18/07/2025 - 12:16

“La Toscana esporta in Usa oltre 10 miliardi di euro dei 67 totali nazionali. E' palese come i dazi Usa al 30 per cento rischierebbero di devastare l'economia regionale e colpire al cuore una delle eccellenze del Made in Italy: il settore vitivinicolo e agroalimentare. E' altrettanto evidente come ormai Giorgia Meloni sia stata messa all'angolo dall'amministrazione americana mentre i partiti del suo governo litigano ogni giorno sulle misure da prendere. Se non agiamo però subito con un piano straordinario di interventi da mettere in campo a sostegno dei territori maggiormente colpiti sarà il disastro”: è quanto dichiara il segretario Dem della Toscana e deputato Pd Emiliano Fossi depositando una interrogazione urgente per chiedere misure concrete a difesa delle imprese e dei lavoratori colpiti.

“Già con il 10 per cento i contraccolpi sarebbero stati notevoli, se questa cifra verrà aumentata i danni saranno insostenibili. La filiera vitivinicola toscana vale oltre 1,2 miliardi di euro di export annuo, dà lavoro a oltre 20.000 persone tra agricoltura, trasformazione e turismo, e rappresenta un presidio economico e sociale per interi territori. Ora, a causa dei dazi centinaia di milioni di euro di milioni di export sono già in bilico, con ordini a rischio e importatori americani che si rivolgono altrove. Serve subito un piano straordinario di interventi per le regioni colpite, a partire dalla Toscana: aiuti alle imprese, promozione sui mercati alternativi, strumenti finanziari per sostenere l’export, e una trattativa ferma con gli Stati Uniti. Difendere il vino toscano significa difendere il lavoro, il territorio e un pezzo identitario del nostro paese. Il tempo dell’attesa è finito. Il governo si muova”: conclude.

 

17/07/2025 - 17:41

“Il protocollo firmato dalle parti sociali sugli ammortizzatori per il caldo verrà recepito con un emendamento al decreto Ilva. Interviene sui laboratori più esposti al rischio di temperature elevate e purtroppo  arriva con colpevole ritardo. E soprattutto senza risorse nuove: i trentatré milioni sono presi dal fondo sociale per l’occupazione e la formazione. Non c’è un euro in più. Come sempre il governo fa il gioco delle tre carte”.

Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.

 

17/07/2025 - 15:56

Si è tenuto oggi alla Camera dei Deputati, presso la Sala Berlinguer, il tavolo tecnico convocato dalle forze di opposizione per avviare i lavori sulla riforma della governance della RAI, alla vigilia dell’entrata in vigore dell’European Media Freedom Act.

L’incontro, promosso con il coinvolgimento delle principali associazioni impegnate per la libertà e la trasparenza dell’informazione, rappresenta l’apertura ufficiale del “cantiere delle opposizioni” per costruire un nuovo modello di servizio pubblico radiotelevisivo, finalmente autonomo dalla politica e all’altezza degli standard europei.

L’obiettivo dichiarato è giungere in tempi rapidi alla definizione di un testo unitario che faccia sintesi delle diverse proposte già presentate autonomamente dai gruppi parlamentari, da sottoporre al Parlamento per aprire una vera sfida di merito alla maggioranza – che, come dimostra il perdurante stallo sulla nomina del presidente di garanzia della RAI, appare ancora priva di una linea comune e di una visione riformatrice condivisa.

La riforma si pone anche come strumento per evitare che agli italiani venga imposta, per via indiretta, una nuova “TeleMeloni Tax”, ovvero un uso opaco e politicizzato della RAI finanziata con risorse pubbliche. La proposta delle opposizioni intende invece rafforzare il ruolo della RAI come servizio pubblico indipendente, trasparente e pluralista, nel pieno rispetto del diritto dei cittadini a un’informazione libera e corretta, così come sancito dalle nuove direttive europee.

Hanno partecipato all’incontro:

* Stefano Graziano (Partito Democratico)

* Dario Carotenuto (Movimento 5 Stelle)

* Vincenzo Vita (Alleanza Verdi e Sinistra)

* Maria Elena Boschi (Italia Viva)

* Niccolò Scibelli (+Europa)

* Valentina Grippo (Azione)

Associazioni presenti: Articolo 21, MoveOn, NoBavaglio, Libera Informazione, Articolo 5, Giovani Democratici – Unione degli Studenti.

