“Sono stati tre giorni di dialogo serrato e ascolto vero tra tutte le parti sociali. Ci siamo confrontati senza pregiudizi e, anzi, gli Stati Generali sono stati il luogo in cui abbiamo raccolto le critiche, sempre costruttive, perché come ci ha ricordato il nostro Presidente Mattarella non esistono scorciatoie su temi come la sicurezza sul lavoro”.
Così Chiara Gribaudo, presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, al termine della tre giorni degli Stati Generali su Salute e Sicurezza sul lavoro a Montecitorio.
“È stata una maratona impegnativa ma piena di spunti, molti decisamente di buon senso: sembrerebbe, infatti, che maggioranza e opposizione possano trovare dei punti di unione su un tema che non deve avere colore politico. Oggi, alla presenza di Tino Magni, presidente della Commissione sulle condizioni di lavoro al Senato, e di Walter Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro, abbiamo concordato che occorre un impegno bipartisan per conseguire quanto emerso in queste giornate - prosegue la deputata - Ci sono arrivate delle richieste più che comprensibili, alcune anche toccanti, come quelle da parte dei famigliari delle vittime, che ci hanno ricordato che nonostante sia passato del tempo dalla tragedie che li hanno colpiti non è cambiato nulla. Ecco, questo deve cessare”.
“Patenti a punti, accordo Stato Regioni, gratuito patrocinio: sono tutti punti su cui ci sono state richieste modifiche e miglioramenti, sono sicura che riusciremo, insieme, a essere più efficaci nel lavoro legislativo a prescindere dalle bandiere politiche. Do l’appuntamento al prossimo anno con una speranza: che ci sia un coordinamento della governance delle banche dati, perché ciò che abbiamo tristemente registrato in questa edizione è che sia sul fronte della giustizia sia su quello di appalti e subappalti non ci sono dati a disposizione e torneremo a chiederli, così come mancano troppi magistrati per garantire che la legge faccia il proprio percorso in tempi decorosi per il dolore di chi ha perso qualcuno” conclude Gribaudo.
“Non solo il governo e i partiti di maggioranza non hanno ritirato le querele temerarie nei confronti di Ranucci, ma, da quanto apprendiamo, in questi giorni il Garante della privacy si sarebbe mosso su input politico per sanzionare in modo esemplare le puntate di Report che riguardavano l'origine del caso Boccia e le sue dimissioni. Aspettiamo una rapida smentita, al contrario sarebbe atto fuori da ogni logica di trasparenza un ulteriore grave attacco al servizio pubblico. Vogliamo comprendere meglio la situazione e, riguardo a quanto denunciato da Ranucci, attendiamo di acquisire informazioni prima di valutare un eventuale accesso agli atti su questo procedimento. Allo stesso tempo, sarà importante verificare come la RAI intende tutelare un programma del servizio pubblico, affinché possa continuare a svolgere il suo lavoro di informazione libera e indipendente” così una nota dei componenti democratici della commissione di vigilanza Rai.
“Non possiamo permettere che anche Rosignano diventi un nuovo simbolo della crisi industriale italiana. Il governo intervenga immediatamente per salvaguardare i 400 posti di lavoro dello stabilimento Ineos e difendere un settore strategico per il territorio e per il paese. Non possiamo assistere passivamente a un possibile ridimensionamento di uno dei poli chimici più importanti d’Italia”.
Lo dichiarano i deputati del Partito Democratico Marco Simiani ed Emiliano Fossi, che hanno presentato un’interrogazione al ministro delle Imprese e del Made in Italy.
“Serve un’azione decisa - aggiungono - per sostenere il comparto chimico, strategico per la nostra autonomia industriale e per la transizione energetica. Non possiamo permettere che l’Europa e l’Italia compiano un ‘suicidio industriale’ mentre Stati Uniti e Cina continuano a rafforzare la loro competitività grazie a politiche energetiche e industriali mirate. Serve un tavolo di crisi con la Regione Toscana, i sindacati e l’azienda per garantire la continuità produttiva del sito di Rosignano. Dopo le difficoltà di Piombino e Livorno la regione non può subire un’altra ferita occupazionale. Il governo Meloni - concludono - dimostri finalmente di avere una strategia chiara ed efficace per difendere il lavoro e la competitività del nostro sistema produttivo”.
