“Oggi ricordiamo le vittime della mafia e ci uniamo al dolore dei loro cari. Chi è stato ucciso per mano della mafia l’ha combattuta senza sé e senza ma e oggi il nostro dovere è di continuare a ricordare, ma anche di continuare a combattere un male che non è ancora stato del tutto estirpato dalla nostra società. La nostra memoria storica è importante perché ci permette di andare avanti e di lottare per quei valori di democrazia e di libertà che nessuno deve mettere in pericolo. Il mio ringraziamento va anche a tutte le forze dell’ordine e a tutti coloro che nelle istituzioni combattono la mafia. In Parlamento faremo sempre la nostra parte, è il nostro dovere”. Lo dichiara Stefano Graziano capogruppo Pd in commissione Difesa di Montecitorio.
“Oggi si ricordano le vittime innocenti di mafia. L’occasione di fare memoria di tante persone, alcune molto conosciute Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, don Puglisi, altre ricordate solo oggi.
Ma è anche l’occasione di ribadire l’impegno a rendere omaggio a queste persone attraverso l’impegno. Contrastare la mafia significa indagare, arrestare e condannare, come forze dell’ordine e magistratura ben fanno, ma anche conoscere, prevenire, contrastare nella società la sua penetrazione. E questo è compito delle istituzioni, e delle varie associazioni, sia economiche che sociali. Diventare una scelta culturale di un Paese che deve fare i conti con la mafia e che deve liberarsene”. Lo dichiara il deputato del Pd Gian Antonio Girelli.
Conta la storia, conta sapere chi siamo e chi abbiamo combattuto per avere libertà e democrazia.
Lo ha scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera, in occasione della
Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie promossa da Libera.
Oggi sono passati più di ottant'anni dall'eccidio avvenuto nella frazione di Cervarolo, nel comune di Villa Minozzo, in provincia di Reggio Emilia. Era il 20 marzo 1944 e si è verificato un fatto gravissimo, che ha portato all'eccidio di 24 civili: erano contadini, falegnami, calzolai, insieme al parroco della frazione, ad opera di milizie naziste e dei loro alleati repubblichini. Nonostante questo eccidio criminale sia stato acclarato, anche in via giudiziaria, come testimoniano quattro sentenze, tutte favorevoli, con tutti i gradi di giudizio, ancora oggi, i familiari stanno chiedendo al Governo e allo Stato italiano i dovuti risarcimenti. Ricordo che il Governo Draghi, il 30 aprile del 2022, ha emanato un decreto per istituire un fondo per il ristoro dei danni subiti dalle vittime di crimini di guerra e contro l'umanità per la lesione di diritti inviolabili della persona. Ancora oggi, nonostante insieme al collega Rossi un anno fa abbiamo fatto un'interrogazione, e la Sottosegretaria Savino ha rassicurato della presa in carico della richiesta, i risarcimenti dovuti non sono arrivati. Allora ci chiediamo il perché lo Stato non voglia riconoscere i risarcimenti e in attesa di questo - sul quale continueremo a vigilare, essendo stati richiesti correttamente, con tutti i requisiti necessari - esprimiamo da qui, da quest'Aula, il nostro sostegno alla battaglia che sta facendo l'avvocato Rovali, ma anche il ricordo, da questo luogo, cuore della democrazia; esprimiamo, quindi, il nostro sentimento di affetto e di vicinanza ai familiari delle vittime, ne onoriamo il ricordo e la memoria, certi e consapevoli, come siamo tutti in quest'Aula, che in quelle pagine di storia della nostra Resistenza siano state scritte le basi della nostra Costituzione e anche della Repubblica italiana.
Così Ilenia Malavasi, deputata del Pd, intervenendo in Aula.
“Ho accolto con sincero apprezzamento l’istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid, un’iniziativa doverosa per ricordare il dramma che il nostro Paese ha vissuto e l’impegno delle istituzioni in quei momenti difficili. Devo riconoscere al vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, promotore della legge approvata nel 2021, un intervento in Aula nella giornata del ricordo toccante e lucido nell'analisi di quei mesi. Tuttavia, non posso non rilevare la contraddizione di questa maggioranza, che da un lato promuove la memoria delle vittime, ma dall’altro continua a portare avanti scelte che minano quella stessa memoria e il senso di responsabilità collettiva”. Così il deputato del Pd Andrea Rossi, intervistato per i canali social del Gruppo dem.
