“Faccio i miei migliori auguri di pronta guarigione al Ministro Crosetto operato oggi a Roma. Mi auguro che rapidamente torni a fare il suo lavoro in un rapporto costruttivo tra maggioranza e opposizione” così il deputato democratico Arturo Scotto.
“Si conclude una battaglia che ho portato avanti da quasi tre anni - quella del rilascio della Carta d’Identità Elettronica (Cie) per gli iscritti all’Aire presso i comuni in Italia. Oggi infatti gli iscritti Aire presso le anagrafi in Italia possono ricevere solo la versione cartacea della carta d’identità, ma è impedito loro di richiedere la Cie, se non presso i consolati che hanno generalmente lunghe liste di attesa”.
Così Christian Di Sanzo, deputato democratico eletto all’estero nella Ripartizione Nord e Centro America.
“Non appena eletto nel 2022 - ha aggiunto - avevo interrogato il ministero a riguardo, perché si trattava solo di risolvere alcuni ostacoli tecnici che non avevano senso di esistere, ma il governo era stato sordo alle nostre richieste fino ad oggi. Nel Dl Servizi consolari, in discussione in questi giorni alla Camera, grazie al lavoro fatto insieme al collega Toni Ricciardi, abbiamo inserito due emendamenti del Partito Democratico sul tema, uno a mia prima firma e uno a prima firma Ricciardi che sono stati approvati all’unanimità. Questi permetteranno finalmente anche agli iscritti all’Aire di chiedere la Carta d’identità elettronica quando si trovano in Italia, liberando i consolati da un peso, e permettendo ai cittadini italiani residenti all’estero di richiedere un documento di identità quando si trovano in Italia, permettendo loro di accedere anche a tutti i servizi digitali della pubblica amministrazione tramite la Cie. Si tratta - ha concluso - una grande conquista che va a semplificare la vita degli italiani all’estero e a ridurre le liste d’attesa presso i Consolati”.
“Due brutte notizie emerse oggi dall’audizione dell’Istat sul Documento programmatico di finanza pubblica confermano una situazione allarmante: i salari, in termini reali, sono ancora del 9% più bassi rispetto all’inizio del 2021, prima dell’ondata inflazionistica. A fronte di retribuzioni così basse le famiglie devono fare i conti con un carrello della spesa che continua a registrare aumenti ben superiori alla media dei prezzi, con rincari del 3.4% mentre l’inflazione generale è ormai scesa sotto il 2%”. Così la deputata Maria Cecilia Guerra, responsabile nazionale Lavoro del Partito Democratico, intervistata per i canali social dei Deputati dem.
“In particolare, i prodotti freschi, i beni alimentari e quelli per la cura della persona, cioè i beni di uso quotidiano, restano quelli più colpiti. È una situazione che penalizza soprattutto i redditi medio-bassi e che va affrontata con urgenza. Servono politiche attive per la crescita dei salari, a partire dalla tutela rappresenterà dal salario minimo legale, e un sostegno concreto al potere d’acquisto delle famiglie”, conclude Guerra
“Con i dazi USA sulla pasta al 107%, ci troviamo di fronte all'ennesimo attacco politico ed economico che il governo Meloni non riesce a contrastare, illuso dall’amicizia con Trump. Le chiacchiere di Salvini, Lollobrigida e Tajani non producono risultati. Molte imprese italiane rischiano crisi di liquidità, delocalizzazioni forzate e la perdita di migliaia di posti di lavoro in zone del Paese, specialmente al Sud, dove la pasta non è solo un prodotto, ma un pilastro economico che sostiene famiglie e filiere agricole. Il governo, che si proclama paladino del Made in Italy e della sovranità nazionale, anche se oggi abbiamo grossi dubbi su quale nazione intenda tutelare, ha il dovere di agire con urgenza per proteggere gli interessi delle aziende italiane, non con parole vuote, ma con azioni concrete e incisive. Chiediamo misure di sostegno per le imprese colpite, e una rapida risposta facendo fronte comune con l’Europa per evitare ulteriori cedimenti." Lo dichiara in una nota il Vice Presidente del gruppo PD alla Camera, Toni Ricciardi.
“Quella portata avanti in questi giorni dalla FLAI CGIL Nazionale in coordinamento con la Flai Toscana e le federazioni provinciali di Siena e Grosseto con le Brigate del Lavoro è un’iniziativa di grande valore civile e sociale, che dimostra come il sindacato continui a essere presidio di legalità e di dignità del lavoro anche nei luoghi più difficili da raggiungere”: è quanto afferma Marco Simiani, capogruppo PD in Commissione Ambiente della Camera, commentando le attività del “Sindacato di Strada” impegnato in questi giorni tra la Maremma e il Senese contro lo sfruttamento e il caporalato in agricoltura.
