“Salvini e Meloni avevano promesso di abolire la legge Fornero. Oggi fanno l’esatto contrario: la peggiorano e la rendono ancora più feroce. Passo dopo passo, tra nuovi paletti e tagli, questo governo spinge l’età pensionabile sempre più in alto. Altro che quota 100: sulle pensioni si va verso quota 110. Il governo ha sballato.
Il nuovo emendamento della manovra, è un tradimento. Salari più bassi, meno diritti, pensioni sempre più lontane. E a pagare sono ancora una volta le nuove generazioni, truffate anche sul riscatto della laurea, i lavoratori e i pensionati” Così la capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga.
“Con l’emendamento depositato oggi il Governo certifica che il testo della manovra presentato due mesi fa non era nient’altro che un passatempo per intrattenere i parlamentari. Ma mentre si sradica e si rivolta la legge di bilancio, possiamo quantomeno tirare un sospiro di sollievo per la decisione presa sulla Zes agricola che, come denunciavamo ieri, rischiava di diventare uno scherzo di cattivo gusto per tutti gli imprenditori del settore. Bene, dunque, la scelta di aumentare le percentuali di credito e portarle a livelli in linea con le aspettative del comparto. L’auspicio, adesso, è che dal prossimo anno si stanzino risorse adeguate per rendere lo strumento affidabile e concretamente utile ad incrementare gli investimenti nel Mezzogiorno.”
Lo dichiarano in una nota congiunta i deputati del Partito democratico, Claudio Stefanazzi, componente della commissione Finanze, Antonella Forattini, capogruppo in commissione Agricoltura, e Stefano Vaccari, segretario di Presidenza della Camera e componente della commissione Agricoltura.
“Sul riscatto della laurea ai fini pensionistici il governo interviene a gamba tesa. Nei fatti cambiando con un emendamento in extremis alla legge di bilancio, senza alcuna possibilità di discussione e di approfondimento, un patto di fiducia con i cittadini e peggiorando i requisiti per andare in pensione prima. Stessa cosa fanno sull’adeguamento previdenziale all’aspettativa di vita. Si tratta di un atto molto grave, senza alcun confronto con le parti sociali. Va ritirato”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Ancora una bocciatura della Corte dei Conti per il Ponte sullo Stretto di Messina. Come scrive Il Foglio online, i giudici contabili evidenziano un inscindibile nesso tra il decreto interministeriale e la delibera del Cipess, già bocciata il 17 novembre per profili giuridici, tecnici e ambientali: vista l’inefficacia di quest’ultima, si deve concludere per la non conformità a legge anche del decreto medesimo. Un fallimento su tutta la linea per il governo. Questa opera continua a dimostrarsi un progetto dannoso, costoso e lontano dalle reali esigenze dei cittadini e del Mezzogiorno. Non ha senso continuare a inseguire un’opera che rischia di consumare miliardi di denaro pubblico senza benefici chiari per le comunità, alimentando solo spese faraoniche e propaganda politica. Visto che il governo sta di fatto riscrivendo proprio in queste ore la manovra, proponiamo una scelta diversa e concreta: mettiamo definitivamente una pietra sopra a questo progetto nefasto e ridiamo i 5 miliardi del Fsc alla Sicilia e alla Calabria per le reali urgenze infrastrutturali.” Così il capogruppo del Pd nella Commissione Trasporti della Camera, Anthony Barbagallo.
Gira sms tra senatori di maggioranza con regole per spendere fondi pubblici’
“Apprendiamo con sconcerto che, mentre in Parlamento è di fatto impedita una discussione piena e trasparente sulla legge di bilancio, dagli organi di stampa emergono notizie relative alla circolazione, tra i senatori di maggioranza, di messaggi che delineerebbero con estrema precisione modalità e criteri di utilizzo di risorse pubbliche. Secondo quanto riportato dalla stampa, tali comunicazioni indicherebbero che ogni senatore di maggioranza disporrebbe di 500 mila euro per ciascuno degli anni 2026 e 2027, per un totale di un milione di euro a testa, da destinare a specifiche tipologie di intervento. Le risorse potrebbero essere utilizzate in parte corrente per contributi diretti a enti e associazioni, in particolare del terzo settore, e in conto capitale per interventi infrastrutturali, come manutenzioni straordinarie e opere pubbliche.