“Parliamo di una maggioranza – sottolinea l’esponente Pd - che ha deciso di cancellare le multe ai no-vax, un atto che rappresenta un chiaro segnale di disconoscimento degli sforzi compiuti per tutelare la salute pubblica. Inoltre, nella commissione di inchiesta assistiamo a un processo di natura politica rispetto a quegli anni difficili, con un tentativo di riscrivere la storia e addirittura di dare spazio a chi nega la realtà della pandemia. È inaccettabile sentire insinuazioni secondo cui le immagini dei camion carichi di bare sarebbero state solo una ‘messa in scena’. Questo negazionismo è grave e offensivo nei confronti delle vittime e delle loro famiglie.”
“Mi chiedo – conclude Rossi – di fronte a questo negazionismo, di fronte a questa iniziativa legislativa, qual è la realtà? Qual è quello che oggi il centrodestra onestamente porta, culturalmente, dentro di sé di quell’esperienza?”.
“In un momento storico così delicato ci saremmo aspettati un discorso alto e responsabile. La premier, invece, ha fatto un intervento da comizio ad Atreju e ha attaccato in modo sguaiato e irresponsabile per camuffare le proprie gravi divisioni interne. Siamo di fronte a un fatto politico eclatante: la presidente del consiglio non ha un mandato a negoziare la Difesa europea sulla base della risoluzione di maggioranza approvata ieri. Per nascondere la crisi della maggioranza sulla politica estera, come arma di distrazione di massa, attacca il Manifesto di Ventotene, facendo una vergognosa apologia del fascismo perché quel manifesto è stato scritto nel 1941 durante la dittatura fascista ed è un manifesto simbolo di libertà e democrazia”. Lo ha detto Piero De Luca, deputato e capogruppo Pd in commissione politiche europee intervenendo a Restart su Rai3.
“Irridere e dileggiare chi l'ha scritto, decontestualizzare alcuni passaggi vuol dire offendere la memoria del nostro Paese, la nostra democrazia e la nostra stessa Carta costituzionale. La ragione di questo attacco, ripeto, era quella di provare a nascondere le divisioni interne e l'assenza di mandato a negoziare in Europa. Ma è stata un'operazione di basso cabotaggio che ha fatto emergere tutta l’inadeguatezza della premier”. Così conclude De Luca
"È grave che Rai News abbia censurato l’ultima parte del discorso della segretaria Schlein. Dallo sfiduciato Petrecca, un ultimo colpo di coda a sostegno della propaganda di governo, forse come ringraziamento per il passaggio di sede." Così i componenti democratici del gruppo PD in Commissione di vigilanza Rai, che hanno deciso di riportare integralmente la parte del discorso "censurato". Eccola: “La Presidente Meloni non solo non ha il coraggio di difendere i valori su cui l’Unione s’è fondata dagli attacchi di Trump e di Musk, ma ha deciso qui di nascondere le divisioni del governo oltraggiando la memoria europea. Noi non accettiamo i vostri tentativi di riscrivere la storia. Lei in quest’aula ha oltraggiato la memoria del manifesto di Ventotene, riconosciuto da tutti come la base su cui si è fondata l’Unione europea, perché scritto da giovani mandati al confino dai fascisti che non risposero all’odio e alla privazione di libertà con altro odio, ma con una visione di Europa federale che superasse i nazionalismi che nel nostro continente hanno prodotto soltanto guerre, anche oggi. Non si permetta mai più di oltraggiare la memoria di Altiero Spinelli, Ursula Hirschmann, Ernesto e Ada Rossi, Eugenio Colorni, se siamo qui a discutere in un Parlamento democratico è grazie a persone come loro. Lei dice che quell’Europa non è la sua. E allora le chiedo se la sua Italia è quella della Costituzione perché sono gli stessi antifascisti che l’hanno scritta. E stiamo ancora aspettando che si dichiari antifascista pure lei”.