Nei prossimi giorni il gruppo di lavoro proseguirà le consultazioni tecniche e politiche per arrivare alla stesura di una proposta legislativa condivisa.

 

17/07/2025 - 15:40

“Leggo le cronache sull’inchiesta milanese e proverò a commentarle (riflettendo su cosa sia stato e sia il cosiddetto “modello Milano”), da subito, però, vorrei dire che nel solito e completo rispetto del lavoro dei magistrati continuo ad avere piena fiducia nella correttezza dell’amministrazione che col sindaco Sala è stata in questi anni alla guida della città” così sui propri canali social il deputato democratico Gianni Cuperlo che stasera sarà alla festa regionale del Pd lombardo a Melzo in provincia di Milano.

 

17/07/2025 - 14:56

 “L’emendamento presentato dal senatore Pogliese, di Fratelli d’Italia, relatore del decreto Ex Ilva, è una pugnalata, l’ennesima, ai diritti dei lavoratori, a Taranto e in tutto il Paese. È assolutamente inaccettabile e va immediatamente ritirato.» Così l’On. Ubaldo Pagano, deputato del Partito Democratico e Capogruppo in Commissione Bilancio a Montecitorio.
“La proposta di Poglisi ha un solo intento: punire chi lavora. Secondo quell’emendamento, infatti, un magistrato potrebbe intervenire solo in presenza di salari gravemente inadeguati. Come se l’inadeguatezza rispetto ai principi della nostra Costituzione non bastasse. È un tentativo di spostare l’asticella sempre più in basso, legittimando il lavoro povero.”
“Chi lavora nell’acciaio, in condizioni già difficili, si vedrebbe negata persino la possibilità di recuperare i propri crediti retributivi nei confronti del datore di lavoro, ossia ciò che semplicemente gli spetta di diritto. È una forzatura ideologica che rivela la vera faccia della destra: niente salario minimo, sì ai salari compressi, e un modello industriale che scarica le crisi sulle persone e sui territori. Se tutto questo è inaccettabile in generale, calato nel contesto di Taranto diventa un vero e proprio attentato alla dignità delle persone.”

17/07/2025 - 14:56

“I dazi annunciati dal presidente Trump rappresentano un attacco diretto al nostro sistema industriale e in particolare al comparto automotive, settore strategico per l’Italia e per l’Europa intera. È in gioco non solo la competitività del Made in Italy, ma l’identità produttiva di interi territori e migliaia di posti di lavoro”. Così Alberto Pandolfo, capogruppo del Partito Democratico in commissione Attività Produttive della Camera.

“Secondo le stime – prosegue l’esponente dem – l’impatto sui fatturati potrebbe superare i 3 miliardi di euro. A rischio tra i 10 e i 15 mila posti di lavoro, in gran parte legati a piccole e medie imprese che basano la loro sopravvivenza sull’export. È un colpo durissimo, che può mettere a rischio stabilimenti e filiere fondamentali in regioni dove l’automotive è motore economico e sociale. Anche i consumatori subiranno gravi conseguenze. Il costo di un’auto nuova potrebbe aumentare fino a 3 mila euro. Una spesa insostenibile per tante famiglie italiane già schiacciate dal caro vita”.

“Di fronte a questo scenario – conclude Pandolfo - servono misure straordinarie: un piano nazionale di salvaguardia dell’occupazione, con sostegno mirato alle PMI, incentivi fiscali per l’innovazione, investimenti in ricerca e sviluppo, e una rete solida di politiche attive per i lavoratori. L’Italia non può permettersi di restare a guardare. È indispensabile che con l’Unione Europea reagisca con fermezza. L’Europa ha la forza per contrastare il protezionismo e tutelare il lavoro. Ma il governo Meloni deve uscire dall’ambiguità e sostenere con chiarezza il negoziato europeo, senza strizzare l’occhio a chi mette in ginocchio la nostra economia”.