Le informazioni diffuse parlerebbero inoltre di indicazioni operative volte a concentrare i fondi su un numero ristretto di soggetti o interventi, nonché di requisiti tecnici richiesti per il finanziamento delle opere, anticipando scelte che dovrebbero essere oggetto di un confronto parlamentare pubblico, trasparente e tracciabile”. A denunciare quanto sta emergendo è Ubaldo Pagano, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, che segnala una gestione preventiva e discrezionale delle risorse pubbliche mentre “il Parlamento viene di fatto esautorato dal suo ruolo nella discussione della legge di bilancio”.
Secondo Pagano, “questo modo di procedere solleva interrogativi profondi sul rispetto delle regole democratiche e sul corretto funzionamento delle istituzioni”.
“La manovra di bilancio è scomparsa. Sparita. In un mare di cambi, ricambi e ritardi, il governo lascia il Paese in balia di un vero e proprio “mercato delle vacche”, dove regnano caos e incertezza. I soldi degli italiani vengono gestiti come se fossero proprietà privata dei partiti di maggioranza: opacità e decisioni incomprensibili, responsabilità calpestate. Mai vista una gestione così irresponsabile delle risorse pubbliche. Chiediamo chiarezza immediata. Il governo ha il dovere costituzionale di dire ai cittadini cosa sta facendo dei loro soldi e quali sono le reali intenzioni per il futuro del Paese. La trasparenza non è una cortesia: è un obbligo verso chi ogni giorno mantiene lo Stato” così il capogruppo democratico nella commissione Bilancio della Camera, Ubaldo Pagano.
"L'annuncio del Ministro Giorgetti sul parziale definanziamento delle risorse per il Ponte sullo Stretto al fine di tamponare il buco di bilancio causato dalla 'catastrofica' gestione di Industria 4.0, è la confessione di un doppio fallimento da parte di questo Governo. Da mesi, come Partito Democratico, chiediamo chiarezza e trasparenza su un'opera bloccata dalle criticità sollevate persino dalla Corte dei Conti. Oggi scopriamo che non solo non esiste un progetto credibile e finanziabile, ma che i fondi previsti per il Ponte vengono usati come bancomat per coprire gli errori su altre partite. Siamo di fronte a un'operazione di maquillage contabile che non ingannerà i cittadini: il Ponte si sgonfia, ma il Sud resta a mani vuote". Così Anthony Barbagallo, capogruppo PD in Commissione Trasporti della Camera e segretario regionale del Pd Sicilia.
"Il Partito Democratico chiede con forza che - prosegue - si faccia chiarezza sulla reale entità del definanziamento e, soprattutto, sulla sua destinazione. Abbiamo presentato un emendamento che è un atto di giustizia politica: le risorse tolte al Ponte non possono restare in una generica disponibilità, ma devono essere immediatamente riassegnate in favore delle infrastrutture e dello sviluppo di Sicilia e Calabria. È inaccettabile che - conclude - il Governo Meloni abbia già sottratto a queste regioni i vitali fondi FSC. Rimettere ora quei soldi sul piatto per finanziare opere strategiche e la mobilità dei cittadini, anziché lasciarli evaporare in capitoli di spesa generici, è l’unica mossa seria e istituzionale rimasta”.
Utile il confronto con chi ogni giorno si occupa del problema della casa, una questione che incrocia il più delle volte altre fragilità e che tocca città grandi, medie e piccole. Le proposte avanzate oggi alla Camera dagli assessori e delle assessore raccolgono molte proposte e iniziative legislative elaborate dal Pd in questi mesi e aiutano a riaccendere i riflettori su un tema completamente escluso dalla manovra se non per l’azzeramento di tutti i fondi a cominciare da quello sulla morosità incolpevole, scaricando sui comuni ogni responsabilità.
