutto nella catena di appalti e subappalti, si trovano in condizioni disumane, con condizioni salariali e di sfruttamento fuori dalla realtà - prosegue la deputata dem - Non solo: da difendere ci sono anche le imprese serie, che rispettano le regole e che seguono le indicazioni, dalla concorrenza sleale”.
“Al Governo chiedo, da parlamentare e da presidente della Commissione, un atto di responsabilità: c’è in gioco la salute e la sicurezza di migliaia di lavoratori e lavoratrici” conclude Gribaudo.
“Denunciamo l’allarme contenuto nel Rapporto Confindustria sulla tenuta del sistema produttivo italiano. Il documento fotografa con chiarezza una realtà che denunciamo da tempo: la manifattura italiana ha grandi potenzialità, ma continua a essere frenata da fragilità strutturali e da una totale assenza di visione da parte del governo”. Così i deputati dem Alberto Pandolfo, capogruppo in commissione Attività produttive e Vinicio Peluffo, vicepresidente della stessa commissione.
Secondo gli esponenti Pd, “produttività stagnante, investimenti insufficienti, ritardi nella transizione energetica e digitale” compongono un quadro particolarmente preoccupante. Un elemento, evidenziano, emerge con forza: “le imprese italiane continuano a pagare l’energia più cara d’Europa, con un differenziale di costo che penalizza manifattura, distretti energivori e filiere ad alta intensità produttiva”. Nonostante il riassestamento dei mercati europei, spiegano, “per molte realtà industriali il prezzo dell’energia resta più alto rispetto ai competitor tedeschi e francesi, comprimendo margini, competitività e capacità d’investimento”. A ciò si aggiungono, “non solo i salari italiani, tra i più bassi in Europa in termini reali, che non crescono da oltre un decennio, con rischi per domanda interna, qualità del lavoro e capacità delle imprese di attrarre competenze ma anche l’esaurimento delle misure Transizione 4.0 e 5.0 e la gestione improvvisata degli incentivi, che ha messo in difficoltà migliaia di imprese, soprattutto PMI”.
“Il Paese – concludono Pandolfo e Peluffo - non può andare avanti a colpi di annunci e stop improvvisi. Servono stabilità, programmazione e strumenti efficaci per sostenere innovazione, filiere strategiche ed energia competitiva. E’ in questo momento di difficoltà che il governo deve assumersi la responsabilità di una politica industriale all’altezza delle sfide globali. Senza una strategia seria, a pagare rischiano di essere i lavoratori, distretti e intere filiere del Made in Italy”.
“Ministra Calderone, fermi la norma volta a riconoscere una sorta di 'scudo' nei confronti delle proprie responsabilità per le imprese committenti nel settore della moda. La norma, approvata al Senato è ora all'esame della Camera. La fermi perché è in suo potere bloccare una norma che deresponsabilizza rispetto a un sistema di caporalato e di condizioni di sfruttamento inaccettabili”. Lo dichiara la deputata e responsabile Lavoro del Pd, Maria Cecilia Guerra in replica alla ministra Calderone durante il Question Time alla Camera.
“Il Pd – sottolinea la parlamentare - non è certo contrario alla certificazione della filiera, ma non vuole che questo strumento diventi esimente rispetto alla responsabilità delle capo filiera. Già la normativa attuale permette come esimente la predisposizione di un idoneo modello organizzativo gestionale volto a prevenire illegalità, fra cui il caporalato, ma quando questo modello ha delle falle, perché non ci sono state messe le risorse necessarie, le ispezioni sono carenti o il personale non è competente, l'impresa capofila ne risponde. Lo stesso deve avvenire anche qualora quel modello, inidoneo, sia stato certificato da un soggetto terzo, scelto e pagato, ricordo, dall'impresa stessa”.
“Nel settore della moda abbiamo spesso il caso di una società capofila che affida commesse a fornitori non in grado di svolgerle perché non hanno né personale, né strutture. I fornitori diventano a loro volta i capofila di subappalti che sfuggono alla legalità, ricorrendo al caporalato, eludono i controlli e praticano il dumping contrattuale. Siamo davanti a sfruttamenti indegni, per orari di lavoro e condizioni di sicurezza, che vanno contrastati con forza. Per rompere questo sistema l'ultima cosa da fare è escludere da ogni responsabilità l'impresa capofila. Ministra, fermi quella norma, non la vogliono i sindacati, non la vogliono le piccole imprese che lavorano nelle filiere rispettando le norme e i contratti, non la vuole la società civile”, conclude Guerra.
La violenza contro le donne continua a essere un’emergenza: nei primi mesi del 2025, sulla base dei dati di alcune associazioni, si contano 70 femminicidi. Numeri che ci ricordano quanto sia urgente intervenire, oltreche' con modifiche del codice penale, con un cambiamento profondo della nostra cultura.
Il Parlamento, oltre ad aver definito giuridicamente il femminicidio, ha compiuto un passo storico con il voto unanime che inserisce finalmente nel nostro ordinamento il principio che senza consenso è stupro.
