Oggi abbiamo ascoltato i sindaci e sindache delle città colpite in occasione delle audizioni in Commissione. Le richieste sono chiare ed operative e riguardano il miglioramento di questo primo decreto che trionfalmente la Presidente Meloni ha annunciato settimane fa. Le risorse realmente spendibili sull’emergenza sono di molto inferiori ai bisogni e ancora non è stata delineata nessuna prospettiva né economica, né organizzativa per i prossimi mesi e per la fase di ricostruzione.
Sul decreto nello specifico abbiamo sostenuto la richiesta dei Comuni, con particolare attenzione a quelli più piccoli, di avere maggiore flessibilità in termini di personale, scadenze sul Pnrr e anticipo del Fondo di solidarietà comunale, viste le grandi necessità di cassa sopraggiunte con l’alluvione che si sommano ai problemi di bilancio che si stavano già vivendo a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime e dei rincari energetici. Oltre a migliorare questo decreto, però, è urgente avviare la fase della ricostruzione e del ripristino di strade, collegamenti ferroviari, opere idrauliche e di quanto necessario per la messa in sicurezza dei nostri territori. I rappresentanti dei territori hanno invece trovato un clima poco collaborativo, che ha messo in discussione perfino le opere di “somma urgenza” avviate a loro dire, senza aver concordato con l’esecutivo. I Sindaci hanno il dovere di mettere in sicurezza i propri territori e in emergenza sono costretti a farlo subito, senza ritardi che potrebbero compromettere la sicurezza dei propri cittadini.
Il Governo deve dare risposte celeri, che non stanno arrivando. Al contrario i segnali sono pochi e confusi, non solo sulla nomina del Commissario che tarda a venire e quindi anche la strategia di ricostruzione, che deve partire e dotare chi dovrà prendere le decisioni sul futuro del nostro territorio regionale di poteri speciali che tengano insieme i primi ripristini e riparazioni con uno studio serio e approfondito per la messa in sicurezza del territorio. Preoccupa ancora di più lo smarrimento dell’esecutivo nel reperire le risorse necessarie. Il Governo deve operare in sinergia con le Istituzioni e territori che non possono farcela da soli e vogliono essere ascoltati, rispettati e non certo “redarguiti” o invitati, come ha fatto il viceministro Bignami, in modo scomposto e fuori dai limiti del suo ruolo istituzionale, ad andare alla Festa dell’Unità di Crespellano.
Così la deputata del Pd, Ouidad Bakkali.
Caro Ministro Musumeci, l’Emilia Romagna non è un set per foto e riprese. Ci sono Sindaci, cittadini, imprese che aspettano ormai da un mese la nomina di un Commissario e le risorse vere per la ricostruzione e la ripresa. Con offese e arroganza non si va lontano.
Lo ha scritto su Twitter Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
“Incredibile, abbiamo pensato a una dichiarazione mal interpretata, mentre anche oggi eravamo nelle terre colpite con chi non ha più niente e con dignità e fatica e senza lamentele si è rimboccato le maniche. E invece sono proprio le parole del ministro Musumeci. Rispondere che ‘il governo non è un bancomat’ alle serie, puntuali e legittime, richieste che giungono dai territori dell’Emilia Romagna, attraverso le voci degli amministratori locali, delle imprese e delle forze sociali, toglie la maschera al profilo e allo spessore del governo di fronte alla tragedia. Autorevoli membri di governo fanno video e selfie, mostrano vicinanza, a partire dalla presidente Meloni. Poi annunciano aiuti, sostegni e risarcimenti fino al 100%. Ma dopo un mese di parole, oggi i fatti sono che nella concretezza del fare il governo è assente, infastidito, di fronte alla richiesta di agire. Il governo ha visto che terra è questa: reattiva, concreta, pronta a fare la sua parte. Lo faccia anche il governo subito, con le risorse per affrontare emergenza e ripartenza di tutte le filiere produttive del territorio. Le parole di Musumeci offendono i cittadini dell’Emilia Romagna. Chieda scusa e chiarisca a chi è nel fango e semplicemente chiede al governo che governi, che ha sbagliato a dire ciò che ha detto”.
Lo dichiara il deputato del Partito Democratico della commissione Attività produttive, Andrea Gnassi.