“Quella del governo Meloni è una manovra figlia di nessuno: improvvisata, scritta all’ultimo minuto per tenere insieme una maggioranza divisa e senza visione. È un provvedimento che si caratterizza soprattutto per ciò che non c’è: misure per la crescita, per il lavoro stabile, per i salari, per contrastare la povertà. Si regalano piccole mance a categorie diverse, ma senza una strategia complessiva”. Lo afferma la deputata Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del Partito Democratico, in un’intervista diffusa sui canali social dei deputati dem.
“Sul fisco – aggiunge l’esponente Pd – il governo restituisce solo briciole dopo aver tolto 25 miliardi ai lavoratori dipendenti, e sul lavoro continua a ignorare la necessità di regole sulla rappresentanza e sulla contrattazione negli appalti. Sulle pensioni poi siamo di fronte a un vero arretramento: cancellata ‘Opzione donna’, bloccati i canali di pensione anticipata e dimenticati disoccupati, persone con disabilità e donne con carichi familiari. È un’impostazione che tradisce ogni promessa elettorale.”
“Anche sulla Sanità – conclude Guerra – le risorse sono del tutto insufficienti. La spesa cresce, ma i finanziamenti non tengono il passo: a pagare saranno ancora una volta i cittadini, con l’aumento delle addizionali regionali e l’impossibilità di garantire i livelli essenziali di assistenza. E il tetto sulle assunzioni resta, condannando ospedali e servizi pubblici alla paralisi. È una manovra sbagliata nel metodo e nel merito, e a farne le spese saranno i più fragili”.
Oggi ultima giornata degli Stati Generali su Salute e Sicurezza sul lavoro. L’appuntamento è alle ore 10 in Sala della Lupa con gli interventi della presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, Chiara Gribaudo, Tino Magni, presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia al Senato, Walter Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro pubblico e privato, e Antonio di Bella, presidente ANMIL. Durante la tavola rotonda ci sarà la presentazione degli esiti dei gruppi di lavoro riunitisi ieri per discutere insieme di patente a crediti e il nuovo accordo Stato-Regioni sulla formazione, logistica e benessere mentale. Gli Stati Generali saranno chiusi alle 11.30 con l’intervento della procuratrice della Corte di Cassazione Rita Sanlorenzo, che parlerà di salute e sicurezza sul lavoro in rapporto con la giustizia.
“Dietro il nome rassicurante di Filiera della Moda certificata, il governo introduce una norma preoccupante: svincola le imprese committenti, cioè i grandi brand, dalle responsabilità lungo la filiera produttiva, scaricandole tutte sulle PMI. Sono proprio le piccole e medie imprese il cuore del Made in Italy, quelle che producono la qualità su cui si fondano le grandi firme” così la vicepresidente del gruppo parlamentare del Pd alla Camera, Simona Bonafè, il capogruppo dem in commissione attività produttive, Alberto Pandolfo e il democratico Andrea Gnassi che annunciano la presentazione di un emendamento per cancellare la norma voluta dal governo non appena il provvedimento arriverà alla camera.
“Quella che viene presentata come una semplificazione rischia infatti di colpire chi rispetta regole, contratti e standard di qualità del lavoro. Le aziende corrette si troveranno a competere con chi potrà aggirare più facilmente le norme, generando concorrenza sleale e indebolendo la parte più sana del settore.
La moda italiana non ha bisogno di scorciatoie. Servono regole chiare, responsabilità condivise e strumenti che valorizzino chi produce nel rispetto delle persone e del territorio, ma con Urso non c’è verso: sembra un Re Mida al contrario, qualsiasi cosa tocchi la trasforma in qualcosa di negativo”, concludono i dem.
“Quello che è accaduto nel corso delle audizioni in Commissione Moby Prince è inaccettabile. Ci vuole rispetto per le istituzioni e soprattutto per le vittime e le loro famiglie”: è quanto dichiarano i deputati Pd della Commissione di Inchiesta, Simona Bonafè, Matteo Mauri e Andrea Casu, sulle dichiarazioni rilasciate da Tito Neri, uno dei primi soccorritori della nave in fiamme.