 

17/07/2025 - 14:54

La deputata democratica Lia Quartapelle è intervenuta Cosimo sui propri canali social relativamente a quanto sta accadendo a Milano. “Premesso che la questione giudiziaria è di competenza della magistratura, che deve fare presto e bene, e mia personale convinzione è che il sindaco Beppe Sala, a cui ribadisco vicinanza e stima, non sia nemmeno sospettabile di partecipazione a qualsiasi sistema corruttivo vero o presunto, abbiamo di fronte una questione politica molto seria sulla quale alcuni di hanno cominciato a ragionare da tempo. Quel tempo adesso è venuto. Dopo gli anni cupi del post-Tangentopoli, dal 2007 Milano si è risvegliata e ha vissuto una fase di apertura di cui andare orgogliosi. La crescita impetuosa della città ha contribuito non poco a far uscire l’Italia dalla crisi economica del 2011 e a riportare in Italia investimenti e innovazione. Ma l’apertura per sua natura comporta l’ingresso di dinamiche difficili e anche di squilibri (polarizzazione della ricchezza, gentrificazione e caro affitti), emersi con maggior forza quando il covid ha sconvolto le grandi aree metropolitane. Affrontare gli squilibri è fondamentale e per farlo non si può aspettare la conclusione delle inchieste giudiziarie. La stessa amministrazione comunale aveva iniziato un percorso di revisione delle regole urbanistiche. Nei due anni di mandato che l’amministrazione ha davanti, questo lavoro deve procedere con più vigore e decisione, con maggiore attitudine all’ascolto e al coinvolgimento delle forze vive della città, ragionando su come tramutare la crescita in benessere per tutti. A questo,  la politica nazionale affianchi un impegno per riscrivere gli strumenti normativi urbanistici, vetusti e inadeguati, e per permettere alla città di gestire con più decisione i processi di globalizzazione che altrimenti sono travolgenti. Milano sa reagire e può correggere la rotta. La politica a Milano torni a svolgere il suo ruolo, promuovendo competenza e visione, e correggendo - quando c’è stato - l’eccesso di entusiasmo e fiducia nella mano invisibile della “grande Milano dell’età dell’oro” conclude Quartapelle.

17/07/2025 - 14:52

“La nostra proposta: sistema equo e personalizzato, basta Flat Tax”

“Il governo Meloni, sul fisco, naviga a vista: poche idee, molto confuse e fortemente corporative. Con la proroga della delega fiscale, stanno di fatto ammettendo che le decisioni reali saranno rinviate, forse addirittura alla prossima legislatura. Nel frattempo, il sistema fiscale resta profondamente iniquo e sbilanciato contro lavoratori dipendenti e pensionati.”
Lo dichiara Virginio Merola, capogruppo del Partito Democratico in commissione Finanze alla Camera, l’indomani del via libera da parte della Camera della proroga alla delega fiscale.

“L’esecutivo – prosegue l’esponente dem – parla di riduzione delle tasse, ma si tratta di una menzogna. La pressione fiscale è aumentata, spinta dall’inflazione e dagli aumenti delle addizionali regionali e comunali, necessari per far fronte ai tagli. Le imposte sostitutive sono ormai numerose e penalizzano anche gli enti locali. Basta guardare le buste paga dei lavoratori per capire che la narrazione del governo non regge: la realtà è un’altra. La Flat Tax ha creato un sistema profondamente iniquo: a parità di reddito, cittadini diversi pagano tasse diverse, contraddicendo il principio di progressività previsto dalla Costituzione. Un lavoratore autonomo con reddito pari a 35.000 euro può pagare meno tasse rispetto a un lavoratore dipendente, ma perde in cambio tutte le detrazioni, tranne quelle previdenziali. Si tratta di un sistema che divide, favorisce le disuguaglianze e penalizza il lavoro subordinato”.

“La proposta del Partito Democratico – conclude Merola – è chiara: superare la distinzione artificiale tra lavoratori dipendenti e autonomi, spesso di fatto subordinati, e introdurre una tassazione IRPEF personalizzata sul reddito complessivo individuale. Si tratta di un modello adottato con successo in altri Paesi europei, oggi ancora più realizzabile grazie alle tecnologie digitali. È il momento di abbandonare bonus, sussidi e condoni a pioggia, e costruire un sistema semplice, equo e trasparente. Le tasse non sono un ‘pizzo di Stato’, ma la base per garantire servizi pubblici e diritti a tutti i cittadini”.

