“Oltre 14 milioni di votanti al referendum meritano rispetto come dice Elly Schlein. Le battaglie difficili si fanno perché nessuno ha mai regalato niente al mondo del lavoro. L’unica resa dei conti che interessa agli elettori è quella contro la precarietà che uccide il futuro dei giovani”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
Più di 14 milioni di italiane e italiani non hanno avuto paura di andare a votare e di chiedere più diritti. Lo hanno fatto nonostante l’invito a disertare le urne da parte delle più alte cariche dello stato come il Presidente del Senato. Chi voleva educare gli italiani a stare a casa ha fallito perché i cittadini vogliono essere liberi di scegliere e di indicare al governo una rotta per l’Italia.
I quasi 13 milioni che si sono espressi per i sì sono comunque più degli elettori che hanno eletto il governo Meloni: far finta di non vedere questo dato è irrispettoso di chi si è recato alle urne. Per noi, questa è la base per costruire l’unità e lavorare per l’alternativa a partire dalla condizione e dai problemi veri delle persone.
Ora le battaglie per un lavoro più stabile e più sicuro, una cittadinanza per chi vive nel nostro paese, continuano in Parlamento e nel paese.Così in una nota Chiara Braga, Capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
"Purtroppo il quorum non è stato raggiunto e i 5 referendum non sono passati. Questo dato si inserisce in un contesto in cui sempre meno persone votano, come dimostrato nelle scorse elezioni europee in cui ha votato meno del 50 per cento degli aventi diritto. Un fenomeno che deve farci riflettere perché meno partecipazione significa una democrazia più debole. E' la ragione per cui nessuno mai dovrebbe invitare le persone a non andare alle urne, anzi!
Ma la voce dei 15 milioni di votanti che tra ieri e oggi sono andati nei seggi ad esprimersi sui cinque quesiti, la stragrande maggioranza dei quali condividendone l'obiettivo, deve essere ascoltata.
Grazie a tutte le persone, associazioni, comitati che si sono mobilitati in queste settimane senza risparmiarsi.
Noi continueremo a batterci, in Parlamento e ovunque, per un lavoro dignitoso, stabile e sicuro e per i diritti delle persone che vivono regolarmente in Italia e si sentono parte integrante di questo Paese".
Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Ciò che dispiace davvero, o forse preoccupa maggiormente, è che il ministro delle Imprese e del Made in Italy si sia affrettato a contestare le mie affermazioni senza nemmeno prima confrontarsi con il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica a cui, come lo stesso Mimit segnala nella nota, ho personalmente inviato la richiesta di accesso agli atti, proprio perché di sua stretta competenza”.
Così Ubaldo Pagano deputato del Partito Democratico, in risposta alla nota di smentita del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
“Oltre a negare l’evidenza, darmi del bugiardo e impartire inutili lezioni - aggiunge - il ministro Urso ha dato piena dimostrazione di quanto ho voluto denunciare: la sua prima preoccupazione non è salvaguardare Taranto, promuovere la decarbonizzazione dell’acciaieria e tutelare i lavoratori, ma utilizzare il dossier dell'ex Ilva per fare campagna elettorale. Un modo assolutamente disgustoso di gestire questa dolorosa questione perché, ancora una volta, si ricatta un’intera comunità obbligandola a scegliere tra lavoro e salute. Il fatto, poi, che il ministro Urso si sia sentito tirato in ballo dalle mie parole malgrado io abbia chiaramente addossato le responsabilità del diniego non a lui ma al governo di cui fa parte - conclude Pagano - dimostra solo tutto il suo imbarazzo nell’essere stato colto in fallo”.
“Cinque sì convinti, per dare maggiore dignità al lavoro e combattere la precarietà. Cinque sì convinti, per garantire diritti e integrazione alle tante persone che risiedono in Italia, sono nate in Italia, vanno a scuola con i nostri figli e che sono costrette a vivere in una incertezza infinita per i tempi di cittadinanza. Cinque sì convinti per proteggere un'Italia che assiste alla deriva anti-democratica da parte di un governo che vuole minare i suoi cardini costituzionali e che ha paura della partecipazione civile e del diritto di voto. Cinque sì convinti nelle urne elettorali, per referendum dell'8 e 9 giugno”. Così in una nota la deputata Valentina Ghio, vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera.