"Non è accettabile fare la caricatura degli uomini protagonisti del Manifesto di Ventotene, lei presidente Meloni siede in questo Parlamento anche grazie a loro, questo è un luogo sacro della democrazia e noi siamo qui grazie a quei visionari di Ventotene che erano confinati politici. Si inginocchi la presidente del Consiglio di fronte a questi uomini e queste donne, non insulti la loro memoria". Lo ha detto il deputato dem Federico Fornaro, Segretario PD d'Aula, stigmatizzando le parole della premier Meloni relative al Manifesto di Ventotene.
Le parole della presidente Meloni, ha fatto notare Fornaro, “sono gravi nei confronti del Parlamento e della storia di questo Paese. Il Manifesto di Ventotene non è quello che sostiene Meloni 'l'inno della dittatura del proletariato' ma il suo esatto contrario: l'inno dell'Europa federale contro i nazionalismi che sono stati il cancro del novecento, provocando due guerre mondiali con milioni di morti. Oltraggiare Ventotene significa oltraggiare la memoria di Altiero Spinelli, il padre dell'Europa, di Ernesto Rossi, di Eugenio Colorni”, ha concluso Fornaro.
“Il Manifesto di Ventotene è stato scritto durante la dittatura fascista. È un documento simbolo di libertà e democrazia, che ha espresso una visione per sconfiggere l'oppressione e indicato un percorso federale europeista come risposta ai sovranismi devastanti. Quel progetto coraggioso degli Stati Uniti d'Europa, la cui ambizione ha consentito di avere oltre 70 finora di pace nel nostro Continente e di garantire diritti fondamentali. Meloni dovrebbe vergognarsi di una vera e propria apologia di fascismo che offende gravemente la nostra storia, la nostra memoria, il fondamento della nostra Costituzione democratica. Un'inaccettabile arma di distrazione di massa per distogliere l'attenzione dalla totale ambiguità della risoluzione di maggioranza sulla difesa europea che non dà nessun mandato chiaro alla Premier in vista del prossimo Consiglio UE”. Lo ha detto Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione Politiche europee della Camera.
"Quello che è successo oggi nell'aula di Montecitorio non ha precedenti nella storia della Repubblica: una vergogna assoluta. Giorgia Meloni ha pubblicamente insultato il Manifesto di Ventotene, documento fondante dell'UE libera dal nazifascismo. Ha deriso Altiero Spinelli a cui tutta Europa riconosce di essere stato uno dei padri del progetto dell'Europa unita e federale.
Meloni, così, getta definitivamente la maschera sui suoi sentimenti antidemocratici.
Non servono retoriche condanne delle leggi razziali o dei regimi totalitari se poi, in aula, si deridono quegli uomini e quelle donne che contro quei regimi si sono battuti e che da quei regimi sono stati perseguitati, incarcerati, uccisi. E' grazie a ognuna e ognuno di loro se oggi l'Italia è una democrazia dove anche una persona come Meloni può diventare presidente del Consiglio. Sì scusi, onori la loro memoria e provi profondo imbarazzo per le sue parole di oggi". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo
“La volgarità della replica della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e le frasi che ha pronunciato sul Manifesto di Ventotene, sono una delle pagine più vergognose della storia repubblicana. Giorgia Meloni non è degna di rappresentare la democrazia di un Paese che ha conosciuto la dittatura ventennale del fascismo. Lo scrivo con la tristezza di uno spettacolo che mortifica la memoria e la storia, ma anche con la consapevolezza che questa destra la storia la conosce bene e vuole riscriverla. Un dovere morale non consentirglielo” così sui social il deputato democratico Gianni Cuperlo.