 

17/07/2025 - 11:30

“L’emendamento del senatore di Fratelli d’Italia, Pogliese, al Dl Ilva e’ un vero e proprio colpo di spugna al diritto del lavoro e un attacco alla magistratura che in questi mesi sta facendo rispettare il dettato dell’articolo 36 della Costituzione sulle retribuzioni eque. Si conferma ancora una volta che la loro paura principale e’ il salario minimo. Ieri hanno bocciato la nostra mozione per contrastare la povertà lavorativa, oggi presentano questa schifezza. Stupisce il silenzio della Ministra Calderone. E’ il mandante oppure ancora una volta là passacarte di decisioni prese altrove? Faremo di tutto per impedire questo ennesimo attacco al mondo del lavoro”.

Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.

 

17/07/2025 - 11:28

La proposta della Commissione Europea sul bilancio agricolo per il periodo 2028–2034 è una scelta grave e profondamente sbagliata. Tagliare quasi il 20% delle risorse destinate alla Politica Agricola Comune significa colpire al cuore uno dei pilastri storici e fondativi dell’Unione così come è un errore diluire le risorse dentro un fondo comune. Così si creano contrapposizioni e competizioni che porteranno a scelte non oggettive legate ai bisogni reali della gente e dei territori”. 

Lo dichiarano il capogruppo Pd della Commissione Agricoltura della Camera, Antonella Forattini e i deputati, Stefania Marino, Andrea Rossi, Nadia Romeo e Stefano Vaccari.
“È inaccettabile - aggiungono - che a fronte delle sfide climatiche, economiche e geopolitiche che il settore primario si trova ad affrontare, si scelga proprio di ridimensionare gli strumenti che finora hanno garantito produzione alimentare di qualità, sicurezza, coesione sociale e presidio del territorio  nel contesto di una equa e sostenibile transizione ecologica. La proposta della presidente von der Leyen e del commissario Fitto di trasformare la PAC in una generica “linea guida” per i piani nazionali è un vero e proprio arretramento politico e culturale, che nega il ruolo dell’agricoltura come leva strategica per il futuro dell’Europa. Privare Regioni, agricoltori e comunità rurali della possibilità di programmare e investire significa abbandonare chi ogni giorno garantisce cibo, lavoro e sostenibilità ambientale.
Questa rinazionalizzazione mascherata è un regalo alle destre nazionaliste, che non aspettano altro che vedere l’Europa ritirarsi dai suoi compiti più nobili. Invece di indebolire la PAC, la Commissione dovrebbe rafforzarla, ascoltando chi nei territori ha esperienza diretta dei bisogni delle imprese agricole e delle filiere agroalimentari. Il Partito Democratico si opporrà con fermezza a questa impostazione. L’agricoltura non è un capitolo di spesa da tagliare, ma una scelta strategica per lo sviluppo, la qualità della vita e la sovranità alimentare del continente europeo. Difendere la PAC significa difendere l’Europa. Servivano - concludono - altre scelte economiche e vedremo se ora il Lollobrigida, Fitto e il governo italiano sapranno esprimere con forza la loro contrarietà nel successivo percorso parlamentare per scongiurare questo scenario o si gireranno dall’altra parte come hanno fatto con i dazi per non disturbare gli alleati sovranisti. Li misureremo sul campo”.

 

16/07/2025 - 19:39

“Siamo tornati a rapporti di lavoro servili dove contratti pirata, appalti selvaggi e caporalato, sembrano scandire più i tempi di una giungla che di una economia moderna e solidale. Mille giorni di deregulation, questa è l’eredità del governo Meloni. Voucher, somministrazione, eliminazione delle causali sui contratti a termine, subappalti a cascata: ecco le misure che confermano che i salari bassi e la precarietà diffusa sono figli della stessa politica. Noi continuiamo a pensare, a costo di apparire ripetitivi, che i contratti a termine debbano costare di più di quelli stabili”.

Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, intervenendo in Aula per annunciare il voto favorevole del Gruppo alla mozione Pd, M5S e Avs sul lavoro povero.