Il Governo e il Ministro Salvini sono totalmente assenti. Manca qualsiasi risposta sull’edilizia residenziale pubblica e una legge che regoli gli affitti brevi. Ma manca soprattutto la volontà politica: abbiamo assistito a molti annunci di piani casa, alla creazione di qualche tavolo ma a nessuna risposta strutturale. E invece serve una politica che favorisca l’incontro tra domanda e offerta; va rilanciato il canone concordato; occorre dare maggiori garanzie per l’affitto anche ai piccoli proprietari.
Noi continueremo con le altre forze di opposizione a sostenere la voce dagli amministratori nelle loro richieste che si misurano con una questione centrale per il paese e per l’alternativa di governo.
Lo ha detto Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione del Piano casa nazionale.
v e radio locali rappresentano un caposaldo per l’informazione nei territori, fornendo servizi e notizie che non rientrano nel main stream e soprattutto garantiscono anche occupazione a tecnici e giornalisti. Per questo riteniamo che sia molto grave il taglio di 20 milioni l’anno per il triennio 2026-2028 previsto da un emendamento governativo alla legge di bilancio”. Lo dichiara il capogruppo Pd in commissioni Trasporti e telecomunicazioni, Anthony Barbagallo. “Daremo battaglia in Parlamento per ripristinare il Fondo e e cancellare inoltre – aggiunge – la proposta che consente al presidente del consiglio dei ministri di rimodulare il riparto del Fondo con decreto, escludendo il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, titolare delle competenze sul settore. Siamo alle solite, ci troviamo di fronte al solito sopruso di un governo che protegge le lobby, che si fa forte con i deboli e – conclude – si gira dall’altro lato dinanzi ai potenti”.
“Apprendiamo dal Cda Rai una forte preoccupazione per i tagli previsti dalla manovra e per i rischi che questi interventi comportano sulla capacità dell’azienda di produrre e competere, in particolare per quanto riguarda i grandi eventi. Alla vigilia del Festival di Sanremo il Governo sceglie di colpire duramente la Rai, mettendo in discussione appuntamenti che fanno parte della storia culturale del Paese: Sanremo, il Concerto del Primo Maggio, le grandi produzioni che uniscono milioni di cittadini.”
Lo dichiarano i deputati del Partito Democratico della Commissione di Vigilanza Rai.
“Ridurre ulteriormente le risorse significa indebolire il servizio pubblico proprio nei suoi punti di forza: pluralismo, produzione culturale, presidio democratico nei territori. Non vorremmo che questo fosse l’ennesimo modo per mettere sotto pressione quegli spazi di partecipazione e libertà che da anni caratterizzano la vita culturale italiana e che forse non sempre risultano graditi al Governo. È davvero a rischio anche il concertone del Primo Maggio? Una domanda che il Governo ha il dovere di chiarire senza ambiguità”.
“Con l’emendamento alla manovra che taglia 20 milioni l’anno all’emittenza locale e sposta la gestione del Fondo per il pluralismo dal MIMIT a Palazzo Chigi, il Governo infligge un ulteriore colpo al pluralismo dell’informazione. È un atto che indebolisce l’informazione nei territori e smonta un sistema che garantiva equilibrio, trasparenza e presenza delle voci locali: un’altra tappa nella contrazione del pluralismo che denunciamo da mesi.”
Lo dichiarano i democratici Vinicio Peluffo, vicepresidente della Commissione Attività produttive della Camera e Silvia Roggiani, componente della commissione bilancio della Camera.
“Le TV e le radio locali - proseguono i dem - sono già sotto pressione economica e competitiva. Invece di sostenerle, il Governo crea instabilità e sottrae competenze al ministero responsabile, smentendo perfino gli impegni presi dal Ministro Urso. Chiediamo il ripristino immediato delle risorse e il rispetto delle funzioni del MIMIT”.
“Caro vita alle stelle, stipendi più bassi d'Europa, zero risposte per sanità, trasporti, sicurezza e per il Governo Meloni la priorità è la legge elettorale. Per questa destra le difficoltà degli italiani non contano niente, hanno solo paura di perdere le prossime elezioni.”