‘Il governo non è un bancomat’. A dirlo è il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, il quale, con queste parole offende e umilia i tanti amministratori, i cittadini, le famiglie e le imprese che hanno subiti danni incalcolabili provocati dall’ondata eccezionale di maltempo che ha colpito l’Emilia-Romagna le scorse settimane e che stanno facendo di tutti per ripartire. La Regione ha quantificato, in maniera molto conservativa, che i danni ammontano a circa 8,9 miliardi di euro, escludendo mancati ricavi, scorte e veicoli privati. Il ministro Musumeci, che certo non brillava per efficienza nella gestione dei fondi europei e nazionali quando amministrava la Sicilia, dovrebbe pensare invece a come risarcire le popolazione e le imprese dell’Emilia-Romagna che contribuiscono significativamente al Pil italiano. Il tempo delle passerelle per la presidente Meloni e il suo governo è giunto al termine. Adesso servono fatti, fatti concreti e non belle parole sui social e in Tv”. Lo dichiara il deputato dem Marco Simiani, capogruppo Pd in commissione Ambiente.
“Le parole del ministro Musumeci, ‘il governo non è un bancomat’, sono vergognose. Dopo le passerelle nei luoghi del disastro in Emilia Romagna e le promesse della presidente Meloni del 100% dei risarcimenti a famiglie e imprese, occorre subito passare dalle dichiarazioni ai fatti concreti. Servono risposte ai sindaci, ai territori devastati. Il governo invece è ormai scomparso dai radar”.
Lo dichiara la deputata del Partito Democratico, Ouidad Bakkali.
“Il governo deve prendere atto che l’emergenza in Emilia è appena cominciata e che le somme stanziate fino ad oggi servono soltanto per risolvere le prime criticità. L’ottimismo della destra in questa situazione, fatta di ritardi e scontri interni sulla nomina del Commissario, mancanza di risorse e scarso coinvolgimento degli enti territoriali interessati, lascia perplessi sulla reale volontà di avviare in tempi rapidi la ricostruzione. Le assenze oggi alla Camera di molti deputati della maggioranza, dove si è svolta la discussione del Decreto Alluvione, sembrano purtroppo confermare questa sensazione”. Così Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio.
“Nonostante le promesse fatte dalla Premier Meloni ai cittadini dell’Emilia Romagna e dopo settimane di annunci non ci sono infatti novità sulla designazione del Commissario e quindi sul cronoprogramma degli interventi. Ancora più grave è la carenza degli stanziamenti necessari che sono stati quantificati dalla Regione in circa 8,9 miliardi di euro; si tratta comunque di una cifra al ribasso con l’esclusione di mancati fatturati, scorte e veicoli privati. Il governo si sta dimostrando ancora una volta non in grado di gestire l’emergenza, nell’assoluta inerzia della maggioranza”, conclude Marco Simiani.
Le parole del viceministro Bignami strappano definitivamente il velo dell’ipocrisia. Il governo, sordo alle richieste che arrivano dagli amministratori, dai sindacati, dalle imprese dell’Emilia Romagna non intende nominare Stefano Bonaccini commissario per la ricostruzione. Non è vero che manchi la stima dei danni che, secondo i dati della Regione, ammonta a circa 9 miliardi. Sono evidenti le ragioni politiche della mancata nomina. Ancora una volta la destra fa prevalere l’interesse di partito e la voglia di poltrone rispetto all’interesse generale.
Così Debora Serracchiani, deputata e responsabile Giustizia del Pd
“Ha ragione il Presidente Bonaccini. La ricostruzione in Emilia Romagna deve partire subito. Mentre si affronta l'emergenza. Musumeci chiarisca le sue dichiarazioni, che hanno creato allarme sul territorio. Il Governo non perda tempo e assicuri davvero le risorse necessarie”.
Lo ha scritto su Twitter Andrea De Maria, deputato Pd.
“Gli esponenti del governo, Bignami, Musumeci e Salvini, pensano di continuare a giocare una loro partita politica o vogliono pensare alla ricostruzione dell’Emilia Romagna? Se non altro perché hanno la responsabilità di governare il Paese. Questo gioco delle parti dentro la maggioranza sulla pelle degli emiliano romagnoli colpiti dall’alluvione per quanto tempo andrà avanti? La presidente del consiglio, Giorgia Meloni, che con sindaci, Regione e Parlamento tiene un profilo istituzionale, cosa intende fare giunti a questo punto? Oggi abbiamo vissuto un’altra puntata deprimente per le terre colpite. C’è un autocandidato commissario alla ricostruzione che non sa cosa fare per la ricostruzione. Ciò che serve lo hanno già detto le associazioni economiche e le organizzazioni sindacali, ed anche i sindaci, i presidenti di provincia e i presidenti di regione. Dopo oltre un mese bisogna agire e con determinazione, non continuare a capire cosa fare. Meloni ascolti, decida e si assuma le responsabilità che sono in capo al ruolo di presidente del Consiglio, che afferma di voler svolgere in nome del Paese e degli italiani. Le beghe e le ambizioni dei singoli del centro destra non c’entrano nulla con gli interessi superiori dell’Italia e provocano solo danni e immobilismo. Dopo un mese si decida e si intervenga. Basta parole”.