“La lotta al caporalato non può essere lasciata solo alla buona volontà di chi presidia i territori, ma deve essere sostenuta da un impegno politico e istituzionale costante. Il Pd ha avviato questa battaglia approvando La Legge numero 199 del 2016 - fortemente voluta dall’allora ministro Dem Maurizio Martina - e continuerà a portarla avanti con determinazione. Serve un coordinamento concreto tra sindacati, Prefetture, Forze dell’ordine de enti di vigilanza, perché ogni lavoratore, italiano o straniero, possa avere diritti, sicurezza e dignità. Ringrazio la FLAI CGIL e tutti quelli che a ogni livello ogni giorno scelgono di stare nei campi e nei luoghi di lavoro accanto ai più fragili. La loro presenza sul territorio è la dimostrazione che la legalità si costruisce con la vicinanza, la solidarietà e l’impegno quotidiano".
«I dazi imposti da Trump sulla pasta italiana, che potrebbero schizzare al 107% a partire da gennaio 2026, rischiano di rivelarsi l’ennesimo colpo mortale per il nostro settore agroalimentare, un settore che questo governo sembra incapace di difendere. Mentre Salvini si limita a invocare “interlocuzioni con gli USA” e a riporre speranze nel lavoro dei colleghi ministeriali, il tempo stringe. Servono azioni concrete e immediate per tutelare le nostre imprese, le filiere agricole e le migliaia di posti di lavoro a rischio. L’Italia non può accettare delocalizzazioni forzate che getterebbero sul lastrico intere famiglie, in un Paese dove il governo Meloni continua a ignorare la povertà. Questo governo ha ribattezzato un ministero “Made in Italy” senza però tradurre il nome in politiche reali a sostegno delle nostre imprese. È ora di agire, prima che sia troppo tardi.» Così la capogruppo democratica in commissione Agricoltura della Camera, Antonella Forattini che conclude” i dazi di Trump sono una sciagura ma Salvini irresponsabilmente li protegge”.
“L’allarme lanciato da Confindustria Moda non può e non deve cadere nel vuoto: il sistema tessile e moda italiano è sotto attacco, e il governo Meloni continua a restare in silenzio. I numeri parlano chiaro: nel primo semestre del 2025 l’export italiano è crollato del 4% mentre l’import è salito del 6% spesso con produzioni che ogni giorno invadono il nostro mercato aggirando regole, controlli e standard che le imprese italiane rispettano con sacrificio e serietà. Mentre i nostri marchi storici, le nostre manifatture, i nostri distretti produttivi lottano per sopravvivere, il governo Meloni non muove un dito. Nessuna strategia, nessuna difesa, nessun piano industriale per tutelare un settore che rappresenta un pilastro del Made in Italy riconosciuto in tutto il mondo. Peggio ancora: per compiacere Donald Trump e assecondare scelte commerciali dettate da interessi geopolitici altrui, il governo sta penalizzando proprio quei settori che fanno grande l’Italia nel mondo. Dazi, politiche ostili, mancanza di tutela verso la concorrenza sleale: è un mix esplosivo che rischia di distruggere migliaia di imprese e posti di lavoro. L’allarme sta suonando forte. Ma da Palazzo Chigi solo silenzio. Se nella prossima legge di bilancio non ci saranno interventi concreti saremo al punto di non ritorno. È ora che il governo scelga da che parte stare: con chi produce valore, o con chi distrugge il futuro del Made in Italy” così una nota dei deputati democratici Simona Bonafè e Alberto Pandolfo.
“Il governo non può restare alla finestra mentre l’export agroalimentare italiano rischia di subire un colpo durissimo. E non solo il settore agroalimentare ma anche tutte le filiere produttive ad esso collegate. L’ipotesi di dazi USA al 107% sulla pasta italiana non è una questione marginale né rinviabile. Parliamo di una filiera strategica per il Paese, che vale miliardi di euro e migliaia di posti di lavoro. Davanti a questa minaccia, sorprende la vaghezza delle parole di Salvini: non bastano buoni propositi e missioni future, servono risposte concrete e immediate. Il governo Meloni chiarisca se è al lavoro su un piano di difesa dell’agroalimentare e dell’export italiano, e con quali strumenti. O se invece preferisce fare il vago per assecondare l’amico oltreoceano Trump. Noi non accettiamo che il governo, con il suo appiattimento totale agli Stati Uniti, abbandoni completamente le aziende italiane e i loro lavoratori”. Lo dichiara Vinicio Peluffo, Vicepresidente PD della Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati.