Una legge attesa, che mette al centro la volontà della donna e allinea l’Italia alla Convenzione di Istanbul, evitando che nei processi si giudichino ancora comportamento, abbigliamento o resistenza delle vittime.
È un risultato frutto di un lavoro condiviso e trasversale, che oggi rappresenta un punto fermo. Ma non basta. Per prevenire davvero la violenza servono educazione sessuo-affettiva, formazione degli operatori e sostegno concreto alle vittime. Educare non è un’opzione: è la condizione per costruire una società più giusta e la cultura del rispetto.
“Nel voto di ieri c'è anche un pezzo di Toscana. La vittoria del Pd e l'affermazione forte del campo progressista portano con sé il lavoro, l'impegno e la visione della nostra regione. Alla Toscana, al nostro Partito democratico e alla nostra coalizione si deve un pezzo fondamentale della costruzione di quell'alleanza larga che ha permesso di vincere in Puglia e Campania. Ricordo la fatica, la pazienza, la perseveranza nel costruire questa opzione anche qui da noi: l’impegno del Pd Toscana in stretto collegamento con il nazionale, la volontà delle altre forze politiche di credere in questo progetto, il lavoro del presidente Giani in questa direzione. In certi momenti, molti ci guardavano come allucinati, come marziani. Oggi si capisce che eravamo terrestri con una visione ancorata alla concretezza.
Oggi il Pd e il campo progressista escono più forti nelle regioni che torniamo a governare, con una prospettiva vera e realistica: essere competitivi per le politiche del 2027 e per le amministrative del prossimo anno. È stata premiata la politica che parla di proposte, contenuti, idee. La politica che sta vicina ai problemi delle persone. Quanto più siamo davvero prossimi alle persone - e non occupati in discorsi politicisti - tanto più il Pd e il centrosinistra vengono premiati. Siamo contenti, soddisfatti, pronti a continuare questo percorso”. Così il segretario del Pd Toscana Emiliano Fossi.
“Sono dalla parte degli ispettori e le ispettrici del lavoro, che oggi sono scesi in piazza in tutta Italia e soprattutto sotto al Ministero del Lavoro. L’INL è un ente fondamentale per la prevenzione e la cultura della sicurezza sul lavoro, occorre preservarlo e garantire tutele e diritti a chi svolge un compito così importante”.
Così Chiara Gribaudo, presidente della Commissione d’Inchiesta sulle condizioni di lavoro.
“Quello che chiedono è prima di tutto rispetto della figura professionale, troppo spesso dimenticata nonostante i solenni annunci fatti dal Governo dopo gravi infortuni sul lavoro, a cui non seguono mai azioni concrete per potenziare e rendere funzionale l’ente - prosegue Gribaudo - Sappiamo che ci sono addirittura difficoltà a coprire i posti messi a bando, segnale che indica come alle competenze, professionalità e responsabilità di queste lavoratrici e lavoratori non corrisponda un sufficiente riconoscimento”.
“Modernizzazione della struttura informatica, forme di welfare aziendale, trattamento economico adeguato, superamento della logica svilente dei numeri nelle attività di vigilanza per tornare ad un approccio più incentrato sulla qualità: ci chiedono un intervento immediato, che potrebbe essere inserito nel Decreto Sicurezza sul Lavoro, che così com’è è insufficiente per contrastare nel concreto le morti e gli infortuni” conclude Gribaudo.
Sala stampa della Camera dei deputati, martedì 25 novembre – ore 13:00
Si terrà oggi, 25 novembre, alle ore 13:00, presso la Sala stampa della Camera dei deputati, la conferenza stampa di presentazione del Corteo Nazionale NO PONTE in programma a Messina il 29 novembre.
L’iniziativa è promossa da un fronte ampio e trasversale: oltre 80 associazioni, comitati, partiti e movimenti che negli anni hanno espresso un impegno costante contro il progetto del Ponte sullo Stretto e per un modello di sviluppo reale, sostenibile e fondato sui bisogni dei territori. Durante la conferenza stampa saranno illustrati i contenuti politici della mobilitazione, alla luce anche dei recenti rilievi e dinieghi della Corte dei Conti, che hanno messo in evidenza criticità rilevanti del progetto:
* assenza di coperture finanziarie certe,
* rischi di squilibrio nella spesa pubblica,
* elementi progettuali non definiti o incoerenti,
* timori fondati sui potenziali impatti economici, ambientali e sociali,
* incertezza sui tempi, sulla sicurezza e sulla governance dell’opera.
Si tratta di osservazioni che confermano quanto comitati, cittadini ed esperti denunciano da anni: il Ponte non è una priorità, non è una soluzione ai problemi strutturali del Sud e rischia di assorbire risorse fondamentali per infrastrutture realmente necessarie – dalla messa in sicurezza del territorio al trasporto pubblico, dai collegamenti ferroviari alla manutenzione ordinaria e straordinaria.
Il corteo del 29 novembre sarà dunque una grande manifestazione nazionale, aperta a tutti e tutte, per ribadire una visione alternativa: sviluppo, lavoro, mobilità, tutela dell’ambiente e sicurezza del territorio non si costruiscono con mega-opere irrealistiche, ma con investimenti concreti, verificabili e sostenibili.