"Calipari ha compiuto il gesto più grande che un uomo possa fare: donare la propria vita per salvarne un’altra". Così in Aula alla Camera il deputato democratico e presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, ha ricordato la figura di Nicola Calipari a vent’anni dalla sua scomparsa. Guerini ha ripercorso la dinamica di una vicenda "i cui contorni, come ha sottolineato il presidente Mattarella, non sono ancora del tutto definiti". "Calipari – ha proseguito Guerini – ha scelto di proteggere fino alla fine chi aveva liberato, come un padre con i propri figli. Dobbiamo essere orgogliosi di aver potuto contare su persone come lui, orgogliosi di sapere che questo è lo Stato e che a fare lo Stato ci sono professionisti seri e preparati, che lavorano per il bene comune, per la nostra sicurezza e per il rispetto della legalità. Persone che rischiano la vita nel silenzio per le istituzioni, per la collettività, a difesa della democrazia e della sicurezza del nostro Paese". "Tra queste persone ci sono anche gli uomini dei servizi segreti – ha ricordato Guerini – di cui conosco la preparazione, l’abnegazione e la fedeltà alle istituzioni: qualità riconosciute in patria e a livello internazionale. Oggi i servizi segreti sono tra gli organi vitali del nostro Paese, al cuore delle nostre istituzioni, grazie alla straordinaria professionalità e alla sensibilità umana e civile di persone come Nicola Calipari. Anche per rispetto della sua memoria, dobbiamo continuare a lavorare per garantire la loro adeguata efficienza a difesa della nostra democrazia". Guerini ha poi rivolto un pensiero affettuoso e riconoscente alla famiglia di Nicola Calipari: "ai figli Silvia e Filippo e alla moglie Rosa, che ha servito la Repubblica distinguendosi per competenza, equilibrio e passione". "Nicola Calipari – ha concluso Guerini – è stato un uomo di forti principi, un vero servitore dello Stato, un italiano di cui essere fieri".
"La legge che prevede un fondo per finanziare i viaggi della Memoria per le scuole secondarie di secondo grado aggiunge un tassello importante al nostro patrimonio legislativo e storico. Ci auguriamo che questo fondo, per ora temporaneo, possa presto diventare strutturale ed aumentare le risorse a disposizione. Molti di noi in quest’Aula hanno partecipato ad un viaggio della memoria. Sono esperienze che segnano, viaggi nella storia dell’Europa del Novecento, esperienze di formazione dolorose e traumatiche ma necessarie. Per ricordare e non dimenticare che in quei luoghi solo 80 anni fa si è perpetrato il crimine più atroce ed impensabile contro l’umanità, contro l’idea stessa di umanità". Lo ha detto in Aula, Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura di Montecitorio, dichiarando il voto favorevole del Pd alla proposta di legge che prevede un fondo per finanziare i cosiddetti viaggi della Memoria.
"Ricordare significa “riportare al cuore”. Solo l’arte e la cultura possono ricordare ciò che abbiamo vissuto. Questi viaggi ci permettono almeno in parte di provare a entrare negli abiti di chi ha attraversato quella linea di confine. Poche settimane fa abbiamo ricordato in quest’Aula l’onorevole Furio Colombo. E’ a lui che oggi rivolgo il mio pensiero, perché fu proprio lui a farsi promotore e primo firmatario della proposta di legge da cui è nata la legge 211 del 20 luglio 2000", ha proseguito la deputata dem.
"L'indifferenza che - come ci ha ricordato la senatrice Liliana Segre a cui oggi voglio dedicare l’approvazione di questa legge- “è stata colpevole allora perché non ci si può difendere da chi volta la faccia da un’altra parte (…) ed è lo stesso pericolo anche oggi”. E proprio per questo oggi in quest’Aula non vogliamo essere indifferenti, all’odio e all’intolleranza, all’antisemitismo che cresce e ci preoccupa e ci impone di agire. E questa legge oggi è uno strumento in più per la costruzione di una coscienza comune europea a partire dalle generazioni più giovani, per la riaffermazione di valori di democrazia, pace e eguaglianza. Contro ogni forma di nazionalismo, razzismo, antisemitismo. Vogliamo farlo per le generazioni più giovani, nel nome di Liliana Segre, Sami Modiano, Tatiana e Andra Bucci, Nedo Fiano, Piero Terracina, Settimia Spizzichino, Primo Levi, di tutte e tutti coloro che sono tornati per trasmetterci qualcosa di cui non vogliamo liberarci: il vizio della memoria", ha concluso Irene Manzi.