“Continuare a parlare di ‘fatalità’ ed ‘errore umano’ come uniche cause della strage significa sconfessare tutte le indagini appurate dalle due precedenti Commissioni parlamentari di Inchiesta in 10 anni di lavoro ed allontanare la verità. E' fondamentale evitare passi indietro inammissibili che minano il lavoro e la credibilità delle istituzioni ed impedire che ricostruzioni parziali possano infangano la memoria di chi non può più difendersi”: concludono.
"L'aumento dell'età pensionabile è il modo più facile per ottenere la sostenibilità del sistema pensionistico. Facilissimo: si aumenta il periodo che si deve passare al lavoro, lasciando fermo quello che si passa in pensione. Questa modalità, progettata da Maroni e messa a regime da Berlusconi, non può essere una soluzione per sempre, non è socialmente sostenibile, specie in Italia, che ha la più alta età pensionabile di tutta Europa. È da gennaio che come Pd chiediamo che si discuta, anche nel confronto con i sindacati, una soluzione strutturale. Il governo ha passato questo tempo ad alimentare la speranza di un congelamento dei tre mesi di aumento, per arrivare a ipotizzare una pezza al problema, pasticciata, a due giorni dalla legge di bilancio. Una finta soluzione che penalizza i soggetti più fragili, tra cui caregiver, invalidi civili, disoccupati e donne con problematiche familiari". Lo dichiara la deputata e responsabile Lavoro del Pd, Maria Cecilia Guerra in replica al ministro Giorgetti durante il Question Time alla Camera.
"La manovra ha l'esito di sconfessare il proclama numero uno del governo Meloni: il superamento della legge Fornero. Il governo ha fatto al contrario, restringendo così tanto la possibilità di uscita anticipata - ape sociale, opzione donna e persino quota 103 - da renderne quasi irrilevante la totale soppressione. In definitiva l'unica cosa che è andata in pensione anticipata con l'azione di questo esecutivo sono le sue mendaci promesse", conclude Guerra.
“Dopo un’inaugurazione toccante con i famigliari dei morti sul lavoro e la seconda giornata dedicata prima alle scuole e alla formazione e con i tavoli tematici successivamente, domani restituiremo gli spunti raccolti con delle proposte politiche per concludere questa tre giorni di Stati Generali. Lo ha detto il Presidente Mattarella e lo abbiamo fatto in questi giorni, producendo e generando attenzione alla cultura della sicurezza. Il percorso però deve andare avanti anche con atti adeguati in Parlamento”.
Così Chiara Gribaudo, presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, al termine della seconda giornata degli Stati Generali su Salute e Sicurezza sul Lavoro, tenutisi a Montecitorio e in collaborazione con la Presidenza della Camera dei Deputati.
L’appuntamento di domani è alle 10 in Sala della Lupa con gli interventi della presidente Gribaudo, Tino Magni, presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni idi lavoro in Italia al Senato, Walter Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro pubblico e privato, e Antonio di Bella, presidente ANMIL. Durante la tavola rotonda ci sarà la presentazione degli esiti dei gruppi di lavoro riunitisi oggi per discutere insieme di patente a crediti e il nuovo accordo stato-Regioni sulla formazione, logistica e benessere mentale. Gli Stati Generali saranno chiusi alle 11.30 con l’intervento della procuratrice della Corte di Cassazione Rita Sanlorenzo, che parlerà di salute e sicurezza sul lavoro in rapporto con la giustizia.
Promesse tradite: crescono tasse, età pensioni e lavoro povero
“Siamo alla quarta Manovra del Governo Meloni ma il bilancio, quello vero, è fallimentare: promesse elettorali disattese, famiglie e imprese lasciate sole, lavoro sempre più povero”: è quanto dichiara il deputato Dem e segretario Pd della Toscana, Emiliano Fossi sul provvedimento bollinato oggi, mercoledì 22 ottobre, dalla Ragioneria generale dello Stato.
“Giorgia Meloni aveva promesso meno tasse e più sostegni. Oggi la pressione fiscale è al 42,8 per cento del Pil, la più alta degli ultimi dieci anni. L’età pensionabile aumenta, ‘Opzione Donna’ viene cancellata e le donne continuano a essere penalizzate. È un governo che parla di famiglia, ma ignora che oltre 2,2 milioni di nuclei familiari vivono in povertà assoluta.”