“Il rifiuto alla mia legittima richiesta di accesso agli atti relativi al procedimento di rilascio dell’AIA e alla complessa partita della cessione degli impianti ex Ilva non è soltanto un atto di opacità istituzionale, ma un gesto grave e strumentale, finalizzato a mantenere un controllo politico assoluto sulla vicenda. Il Governo Meloni, e in particolare il Ministro Urso, stanno trasformando un tema delicatissimo – che riguarda salute pubblica, ambiente, lavoro e futuro industriale del Paese – in uno strumento di gestione elettorale e di ricatto.”
Così Ubaldo Pagano, deputato pugliese del Partito Democratico, Capogruppo in Commissione Bilancio a Montecitorio, a seguito del diniego ministeriale all’accesso agli atti richiesto dallo stesso parlamentare.
“Non è tollerabile che un Governo si comporti come se le procedure amministrative e ambientali in corso fossero un affare privato. L’accesso agli atti è un diritto previsto dalla legge, ancor più se richiesto da un parlamentare nell’esercizio delle sue funzioni ispettive e di controllo. Il diniego non è solo un segno di debolezza, ma la prova evidente che hanno qualcosa da nascondere.”
“Il Ministro Urso – prosegue Pagano – sta gestendo la crisi dell’ex Ilva come fosse un terreno di caccia elettorale. Procedimenti fondamentali per la tutela dell’ambiente, come l’AIA, o per il rilancio industriale, come la cessione degli impianti, vengono portati avanti in modo fumoso, senza trasparenza né coinvolgimento del territorio. E chi prova a chiedere conto, come ho fatto io, viene trattato come un intralcio. Questo è inaccettabile.”
“Se, come dice Urso, si tratta di procedimenti di natura squisitamente tecnica, allora aspettare il vincitore del ballottaggio non aggiunge, né toglie nulla agli esiti dell’AIA e della cessione. Ecco perché il silenzio del Ministro è in realtà un ricatto bello e buono, la solita trappola tesa ai tarantini: “se non votate per il nostro candidato, il banco salterà”, con tutte le conseguenze disastrose che ne deriverebbero in termini sociali e ambientali."
“Ignorate chi vi dice di starvene a casa. Ignorate chi vi ripete che tanto non cambia mai nulla. Ignorate, soprattutto, una Presidente del Consiglio che, nel giorno della Festa della Repubblica, annuncia che andrà alle urne ma non ritirerà la scheda. Tradotto in italiano si chiama astensione, un tentativo evidente di far fallire il quorum. Ma gli italiani non sono fessi”. Così il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro.
“Gli italiani sanno bene – conclude Scotto – che l’Italia è una Repubblica fondata sul diritto al lavoro, non sulla libertà di licenziare. È per queste ragioni che invitiamo tutte e tutti a recarsi in massa alle urne domenica e lunedì. Il referendum è un’occasione concreta per dire basta alla precarietà e per riconoscere diritti a chi oggi è escluso. Dipende da noi, da ciascuno di noi”.
“La sicurezza sul lavoro è una cosa seria. Lo afferma la deputata dem Cecilia Maria Guerra, responsabile nazionale Lavoro del Partito Democratico, intervenendo nel dibattito pubblico sui referendum promossi in materia di diritti del lavoro e cittadinanza, con particolare attenzione al quarto quesito, dedicato alla tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro.
“Il grosso degli incidenti sul lavoro – spiega l’esponente dem – si verifica lungo la catena degli appalti e dei subappalti. E perché accade? Perché si scelgono spesso imprese che offrono minori garanzie in termini di sicurezza e magari pagano anche meno i lavoratori. Questo sistema è inaccettabile”.
La deputata Pd sottolinea quindi la necessità di introdurre meccanismi di responsabilità solidale: «Chi affida un appalto deve rispondere della qualità dell’impresa a cui assegna il lavoro. Deve essere responsabile in solido del pagamento dell’indennizzo al lavoratore che subisce un incidente. L’indennizzo, almeno, deve essere certo”.
«Per questo – conclude Guerra – dobbiamo votare sì a tutti i referendum, ma in particolare al quarto, quello sulla sicurezza sul lavoro. Perché la vita e la dignità dei lavoratori non possono essere sacrificate sull’altare del risparmio o dell'efficienza a tutti i costi”.