Importante ok governo a Odg del Pd
“Mai più, si disse dopo la Liberazione di fronte agli orrori della dittatura nazifascista. Un impegno civico e morale però che deve continuare a vivere rinnovando la memoria di ciò che è stato in particolare verso le giovani generazioni che quella fase storica la vedono lontana nel tempo. Per questo è importante che nell’Aula della Camera, in occasione della discussione sul progetto di legge di modifica della norma che ha istituito il ‘giorno della Memoria’, il governo abbia accolto un ordine del giorno del gruppo Pd, a nostra prima firma, che impegna il governo stesso a sostenere e finanziare i viaggi della memoria anche nei luoghi collocati nel territorio italiano. Dal Museo nazionale dell’Ebraismo di Ferrara al campo di Fossoli a Modena, dalla Riviera di San Sabba a Trieste al Memoriale della Shoah di Milano, dal luogo della memoria davanti a Villa Emma di Nonantola al Sacrario di Marzabotto, dal Parco Nazionale della Pace a S. Anna di Stazzema al Memoriale delle Deportazioni, a Gavinana di Firenze e a tanti altri ancora. Una estensione necessaria, coerente con l’impostazione della legge di istituzione della ‘Giornata della Memoria’ visto che la proposta di modifica prevedeva solo promozione ed incentivazione dei viaggi ai campi di concentramento nazisti per gli studenti degli ultimi anni delle scuole secondarie. Guardare con i propri occhi le tragiche immagini dello sterminio, della discriminazione e della persecuzione verso milioni di donne e uomini significa dare più forza ai valori della libertà e della democrazia, cardine della nostra Costituzione insieme ai principi dell’eguaglianza e della giustizia sociale”.
Lo dichiarano i deputati Pd Stefano Vaccari, segretario di Presidenza della Camera, e Irene Manzi, capogruppo in commissione Cultura.
“Ambasciatore di pace”, con queste parole in tanti descrivono la personalità di Luca Attanasio e i valori che animavano il suo impegno che non era solo quello di un eccellente diplomatico.
In una recente intervista, Zakia Seddiki Attanasio, moglie dell’ambasciatore ucciso, ricordava ad esempio che nel 2017 a Kinshasa lei e suo marito diedero vita alla Fondazione Mama Sofia, con l’obiettivo di sostenere la scolarizzazione, l’accesso alla sanità e alla formazione professionale di giovani africani.
Io stessa, quando nel maggio 2017 da Presidente della Camera mi recai in Nigeria dove Luca Attanasio era vicecapo missione, ho conosciuto un uomo e un diplomatico che amava il suo lavoro, lo svolgeva con estrema competenza e con un profondo interesse per il futuro del continente africano.
Per questo, come ha ricordato la moglie, diceva: “Se l’Africa sta bene, il mondo sta bene”.
A quattro anni dal suo assassinio, assistiamo alla violenta invasione di truppe ruandesi nel territorio della Repubblica Democratica del Congo esattamente nella regione dove il 22 febbraio del 2021 un gruppo armato uccise l’Ambasciatore Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista del Programma Alimentare Mondiale Mustapha Milambo.
E allora, il primo impegno che tutte e tutti dobbiamo assumere, nel ricordare Luca Attanasio, è fare in modo che la guerra in Congo finisca, che il governo insieme al Parlamento italiano faccia pressione perché la comunità internazionale la smetta di voltare la testa altrove e agisca per imporre la pace.
L’altro impegno che dobbiamo alla memoria di Luca Attanasio è quello per la verità e la giustizia. Dopo quattro anni ancora non si conosce cosa sia esattamente avvenuto quel giorno e soprattutto chi sono i mandanti, chi e per quale scopo ha ordinato l’omicidio di Luca Attanasio e delle persone che erano con lui. Chi e per nascondere che cosa, ha manomesso indizi, organizzato depistaggi?
Vogliamo finalmente la verità. Ancora una volta il gruppo del Partito Democratico si stringe attorno ai famigliari, agli amici e ai colleghi di Luca Attanasio, di Vittorio Iacovacci e di
Mustapha Milambo. Ancora una volta, perché noi non dimentichiamo chi ha servito il nostro Paese con dignità e onore". Lo ha dichiarato Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, ricordando nell'aula di Montecitorio l'ambasciatore Luca Attanasio a quattro anni dal suo assassinio.