“Con il governo della destra è cresciuto il lavoro precario, sottopagato e nei settori a bassa produttività: un lavoratore su dieci è povero, e tra le donne la quota supera il 25 per cento. Altro che rilancio dell’occupazione stabile. Dopo quattro anni di promesse mancate, la Premier non può più dare la colpa agli altri: i numeri certificano che ogni promessa è stata tradita. Il Partito Democratico continuerà a battersi per un fisco più giusto, pensioni dignitose e lavoro stabile per tutti”: conclude.
“Ancora una volta, la cultura viene trattata dal Governo come un costo da tagliare, non come un investimento per il futuro del Paese. Il taglio di oltre mezzo miliardo di euro al Fondo Cinema è un colpo durissimo per un settore già provato da incertezze, decisioni improvvisate e assenza di visione strategica. Le associazioni di categoria, con una rinnovata e non scontata unità, denunciano le gravissime ricadute occupazionali e produttive di questa scelta e chiedono lo stop a uno smantellamento che colpisce una delle eccellenze italiane riconosciute nel mondo”
Così in una nota il deputato democratico, componente della commissione cultura della Camera, Matteo Orfini. “Il Governo, - aggiunge il democratico - invece di ascoltare, continua a usare la cultura come strumento politico e ideologico, colpendo in modo pretestuoso i settori considerati “ostili” solo perché liberi e non allineati.
Il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ignora colpevolmente gli appelli del mondo del cinema e delle arti, limitandosi a eseguire, come un liquidatore fallimentare, il mandato politico della Presidente Meloni: smantellare un comparto vitale, indipendente e pluralista. Un settore che fino alla "cura Meloni" ha restituito lavoro e ricchezza in misura assai superiore alle risorse pubbliche investite.
Chiediamo al Governo di fare marcia indietro su questi tagli irresponsabili e ingiustificati e di avviare un confronto serio con chi ogni giorno fa vivere la cultura italiana”, conclude Orfini.
“Uno strano silenzio da parte di chi, di fronte a certi fatti di cronaca, non perde occasione per commentare come un qualsiasi influencer. Non si perde mai occasione per puntare il dito quando la violenza riguarda ‘il diverso’, un manifestante o un migrante. Quando però la violenza nasce altrove, quando affiora in contesti che toccano certe aree o ambienti, allora tutto tace. Non si tratta di fare propaganda o di usare un episodio per colpire l’avversario politico. Sarebbe stupido, e anche ingiusto. Ma è altrettanto sbagliato fingere che non esista un problema, che la violenza non si annidi anche in luoghi e ambienti che preferiamo non guardare o vogliamo non vedere”. Così il deputato dem Andrea Rossi in un lungo post pubblicato sui social.
“Il tema – prosegue l’esponente Pd - non è nuovo. È la conferma di un fenomeno che attraversa la nostra società e che abbiamo già discusso: la violenza non è più un’eccezione, ma un linguaggio diffuso. È dentro le piazze, nelle curve, nei bar, nei social. È diventata un modo di stare nel mondo, una forma di appartenenza tossica. Proprio per questo serve uno sguardo più lucido e meno ipocrita con frange del tifo organizzato, che non va confuso con i tifosi e parte del mondo ultras. Non amo i giudizi affrettati e le contrapposizioni, il bianco e nero esiste solo come colore della squadra amata. Lo dico quindi a ragion veduta e per esperienza personale, visto la mia conosciuta passione per il calcio e per il tifo, di chi nella sua vita per decenni ha fatto l’abbonamento in curva. Chi vive la curva sa che quella è una comunità fatta di passione, di identità popolare, di emozione condivisa. Ma dentro quella stessa comunità, da anni, si muovono anche realtà che nulla hanno a che vedere con lo sport: gruppi che usano la passione per costruire potere, intimidazione, affari”.