“Le parole del ministro Salvini sull’ipotesi del super dazio USA del 107% sulla pasta italiana destano profonda preoccupazione e anche parecchio sconcerto. Di fronte ad un attacco potenzialmente devastante per una delle eccellenze del Made in Italy, non basta sperare: servono azioni chiare, urgenti e incisive. Il governo non può limitarsi a vaghe “interlocuzioni”, mentre rischiamo di perdere quote di mercato costruite in anni di lavoro. Al netto dei miliardi promessi dal Governo per mettere in sicurezza il nostro sistema produttivo e mai arrivati, è grave l'incapacità e l'assenza di impegno per sostenere la capacità negoziale di Bruxelles rispetto all'amministrazione americana. Del resto questo è il Governo che ha già festeggiato l'intesa sui dazi delle scorse settimane. Ora basta. Non possiamo più tollerare generici propositi o viaggi estemporanei dei membri del Governo. È inaccettabile che si sottovaluti l’impatto che una misura del genere avrebbe su migliaia di imprese e lavoratori, soprattutto al Sud. Il governo riferisca subito in Parlamento sulle reali iniziative in corso. La difesa del Made in Italy non può essere un optional. Il passaggio dell'intervista di Salvini rievoca il titolo di una nota canzone, in ginocchio da Trump”. Lo dichiara Piero De Luca, capogruppo PD in commissione politiche UE alla Camera, commentando le parole del Ministro Salvini in una intervista al Corriere della Sera.
“Condivido le paure dei sindacati e la necessità di chiarezza da parte del Governo: nella proposta di Bedrock ci sono briciole quando occorrerebbe un piano industriale serio”.
Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, sulla situazione dell’Ex Ilva.
“A rischio ci sono 7500 posti di lavoro e il silenzio del Governo è assordante - prosegue la deputata cuneese - Non è poi serio che le forze sociali abbiano appreso i contenuti delle offerte presentate per l'acquisto dell’Ex Ilva a mezzo stampa”.
“Appoggio quindi lo sciopero del 16 ottobre, con una particolare attenzione per la sede di Novi Ligure: dopo mesi e mesi di trattative e parole al vento, è ora di passare ai fatti, senza palliativi ma con soluzioni reali e nel rispetto di tutti i lavoratori e le lavoratrici” conclude Gribaudo.
“Quanto accaduto a Napoli, con la morte di un uomo dopo l’utilizzo del taser da parte delle forze dell’ordine, impone chiarezza immediata. Secondo le ricostruzioni disponibili, l’uomo si trovava in stato confusionale e, per questo, è ancora più importante capire se l’intervento sia stato gestito nel rispetto delle regole e dei protocolli previsti". Lo dichiara in una nota Piero De Luca, deputato Pd e segretario regionale del Pd Campania
“L’uso di strumenti come il taser deve essere circoscritto, motivato e proporzionato. È legittimo domandarsi se in questo caso, come in altri casi sfociati recentemente in esiti tragici, ci siano state alternative, la situazione sia stata valutata correttamente e se fosse possibile evitarne l'utilizzo. Stiamo assistendo -denuncia il dem- a una crescente normalizzazione dell’uso di questo strumento, che preoccupa. Le forze dell'ordine svolgono un lavoro difficile e prezioso ogni giorno nel nostro Paese, per assicurare legalità e ordine pubblico. A loro va la nostra vicinanza e sostegno. Nell'ambito di tale impegno complesso, tuttavia, il taser non può diventare uno strumento di routine, né un sostituto di interventi nel caso più appropriati rispetto alla situazione data. Per questo, valutiamo di presentare immediatamente un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno: abbiamo il dovere di fare luce su quanto accaduto, fermarsi e riflettere seriamente sul taser attraverso una verifica urgente sull’efficacia, sui rischi e sulle modalità di utilizzo di uno strumento che richiede estrema oculatezza. Chiediamo al governo di affrontare il tema in modo serio e responsabile”. Così conclude Piero De Luca.
Più che sovranità alimentare è sottomissione a Trump
“Se confermato, il rincaro del 107%, frutto della somma tra il dazio del 15% già in vigore e la maxi tariffa aggiuntiva, applicata dal Dipartimento del Commercio Usa che accusa arbitrariamente le aziende italiane di dumping, travolgerà uno dei prodotti simbolo del Made in Italy, la pasta italiana, che proprio negli USA ha il suo secondo più importante mercato di riferimento”. Lo dichiara Antonella Forattini, capogruppo Pd in commissione Agricoltura di Montecitorio, firmataria insieme ai componenti Pd della commissione Agricoltura, di una interrogazione al ministro Lollobrigida sulle misure che il governo intende adottare per tutelare la pasta italiana dalla minaccia americana del super dazio.