Dichiara il Deputato Pd Andrea Casu
“Il Ministro Giuli aveva promesso il ripristino dei fondi per il cinema e l’eliminazione dei tagli previsti dalla manovra, una promessa che tutto il settore cinematografico e audiovisivo aveva accolto come un impegno indispensabile per evitare una crisi annunciata. Ma ad oggi quelle dichiarazioni non si sono tradotte in scelte concrete: l’emendamento del governo, tanto annunciato, non è affatto all’altezza della situazione e – come stanno denunciando in queste ore i produttori – rischia perfino di determinare un blocco delle produzioni già dalla primavera.”
"Occorre assolutamente ripristinare le risorse complessive, ma anche dare il tempo al settore per discutere e assorbire le nuove regole.
Altrimenti l'esito sarà catastrofico per le produzioni italiane, si salveranno solo forse quelle esecutive".Lo dichiara Matteo Orfini, deputato del Partito Democratico e componente della Commissione Cultura della Camera.
“Il governo dimostri serietà e ascolti le richieste di un intero comparto che rappresenta un patrimonio culturale ed economico del Paese.
Imprese e lavoratori stanno anche in queste ore raccontando la drammaticità della situazione e gli effetti drammatici di quanto fatto dal governo. Si smetta di negare la realtà, come avvenuto nell'ultimo anno e si correggano subito gli errori.
Senza risorse adeguate e politiche lungimiranti, la filiera rischia di fermarsi, con danni enormi per lavoratori, imprese e per l’immagine internazionale dell’Italia.”
“Questa è una manovra inutile e dannosa, perché non tocca assolutamente il problema dell’inflazione, che è gravissima. Parliamo di un’inflazione all’1,7 per cento e di un aumento del carrello della spesa del 3,4 per cento su base annua, addirittura al doppio dell’inflazione”. Lo afferma Silvio Lai, deputato del Partito Democratico e componente della commissione Bilancio, commentando i contenuti della Manovra del governo Meloni.
“La manovra – spiega l’esponente dem - non affronta nemmeno il tema dei consumi, mentre l’energia sta aumentando e il governo non fa nulla. E poi prova a scavare in fondo in luoghi dove non dovrebbe cercare: l’aumento del contante a 10 mila euro significa favorire l’evasione fiscale. L’ipotesi di liberalizzare la pubblicità delle scommesse sulle maglie delle squadre di calcio è un segnale grave, perché mostra che questo governo non si preoccupa delle conseguenze e dei rischi per gli italiani”.
“Questa manovra – conclude Lai - colpisce soprattutto le categorie più deboli e rischia di fare un danno enorme, che dobbiamo evitare in tutti i modi. Il Partito Democratico chiede una legge di bilancio che faccia davvero ripartire il Paese. Nella manovra non ci sono politiche industriali, non ci sono interventi per aiutare le persone più fragili. Ci sono invece i conflitti interni alla maggioranza, con ogni forza politica che parla a piccole parti della popolazione. Il governo nel suo insieme non riesce a parlare al Paese”.
“Non siamo semplicemente di fronte a emendamenti che non arrivano. Siamo ormai a metà dicembre ed è inaccettabile che il Parlamento non sappia ancora su cosa stia realmente discutendo: mancano intere parti della manovra, elementi essenziali che non consentono di valutarla nel merito né di comprenderne gli effetti. Le Commissioni sono di fatto paralizzate e il Senato procede senza avere sul tavolo il testo completo del provvedimento”, afferma il vicepresidente del Gruppo Pd della Camera, Toni Ricciardi.
“Altro che bicameralismo: qui si procede per imposizione, con il Parlamento relegato a mera sede di ratifica – prosegue Ricciardi – quando il Paese avrebbe bisogno di misure concrete per rispondere alle tante emergenze delle persone, a partire dal caro prezzi. Con tempi così compressi e pezzi fondamentali ancora mancanti, né deputati né senatori avranno la possibilità di intervenire su questioni decisive per giovani, famiglie, imprese e territori. Il ministro Ciriani richiami i suoi colleghi al rispetto delle Aule parlamentari, perché questo modo di procedere è inaccettabile”, conclude.