“Riguardo i dazi di Trump - ha aggiunto - servirebbe uno scudo d’acciaio per salvaguardare l’occupazione di qualità. Invece assistiamo al silenzio stampa di Palazzo Chigi. Destino cinico e baro quello della Meloni: da ‘underdog’, capace di ribaltare i pronostici della vita, a ‘little dog’ della Casa Bianca. Con una visione politica così claustrofobica che il ministro degli Esteri è riuscito addirittura ad affermare che il salario minimo lo adottano solo i Paesi non democratici. Forse Tajani ritiene Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna, delle dittature. Propongo una moratoria nel dibattito pubblico italiano per favorire un miglior collegamento tra lingua e cervello quando si discute della vita di chi fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. La verità è che il salario minimo fa paura alla destra perché tra sfruttati e sfruttatori, l’inchiesta Loro Piana è emblematica, fa fatica a schierarsi. Noi - ha concluso - chiediamo il salario minimo perché premia sviluppo responsabile, qualità, innovazione e disincentiva la rincorsa verso produzioni a basso valore aggiunto”.

 

16/07/2025 - 18:56

“I numeri parlano chiaro: in Italia, il 92% dei padri non utilizza il congedo parentale nei primi 12 anni di vita del figlio. E per ogni figlio nato, le donne pagano il prezzo più alto: penalizzate sul lavoro, penalizzate sul salario, penalizzate nei diritti. Nel settore privato una donna su cinque lascia il lavoro dopo la nascita del primo figlio; chi resta subisce una penalizzazione salariale media del 14%”, così Marco Furfaro, capogruppo Pd in commissione Affari Sociali e membro della segreteria Pd, commenta il XXIV Rapporto INPS.

“Altro che “leadership femminile”: Giorgia Meloni è la prima Presidente donna a non far nulla per liberare le donne dal carico insostenibile della cura. La famiglia rimane ancora oggi una questione che grava quasi esclusivamente sulle spalle femminili”.“La destra vuole un’Italia in cui le donne restino chiuse in casa, magari in cucina, meglio ancora se zitte e in silenzio. Il Governo esca dal Medioevo e sostenga subito la proposta di legge di tutta l'opposizione a prima firma Schlein sui congedi parentali obbligatori e paritari. Basta parole: vogliamo un Paese che riconosca che crescere un figlio è un compito condiviso, non una condanna per le donne”.

 

 

16/07/2025 - 18:21

Oggi una delegazione del Partito Democratico composta dalla capogruppo alla Camera Chiara Braga, dalla coordinatrice della segreteria nazionale Marta Bonafoni, e dai deputati Maria Cecilia Guerra, Arturo Scotto, Laura Boldrini, Antonella Forattini e Rachele Scarpa, ha incontrato presso la Sala Berlinguer della Camera — insieme a parlamentari del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi e Sinistra — i familiari di Satnam Singh, il bracciante indiano morto in condizioni disumane il 19 giugno dello scorso anno in seguito a un incidente sul lavoro in un’azienda agricola nell’agropontino.
“Satnam è stato abbandonato davanti alla sua abitazione, con un braccio amputato poggiato in una cassetta della frutta. Un atto brutale che ha scosso il Paese e messo ancora una volta sotto i riflettori la realtà dello sfruttamento nei campi” hanno detto i deputati nel corso di un incontro definito “intenso e toccante”. L’incontro promosso dalla CGIL è stato un momento di ascolto e di condivisione del dolore della famiglia, oggi in Italia per seguire il processo sul caso. “Un incontro che ha avuto un duplice valore - hanno detto i democratici - da un lato, testimoniare la vicinanza concreta della nostra comunità politica e delle istituzioni a chi chiede giustizia; dall’altro, rinnovare il nostro impegno a trasformare il dolore in azione politica e legislativa.
“La richiesta di giustizia della famiglia di Satnam è sacrosanta”, ha detto Chiara Braga. “E quella richiesta oggi è arrivata fino al Parlamento, dove ci impegniamo perché tragedie come questa non si ripetano mai più. Il Partito Democratico continuerà a battersi per rafforzare le leggi contro il caporalato, migliorare i controlli e garantire reali tutele per tutti i lavoratori agricoli, in particolare quelli più vulnerabili. Le morti sul lavoro nel nostro Paese sono ancora troppe e colpiscono in modo drammatico i cittadini stranieri, più esposti allo sfruttamento, all’insicurezza e all’illegalità” ha concluso la capogruppo democratica.