Lo dichiara il deputato del Partito Democratico della commissione Attività produttive, Andrea Gnassi.
“Nove anni per la ricostruzione, questo il tempo che immagina il ministro Musumeci per la ricostruzione post-alluvione in Emilia Romagna. Sono dichiarazioni che lasciano senza parole e richiamano un orizzonte di tempo che preoccupa territori, aziende, famiglie, che da ormai un mese subiscono gli effetti degli eventi alluvionali che hanno colpito i nostri territori. Le persone chiedono concretezza e velocità. Le risorse inizialmente annunciate sono in realtà molte meno e non si avvicinano ai diversi miliardi che sono invece necessari per rimettere in piedi aziende, sostenere le famiglie, verso l’obiettivo del 100% degli indennizzi. Il tempo che si sta perdendo sulla nomina del Commissario rallenta la ricostruzione che non può essere disgiunta dalla gestione dell’emergenza e sulla quale bisogna essere pronti con interventi già a partire dal prossimo autunno. L’Emilia-Romagna ha già un modello di ricostruzione e di buone pratiche, consolidate nella filiera istituzionale guidata lavorando giorno e notte dal presidente Bonaccini insieme ai Comuni e con i numerosi governi che dal sisma si sono succeduti. Si deve ripartite subito senza perdere altro tempo”.
Così la deputata del Pd, Ouidad Bakkali.
“Ragionare su nove anni di tempo - ha aggiunto - significa non avere in animo l’ambizione di correre veloci. Tra poco il motto che il governo Meloni sentirà dai territori romagnoli non sarà più l’ormai noto ‘tin bota’, che voleva dare forza alle popolazioni colpite, bensì ‘Dasiv’na mosa’, ovvero ‘Fate presto!’. Nove anni è oltre misura un tempo che non possiamo pronosticare per questi territori e per il tipo di interventi necessari. Dobbiamo lavorare tutti - ha concluso - perché questo non accada”.
Nove anni per ricostruire? Serve subito il commissario
“Nove anni per la ricostruzione in Emilia Romagna? Ma in che pianeta vive il ministro Musumeci? Sindaci, regione, imprese e terzo settore sono ed erano già pronte per ripartire dopo nove giorni dall’alluvione, altro che nove anni. Nella definizione dei decreti per sostegni e infrastrutture occorre decidere ora, subito, coinvolgendo in maniera permanente enti locali e territori con il loro tessuto sociale ed economico. Sono loro che conoscono danni e azioni necessarie. Forse a Roma vorrebbero rifarsi alla ‘nefasta tradizione italiana’ dei rinvii e delle inefficienze. Occorre invece ripartire subito e serve una struttura commissariale efficiente, trasparente, che tenga insieme azioni e misure per l’emergenza e la ricostruzione, ed è evidente a tutti che alla sua guida deve esserci chi conosce bene il territorio”.
Così il deputato dem della commissione Attività produttive alla Camera, Andrea Gnassi.
“Ieri - ha aggiunto - la presidente del consiglio Meloni ha detto che bisogna fare bene e in fretta e ha detto sì alle richieste dei sindaci di indennizzi al 100%. Ma se la tempistica prevista è quella dei nove anni che fine faranno le imprese, i comuni isolati, le famiglie che hanno perso tutto? A questo punto appare diventa difficile capire quale sia il reale intendimento del governo. Insieme alle dichiarazioni di vicinanza, infatti, emergono fatti che sono ben lontani dalle attese dei territori colpiti. Musumeci dice che serve una persona che possa dedicarsi giorno e notte esclusivamente alla ricostruzione. Forse vale la pena di ricordargli - ha concluso - che chi ha seguito la ricostruzione post sisma in Emilia, a partire dal presidente Bonaccini, lo ha fatto proprio in questo modo, se è vero che è stata giudicata da più parti come esemplare”.