“Giorgia Meloni annuncia che voterà al referendum, ma in realtà non lo farà. È l’ennesima presa in giro da parte di una Presidente del Consiglio che continua a sfuggire a una scelta fondamentale: da che parte stare. Tra un’Italia con più diritti e un’Italia più precaria, tra la sicurezza sul lavoro e l’indifferenza verso chi ogni giorno rischia la vita. Lo dichiara il deputato dem Marco Sarracino, responsabile nazionale Mezzogiorno del Partito Democratico, che aggiunge: “Noi invece sappiamo bene da che parte stare: dalla parte di chi vuole più giustizia sociale, dalla parte di chi chiede più tutele per i lavoratori, dalla parte di chi non si rassegna a un Paese segnato dalla precarietà e dall’insicurezza.
«Ecco perché, mentre la destra diserterà le urne – conclude Sarracino – noi ci saremo. Ci saremo per votare cinque sì, per un’Italia più giusta, più sicura, con più diritti”.
“Ci sfugge come il sottosegretario Durigon - che ieri chiedeva le dimissioni di Landini - possa avere scelto come consulente legale, sebbene a titolo gratuito, nel suo staff ministeriale un giuslavorista il cui merito principale è stato quello di aiutare la Gkn a licenziare 400 lavoratori. E lo ha rivendicato pure in un post su Facebook in passato. La domanda al sottosegretario è ovvia: il Governo lavora al servizio delle imprese che vogliono licenziare o per evitare che le persone vengano sbattute in mezzo a una strada senza una giustificazione? Poi non c’è da meravigliarsi se la Lega in primis lavora a sabotare i referendum dell’8 e 9 giugno che chiedono la reintegra in caso di licenziamento illegittimo. Chiediamo a Durigon di fare un gesto di coerenza rimuovere questo consulente dallo staff ministeriale”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
"L'evento odierno non premia soltanto una realtà consolidata ma una una intuizione straordinaria che si è rivelata coraggiosa e profondamente lungimirante e che ha saputo trasformare la tutela della natura in una opportunità concreta per il territorio". E’ quanto dichiara il capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio Marco Simiani intervenendo all'evento svoltosi oggi ad Alberese (in provincia di Grosseto) per celebrare il 50esimo anniversario del Parco della Maremma.
"All’epoca non fu infatti una decisione facile: c’era diffidenza, paura di perdere spazi e libertà. Oggi, a distanza di 50 anni, possiamo dire che quella intuizione è risultata vincente: ha portato lavoro, cultura, turismo sostenibile e, soprattutto, una nuova consapevolezza ambientale. Non solo ha protetto paesaggi unici, ma ha anche migliorato la qualità della vita nella nostra città e nella nostra regione", ha concluso Marco Simiani.
“Solo negli ultimi giorni c’è stata più attenzione ai temi del referendum ma sappiamo bene che c’è stata poca informazione, soprattutto sulla tv di Stato. Invito le persone ad andare a votare perché è uno strumento di partecipazione vero. È un cattivo esempio chi ricopre ruoli istituzionali e invita ad andare al mare, poi non lamentiamoci se quando si va a votare per le elezioni politiche l’astensione cresce. I referendum parlano di contrasto alla precarietà del lavoro, più attenzione alla sicurezza e meno burocrazia per la richiesta della cittadinanza, temi cioè che riguardano la vita concreta delle persone”.
Così Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, in diretta su Sky Start, sul referendum dell’8 e 9 giugno.
“Il voto per i referendum di domenica 8 e lunedì 9 giugno è per il futuro. Il futuro dei giovani e del Paese”. Così Chiara Braga, presidente dei deputati del Partito Democratico, lancia, con un video sui canali social dei deputati dem, un appello forte e chiaro alla partecipazione democratica in vista dell’imminente consultazione referendaria.
“I referendum – aggiunge l’esponente Pd - ci danno l’opportunità di modificare leggi concepite in altre stagioni economiche e sociali: troppe volte il profitto si costruisce sullo sfruttamento del lavoro. La precarietà è sempre più diffusa e impedisce a chi vuole costruirsi un futuro di farlo in serenità”.