16/07/2025 - 17:47

«Oggi ho sottoscritto la candidatura, promossa dall'Intergruppo Pace e Palestina, di Francesca Albanese, Relatrice Speciale ONU sui diritti umani nei territori palestinesi occupati, al Premio Nobel per la Pace 2026. È una scelta che parla chiaro: non possiamo restare in silenzio mentre chi denuncia violazioni sistematiche di diritti umani viene attaccato e delegittimato» – dichiara Rachele Scarpa, deputata del Partito Democratico.

«Da anni Francesca Albanese dimostra rigore, coraggio e indipendenza nel documentare violazioni di diritti fondamentali in Palestina, nonostante pressioni politiche e intimidazioni personali. Ha saputo dare voce a milioni di persone oppresse, costruendo rapporti, missioni internazionali, un lavoro meticoloso che mette nero su bianco ciò che tanti preferiscono ignorare, come la sistematica e pluridecennale occupazione dei territori palestinesi e il sistema di apartheid nei confronti del popolo palestinese.» aggiunge Scarpa.

La candidatura sottolinea, infatti, il legame con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, le Convenzioni di Ginevra e le risoluzioni ONU che riconoscono il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione e al ritorno. «Questa candidatura non è solo un omaggio alla sua determinazione – continua Scarpa – ma un segnale forte per riaffermare la centralità della dignità umana, dell’uguaglianza e della giustizia come uniche basi possibili per una pace vera.»

«In un momento in cui la violenza e l’impunità rischiano di erodere la nostra coscienza collettiva, ribadire questi principi è un dovere politico e morale. Francesca Albanese rappresenta un faro di verità e responsabilità di fronte a chi continua a soffocare ogni voce scomoda. Sostenere la sua candidatura significa sostenere la legalità internazionale contro l’ingiustizia e la legge del più forte» conclude Scarpa.

 

16/07/2025 - 17:46

"Il gruppo del Partito Democratico si è astenuto in Commissione Cultura della Camera sul parere relativo alla nomina del presidente del CONI." Lo rende noto il responsabile nazionale Sport del PD, il deputato Mauro Berruto, che spiega:
"Un’astensione che non contesta la scelta democraticamente espressa dagli 81 elettori – tra cui circa cinquanta presidenti federali – ma che vuole accendere i riflettori su un nodo strutturale: le modalità con cui vengono eletti quei “grandi elettori”, ovvero i presidenti delle federazioni."
"Abbiamo scelto di astenerci  per una questione di metodo -spiega Berruto- perché nelle federazioni vige ancora un sistema elettorale medievale che si fonda sulla raccolta delle deleghe e che consente ai presidenti federali di mantenere contemporaneamente ruoli politici, anche di governo, senza alcuna incompatibilità. Questo genera un evidente conflitto di interessi e mina l’autonomia dello sport, che dovrebbe restare un ambito libero da influenze partitiche."
"Con questa astensione non guardiamo al passato né al presidente Buonfiglio, a cui rivolgiamo i nostri auguri di buon lavoro. Guardiamo invece al futuro, chiedendo un impegno concreto per riformare il sistema. Il Presidente Buonfiglio vuole farlo? Lo attendiamo in commissione alla Camera, dove gli manifesteremo la nostra richiesta urgente di intervenire per garantire maggiore democrazia, trasparenza e rappresentatività."
"Chiediamo al neo-presidente del CONI di aprire un’interlocuzione con la proposta di legge presentata dal Partito Democratico alla Camera, che introduce elementi fondamentali per il rinnovamento: voto elettronico, equilibrio di genere e generazionale, incompatibilità tra ruoli sportivi e incarichi politici, limite di tre mandati per i presidenti federali. E gli chiederemo anche quali siano le sue posizioni rispetto al tema della giustizia sportiva, altro ambito che necessita di una profonda autoriforma prima che qualcuno intervenga dall’esterno”.
"Siamo convinti che il mondo dello sport meriti regole nuove, all’altezza delle sfide di oggi. Per questo continueremo a batterci in Parlamento affinché queste riforme diventino realtà” conclude Berruto.

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