"La produzione cerasicola è in grande difficoltà. Il maltempo persistente nelle aree di produzione, con particolare riferimento al Consorzio della ciliegia IGP di Vignola (MO) e molti comuni della Puglia con la ciliegia Ferrovia, ha intaccato la maturazione del prodotto con forti perdite di ciliegie fino all’80% per le specie precoci, privando nei fatti i mercati italiani ed esteri di questa eccellenza della frutticoltura italiana. Per di più il maltempo ha procurato danni alle piante con possibili ripercussioni sulle produzioni del prossimo anno. La ciliegia è uno dei prodotti di eccellenza del nostro Paese e gli strumenti ordinari di sostegno e ristoro risultano insufficienti. Per questo chiediamo al governo di adottare strumenti e fondi straordinari per sostenere le imprese agricole nel prossimo biennio. E di sostenere queste realtà produttive che assieme al consorzio IGP di Marostica e al consorzio Melinda del Trentino si sono candidate con un progetto importante nel triennio 2023-26 per sostenere investimenti, promozione, formazione per le imprese, ora in fase finale di approvazione. Occorre adottare decisioni con assoluta celerità anche per far fronte alle richieste già formalmente avanzate dai consorzi e dalle organizzazioni professionali agricole". Lo dichiarano in una nota congiunta i deputati dem Stefano Vaccari e Ubaldo Pagano, rispettivamente capigruppo Pd in commissione Agricoltura e Bilancio della Camera, nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato i rappresentanti delle organizzazioni professionali agricole e il presidente della provincia di Modena Fabio Braglia.
Mercoledì 7 giugno, ore 14.00, Sala Berlinguer – Via Uffici del Vicario 21.
Presso la Sala Berlinguer del Gruppo dei deputati Pd-Idp, verranno presentate le proposte in merito agli interventi straordinari necessari per fronteggiare i danni causati dal maltempo alle produzioni di ciliegie.
All’incontro parteciperanno, oltre a Ubaldo Pagano, capogruppo Pd in commissione Bilancio e Stefano Vaccari, capogruppo Pd in commissione Agricoltura, anche i produttori e le organizzazioni professionali agricole.
Per partecipare in presenza è necessario confermare entro le ore 11.00 di mercoledì 7 giugno inviando una email a segreteria.vaccari@camera.it con i propri dati anagrafici.
"Con le nuove piogge di questo fine settimana si è allagato il Sacrario dei Caduti di Marzabotto. Il Comitato Onoranze ai Caduti di Marzabotto è intervenuto subito e ha messo in sicurezza questo luogo della Memoria così importante per tutto il Paese. A seguito degli eventi legati al maltempo ci sono stati già danni molto rilevanti alla viabilità a Monte Sole, che impediscono l'accesso ad alcuni luoghi dell'eccidio del 1944 di Marzabotto, Monzuno e Grizzana, ai parenti delle vittime, alle scolaresche, ai visitatori. Già molte visite scolastiche sono state annullate per l'impossibilità di raggiungere Monte sole con i pullman. Su quei luoghi è in atto un impegno finanziario del ministero della Cultura. Nell'ambito della ricostruzione in Emilia-Romagna sono convinto che i ministeri competenti, Cultura e Difesa, possano e debbano mettere in campo risorse per salvare un riferimento fondamentale per l'identità democratica e civile del Paese. Intendo assumere, in accordo con il Comune, il Comitato Onoranze ai Caduti, i familiari delle vittime di Marzabotto una iniziativa parlamentare in merito".
Così Andrea De Maria, deputato del Partito Democratico.
"C'è una emergenza nell'emergenza nella Romagna devastata dall'alluvione. Se non si interviene con immediatezza c'è il rischio asfissia per i campi coltivati.
All'acqua che ha abbondantemente coperto piantagioni, frutteti e vigneti, azzerando le produzioni in corso, si è sostituita una corrazza di fango che se non rimossa e rimescolata in profondità produrrà asfissia radicale con conseguenze nefaste per i prossimi cinque anni. Si tratta di interventi non solo costosi ma che da soli gli agricoltori e le imprese agricole non posso fare avendo peraltro perduto gran parte dei macchinari a disposizione. Secondo i calcoli delle organizzazioni agricole si tratta di 100 mila ettari sui quali serve agire con tempestività. Per questo sono incomprensibili i ritardi nell'emanazione dei decreti governativi e i balletti politici sulla nomina del Commissario. La Romagna e le sue genti non possono aspettare, hanno bisogno di certezze”. Lo dichiara il deputato dem Stefano Vaccari, capogruppo Pd in commissione Agricoltura.