La capogruppo dem alla Camera sottolinea l’impegno del Partito Democratico su un tema centrale: “Per noi la sicurezza sul lavoro è una priorità assoluta, messa a rischio da norme sbagliate, come quelle che prevedono subappalti a cascata dove è impossibile individuare responsabilità e garantire risarcimenti certi. Il partito democratico invita a votare 5 sì per il lavoro e l’inclusione.
Vogliamo garantire a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori il diritto a un lavoro stabile, sicuro e più protetto in casi di licenziamenti illegittimi. Serve andare a votare per dire basta alla precarietà e fermare una destra repressiva che limita i diritti di lavoratrici e lavoratori”.
“Il quinto referendum – conclude Braga - chiede di dimezzare i tempi per chiedere la cittadinanza italiana per chi è nato, vive stabilmente e lavora regolarmente nel nostro paese: un quesito semplice che può cambiare la vita di oltre due milioni persone, molti giovani, che di fatto oggi sono cittadini di serie B. Per questo vi invitiamo ad andare a votare: perché con il voto possiamo davvero contribuire a cambiare le cose. Anche per questo la destra invita all’astensione. Hanno paura del voto e non vogliono consentire alle cittadine e ai cittadini di decidere. Non vogliono che sia il nostro voto democratico a garantire più tutele per i lavoratori e più inclusione nella nostra società. Domenica e lunedì andiamo a votare e votiamo cinque ‘Sì’”.
"L'approvazione del dl sicurezza anche al Senato, quindi definitiva, segna una pagina buia per le libertà e i diritti delle italiane e degli italiani. Un decreto che non risolve nulla sul piano della sicurezza, ma mette in campo gravi strumenti repressivi del dissenso, della protesta e delle libertà delle persone. Penso al reato di resistenza passiva che manderebbe in carcere i padri e le madri del pacifismo mondiale, o ai 2 anni di condanna che rischia chi fa un blocco stradale durante una manifestazione per tutelare il posto di lavoro o pretendere politiche efficaci contro la crisi climatica.
E penso soprattutto a quell'art.31: un dispositivo pericolosissimo che permette, con la firma della presidente del Consiglio, ad agenti dei servizi segreti di dirigere e organizzare associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico, senza subire conseguenze penali. Questo nel paese della strage della stazione di Bologna, di piazza Fontana, di piazza della Loggia, dell'Italicus, di Ustica. Non a caso le famiglie delle vittime delle stragi hanno protestato, ma sono rimaste del tutto inascoltate. Scelte di una gravità inaudita che spingono l'Italia fuori dall'alveo delle democrazie liberali e verso uno stato di polizia". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Oggi la destra ha compiuto un atto gravissimo: ha trasformato la paura in norma, ha ridotto il Parlamento a un passacarte e ha lasciato le forze dell’ordine senza risorse né futuro. Con il voto di fiducia imposto al Senato, il Governo ha approvato un decreto che non aumenta la sicurezza, ma restringe le libertà. Criminalizza i più fragili, i migranti, chi manifesta, chi soccorre. E lo fa togliendo a deputati e senatori ogni possibilità di intervento, ogni confronto, ogni correttivo.”
Lo dichiara Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito Democratico, commentando l’approvazione definitiva del decreto sicurezza.
“Non c’è un euro per assumere nuovo personale, non c’è una norma che sblocchi le graduatorie, non c’è alcun rispetto per chi ogni giorno indossa una divisa per garantire i diritti di tutti. Insieme al collega Andrea Casu abbiamo presentato ordini del giorno chiari per chiedere lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi per vice ispettori e per rafforzare davvero la Polizia di Stato. Il Governo li ha bocciati. E chi osa lamentarsene viene persino redarguito e intimidito pubblicamente dal sottosegretario Molteni, che invece di ascoltare chi chiede giustizia, usa le sue pagine social per rispondere con arroganza e minacce velate. È un uso del potere che offende le istituzioni.”
“Questa maggioranza continua a usare i decreti legge come manganelli politici, saltando ogni confronto democratico, blindando norme con il voto di fiducia e tradendo ogni promessa. Non si governa la sicurezza con la propaganda, ma con investimenti seri e rispetto per i cittadini, per chi lavora nelle forze dell’ordine, per chi manifesta pacificamente e per il Parlamento.”
“Chi oggi ha votato questo decreto ha votato contro le libertà e contro la dignità del lavoro pubblico. Il Partito Democratico sarà al fianco di chi resiste e si oppone a questa deriva.”