“È arrivato il momento che il Ministro metta in pratica la tutela della sovranità alimentare che ha voluto richiamare nella denominazione del dicastero, ma che per ora è soltanto una sterile etichetta. Più che sovranità, finora abbiamo visto sottomissione e debolezza verso l’amico Trump”, aggiunge Forattini.
“L’impatto sui consumatori americani fra l’altro sarebbe immediato; il costo di un piatto di pasta raddoppierebbe, spingendo le famiglie verso prodotti “Italian sounding”, ovvero imitazioni prive di qualità ma camuffate da italiane. Una deriva che, oltre a ingannare i consumatori, minerebbe il lavoro e gli investimenti di un’intera filiera”, conclude la capogruppo dem.
“Solidarietà ai più di cento cittadini italiani, che animano la missione Mean di sostegno alla popolazione ucraina, sfiorati questa notte dai massicci bombardamenti russi mentre viaggiavano su un treno nei pressi di Leopoli. Il loro impegno, il lavoro delle diverse associazioni di cui fanno parte, di aiuto concreto a chi sta resistendo alla brutale invasione russa, è prezioso e va tutelato”- Così l’ex ministro della difesa, il democratico Lorenzo Guerini dopo che questa notte 110 attivisti italiani su un treno partito da Kiev si sono trovati sotto il massiccio attacco russo contro Leopoli.
“Invece di andare in tv ad attaccare ancora una volta le lavoratrici e i lavoratori il ministro Salvini venga in aula a rispondere a questa interpellanza sui conti che non tornano per il ponte sullo stretto e sui danni che il suo operato sta causando al Paese.
Non solo oggi ma ogni giorno per la crisi dei trasporti che solo lui e Giorgia Meloni fingono di non vedere gli italiani perdono visite mediche, giornate di lavoro, clienti e occasioni che attendevano da mesi e il Governo non sta facendo nulla per risarcirli. Evidentemente per il peggior ministro dei trasporti della storia disagi e disservizi sono un problema solo nei giorni di sciopero.
Invece di puntare il dito contro le lavoratrici e i lavoratori che rinunciano a una parte importante del proprio salario per esercitare un proprio sacrosanto diritto costituzionale che deve essere sempre difeso e rispettato cominci piuttosto a cercare i miliardi di euro che dovrà risarcire lui quando dovrà mettere le mani in tasca per rispondere del costo che dovremo sostenere come paese per la sua cartolina elettorale del ponte sullo stretto: un progetto che non sta in piedi come dimostrano le 5 pagine di rilievi della corte dei conti sulla delibera Cipess”. Lo ha detto in Aula in apertura di seduta Andrea Casu, deputato Pd e vicepresidente della commissione trasporti, illustrando l’interpellanza urgente presentata del gruppo Pd a prima firma della capogruppo Braga a proposito del ponte sullo stretto.
“Il Piano nazionale di ripresa e resilienza sta diventando purtroppo il piano dei ritardi e dei rimpianti. Ai gravi ritardi accumulati si sommano tagli a progetti fondamentali: trasporti regionali, iniziative per le persone con disabilità, centri per l’impiego e politiche attive del lavoro, interventi contro il rischio idrogeologico in Emilia-Romagna, Toscana e Marche. Una situazione critica e preoccupante, che rischia di compromettere il futuro dell’Italia e dell’Europa”. Lo dichiara Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Affari europei alla Camera.
“Ad oggi – aggiunge l’esponente dem – il governo deve ancora spendere circa 110 miliardi di euro in meno di un anno, avendone spesi solo 86. Eppure, il ministro Fitto non ha chiarito quali misure intenda adottare per accelerare. Abbiamo chiesto di attuare il piano, non di smontarlo. I ritardi non sono imputabili agli enti locali, che sono in regola, ma soprattutto ai ministeri nazionali. Serve meno propaganda e più impegno concreto: meno centri in Albania e più centri per l’impiego in Italia”.
“Saltare questo piano – conclude De Luca – significa soprattutto penalizzare il Mezzogiorno, cui era destinato almeno il 40 per cento dei progetti territorializzabili per ridurre i divari di servizi e infrastrutture. Quella scelta non fu casuale, ma frutto di una visione politica coraggiosa della passata legislatura, che ha reso possibile il Next Generation EU e il Pnrr. Se oggi il Paese dispone di queste risorse, è grazie al lavoro dei democratici e dei progressisti. Il governo Meloni, invece, rischia di dissipare un patrimonio economico e sociale decisivo per il futuro dell’Italia”.