“Ecco perché – conclude Rossi - serve parlarne, e serve farlo con serietà. Non bastano indagini occasionali o repressioni episodiche: serve un lavoro sistematico, trasparente, come quello proposto dal collega Mauro Berruto con l’idea di una commissione parlamentare d’inchiesta sul mondo del tifo organizzato. Non per generalizzare o condannare, ma per conoscere e capire se si annida uno strano intreccio con infiltrazioni malavitose, affari e ideologie. Se lo sport e il tifo rappresentano un fenomeno sociale che coinvolge milioni di italiani, devono essere anche un terreno di responsabilità politica e istituzionale. Il calcio, come lo sport in generale, è un patrimonio collettivo: appartiene a chi lo vive con passione, non a chi lo usa per fare violenza, propaganda o affari illeciti. Per questo mi chiedo perché il Parlamento continui a ignorare la proposta seria e concreta del collega Berruto di istituire una commissione d’inchiesta sul tifo organizzato. Non è un tema di destra o di sinistra: è una questione di verità, trasparenza e rispetto per chi vive lo sport per quello che è. Perché se di fronte a tutto questo si continua a tacere, allora sì, tutto tace, ma a perdere è la nostra idea di comunità”.
“La libertà di stampa è un principio fondamentale e irrinunciabile in ogni democrazia. Il tentativo di isolare o intimidire i giornalisti rappresenta un segnale grave e preoccupante per la salute del nostro sistema democratico. È inaccettabile che si cerchi di limitare l’informazione o di colpire chi svolge con serietà e indipendenza il proprio lavoro. Per questo chiediamo che il Governo e tutti coloro che hanno promosso querele temerarie contro il giornalista Ranucci le ritirino immediatamente. Allo stesso modo, è urgente che venga sbloccata la Commissione di Vigilanza RAI, ferma da oltre un anno. Il suo stallo impedisce il corretto funzionamento del servizio pubblico e costituisce, di fatto, un ostacolo alla libertà e al pluralismo dell’informazione. Bloccare l’informazione di un Paese significa minare le basi stesse della democrazia. È tempo che le istituzioni dimostrino rispetto per la libertà di stampa e per il diritto dei cittadini ad essere informati” così il capogruppo democratico in commissione di vigilanza Rai, Stefano Graziano a margine della manifestazione di piazza stanti apostoli a Roma ‘per la libertà di stampa’.
“La carenza di infermieri non si risolve accorciando i percorsi di studio, ma valorizzando la professione: migliori condizioni di lavoro e riconoscimento del ruolo. Chi lavora ogni giorno per la salute pubblica merita più riconoscimento e più risorse, non scorciatoie che rischiano di compromettere la qualità e la sicurezza delle cure. Poi magari arriveremo a proporre anche un liceo per avvocati e uno per commercialisti? Sono davvero senza parole”.
Così sui social il deputato democratico Mauro Laus replica alle parole del leghista Garavaglia, Presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato che ha detto “Crisi infermieri? Colpa della formazione troppo lunga. Meglio un liceo abilitante.”
“Il Partito Democratico si asterrà sul ddl in materia di minori in affidamento, per un atteggiamento di responsabilità ma anche per una valutazione critica di un testo che, pur nascendo con buone intenzioni, rischia di produrre più burocrazia che tutela”. Lo ha detto in Aula alla Camera, la deputata Michela Di Biase, capogruppo Pd in commissione Infanzia e Adolescenza, nel corso delle dichiarazioni di voto finali.
“Condividiamo pienamente l’obiettivo di migliorare il monitoraggio dei minori collocati fuori dal nucleo familiare, ma la costruzione normativa approvata dalla maggioranza – spiega l’esponente dem – rischia di appesantire un sistema già complesso. I nuovi registri e osservatori istituiti dal provvedimento duplicano banche dati già esistenti, come il sistema informativo del ministero del Lavoro, creando sovrapposizioni e disallineamenti che non aiutano i Comuni né gli operatori del settore. Preoccupa inoltre la vaghezza della norma sui cosiddetti ‘collocamenti impropri’, che rischia di generare confusione sulle competenze tra servizi sociali, Tribunali e amministrazioni locali. E soprattutto, ancora una volta, non ci sono risorse: la clausola di invarianza finanziaria rende questo intervento un’operazione solo formale”.
“Per il Pd – conclude Di Biase – la vera priorità resta il rafforzamento delle famiglie, la prevenzione, il sostegno economico e psicologico ai nuclei fragili, e un fondo nazionale per l’affido. Continueremo a vigilare perché la tutela dei minori resti al centro delle politiche pubbliche, non della burocrazia”.